kabatzinn.jpgdi John Kabat-Zinn

[E’ uscito in tutte le librerie Mindfulness. Al di là del pensiero, attraverso il pensiero (di Zindel V. Segal, Mark G. Williams, John D. Teasdale, prefazione di Fabio Giommi, Bollati-Boringhieri, con 2 CD audio allegati, 37 euro). mindfulness.jpgE’ un testo in un certo senso rivoluzionario, che porta all’acme l’approccio di cura corpo/mente elaborato da John Kabat-Zinn, docente alla facoltà di medicina all’Università del Massachusettes. Pubblichiamo la sua presentazione del libro. Per informazioni sulla pratica clinica della Mindfulness, contattare il sito dell’A.I.M.]

Considero un evento di grandissima importanza l’uscita di questo libro, che mette in insieme per la prima volta, in una sintesi innovativa, quelle che abitualmente si definiscono le pratiche di meditazione orientale con le prospettive che ne scaturiscono (in questo caso, la meditazione di mindfulness), e le epistemologie e le pratiche della psicologia occidentale (in questo caso la terapia cognitiva). Questo nuovo modello terapeutico è stato messo a punto allo scopo di alleviare la sofferenza umana, e specialmente la sofferenza emozionale di chi vive la depressione. Tuttavia le implicazioni di questo lavoro vanno oltre la depressione e forniscono aperture teoriche e cliniche potenzialmente utilizzabili per un’ampia serie di disturbi affittivi.

Si tratta, per molti aspetti, di un libro coraggioso. Anzitutto perché gli autori, con grande umiltà, sincerità e passione, ci raccontano quello che hanno imparato adottando e poi sottoponendo a verifica sperimentale un paradigma molto diverso da quello in cui si erano formati ed erano riconosciuti come esperti. È un approccio insolito per un testo scientifico, come gli autori stessi riconoscono, e penso che, dato l’argomento, sia assolutamente funzionale ai loro obiettivi.
Il libro è coraggioso anche nel senso etimologico del termine (cor = «cuore»): ci presenta le potenzialità di trasformazione personale (tradizionalmente definita come un cambiamento del cuore, oltre che della mente) che esistono sia per gli autori, in quanto ricercatori e terapeuti-istruttori, sia per i loro pazienti: una trasformazione operata dalla mindfulness, che si ottiene prestando attenzione, secondo modalità estremamente specifiche, all’intero panorama, interno ed esterno, delle proprie esperienze, comprese le emozioni più intense. Possiamo definirlo il percorso che conduce a incarnare l’intelligenza emozionale.
La mindfulness è l’aspetto centrale delle pratiche buddhiste di meditazione, ma la sua essenza è universale.
Indica un affinamento della capacità di prestare attenzione, di avere una consapevolezza costante e penetrante, e di lasciar emergere una facoltà intuitiva che va al di là del pensiero sebbene possa essere formulata attraverso il pensiero.

La pratica della mindfulness si presta dunque ottimamente a quella sintesi con la terapia cognitiva che questo volume propone.
Sebbene esistano molti metodi e molte tecniche per coltivarla, la mindfulness non è una tecnica o un metodo, ma può essere definita un modo di essere o un modo di vedere che comporta un “tornare in sé” (coming to one’s senses), in tutti i significati dell’espressione.
Implica certamente il riuscire a diventare più intimi con la propria esperienza attraverso l’esercizio sistematico dell’autosservazione, con una sospensione intenzionale dell’impulso a definire, valutare e giudicare l’esperienza. Offre in tal modo molteplici opportunità di superare il ricorso automatico a reazioni emozionali e a processi di pensiero inveterati e perlopiù indiscussi.
Poiché il campo di esperienza a cui possiamo portare intenzionalmente la nostra consapevolezza è molto ampio (verso l’interno, sensazioni, percezioni, impulsi, emozioni, pensieri e il processo stesso del pensare; verso l’esterno, parole, azioni e relazioni), l’approccio della mindfulness ha enormi potenzialità nell’aiutare coloro che soffrono di problemi emozionali. Le convergenze riscontrate fra la teorizzazione più recente sugli effetti delle terapie cognitive e questo modello (considerare i pensieri semplicemente come pensieri, come eventi nel campo della consapevolezza, quale che sia il loro contenuto e la loro «carica» emozionale, senza tentare di modificarli, di sostituirli con altri pensieri o di «risolvere» alcunché, ma limitandosi a osservarli serenamente) hanno incoraggiato gli autori a collegare le due prospettive.
Il libro ci racconta ciò che è accaduto quando hanno cominciato a farlo: si sono accorti che l’intenzionalità dell’attenzione secondo la pratica della mindfulness sembrava facilitare nei pazienti un approfondimento nella conoscenza e nell’accettazione di sé. A sua volta, la trasformazione del punto di vista e della comprensione raggiunta sembrava avere profondi effetti a breve e a lungo termine sulla loro salute e sul loro benessere, come indicano i dati clinici e sperimentali qui riportati. Alla fine, hanno scoperto che era possibile combinare creativamente l’esperienza e le conoscenze di prima mano ottenute nel laboratorio della loro pratica personale di meditazione con la loro vasta competenza nel campo della terapia cognitiva e della scienza cognitiva, per costruire un modello terapeutico innovativo da applicare al problema della depressione: la terapia cognitiva basata sulla mindfulness.
L ‘adattamento del più ampio modello di riduzione dello stress basato sulla mindfulness a una specifica patologia fa tesoro del potenziale della meditazione di mindfulness come pratica che può rivolgersi ai bisogni profondi dell’anima degli individui: una pratica che è risultata accessibile a moltissime persone che vi hanno aderito con entusiasmo. Spesso i praticanti rifèriscono di trarre giovamento e piacere dal coltivare una maggiore consapevolezza e conoscenza di sé -per quanto a volte possa essere doloroso – per la sua autenticità, il suo radicamento nell’esperienza vissuta e accettata in uno spirito di consapevolezza non giudicante. Riferiscono di avere scoperto nuovi livelli di libertà associati al costante esercizio della mindfulness nell’affrontare sia il campo della propria interiorità sia il mondo esterno.
Spero sinceramente che questo libro contribuisca a presentare la mindfulness accendendo l’interesse e l’entusiasmo sia dei clinici che dei ricercatori nell’area della terapia cognitiva, in modo da aiutare coloro che soffrono di depressione.
Ma spero anche che possa far conoscere a coloro che si dedicano in primo luogo alla meditazione di mindfulness i recenti sviluppi nella comprensione dei processi psicologici sottostanti ai disturbi depressivi ricorrenti, poiché l’utilità di un ponte ben costruito sta nel fatto di assicurare la circolazione in entrambi i sensi.
La straordinaria sintesi espressa da questo libro contiene Ia promessa non solo di sviluppare le nostre teorie su come interagiscono cognizione ed emozione, ma anche di farci comprendere sempre meglio che gli esseri umani hanno una profonda potenzialità interiore di guarigione e di vivere la loro vita con più saggezza, più equilibrio e più felicità.