di Valerio Evangelisti (e, involontariamente. di L.F. Céline)

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Mi capita sempre più spesso di imbattermi in proteste per l’emarginazione cui la sinistra, ritenuta egemone in campo culturale, avrebbe condannato il pamphlet di Louis-Ferdinand Céline Bagatelle per un massacro (1937). Ci si riferisce in particolare al fatto che l’edizione Guanda del 1981 fosse esclusa dal commercio e limitata alle biblioteche – in sintonia con la messa al bando del volume in tutta Europa.
E’ recente una protesta di Franco Cardini, nell’ambito di una intervista a La Repubblica, contro questa “ingiusta” esclusione. Altre, meno autorevoli, sono seguite.


Fermo restando che, a mio parere, non si dovrebbe censurare pressoché nulla (tanto che, sia su questo sito che in altre sedi, ho tessuto le lodi di Von Salomon quale scrittore di eccezionale levatura)), vorrei fare capire al lettore ignaro come mai Bagatelle per un massacro (a differenza di altre opere importanti di Céline, come Viggio al termine della notte e Morte a credito), abbia comportato reazioni censorie e guai giudiziarri per l’autore.
Riporto quindi un capitolo di Bagatelle (il più breve che ho trovato), facendo presente che gli altri sono tutti così, per oltre 250 pagine. Il testo completo, in francese, è facilmente reperibile on line.
Nell’Italia odierna – sperando che tra breve le cose cambino – non si dovrebbe avere paura a definirsi fascisti. Lungi dal correre rischi, se ne può fare addirittura titolo di gloria. Allora non si capisce perché gli appassionati di Bagatelle continuino a camuffarsi da “liberali” e talora, paradosso dei paradossi (che però non investe Cardini), da “amici di Israele”. Insomma, un po’ di coerenza, camerati…

“Bisogna imparare — per non correre il rischio di rimanere più stupido, più opaco, più credulo di un vitello di una settimana — a scoprire la marca, la traccia, l’impresa, l’iniziativa degli Ebrei in tutti i cataclismi del mondo… in Europa, in America, in Asia… in qualsiasi luogo si preparano le ecatombi, la distruzione sistematica, accanita, degli spiriti e dei corpi ariani… Bisogna imparare a svelare nella pratica quotidiana, il colore, il tono, la vanagloria dell’imperialismo ebreo, della propaganda ebrea (o massonica), bisogna imparare a snidare, a determinare, in fondo a tutte le ombre, attraverso lutti i dedali parolai, attraverso le trame di tutte le calamità, dietro le smorfie, bisogna scoprire l’universale menzogna, l’implacabile megalomania conquistatrice degli Ebrei… le sue ipocrisie, il suo razzismo, talora larvato, talora arrogante, talora delirante. La sua impostura, l’enorme armamento di questo apocalissi cosmico, permanente.
Bisogna fiutare il diavolo da lontano… in tutti gli angoli… attraverso il mondo… tra i sottili paragrafi di qualsiasi fatto quotidiano apparentemente innocente… il segno del pollice, furtivo… appoggiato… segnaletico… la parola favorevole… lusingatrice… la messa in valore, francamente pubblicitaria… il denigramento sedicente imparziale… Nulla è indifferente per il Trionfo ebreo… l’addizione opportuna e anche fuori proposito di un decigrammo, di una mezza, sfumatura… per il successo della minima «presentazione» ebrea… Le facezie di qualsiasi ebreo, del più insignificante pittore ebreo, pianista ebreo, banchiere ebreo, vedetta ebrea, ladro ebreo, autore ebreo, libro di ebreo, commedia ebrea, canzone ebrea… aggiungono sempre una pietruzza, un atomo vibrante, all’edificazione della nostra prigione, la nostra prigione di ariani… Per la perfezione della tirannia ebrea, nulla è perduto. Questa colonizzazione interna si realizza con le buone o con le cattive, tra gli interessi e i ritmi ebrei del momento… In Francia, questa manomessa si mette per lo meno un po’ i guanti… oh, non per molto tempo… tra poco, le carte saranno rovesciate, quelli che non saranno di quell’idea verranno senz’altro serviti e l’Ebreo apparirà agli sguardi ammirati del gregge prosternato, solido, implacabile, con la sferza in mano…”