di Emanuele Manco

armancSandy Blair non sa più chi è. Era un giornalista musicale del giornale anticonformista Hedgehog, tra la fine degli anni 60 e i primi anni 70, ma dopo essere stato estromesso dal suo socio ha avviato una discreta carriera di scrittore. Ma ora è fermo alla pagina 37 del suo prossimo libro. Da tanto, troppo tempo. Stati Uniti d’America, primi anni 80: l’occasione per rimettersi in pista con una inchiesta giornalistica è data a Sandy proprio dall’odioso ex socio Jared Patterson che gli commissiona un servizio sulla morte violenta del manager di un gruppo rock che definire di culto è riduttivo, i Nazgul. Comincia per Sandy un viaggio attraverso gli USA alla ricerca dei componenti sopravvissuti della band, che si era sciolta in seguito al tragico omicidio, durante un mega-concerto, del suo cantante e front man conosciuto come Hobbit. L’inchiesta non lo porterà solo sulle tracce di un assassino, ma anche a confrontarsi con altri personaggi del suo passato e a venire a patti con l’inevitabile confronto tra le sue aspirazioni dell’epoca e il presente, a constatare la sconfitta di una generazione.

La prima parte del romanzo è composta da un intreccio di incontri, di scambi di memorie e di rievocazioni, unita all’indagine e alla raccolta degli elementi del mistero. Ma l’investigazione è doppia. Da un lato Blair cerca di comprendere se gli altri ex membri del gruppo siano coinvolti, se vittime o carnefici; da un altro l’indagine è interiore: la ricerca di se stesso, dei sogni perduti, sia personali che di una intera generazione. Qual è il ruolo dell’impresario Edan Morse, accompagnato dalla bella e pericolosa Ananda, che sogna di riunire i Nazgul per una nuova tournee? Nel cercare questa e altre risposte Blair si ritroverà a cambiare tutti i punti della sua vita che riteneva fermi, per affrontare nuove incognite e trovarsi letteralmente faccia a faccia con fantasmi e demoni della sua vita.

George R.R. Martin è uno scrittore vero, di razza. È noto al grande pubblico per le opere fantasy successive (la saga Le Cronache del Ghiaccio e del fuoco, trasposta in TV nella serie Il trono di Spade), ma nel 1984 questo era il suo quarto romanzo in assoluto, avendo già maturato molta esperienza come editor e scrivendo parecchi racconti. Ottima è la gestione del dialogo, dello svolgersi della trama e dell’intreccio delle situazioni. I suoi personaggi, anche quelli che dicono una sola battuta, sono vivi e sembrano palesarsi davanti al lettore.

Quello che rende avvolgente il libro è la sua forza visiva. Con poche e ben dettagliate descrizioni Martin trascina il lettore dentro le pagine, come se fosse davanti al grande schermo di un cinema, sia quando evoca grandi paesaggi, enormi anfiteatri dove si svolgono concerti rock o piccoli e squallidi ambienti.

La musica poi, sembra uscire dalla pagine, come se il libro avesse un jack per auricolari o un paio di casse. Sembra quasi di udire il canto straziante di Ragin’, una delle canzoni dei Nazgul, il movimento dei plettri sulle corde, le vibrazioni dei bassi, le armonie delle tastiere.

Un altro tema che traspare con evidenza è quanto fosse connaturata con la cultura hippy l’adorazione per il mondo Tolkeniano. Dal nome del complesso ai soprannomi dei cantanti, alle continue citazioni di frasi de Il Signore degli Anelli che Blair cerca di usare come scudo contro la violenza fascista di uno dei personaggi meglio tratteggiati del romanzo, il terribile Byrne detto il Macellaio. Questo capitolo e la sua terribile conclusione, sono uno dei momenti centrali del romanzo che prende di petto un altro tema ricorrente: le generazioni successive a quelle di chi ha lottato contro il Sistema sono spesso ignave, quando non complici della restaurazione, magari andando in appoggio a chi, della generazione precedente, ha preferito rinnegare i propri ideali in nome del realismo, di una presunta presa di coscienza sopravvenuta con la maturità. E chi ha lottato e non vuole arrendersi, e magari spera che qualcuno raccolga il suo testimone, o lo aiuti a riprendere la lotta, è quasi sempre destinato a rimanere deluso. Una lettura che lascia il segno.

George R.R. Martin, Armageddon Rag, Gargoyle Books, Roma, 2012, Pag. 480, 16,50 €