di Alessandra Daniele

Catene.JPGFu svegliato da uno strano clangore di ferraglia.
Aprì gli occhi, e lo vide davanti al suo letto, in piedi, vestito di bianco, alto ma curvo, come negli ultimi anni. Coperto di grosse catene rugginose.
– Salve Joseph — disse. La sua voce inconfondibile sembrava provenire dal fondo dell’inferno.
Joseph biascicò un grido strozzato
– Karol? Non è possibile, sei morto! – A fatica si tirò su dal cuscino, poi spalancò la bocca — allora anch’io sono morto… Maledetti, lo hanno fatto di nuovo, hanno avvelenato nel sonno anche me come quel povero stronzo!
– No Joseph, tu non sei ancora morto. Non più del solito, almeno. Sono stato mandato qui per annunciarti che quest’anno non te la sei cavata con la messa, la tua notte di Natale non è ancora finita, e sarà peggiore di quanto previsto dal cerimoniale. Peggiore persino del concerto di Canale 5.
Lo spettro sghignazzò, facendo cigolare le catene, e svanì.
Joseph si ritrovò seduto nella neve, davanti a una casa in stile bavarese. La casa dov’era cresciuto.
Con uno sforzo si girò a quattro zampe, si alzò rabbrividendo, e si guardò attorno: non c’erano automobili o antenne, tutto era come nei suoi ricordi d’infanzia. Quasi senza rendersene conto, sorrise.
Come sbucato dal nulla, un uomo gli si avvicinò. Alto, sulla cinquantina, cappello, occhiali, bastone, e un lungo cappotto.
– Professor Goldstein! Mi ricordo di lei!
L’uomo sorrise.
– Anch’io mi ricordo di te. Eri così studioso, educato, disciplinato. Sempre in ordine. Anche l’ultima volta che t’ho visto eri in ordine. Avevi la divisa impeccabile.
L’uomo gli sferrò una bastonata, sbattendolo a terra
– La divisa della Hitlerjugend. Sì Joseph, mi ricordo di te.
– Ero un ragazzino! Avevo quattordici anni, non è stata una mia scelta, reclutavano tutti!
L’uomo sferrò un’altra bastonata.
– No, non tutti. Mio figlio non l’hanno reclutato, l’hanno preso. Ti ricordi anche di lui? Aveva la tua età di allora. E non ne avrà mai un’altra. È morto soffocato dal gas, insieme a me, a sua madre, e a sua sorella di cinque anni, mentre tu lucidavi i bottoni della tua divisa nuova.
L’uomo assestò una terza bastonata. Joseph si girò cercando di sottrarsi. Vide che attorno a loro le case in stile bavarese erano sparite. Restava solo una sconfinata distesa di neve percorsa da filo spinato.
– Non lo sapevo, non lo sapevo! – Piagnucolò.
– Allora non lo sapevi. Adesso lo sai però, vero? Quindi perché beatifichi quel viscido farabutto del tuo pio collega? Lui lo sapeva allora. Lui non era un ragazzino.
L’uomo sollevò a due mani il bastone, e fece per abbatterlo sul cranio di Joseph.
Joseph strillò coprendosi la testa con le braccia.
Fu assalito da un’ondata di calore bruciante.
Si ritrovò in una piazza deserta e assolata.
Accanto a lui un ragazzo bruno, dai grandi occhi neri, scuoteva la testa.
– Scommetto che quel babbione di Karol non t’ha spiegato quello che ti sarebbe successo stanotte. Voleva lasciarti la sorpresa — accennò un sorriso — sì, lui ha sempre avuto il senso dello spettacolo. Beh, come penso avrai capito, quello che hai appena incontrato era il fantasma del tuo passato. Io invece sono quello del tuo presente.
Improvvisamente la piazza si riempì di persone vocianti. Perlopiù uomini baffuti, e qualche donna velata. La folla afferrò Joseph e il ragazzo, li trascinò brutalmente, e li issò su d’un patibolo improvvisato.
– Ehi, no, un momento — gridò Joseph, dibattendosi — questi sono fanatici musulmani, non c’entro niente con loro!
Il ragazzo sospirò, mentre a entrambi legavano le mani dietro la schiena
– Ma Joseph, non senti come ci stanno chiamando? Ah, già, tu non sei poliglotta come Karol, non li capisci, beh, traduco io: nella città in cui abiti si dice “froci”. Già, quelli che tu preferisci vedere impiccati, che sposati. L’hai detto chiaro anche all’ONU.
– E tu sei?…
– Dici che non si vede? Certo che non si vede, stronzo. Non andiamo mica tutti in giro vestiti da drag queen come te.
Un paio di baffuti infilarono un cappio al collo del ragazzo, altri due fecero lo stesso con Joseph, che si torceva scalciando e urlando.
– Lasciatemi andare! Io questo frocio non lo conosco! Non lo toccherei mai!
– Che c’è Joseph, sono troppo vecchio per te? Su, non ti agitare, la morte per impiccagione è un’esperienza che non può mancarti, la sensazione di soffocamento, l’osso ioide che si spezza, gli occhi spinti fuori dalle orbite, io ci sono già passato, ma per te sarà meno doloroso, non ti toccherà veder morire nello stesso modo accanto a te anche la persona che ami.
La botola sotto i loro piedi s’aprì con uno scatto secco.
Joseph sentì lo strappo della corda.
Poi si ritrovò nell’oscurità.
Non riusciva più a percepire il suo corpo, né nient’altro attorno a se. Era come fluttuare nel nulla più angoscioso e assoluto.
«Ecco, adesso sono davvero morto» pensò.
«Errato» disse una voce metallica nella sua testa.
«Sei… Dio?» Pensò Joseph
«Errato» ripeté la voce metallica.
«Chi sei allora?»
«DIMON»
«Cosa?»
«Dspositivo Integrato di Mantenimento Organico Neurale»
«Che?»
Joseph sentì un click, poi ancora la voce:
«Guida tecnica, attendere prego… Guida tecnica – partì una specie di spot introduttivo — DIMON, il cyber-supporto che mantiene in vita ciò che resta del vostro cervello anche dopo l’incidente più devastante. Neanche un solo neurone attivo rimasto è troppo poco per noi, la vita è sacra. DIMON, approvato dalla Chiesa Rinata Unificata Cristiano-Capitalista d’Occidente.»
«Aspetta, tu saresti il fantasma del futuro? — Pensò Joseph — Vuoi dire che sono condannato a un’eternità di coma meccanico? Eh no, basta! Karol! Vecchio bastardo, dove sei? Noi abbiamo fatto un accordo! Tu mi hai lasciato il tuo posto, e in cambio io, quand’è arrivata la tua ora, t’ho fatto staccare la spina senza accanimenti. Ti ricordi? Beh, ho già fatto lo stesso accordo col mio successore, quindi non ci sarà nessun DIMON nel mio futuro, quest’incubo finisce qui, io me ne torno nel mio letto, e domattina lo faccio bruciare!»
Un altro click interruppe i suoi pensieri.
«Alterazione percettiva in atto. Schema consueto: il paziente rivive l’allucinazione avuta la notte di Natale in cui è stato colpito dall’emorragia cerebrale, e crede di poterne uscire come da un incubo, ritrovandosi nel suo corpo di allora. Terapia consigliata: elettroshock».
La scarica trasformò la marea di nulla in un oceano di dolore.
«Alterazione percettiva cessata. Il paziente è tornato consapevole della sua condizione attuale».
Mentre riemergeva dal dolore al nulla, a Joseph sembrò di sentire un lontano rumore di catene, e l’eco ghignante d’una frase.
«Che Dio ci benedica tutti quanti».

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