Romanzo di Fabio Ciabatti e Luca Nutarelli
Le foto di Emilio Periglio sono di Tito Kurtz
Qui tutte le puntate

5. Francesco d’Assisi
imperium-08.jpgAltro che informale. Questo locale sembra una discarica degli anni settanta: puff, divani zebrati in similpelle e specchi con cornici in peluche lilla, manca solo l’ombelico di Raffaella Carrà. Guarda, c’è pure un enorme acquario. Che belli questi pesci. Tutti colorati. Sembrano drag-queen. Si muovono con allegria. Per forza, per loro è sempre festa tra tronchetti, sassi, alghe e scarpe con il tacco a spillo. Che sono quei cubi bianchi in fondo al locale? Buffo. Ci sono degli schermi dentro. Fammi vedere. E ti pareva, non potevano mica mancare. Quattro postazioni promozionali per il virtual love. Ehi ciccina, ti stai divertendo? Sembra proprio di sì. Qual è il tuo sogno erotico? Se ci fossi io dall’altra parte del terminale te la spasseresti come non mai. Troppo tardi! Ti è andata male.
Per voi invece c’è ancora speranza! Tra un assaggino e un prosecco, mie belle giovanotte, potreste fare la mia conoscenza. Siete pronte ad incontrare la potenza costituente della monade Emilio? Arrivo.

– Ieri sul set è stata proprio una tortura.
– Che ti è successo?
– Nulla di grave, però il bambino non ne voleva proprio sapere di piangere.
– Ti capisco, è capitato pure a me. I neonati sono i più difficili da gestire. Vaglielo a spiegare che devono piangere prima di aver indossato il pannolino e che devono essere felici e sorridenti soltanto dopo?
– Passi per i bambini, ma quando ci si mettono pure la mamme! Prima vogliono far fare la pubblicità ai loro figli, poi ti stanno lì addosso con quattromila occhi: “Attenta a questo, attenta a quest’altro”. Veramente insopportabili. Pensa che quando ho proposto di dare un pizzicotto al pupo per farlo piangere, una ha incominciato a strillare come un ossesso.
– E dai, mica aveva tutti i torti. In fin dei conti c’è sempre il codice etico. E poi certe cose è sempre meglio evitarle, è sempre meglio autoregolamentarsi sennò poi va a finire che le regole ce le impongono dall’esterno. Pensa che casino sarebbe!
Via Emilio, ritirata. Giovanotte in carriera, fuga di gran carriera. Fosse per me prenderei a calci tutti: pubblicitari, neonati, mamme, nonne e zie, per non parlare delle sorelle. Ecco, appunto, vediamo di non parlarne!
Qui però incomincia a fare un po’ troppo caldo. Ho le vampate. Devo essere in meno-andropausa. Che ci vuoi fare, con l’ibridazione è tutto più complicato. Un po’ d’aria fresca non mi farebbe male. Quel tavolino nel cortiletto esterno. Casca proprio a fagiolo transgenico.
– Mi porti un gin tonic per favore? Lì a quel tavolino.
– Arriva subito. Accomodati pure.
Mi sento già meglio. Seduto all’aria fresca è tutta un’altra cosa. Mi devo rinfrescare le idee. Ottavia, sì, proviamo a richiamarla. Toh, un messaggio. Magari è lei. No, che palle, è il solito messaggio pubblicitario della Tim. Ecco in arrivo sul binario 2 un gin tonic per direttissima. Proprio al momento giusto. La mia gola è come una merda di cane essiccata al sole equatoriale. Ma che schifo! Che pensieri putridi che faccio. Meglio sciacquare la gola con ‘sto bibitone alcolico. “Tim, messaggio gratuito. L’utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile”. Ottavia, dove sei?
Dovrei mangiare qualcosa, ma non ne ho proprio voglia. No! Questa non ci voleva. Quel gran rompicoglioni di Stefano. Speriamo che non mi … come non detto. Si sta avvicinando il maledetto pelato. Adesso mi attaccherà la solita pippa raccapricciante infarcita di pettegolezzi aziendali. Non lo sopporto quando incomincia ad agitare le sue mani gommose. Con i cazzi che ho per la testa vorrei mandarlo a farsi inculare da una mandria di pantegane di fogna.
– Ciao Emilio. Ho saputo che non ti hanno confermato. Mi dispiace.
– Pure a me, ma non è il caso di farne una tragedia.
– Hai ragione. A cosa servono queste feste sennò? Però io non so se al tuo posto riuscirei prenderla così. Lo sai no? Mi hanno confermato. Per altri tre mesi. Sono stato fortunato. E poi sono curioso di sperimentare il nuovo update del programma di realtà virtuale. Pare che sia fichissimo. Mi hanno detto….
È inutile. Ho la bocca impastata, i riflessi intorpiditi dall’alcol. Non riesco a interrompere il flusso di parole che mi sta vomitando addosso. Stacco la spina e lo lascio parlare. Oppure. Dov’è il coltello che il barman usa per tagliare il limone? Pensa che bello piantarglielo in un occhio. Tutto il sangue che cola sulla mia mano mentre lui urla disperato e implora pietà. Implora pure, così io mi diverto di più.
– …. a proposito Emilio. Ho saputo che hai fatto il tuo primo servizio “off”. Com’è andata?
– Veramente io non ho fatto proprio niente. Me l’avevano proposto, ma non mi andava.
– Strano, Anna, sai la biondina dell’amministrazione, l’ho sentita per caso parlare di un bonifico che riporta il tuo codice nella causale. Ma ora che mi ci fai pensare anche a lei non risultava che tu avessi prestato servizio off line. Infatti ti stava cercando. Pensava ti fossi dimenticato di registrare la prestazione. L’amministrazione deve aver fatto qualche casino.
– Beh, casino o no sarei curioso di sapere chi l’ha fatto ‘sto bonifico.
– Non lo so, per caso mi era capitato di sentire pure il codice cliente, ma non riesco a ricordarlo.
L’infame pelatino non si fa mai i cazzi suoi. Sempre per caso, per carità! Però aspetta, mi viene un sospetto. Forse … no non è possibile, è assurdo. Ma che sta facendo? Sembra Giucas Casella. È entrato in trance. Adesso incomincerà pure a lievitare. No, niente svolazzi, l’oracolo sta per emettere la sentenza.
– Aspetta-aspetta-aspetta… Quattro-sette-sei. Il codice. È questo se non mi sbaglio. La cliente deve essere un’appassionata di storia romana!
– Che c’entra la storia romana?
– Beh, io non sono uno storico, ma il 476 d.c. è l’anno della caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Ma forse, tu queste cose le sai meglio di me, no?
È come temevo. Cristo, non è possibile. Calma Emilio. Calmati.
– Scusami devo andare a pisciare.
– Beh insomma, non ti dice niente questo codice-cliente? Magari qualcuna che gli piaceva fare la schiava frustata dall’imperatore Caligola. Oppure lei era Messalina e …
– Scusami è urgente, devo proprio andare.
Fanculo te, Caligola, Messalina e tutto il cucuzzaro! Ormai sono ubriaco, ma tutti i pezzi del dannato puzzle si sono incastonati. Anche l’ultimo: 476, il codice-cliente di Ottavia. E io che pensavo che mi amasse, che la nostra non fosse una storia di amore virtuale. Sì, lo so, lavoro e vita ormai coincidono… ma io credevo che tra di noi ci fosse qualcosa di diverso. Sì, non osavo confessarmelo, però sotto sotto ci credevo.
Ma c’è di peggio: 476, come ho fatto a non capirlo! Me lo doveva dire quella merda spennacchiata di collega! Ottavia si è scelta quel codice, quasi per sfida, perché se nel 476 cadeva l’Impero Romano d’Occidente, lei è l’emissaria del nuovo Impero che sta sorgendo. Ottavia, come il nome della madre e della sorella di Ottaviano, cioè Augusto, il primo imperatore romano. È lei che sta cercando di distruggere tutte le copie della seconda parte della mia tesi, cosicché non si saprà mai qual è il tallone dell’Impero e le forze gioiose del desiderio rimarranno ingabbiate in eterno. È lei che sta cercando di uccidere tutti coloro che hanno letto o potrebbero aver letto le mie ultime fatiche filosofiche. Monti, Hunt, Cermugnati e forse Lucia. Che orribile complotto! Che ingenuo sono stato! Ma ora è tutto chiaro. L’Impero, questa entità biopolitica che coincide con la realtà del dominio mondiale, esiste indubitabilmente, ha le caratteristiche che gli ho attribuito io e che Hunt e Monti mi hanno copiato.
Mi sembra d’impazzire. Devo riordinare le idee se no è la fine. Allora con calma, cerchiamo di fare una ricostruzione plausibile. Hunt assiste al convegno “filosofia e scienze sociali nel pensiero postcontemporaneo”. Gli spunti disordinati di quello sconosciuto studentello che ero io al tempo gli sembrano straordinari. Mi sgraffigna quindi anche gli appunti manoscritti che avevo usato come guida per il mio intervento orale.
Ora, mi chiedo, Hunt sta lì per caso? Può essere, certo. Ma le cose potrebbero anche essere andate diversamente. Cermugnati in realtà è riuscito a parlare con Monti nella jam session di studi spinoziani anche se poi ha fatto finta di niente. Gli ha esposto la mia tesi e l’infame Monti si è dimostrato molto interessato. Troppo interessato. A quel punto Cermugnati gli può aver detto della mia successiva partecipazione al convegno “Filosofia e scienze sociali nel pensiero postcontemporaneo”. All’epoca avevamo già deciso che ci sarei andato. In realtà penso che Cermugnati mi ha spinto a partecipare per farmi sbrigare a concludere la prima parte della tesi. Fino ad allora gli avevo portato ben poca roba. Monti può aver inviato il suo fido scagnozzo americano a sondare il terreno. Lui non si poteva certo abbassare a tanto. Il suo umile traduttore in lingua inglese, invece, poteva benissimo farlo. E Hunt non si è limitato ad ascoltare, ma s’è fregato pure il mio paper. Comunque tutto questo è secondario. Che Hunt stesse lì per caso o meno non fa poi tutta questa differenza. Quello che è certo è che al tempo Hunt non è famoso e accreditato nella comunità accademica, quindi ha tutto l’interesse a lavorare al nuovo libro con Antonio Monti. Lui, infatti, oltre ad essere abbastanza noto in Europa, si è già occupato di studi politici e di Spinoza. Non posso sapere se Monti fosse a conoscenza dell’origine del materiale che Hunt deve avergli sottoposto. Ma ciò è ormai irrilevante.
È così che vede la luce Imperium, la cui prima versione in lingua inglese diventa in breve tempo un best seller. Quello che non avevano considerato i due copioni è che l’Impero, pur privo d’imperatore, potesse avere un servizio di sicurezza deputato ad eliminare qualsiasi circostanza o persona potesse mettere in grave pericolo la sua esistenza.
La pubblicazione e il successo di Imperium allarmano l’Impero, quello vero, che quindi mette Hunt e Monti sotto osservazione di un suo agente. Questo agente è Ottavia. Ecco così spiegato anche il suo corpo, così atletico e allenato, nonché la conoscenza di tutte quelle lingue straniere. Non che ne sappia molto su questo genere di cose, ma ho visto molti film di spionaggio, nonché tutti quelli di James Bond. Ma non perdiamo il filo. Ottavia cominciando a spiare Hunt e Monti può esser venuta in possesso anche dei miei vecchi appunti della conferenza dove scrissi che la ricerca avrebbe dovuto proseguire individuando il “tallone dell’Impero”. A questo punto le forze oscure si devono essere preoccupate moltissimo. Cosa sarebbe successo se fossero diventate di dominio pubblico i loro punti deboli? Le forze del desiderio avrebbero trionfato inevitabilmente. Il piano andava quindi sventato. Ottavia si è messa sulle mie tracce, sicuramente aiutata da un’efficientissima struttura di intelligence. È entrata in contatto con me nel modo più infido e professionale fino ad avere accesso alla lettura delle bozze della seconda parte della mia tesi, che nel frattempo avevo finito di scrivere. Evidentemente avevo colpito nel segno. Le mie argomentazioni elaborate in anni e anni di esperienze personali e lavorative passate al vaglio della speculazione filosofica erano giuste. Se fossero state divulgate l’Impero sarebbe stato smascherato e magari anche sconfitto.
A questo punto però la situazione si fa più nebulosa. Come spiegare l’incidente di Michael Hunt, la precedente lite con Antonio Monti, l’irreperibilità di questi, nonché lo strano furto in casa Cermugnati? Qui non si possono avere riscontri, ma è possibile nondimeno avanzare un’ipotesi.
Mi è sembrato che Cermugnati non volesse che io rendessi noti i contenuti della seconda parte della tesi. Forse non è vero che non abbia ancora letto Imperium. Forse si era già accorto dell’operazione di plagio operata ai danni della prima parte della mia tesi. O forse è stato proprio lui a suggerirla, di proposito o no, vallo a sapere. In realtà, a pensarci bene, di una cosa mi convinco sempre di più: o Cermugnati si è reso conto di tutto o lo ha sempre saputo. Perché altrimenti sarebbe dovuto diventare così cavilloso nel lavoro di revisione della tesi? Perché in questi ultimi tempi è stato così impegnato che era quasi impossibile incontrarlo? Aveva sempre qualche contrattempo dell’ultimo momento che faceva saltare i nostri appuntamenti. Prima mi spronava a sbrigarmi, poi ad un certo punto è come se mi avesse messo in continuazione i bastoni tra le ruote. Per forza! In quanto mio relatore deve aver pensato di avere anche lui dei diritti vampirici sul frutto del mio lavoro. E allora? Beh, può aver proposto ad Hunt un progetto di pubblicazione che avesse per oggetto il tallone dell’Impero, ovvero i temi che tratto nella seconda parte della tesi. Ma perché fare questa proposta a Hunt? E che cazzo, devo sapere tutto io? Un operazione editoriale che si ponesse così chiaramente nel solco di Imperium non poteva che essere svolta che in collaborazione con Hunt o con Monti. E Hunt, nonostante Imperium, continuava ad essere più bisognoso di nuovi successi da un punto di vista accademico: avrà qualche contratto di ricerca, ma non mi pare che abbia già una cattedra. Monti però può esser venuto a sapere della cosa ed ecco spiegata la lite notturna con Hunt. Quanto alla successiva irreperibilità di Monti, all’incidente automobilistico di Hunt e al furto in casa Cermugnati, tutto ciò può far parte del piano dell’Impero volto a eliminare dalla circolazione tutte le copie della seconda parte della mia tesi, lettori ed estensori inclusi. Il fatto che secondo questa ricostruzione Monti non avesse letto tale scritto non fa grande differenza. La sua colpa sarebbe stata quella di essere troppo vicino al contagio… come del resto, come avevo già sospettato, anche Lucia… questa aggressione fascista potrebbe non esser stata fascista, ma imperial…
Ottavia. È arrivata. Ancora non mi ha visto. Cosa faccio? Non devo farmi vedere. Devo capire le sue intenzioni. Sembra tutto normale. Parla con il pelato di merda come se nulla fosse! Di che ti meravigli, è una professionista. Potrebbe ucciderti sorridendo, come se ti stesse accarezzando. Beve con tranquillità il suo succo di frutta. Un goccio alla volta. Lei non ha fretta. Si prepara con calma all’attacco. Adesso si guarda allo specchio. Sembrerebbe un semplice gesto di malizia femminile. E invece no, si sta guardando attorno, senza dare nell’occhio. Sta studiando la situazione, attraverso lo specchio, per vedere se ci sono dei nascondigli, delle vie di fuga. Il suo solito sorriso indecifrabile. Com’è bella. Eppure così pericolosa. Mi ha attirato nella sua tela. Infida donna ragno. Prima ha provato a prenotare un appuntamento off line. Deve essere stata lei a richiedermi quando il Portale mi voleva per una prestazione extra. Sì, deve essere andata proprio così. Ma il suo tentativo è fallito. Se solo avessi saputo che era lei, avrei accettato di corsa. Che cretino! Lei però non si è arresa. Il giorno dopo il mio rifiuto è tornata alla carica. Davvero brava, complimenti. Un altro incontro on-line. Hai giocato come il gatto con il topo. Stavamo sulla luna, facevamo l’amore. Senza gravità. Era bellissimo. Poi ti sei è trasformata. Una fiamma blu. Sei entrata dentro di me e hai guidato la mia mano facendomi scrivere sulla superficie rocciosa: “domani, alle 18, sotto l’arco di Costantino”. Maledetta. Maledetta e bellissima. Volevi già allora festeggiare il trionfo dell’Impero sui nuovi barbari? Un altro scherzo, un’altra provocazione. E prima che io potessi rispondere ti eri già disconnessa. Tanto la risposta la sapevi già, non è vero? Cazzo, cazzo mi sono distratto. Maledetti ricordi. Ottavia mi ha visto e sta venendo da questa parte. Sorride, la stronza! Ma questa volta non ci casco. Sì, però, cosa faccio? Calma Emilio, calma. Lei fa finta di niente. Cerca di sembrare disinvolta. Ma è nervosa, lo so. Si passa il bicchiere di succo di frutta da una mano all’altra. Adesso cosa fa? Mette la mano destra sotto la giacchetta di cotone. Forse ha una pistola. Adesso mi ammazza qui o forse mi punta la canna in un fianco e mi costringe ad uscire insieme a lei. Col cazzo! Non mi prenderai, non mi prenderete mai, servi dell’Impero! Mi darò alla macchia e renderò pubblica la seconda parte della mia tesi. La metterò on line, la spedirò ai giornali, la volantinerò davanti alle fabbriche e di notte scriverò sui muri “Morte all’ontologia imperiale! 10, 100, 1000 costellazioni di potente singolarità!”.
– Stai ferma, non ti avvicinare. HO DETTO DI NON AVVICINARTI!
– Emilio, che sei impazzito? Perché mi hai spinto?
– Ah, fai finta di non sapere niente! Perché mi hai pagato? Che significa quel bonifico? Volevi infliggermi l’ultima umiliazione prima di farmi fuori. Ma ti ho scoperto. Vaffanculo te e l’Impero!
– Di cosa stai parlando? Calmati. Non pensavo ti dispiacesse, credevo che fosse normale. E poi che è questa storia che voglio farti fuori?
– È inutile che continui a fare la parte. Ti ho scoperta. Sei un agente dell’Impero. Ma adesso basta. Lo dirò a tutti che l’Impero mi vuole uccidere. Tutti lo devono sapere.
– Fermati Emilio, metti giù le mani, che stai facendo, fermati. Ho detto basta!
Cristo che botta! Mi ha preso sul naso. Mi ha buttato giù come un birillo. Se ne sta andando. Sa che non può uccidermi davanti a tutta questa gente. Stronza! Devono allenarli bene questi maledetti agenti dell’Impero! Ma cos’è questo liquido nauseabondo sulla faccia. Che merda, puzza da fare schifo. Mi viene da vomitare. Ma che cazzo è? Cristo che fitta al cervello! Deve essere il succo di frutta che stava bevendo. Mi scivola addosso sul viso. È succo di pesca. È viscido. È vivo! Adesso mi stritolerà la faccia. Dio che puzza. Non lo sopporto. Devo vomitare. Mi devo alzare, devo uscire. La pesca ha un sapore orribile, la pesca è la cosa più brutta che esista. È peggio della merda di cane. È così brutta che mi vergogno di esistere in questo mondo, mio dio cosa ho fatto? Tutte queste immagini, non riesco a capire se sono vere o esistono solo nella mia testa che esplode. È buio, non vedo niente, sento solo le voci. Dove sono?

Dio quanti libri! Questa camera è foderata di volumi. Ma guarda, c’è pure San Francesco. A pugno chiuso, ovviamente. L’ho sempre desiderata una scultura così. Bella, massiccia, di bronzo, come i vecchi busti di Marx e di Lenin. La pittura astratta invece se la possono tenere. Mi fa cagare. Però mica male questa casa. È così luminosa, altro che il mio antro con feritoia sul Gazometro! Ce l’avessi io una vetrata così grande. Entra tanta di quella luce che quasi mi acceca. Dev’essere mattina. Sì, quel vecchio orologio segna le 9,35. Com’è possibile? Era sera e stavo al Pink slip party. E ora dove sono? Cos’è tutto questo, un sogno? Eppure mi sembra quasi familiare. La scrivania, le pile di carte, una copia del Manifesto. È del 1° luglio, cioè di oggi. Cristo, sto impazzendo! Chi è quell’uomo? Perché mi volta le spalle? Mi sembra di conoscerlo, ma non riesco a ricordare. Alto, asciutto, con i capelli bianchi un po’ ondulati. Cazzo, non riesco proprio a ricordare! I suoi vestiti sono semplici, eleganti: una camicia crema e un paio di pantaloni di tela. Sembra la foto di una quarta di copertina. Ma che minchiate mi vengono in mente. Non si è mai vista la quarta di copertina con uno fotografato di spalle che tiene in mano un bicchiere.
– Lei dev’essere veramente pazzo per introdursi a casa mia, a quest’ora del mattino! Per dirmi cosa? Che io e il mio collega avremmo copiato dagli scarabocchi della sua tesi!
Con chi sta parlando? C’è l’ha con me? No, sta parlando con un altro uomo. Non riesco a vedere il suo viso. Ha il capo chino. Si appoggia ad uno scaffale. Perché guardarlo mi mette così a disagio?
– Ma io le avevo inviato alcune parti del mio lavoro.
Questa voce, rimbomba nella mia testa, quasi fosse la mia. Mi fa pena, le sue parole sono rotte dall’emozione. Sta tremando. Ma sento la sua rabbia, mi sale dentro.
– Bastava che lei lo scrivesse in una piccola nota. Ci sono periodi interi che sono ripresi dalla mia tesi, per non parlare di molti concetti chiave. Ecco, guardi qui.
– Lei è un insolente! Se ne vada immediatamente! Ha veramente esagerato. Farò sapere al suo relatore che lei manda in giro dei ridicoli pezzi di carta con interi brani copiati dalle mie pubblicazioni. Lei è un piccolo, ridicolo impostore.
L’ha umiliato. Non ha più parole per rispondere. Dio, mi si stringe il cuore. Vattene, perché continui a sottoporti a questa tortura? Vai via! Finalmente si è deciso. Ora se ne andrà. Sta alzando la testa. Lentamente. Trema. Avrà una trentina d’anni. Sta piangendo. Il suo volto madido di sudore si contrae. È un smorfia orribile. È furioso. Ecco adesso lo vedo bene. Cristo! Quell’uomo sono io.
– Stronzo, figlio di troia, hai il coraggio di darmi dell’impostore. Io mi sono spaccato il culo per anni a scrivere la mia tesi. Lo facevo dopo una giornata di lavoro in fabbrica o davanti al computer, e cercavo di dare un senso alle mie esperienze: lavoro industriale informatizzato, lavoro analitico-simbolico, lavoro affettivo. Ho sottratto queste esperienze alla loro singolarità dandogli valore epocale. Ma io chi ero? Un povero studente fuori corso, mentre tu eri un filosofo affermato: Antonio Monti, l’esimio professor Monti. Mi aspettavo qualche indicazione che mi potesse far capire se ero sulla strada giusta. Il professor Cermugnati non è uno specialista di Spinoza, ma è l’unico che abbia accettato di farmi da relatore. Che deficiente sono stato! Ti mandavo i capitoli della mia tesi perché mi sembrava che tu potessi capire. E tu, pezzo di merda, mi rispondevi laconicamente: “interessante, vada avanti e mi raccomando, mi invii pure il resto”. E trovavi sempre qualche scusa per non incontrarmi di persona. Poi un giorno leggo che negli Stati Uniti un tuo libro sta riscuotendo grandi successi. Qualche mese dopo esce l’edizione italiana: ne parlano tutti. E di che parlano? Della mia tesi, o meglio dei temi contenuti nella sua prima parte. Interi brani copiati di sana pianta…
– Basta! Fuori di qui!
Ma allora sei proprio stronzo! Cristo, quel bastardo mi ha buttato in faccia la sua bibita di merda! Succo di pesca. Ho tutta la faccia appiccicosa, che schifo! Ma adesso te lo faccio vedere io.
– Fuori di qui? Ma io ti spacco la faccia!
Cristo i libri, mi stanno cadendo addosso. Cazzo, che dolore al naso. Mi hai dato un pugno, bastardo! Ma non finisce qui. Mi alzo e ti rompo il culo. Devo prendere qualcosa. La scultura di San Francesco.
– Prendi questa, stronzo, te la do io una bella lezione, anzi trentatre. Pezzo di merda! Testa di cazzo! Non ti basta? Allora ti do pure il resto, stronzo! Adesso non parli più? Eh! Dimmelo adesso che sono un impostore. Parla, dillo che hai copiato dalla mia tesi! Vuoi parlare bastardo! Perché non parli?
Cristo, cosa ho fatto! Sono stato io! L’ho ucciso. Sono un assassino. No, non può essere. È solo un’allucinazione. Ma sembra tutto così vero. Cazzo, cazzo, è tutto vero. Ora mi ricordo chiaramente. Avevo rimosso tutto. Ma allora … Ottavia agente segreto. Mi sono sognato tutto! Le aggressioni e i furti per rubare la mia tesi, il complotto dell’Impero per uccidermi… Come ho fatto a crederci? E se mi fossi inventato anche l’Impero? No, questo no. Questo non è possibile. E poi che importanza ha la verità oggettiva del mondo? L’importante è come vogliamo cambiarlo. Ogni teoria serve a costituire il mondo, a forzare la realtà. E io questo ho fatto! Solo io potevo, e nessuno mi venga a rompere il cazzo! Omunculi occhialuti che volete farmi le pulci. Le pulci siete voi! Voi non potete capire la potenza costituente del desiderio profetico. Perché ci vuole un demiurgo che renda reale l’evento. Un’avanguardia esterna che della carne faccia corpo. Corpo del general intellect. Il solo evento che stiamo aspettando è la costruzione — che dico, l’insorgenza — di una potente organizzazione. Ebbene, io sono la potente organizzazione. Io sono l’Impero. E sono anche il suo contrario, il suo nemico. Sono la moltitudine, sono Antonio Monti, sono Michael Hunt, sono San Francesco d’Assisi. Io, soltanto io, contrappongo la gioia di essere alla miseria del potere. Io sono l’assoluta immanenza della rivoluzione. Devo uscire per strada e dirlo a tutti quanti. Tutti devono sapere. Dov’è il libro, cazzo dov’è Imperium. Questo libro è mio, l’ho scritto io. Tutti devono saperlo. Devo uscire. Adesso. Ora esco da questa porta e lo dico a tutti. Imperium l’ho scritto io! Merda è sporco di sangue! E chissenefrega. Anzi, meglio. Tutti devono sapere che questo libro è stato scritto con il sangue della mia esperienza. Tutti. Ecco, ancora pochi gradini e il mondo potrà finalmente sapere. Finalmente fuori. Ora potrò … dio quanta luce! Sorella luna si è ritirata. Fratello sole mi ha riconosciuto e mi saluta con la sua luce abbagliante. Non vedo più nulla. Mi gira la testa! Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra. O cazzo, stavo per cascare davvero! Ma dove sono? Mamma mia, non riesco a tenere gli occhi aperti. Devo smetterla con questa vita dissennata. Uno fa tardi la sera e poi di nuovo in piedi la mattina presto. A Trastevere. A fare cosa poi? Boh?
Cristo che sete. Una fontanella. Quello che ci voleva. Quando hai sete non c’è nulla di meglio. Una bella sorsata. E un po’ d’acqua sul viso per riprendermi. Che c’ha da riprendermi quello là? Cavolo di turista con sandali e pantaloncini d’ordinanza, ma non hai proprio niente di meglio da filmare? Boh, forse sono molto pittoresco.

Nota

Ogni riferimento a fatti, nomi e personaggi è puramente casuale. Ciò nonostante tutte le citazioni indentate sono riprese con qualche modifica, da libri realmente esistenti che hanno suscitato dibattito nel mondo politico e filosofico. Si tratta di: Antonio Negri, Kairòs, Alma Venus, Moltitudo, Manifestolibri, 2000; e Antonio Negri-Michael Hardt, Impero, Rizzoli, 2002. Nel flusso coscienziale di Emilio Periglio, inoltre, ricorrono spesso espressioni che rifanno il verso a temi e a figure appartenenti a tali impostazioni teoriche.
Con ciò non si vuole in nessun modo negare ai sopra citati autori la paternità delle posizioni espresse nelle loro opere, per attribuirle a qualche sconosciuto e stagionato studente fuori corso. La forma narrativa utilizzata e la citazione dei brani menzionati servono invece ad argomentare un’ipotesi di ricerca: alcune delle teorie espresse in Impero, lungi dall’essere una critica dell’esistente, possono essere lette come una versione imbellettata dello stesso pensiero dominante che sgorga dal modo di presentarsi, feticistico e falsificante, degli stessi rapporti sociali e lavorativi.
A beneficio di chi voglia leggere alcuni contributi critici delle posizioni espresse da Negri e Hardt, riportiamo di seguito qualche breve indicazione bibliografica (i testi in linea sono stati consultati il 14.4.03).
 Bidet, Jacques, “La moltitudine perduta nell’impero”, Intermarx, www.intermarx.com/temi/bidet.html. Articolo pubblicato in edizione originale su Parage, Parigi, giugno 2002.
 Burgio, Alberto, “L’impero del capitale comunista”, La rivista del manifesto, n° 15, marzo 2001. Anche su www.larivistadelmanifesto.it/archivio/15/15A20010312.html.
 Carchedi, Guglielmo, “Il valore e l’imperialismo: sono ancora attuali per un’analisi del capitalismo contemporaneo?”, relazione per il convegno Il piano inclinato del capitale, Roma, 12.4.2003.
 Di Fede, Roberto, “Immaterialismo storico. A proposito di neosoggettivismo postoperaista”. la Contraddizione, n° 78, maggio-giugno 2000. Anche su www.contraddizione.it e www.intermarx.com/temi/immaterialismo1.html.
 Hartmann Detlef, “Empire“. Linkes Ticket für die Reise nach rechts, Assoziation A, Berlin 2002.
 Haug, Wolfgang Fritz, “’General intellect’ un Massenintellektualität”, Das Argument, n° 235, 2, 2000 (si tratta di un numero monografico su lavoro immateriale e general intellect che contiene altri interessanti saggi critici di Steve Wright, Frigga Haug, Carola Möller, Ella von der Haide e Andrea Jana Korb, Jörg Nowak).
 La Grassa, Gianfranco, “Non impero ma imperialismo”, in L’ascia e lo scalpello. Scritti di teoria e congiuntura, Rossi, 2002. Anche su Intermarx, www.intermarx.com/temi/nonimpero1.html.
 Melotti, Marco, “Al tramonto del secolo. Note a margine per una resa dei conti ed una ripresa della critica”, Vis-à-vis, n° 4, inverno 1996. Anche su .
 Pala, Gianfranco, “La muta intelligenza. Il general intellect e l’egemonia del capitale: una premessa”, la Contraddizione, n° 57, nov.dic. 1996. Anche su www.contraddizione.it.
 Pala, Gianfranco, “CO/no/SC(I)ENZA. Note critiche su intelletto generale e capitale fisso”, la Contraddizione, n° 61, lug.ago. 1997. Anche su www.contraddizione.it.
 Saïd, Ben, “Classi sociali e moltitudini”, Erre, n° 0, nov.dic. 2002.
 Turchetto, Maria, “Dall”operaio massa’ all”imprenditorialità comune. La sconcertante parabola dell’operaismo italiano”, Intermarx, www.intermarx.com/temi/bidet.html. L’articolo rappresenta un ampliamento della voce “operaismo” destinata al Dictionnaire Marx contemporain, a cura di J. Bidet e E. Kouvélakis, Puf, Paris 2001.