controbossifini.jpgTutti con la colf in casa (anche solo per finta). Numeri verdi per aiutare ad aggirare la legge. Un cartello di avvocati per presentare valanghe di ricorsi. Ma anche ospitare immigrati irregolari, a costo di essere accusati di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”
di CINZIA GUBBINI

Non è il caso di dire che il problema non esiste. La Bossi-Fini c’è, fa paura, e è pure un brutto colpo. Ma tanto vale organizzarsi, come diceva qualcuno “resistere, resistere, resistere”, e vedere se una legge xenofoba, anticipo dei futuri chiari di luna con un’Europa spostata a destra, non possa diventare il pretesto per sperimentare e inventare forme di boicottaggio organizzato. Ma al di là della bella parola “disobbedienza”, quali sono i modi e le forme per diventare obiettori della Bossi-Fini?

Facciamo cartello

“Stiamo preparando un cartello di avvocati, per la difesa legale degli immigrati espulsi, visto che di ricorsi ce ne saranno a valanga – spiega l’avvocato parlemitano Fulvio Vassallo Paleologo -. L’obiettivo è di creare una strategia comune di difesa, ma soprattutto di sollevare eccezioni di costituzionalità. Vogliamo arrivare fino alla Corte costituzionale, e per quanto riguarda le nuove disposizioni sul diritto d’asilo, arriveremo alla Corte di Strasburgo per i diritti umani”. “Di avvocati uniti nella difesa degli immigrati vessati dalla Bossi-Fini ce ne devono essere a migliaia in tutta Italia – fu l’appello Tom Benetollo, presidente dell’Arci – il nostro è un appello a tutte le associazioni: ognuno metta i suoi”.

Numeri verdi

Altra proposta in voga: numeri di telefono, verdi e non, a cui gli immigrati (ma anche gli italiani) possano rivolgersi per chiedere consiglio su come aggirare la Bossi-Fini, trovare assistenza legale, ma anche segnalare procedure sbagliate e abusi. Il Consorzio italiano di solidarietà ha già attivato due linee per i profughi e i richiedenti asilo, una delle “categorie” più colpite dalla nuova legge: a Roma il numero è 06/85355081; a Trieste 040/3480822. Ma anche il Comune di Roma sta pensando di istituire un numero verde a disposizione di chi si trovi a fare in conti con la Bossi-Fini: “una sorta di megafono per gli immigrati, con una segreteria telefonica che permetta al servizio di essere attivo 24 ore su 24”, spiega il consigliere del Prc Nunzio D’Erme.

Una colf per amico

Questa è, ovviamente, la prima forma di boicottaggio che viene in mente: cioè, regolarizzare “fittiziamente” un immigrato come colf o per quella professione ribattezzata “badante”. E’ una cosa che capiterà inevitabilmente a tantissima gente, ma Dino Frisullo di “Senzaconfine” e i Social forum di Venezia e Torino guardano di buon occhio l’ipotesi di lanciare una campagna pubblica, appunto “una colf per amico”, che ha pure il pregio di mettere insieme i due generi, dopo tanta propaganda sulle donne immigrate vendute in tv come i nuovi “angeli del focolare”. La Bossi-Fini si è adeguatamente cautelata contro queste forme di solidarietà – che ovviamente non è il massimo, ma a mali estremi… – con multe da cardiopalma.

Protezione attiva

“Bisogna porsi nell’ottica di proteggere gli immigrati privi di permesso di soggiorno, perché nessuno lo fa. A Treviso abbiamo già occupato tre centri di accoglienza, e sono gli unici centri esistenti”, dice Sergio del Social forum locale. Il nordest è anche mobilitato sulla questione dei centri di detenzione: “Occorre trovare tutti i modi per incidere su questa mostruosità, che tra l’altro permette di ricordare le responsabilità del passato governo”. E sulla scia della “protezione” di base a favore degli immigrati, irregolari e non, si pone pure Napoli dove, racconta Francesca, proprio lunedì verrà inaugurato il primo laboratorio medico popolare, nell’ospedale Ascalesi.

Non solo Bossi-Fini

“Contestualmente alla Bossi-Fini è stata approvata una legge che abolisce il divieto di intermediazione di manodopera”, ricorda Dino Greco, segretario della Camera del lavoro di Brescia. La parola è difficile ma il concetto è semplice: ora le agenzie di lavoro interinale potranno selezionare i lavoratori direttamente nel paese d’origine, ovviamente a uso e consumo delle aziende italiane. “E’ un caporalato moderno, le persone verranno stoccate all’estero come merci, ovviamente scegliendo le più capaci, le più istruite, ancora di più costrette ad accettare tutte le condizioni”. E di fronte a questo, si può disobbedire? “Si può fare qualcosa, certo. Il sindacato può essere uno strumento fondamentale. Prendendo contatto con quei paesi, per controllare le azioni di quelle agenzie, capire chi sono i committenti, e agire sulle aziende anche da qui”.

Metodi collaudati

“Io continuerò a fare quello che faccio sistematicamente tutti i giorni: accogliere gli irregolari, trovargli lavoro, proteggerli dagli abusi”. Parla don Angelo Comito, direttore della Caritas di Catanzaro. Ma l’accuseranno di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina…”E tanto se non lo facciamo noi non lo fa nessuno. E poi io, in questo modo, argino la criminalità. La sicurezza si crea così, non con leggi vergognose”.

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