di Mauro Baldrati

Gianluca Morozzi e Heman Zed, Lo scrittore deve morire, Guanda, Parma 2012, pp. 316, € 18

morozzi_zedSe Milano può essere qualificata come città del cabaret, Napoli come teatro delle maschere, Roma capitale dei comici-comici, Bologna ha da sempre una passione per il demenziale. E’ – quanto meno era, è stata – una città ricca di provocazioni, di sberleffi situazionisti, di gruppi storici come gli Skiantos, di contestazioni politicamente scorrettissime a Luciano Lama, a Dino Sarti (con un cocomero infilato in testa durante un recital), la città degli “untorelli” e degli “indiani metropolitani”. In questo mondo mai del tutto estinto nasce un libro come Lo scrittore deve morire – epiche gesta di due aspiranti autori di best seller, scritto a quattro mani dal bolognesissimo Gianluca Morozzi e dal padovano Heman Zed. Il demenziale è il leit motiv stilistico che traina la storia, i dialoghi, i personaggi. Ma è un demenziale sotto controllo, senza cadute nel triviale, o nel trash facile. Il che non è sempre, appunto, facile.
La vicenda: un editore non solo demenziale ma demente, Belasco Ubermensh di Reggio Emilia, convoca uno scrittore di scarso successo, Francisco Portali, per commissionargli un libro. La storia del secolo, secondo lui: un attore che deve andare a Venezia per ritirare un prestigioso premio letterario si trova in un caotico intrico di orari sbagliati, naufraga in varie città vagando per treni e aerei dalla destinazione ignota. Punto. Clamoroso, no? Belasco, che va fuori di testa perché mischia gli antidepressivi col Lambrusco, si esalta, insulta Portali, sogna trionfi mondiali, di comprare la Einaudi. Gli scuce addirittura 5.000 euro di anticipo. Poi convoca un altro scrittore fallito, Ladislao Tanzi, a tra boutades e insulti vari gli commissiona lo stesso libro, perché non si ricordava di Portali. 6.000 euro di anticipo.

Quando, alcuni mesi dopo, gli arrivano due romanzi simili, ha una crisi furiosa, che risolve assemblando i due testi con un cut-up che potrebbe ricordare, se non fossimo in un altro pianeta e in un altro tempo, Il Pasto Nudo di Burroughs. Così i due partono per un tour promozionale per l’Italia. Presentano “il peggior romanzo della storia della letteratura” in una officina di elettrauto, in un negozio di pompe funebri (bisogna adattarsi con quello che c’è), in un covo di naziskin, nel laboratorio di un barbiere, e vari altri luoghi e situazioni poco probabili, come una tragica immersione nelle acque putride del naviglio milanese. Li dirige un ambiguo addetto stampa, Lothar (forse qualcuno ricorderà l’erculeo assistente di Mandrake), che ad ogni appuntamento fa loro trasferire di città in città misteriosi pacchetti (i cui contenuti si riveleranno, appunto, metafisicamente demenziali). In un crescendo delirante di avventure sballate, di incontri con personaggi astrusi, svitati, come l’antico critico Cacciapuoti (un personaggio da epica letteraria), il romanzo-nel-romanzo on the road again va avanti lancia in resta senza permettere a nessuno, ma proprio a nessun lettore, di evitare attacchi di riso, risate, o, nei casi più reticenti, sorrisi e ghignate. E il grotesque, la commedia degli orrori, lo sbracamento e il paradosso sono gestiti con mano esperta, talvolta di velluto, da due artigiani del comico sbrindellato, dove non manca il risvolto umano, con le sue piccole grandi tristezze, le speranze, le violenze, l’avidità, la follia e naturalmente l’amore.

Ed è anche un tuffo nel mondo dell’editoria, tutto estremizzato e stiracchiato quanto basta, proprio come nel genere science-fiction. Sentite qua, riguarda il manoscritto rubato a un povero barista che non sa di avere scritto “il capolavoro del secolo”: “Sono convinto che se io e Tanzi avessimo pubblicato il romanzo di Cipriano (a loro nome, proprio come fece Bob Dylan quando rubò una canzone a Phil Ochs – ndr) sarebbe stato un disastro in ogni caso”. Invece l’ha pubblicato lo scrittore “fico” del momento, e ha venduto milioni di copie. Come dire, se oggi Delitto e Castigo fosse pubblicato da un signor nessuno, nessuno se lo filerebbe, invece dall’autore cool telegenico…

Non è quello che avviene regolarmente quaggiù?

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