di Sandro Moiso
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Erano in fila da prima dell’alba.
Silenziosi, grigi, ondeggianti al ritmo di un suono che solo loro sembravano udire. Gli alpini di guardia erano nervosi.
I carabinieri, come al solito, o non si accorgevano di niente oppure fingevano di non accorgersi.
E, intanto, quelli aumentavano, arrivando da ogni parte.

“Ma devono venire tutti qui?” chiese un giovane alpino al caporale vicino a lui.
“Non lo so — rispose l’altro — hanno solo detto che oggi l’afflusso sarebbe stato superiore alla media”. “Secondo me, puzzano anche un po’” aggiunse il primo.
“Non si saranno lavati per arrivare prima” provò a spiegare il caporale.
“Seee…questo non è odore di sporco..è più forte” disse il soldato semplice cercando di affondare il naso nel tessuto della mimetica.


All’interno della scuola media “C. Battisti”, dedicata chiaramente al martire dell’irredentismo e non all’altro, scrutatori e presidenti erano nervosi anche loro.
“Non andate per il sottile — stava spiegando un presidente — se non hanno i documenti non importa. L’importante è che possano esercitare il loro diritto…”
“Ma Presidente, mi scusi, come è possibile accettare il voto di qualcuno che non sia regolarmente registrato o che non abbia con sé i documenti di identità?”
“Oh! L’han fatto per le primarie…vuoi che non valga anche per queste?! E comunque il Ministero degli Interni ci ha lasciato larga discrezionalità. Basta che siano classificati come Z”.

“Sì, grazie a quel decreto salva-elezioni approvato qualche giorno fa dal Consiglio dei Ministri uscente..” aggiunse il presidente del seggio 2, sopraggiunto in quel momento.
“Ma sono almeno tutti italiani?” chiese ancora lo scrutatore che, in cuor suo, era simpatizzante della Lega.
“Eccheccazzoneso!! — rispose spazientito il presidente — Quando lì vedrò te lo saprò dire…e adesso tutti ai posti assegnati. Maresciallo faccia accedere il pubblico ai locali!”

Gli alpini si tirarono da parte, i carabinieri spalancarono la porta, gli elettori entrarono.
Ciondolando e barcollando i più entrarono nelle diverse aule.
Alcuni, invece, con aria smarrita e spenta iniziarono a guardarsi intorno e a vagare per i corridoi.
“Signori, signori prego, di qua — provarono a guidarli i carabinieri — dovete entrare nelle aule”.
Ma quelli niente, proprio non sembravano intendere.

Dentro alle aule la situazione non era migliore.
Alcuni ritiravano la scheda e poi entravano nelle cabine, senza neanche aspettare che da quelle uscissero coloro che già ci si erano infilati.
Altri si dirigevano alle stesse senza neanche ritirare la scheda.
“Cazzo, che entusiasmo e chi se lo sarebbe aspettato dopo una campagna elettorale così moscia!?” commentò il presidente osservando la confusione.

“Non è che le stanno solo annullando le schede? — provò a dire lo scrutatore- Mi sembrano così strani…e poi che puzza!! Ma tutti da noi li han mandati quelli che non si lavano?”
Mentre diceva questo si attardò a trattenere un attimo di più la scheda elettorale già afferrata dall’elettore successivo e nel tira e molla involontario che ne seguì alcune dita della mano destra del cittadino si staccarono e caddero sul registro che aveva davanti.
“Madonna mia! Ma che ha questo? La peste?!”
Ma l’altro incurante già era entrato nella cabina stringendo il foglietto tra le due dita superstiti
In quel momento dalla ressa all’ingresso provenne un urlo disumano.
Un ragazzo biondo e ben pasciuto, che spiccava tra la massa dei presenti, uscì di corsa e a spintoni dalla fila, sanguinando abbondantemente dal collo.

“PorcoZZio! Son venuto qui da Berlino, ho mollato l’Erasmus per venire a votare e questo stronzo mi ha morso! Ma che paese è questo…mi vergogno di essere italiano!”
“Signore, signore si calmi — disse il Maresciallo accorrendo tutto trafelato — lei non doveva venire qui. Questo è uno dei seggi Z, istituiti eccezionalmente dal Governo per queste elezioni, ma non destinati a tutti. Lei doveva entrare dall’altro ingresso!”

“Sì, sì, ma intanto fate qualcosa …sto perdendo un sacco di sangue!”
“Mi segua di là in infermeria — disse il maresciallo — e risolveremo il problema. Abbiamo un potente antisettico”.
Il ragazzo comprimendosi la ferita con tutte e due le mani seguì il carabiniere nella stanza indicatagli. Il Maresciallo chiuse la porta e un attimo dopo solo pochi udirono il rumore sordo e attutito che seguì. Nel minuto successivo l’ufficiale uscì dalla stessa stanza sistemandosi con nonchalance la Beretta d’ordinanza nella fondina e richiudendo la porta.

“Maresciallo, che succede? — chiese l’appuntato che aveva seguito la scena — Tutto bene?”
“Sì, sì appuntato. Tutto previsto dalle procedura inviate dall’Arma: se un soggetto comune viene in contatto con un soggetto Z, il soggetto comune deve essere messo in grado di non nuocere”.
“Sì Maresciallo, ma quello era stato aggredito, morso…”
“Appunto” rispose laconicamente il superiore.

Intanto nel seggio numero 1 la folla si stava un po’ troppo accalcando nelle tre cabine presenti.
Il Presidente provò a far ordine presso una di quelle, ma finì col rimanere coinvolto in un disordinato spintonamento. Aggrappatosi ad uno dei presenti, per non cadere, si ritrovò a stringere tra le mani un braccio staccatosi dal corpo a cui apparteneva. Fu troppo anche per lui e cacciò un urlo di disgusto. Il proprietario dell’arto, forse disturbato dal rumore, si girò di scatto azzanandolo al volto. L’urlo si spense.

Ma a quel punto urlarono gli scrutatori, che iniziarono a fuggire verso la porta. Che era, però, bloccata dalla massa compatta degli elettori.
Barcollando il Presidente aggredito cercò di farsi largo. Gli mancava tutta la mandibola inferiore e non riusciva più ad emettere suoni.
“Sparagli alpino — gridò il caporal maggiore al suo sottoposto — sparagli subito!”
Quello rimase immobile, spaventato, paralizzato mentre quello che era stato il rispettabile presidente del seggio numero 1 lo afferrava per il collo. Fu il caporal maggiore a fargli saltare via ciò che rimaneva della testa con un colpo di pistola. “Peggio che a Herat!” aggiunse.

Le urla però provenivano ormai da tutto il plesso scolastico.
Grida, spari, movimenti disordinati.
“Gli anarco-insurrezionalisti, sono loro. Stanno attaccando il seggio!” provò a mentire, anche a se stesso, il maresciallo senza troppa convinzione.
“Chiediamo rinforzi” suggerì il caporal maggiore degli alpini.
“No, non arriverebbero comunque” rispose il maresciallo puntando la pistola verso un altro elettore.

Appendice documentaria

15 febbrai 2013
Decreto attuativo urgente
Protocollo riservato XZ00
Priorità massima
All’attenzione dei comandi CC e FFAA

In occasione delle elezioni politiche ed amministrative del 24 e 25 c.m., dopo aver attentamente analizzato i risultati delle indagini demoscopiche, che globalmente confermano tutte una previsione di affluenza alle urne inferiore al 40% degli aventi diritto, il presente CDM ha deciso di mettere in atto il “Piano Z”. Tale piano risale a quanto già sperimentato in Argentina negli anni compresi tra la morte di Peron e la presa del potere da parte della giunta militare. L’allora amante di Isabela Peron, José Lopez Rega detto “el brujo”, lo stregone, sperimentò forme di “rianimazione”, approvate dalla diocesi argentina, al fine di fornire maggiori consensi al governo dell’epoca. Tali pratiche si rivelarono efficaci, così come quasi tutte le altre messe in atto all’epoca per tenere sotto controllo il comunismo e il terrorismo e permettere ai gruppi finanziari internazionali di prendere il controllo dell’economia argentina.
Attraverso tale pratica anche qui in Italia si dovebbe giungere al risultato elettorale migliore per l’interesse del Paese , delle sue banche e dei mercati. Occorrerà però vigilare attentamente affinché gli elettori classificati come “elettori Z” non entrino in contatto con gli altri al fine di evitare forme pandemiche di contagio dalle conseguenze imprevedibili. Gli ufficiali e sottufficiali dell’Arma e delle FFAA presenti nei seggi Z dovranno impedire e risolvere i problemi derivanti da tali contatti con ogni mezzo necessario.

Seguono le firme del Presidente del Consiglio e di tutti i Ministri del governo uscente.

Visto e approvato con DPR in data 17 febbraio 2013