del Gruppo di studio sull’Emilia-Romagna

BolognaContropiano.jpg[Il Gruppo di studio sull’Emilia-Romagna della Associazione Politica e Classe, formato da Lorenzo Battisti, Giorgio Gattei, Diego Negri, Matteo Pugliese e Roberto Sassi, ha pubblicato, nella collana “Quaderni di Contropiano”, un importante studio sulle trasformazioni economico-sociali avvenute nel capoluogo emiliano. Ne pubblichiamo alcuni estratti. Le istruzioni per procurarsi il fascicolo, che costa € 10, sono alla fine.]

Dalla presentazione:

Questi materiali sono il frutto del lavoro di un gruppo di studio che si è costituito all’interno dell’Associazione marxista “Politica e Classe” di Bologna negli ultimi mesi del 2008. L’iniziativa è maturata dopo due riusciti dibattiti promossi dall’Associazione, uno sulla crisi dei partiti comunisti e della sinistra dopo i disastrosi risultati elettorali, l’altro di approfondimento sulla natura della grave crisi economica internazionale. Traendo un bilancio da quanto emerso nelle discussioni, abbiamo sentito la necessità di contribuire a dare un fondamento materialistico all’azione politica di classe (che, nella sua forma più evoluta, ci piace ancora chiamare comunista) senza cadere nelle pastoie dell’elettoralismo e del soggettivismo, che tanto danno hanno fatto e stanno ancora facendo ai residui della sinistra; dall’altro lato abbiamo cercato di comprendere gli effetti della crisi economica a livello locale, territoriale e nel fare questo ci è stato utile il vecchio Marx, con alcune analisi sul “valore del suolo” di sorprendente attualità.

Il gruppo di studio sull’Emilia Romagna vuole fornire dei materiali per l’inchiesta, degli strumenti di analisi, per un lavoro di ricerca collettivo che coinvolga anche altri gruppi o singoli compagni interessati a svolgere concretamente l’inchiesta nell’area metropolitana bolognese ed in altre città della regione, in un’interlocuzione che sia la più ampia possibile.
Le pagine che seguono non hanno nessuna pretesa di esaustività, si tratta del primo di una serie di quaderni, che vogliono essere un contributo all’apertura di un dibattito, nella consapevolezza dei limiti delle nostre competenze su ambiti specialistici dai frastagliati contorni, che inevitabilmente si riflettono nella nostra produzione teorica. Speriamo che le lacune e gli errori stimolino interventi di approfondimento e rettifica. Abbiamo cercato di fornire un primo orientamento generale, un’ipotesi di ricerca, una bussola per svolgere quel lavoro che riteniamo non più rinviabile, nella consapevolezza che «l’inchiesta può essere paragonata a una lunga gestazione, e la soluzione di un problema al giorno del parto. Investigare su un problema significa risolverlo» (Mao Tse Tung).

Dopo la crisi che ha eroso e poi distrutto il celebrato “modello emiliano”, quali assetti politico-amministrativi, economici, sociali lo stanno sostituendo? Come sta evolvendo la dimensione metropolitana della città di Bologna? Come si caratterizza oggi la composizione di classe nel territorio?
Queste sono alcune delle domande fondamentali che ci siamo posti al fine di comprendere su quali parole d’ordine, su quali obiettivi immediati, con quali forme organizzative ricostruire l’unità di classe, ed allo stesso tempo come cogliere le contraddizioni su cui agire per sabotare il comando capitalistico. Si tratta di affrontare problemi ben noti (la casa, il traffico, ecc.) dal punto di vista della classe lavoratrice.
Le risposte non pensiamo certo di poterle dare in maniera definitiva noi oggi, ma vogliamo partire da qui e da ora per sviluppare una ricerca comune, un confronto aperto, che dia all’inchiesta molte gambe su cui camminare.

Dalle conclusioni:

Sintetizzando quanto analizzato e descritto sinora, possiamo dividere le innovazioni dell’area bolognese su due livelli: un primo legato ai rapporti oggettivi economici e urbani e un secondo relativo alla soggettività politica e sociale.

Il piano oggettivo

Le trasformazioni in atto portano con sè diverse novità, fra le quali le due principali sono:
– Il passaggio metropolitano della città di Bologna, con le relative modificazioni urbanistiche e sociali, fa scomparire la precedente comunità cittadina, creandone una nuova. In questo contesto si intrecciano inedite problematiche, come quelle legate alla mobilità rispetto alla nuova composizione di classe.
Il cosiddetto modello emiliano, mutato dalla tradizione socialista riformista e dal PCI, si può ritenere finito dopo il 1989, oggi siamo definitivamente entrati in una nuova fase. Non solo i soggetti in campo sono cambiati (parti sociali, amministrazioni pubbliche, imprese) ma lo stesso rapporto di equilibrio che ha contraddistinto quello specifico modello è stato definitivamente sorpassato. L’asse si sposta da un piano orizzontale (anche se un tempo questa orizzontalità era più apparente che reale) a una piena verticalità in una scala che vede la borghesia in cima, con una amministrazione che opera come strumento dell’imprenditoria e le classi subalterne come mero bacino di servizio e di sfruttamento (lavorativo e fiscale).
– La borghesia bolognese si sposta in modo ancor più consistente sulla rendita e sulla speculazione (valore del suolo), rimane una nicchia produttiva e una rete di servizi (con un nuovo rapporto tra pubblico e privato). Questo passaggio, così come sul piano nazionale, vede fortemente ridimensionarsi il peso politico della piccola imprenditoria, schiacciata dagli attuali processi di crisi e inglobata dalle reti di produzione, distribuzione e servizi più grandi. Anche quando questo non avviene direttamente sul luogo di lavoro, avviene rispetto all’organizzazione del lavoro complessivo e alla filiera di comando.
Il nuovo banchetto legato alla modificazione urbana trova agguerriti commensali, che in nome della speculazione combattono una guerra neanche troppo nascosta, allungando le mani sulla nuova città che deve sorgere.

Il piano soggettivo

Sul piano soggettivo riteniamo che vi siano principalmente due fattori:
– Con la fine del modello emiliano, e in presenza di una nuova composizione sociale, assistiamo a nuove contraddizioni: il precariato diffuso, l’immigrazione, una polarizzazione tra giovani e anziani, ecc.. Sul piano politico, invocare il modello emiliano e la sua capacità di inclusione è inutile, in quanto sono cambiati i soggetti in campo ed i rapporti fra di loro. E’ necessario fare quindi una scelta di parte, sapendo come questa sicuramente non potrà essere immediatamente includente a tutte le componenti della nuova comunità cittadina. Oggi parlare del referente di classe vuol dire porsi in modo oggettivamente antagonista con le altre classi sociali, dove sono proprio i ceti alti a rifiutare per primi la concertazione.
Un tale meccanismo è accelerato dagli attuali processi di crisi in atto. Credere di poter contare e modificare dall’interno le tendenze in atto rispetto alla città e al territorio di Bologna è velleitario, in quanto non fa i conti con un bipolarismo bloccato sotto il profilo politico amministrativo, e una mutazione della controparte. Siamo di fronte ad una città che esclude più che includere, e principale compito delle forze di sinistra e di classe è dare forza agli esclusi, sia sul piano sociale sia su quello dei diritti politici. Accanto a questo è importante riformulare una strategia che sappia destrutturare quel blocco sociale di massa reazionario che anche dentro il territorio bolognese sta prendedendo forma, utilizzando la guerra tra italiani e migranti, lavoratori salariati e lavoratori autonomi, tra lavoratori pubblici e privati, tra giovani e anziani.
– Il nuovo blocco sociale di classe a Bologna, subisce una forte precarizzazione sul lavoro e una notevole mobilità territoriale, questo porta a ridisegnare un intervento che dia forza a questa collettività e sappia assumere una serie di rivendicazioni che realizzino l’unità, nella dispersione sociale. Alcuni settori politici e sindacali oggi parlano di un sindacalismo metropolitano, in grado di ricomporre la classe integrando il piano aziendale, ridimensionato dalla precarietà e flessibilità produttiva (sia essa legata all’industria o ai servizi) con il territorio nei suoi molteplici aspetti (servizi, casa, ambiente-vivibilità). Questo per dare forza, organizzazione e indipendenza al blocco sociale antagonista. Nello specifico è opportuno che le organizzazioni politiche e sindacali e i movimenti si confrontino con le trasformazioni atto: oggi parlare di un generico intervento sulla città o sulla provincia è fuorviante, basti considerare il diverso rapporto tra le diverse fasce presenti sul territorio. Si deve quindi ipotizzare un intervento che partendo dall’analisi concreta, individui campi specifici di ricomposizione di classe, che agiscano non unicamente nella città di Bologna (quella circoscritta ai confini del Comune), ma sappiano irradiarsi su un territorio più vasto, quello stesso che oggi inizia ad avere caratteristiche metropolitane.

Gli sviluppi futuri

Questo lavoro, come ricordavamo nell’introduzione è un primo passo verso un’inchiesta più generale sulle trasformazioni in atto a Bologna e nel territorio emiliano, in quanto la dimensione metropolitana in Emilia sta assumendo caratteristiche diverse rispetto alle grandi città come Milano, Roma, Torino, Napoli, muovendosi su un territorio più ampio, lungo l’asse della via Emilia, che va già ora via via fondendo e omologando le caratteristiche piccole città di provincia di un tempo. Le modificazioni urbane, produttive e sociali della città e del territorio regionale, subiranno inoltre delle accelerazioni o decelerazioni rispetto agli attuali processi di crisi economica in atto. Se assistiamo ad un piano del capitale disomogeneo, siamo tuttavia lontani dall’individuare compiutamente un piano d’azione per la classe, i livelli di sperimentazione oggi messi in campo, rispecchiano le difficoltà con cui la soggettività politica cerca di darsi una strategia dentro la classe, che le permetta di avere un orizzonte più vasto della mera difesa della memoria di un tempo o di una ancor più deleteria fuga verso “nicchie di resistenza”, abdicando alla lotta di classe, e quindi alla possibile trasformazione della società nel suo complesso.

Per contattare il Gruppo di studio sull’Emilia Romagna e richiedere copie del quaderno: politicaeclassebologna@yahoo.it