di Nico Macce

ode3Immaginatevi centinaia di squadristi che attaccano e incendiano la camera del lavoro della vostra città, immaginatevi che all’interno di questo edificio brucino vive decine di persone, che quelli che cercano di scappare fuori vengono assassinati all’esterno a colpi di mazza. E infine, immaginate gli squadristi entrare nella camera del lavoro ancora fumante, a finire i superstiti.
Questi fatti sono accaduti un anno fa, il 2 maggio, a Odessa. Non in Ruanda, ma in Ucraina, Europa.

Altro che qualche auto e banca bruciata in centro a Milano! Con l’assalto alla casa dei Sindacati di Odessa, mi riferisco a una strage, un orrendo eccidio, un crimine taciuto e minimizzato dai nostri media ufficiali (come nel resto dell’Occidente). Gli stessi così zelanti a stigmatizzare ogni cacata di cane che imbratti i salotti buoni dell’ennesima fiera del profitto e che in questi giorni ci ha fatto vedere le vetrine rotte milanesi da ogni angolo possibile e immaginabile. Media che però sono censori e falsi verso fatti macroscopici come i pogrom nazisti in Ucraina. Il che mi porta a dire che questo giornalismo dei grandi network e delle testate controllate dai gruppi finanziari non può rappresentare la coscienza democratica di un paese civile. Non ne ha più la cifra etica già da molto tempo.

Su questo evento mi sono già espresso qui e sulla questione Ucraina qui.
Ma ciò che mi preme sottolineare è che il massacro alla Casa dei Sindacati di Odessa, perpetrata il 2 maggio 2014 dagli squadroni di Pravy Sektor e Svoboda, le principali organizzazioni naziste in Ucraina da Euromaidan in poi, resterà un’infamia dei governanti di USA e UE, incisa nella coscienza collettiva di questo continente. Non solo: rappresenta un salto di qualità nella repressione e nel terrorismo di Stato. Perché da questi fatti ucraini, il nazismo ritorna in Europa come strumento delle potenze imperialiste e militariste occidentali. Un altro passaggio preoccupante nella degenerazione autoritaria dei sistemi democratici usciti dalla seconda guerra mondiale in Europa, con assetti ed equilibri sociali che vedevano nel protagonismo dei movimenti operai e antifascisti gli anticorpi contro il ritorno della peste nera. Ora l’argine si è rotto: non solo nelle politiche neoliberiste della Troika, ma anche nelle dinamiche che informano la tendenza sia alla guerra interna, sociale, fatta di repressione, che di guerra esterna, tra campi avversi delle potenze capitaliste. E il fascismo torna a proiettare la sua triste ombra nello scenario politico del continente, in forme nuove, inedite, ben studiate, calibrate in base alla situazione concreta. Nei centri dell’Occidente sono tali da non disturbare l’apparenza di una democrazia ridotta a guscio vuoto. Negli stati periferici, dove avviene l’urto militare con l’avversario, dove l’escalation bellica azzera ogni mediazione, mostrano il loro vero volto sanguinario.

Il contesto.
Come si arriva questa strage?
I gruppi paramilitari nazisti, nati il golpe spacciato per “rivoluzione democratica”, voluto, pagato, ordito, armato dalle intelligence USA e dell’UE, già da mesi effettuavano pogrom, linciavano e assassinavano gli oppositori, chiudevano sedi politiche, gettavano nel terrore la popolazione russofona dell’Ucraina, riportavano in auge il boia criminale Stephan Bandera, l’icona del nazionalismo filonazista al servizio del Terzo Reich.
Lo potevano fare in quanto braccio militare e terroristico della giunta golpista ucraina, con il sostegno delle cancellerie dei paesi NATO, dei loro servizi di intelligence e i loro consiglieri militari.

Perché questa strage.
Il massacro di Odessa, nasce come repressione preordinata e pianificata sulle opposizioni, con la finalità di terrorizzare tutti coloro che stavano trovando nella rivolta in Novorossiya e nel ritorno a suffragio popolare della Crimea alla Russia di due mesi prima, un’alternativa al totalitarismo nazista. In quei giorni si era alla vigilia del referendum secessionista nelle regioni di Donetsk e Lugansk. La scelta fatta dai gruppi dirigenti golpisti è stata quella del terrore.

I fatti.
Il 2 maggio, un gruppo di manifestanti oppositori alla giunta di Kiev viene attaccato da quella che apparentemente sembrava essere una folla calcistica, estremisti di destra, arrivati in città per la partita di calcio Odessa – Kharkiv. Gli oppositori si rifugiano dentro la Casa dei Sindacati, che viene circondata dalla folla. A questo punto entrano in azione veri e propri gruppi paramilitari, che bloccano l’ingresso del palazzo e iniziano a incendiarlo con un fitto lancio di bottiglie molotov. La pianificazione del massacro emerge da una serie di dettagli che vanno da provocatori che prima dell’azione indossavano insegne da federalisti, la cosiddetta tattica della “false flag”, a personaggi sulla sommità dell’edificio in possesso delle chiavi delle grate di ferro d’accesso al tetto. Per non parlare della trappola ai manifestanti in fuga appena entrati nel palazzo da parte di squadristi appostati dietro le porte, che rivela come fossero lì già da prima.
Tra arsi vivi, morti per esalazioni da gas e altri ancora ammazzati dentro e fuori il palazzo a colpi di mazze asce, pistole (due donne incinte, una strangolata col filo del telefono, l’altra prima stuprata in gruppo, poi assassinata), i dati ufficiali parlano di una quarantina di morti. In realtà il numero delle persone assassinate potrebbe essere anche di oltre trecento, oltre a un numero imprecisato di feriti. In alcune ricostruzioni fatte da giornalisti e blogger indipendenti, si ventila persino l’ipotesi che in realtà l’incendio sia stato limitato solo alla parte sottostante dell’edificio e che commandos di assassini si fossero già appostati in precedenza dentro il palazzo e sul tetto, ammazzando con armi da taglio e da fuoco gli oppositori anti-Maidan e simulando poi la morte per rogo, spostando e bruciando molti dei corpi. (1)

La posizione di Kiev.
Su questi fatti la versione ufficiale di Kiev ha parlato di provocazioni sfociate in eccessi da parte di opposte fazioni. In realtà la “fazione” di Pravy Sektor non ha riportato alcun pur lieve ferito. Su questa vicenda ci sono state solo inchieste farsa e nulla è stato fatto dal governo ucraino per accertare seriamente i fatti.
Le dichiarazioni delle varie autorità ucraine dimostrano addirittura consenso compiaciuto per la strage.
Volodimmyr Nemirovsky, sindaco di Odessa si è espresso sulla strage dicendo:”L’operazione antiterrorismo di Odessa è legale.”
Ma anche l’ex sindaco Edward Gurvits non è stato da meno:”Quello di Odessa è stato un atto di autodifesa.” In un post su Facebook dopo il massacro, la deputata del Partito della Libertà, Iryna Farion commentava:”Brava, Odessa. Perla dello spirito ucraino. Lasciate che i diavoli brucino all’inferno. Brava.”
Infine il nazista Olesya Orobets, vice presidente di Svoboda dichiarava:”E’ una giornata storica per l’Ucraina, sono così felice che questi separatisti fastidiosi a Odessa sono stati finalmente liquidati.”

La posizione dell’ONU.
Anche l’ONU ha tenuto un atteggiamento omertoso, di complicità con i nazisti. Secondo Globalist : “In sostanza, secondo la relazione (2) ci sarebbe stato un improvvisato scontro armato fra due gruppi di diverso orientamento politico, entrambi muniti di bottiglie molotov e armi da sparo (…) secondo l’agenzia dell’ONU, i pro-federalisti, uccisi dentro l’edificio:
– si erano preparati alla guerriglia, portando e indossando strumenti di difesa e offesa;
– hanno dato il via agli scontri lanciando provocazioni verso un’adunanza pubblica, cui partecipavano anche gli estremisti di Pravy Sektor;
– rifugiatisi dentro la Casa dei sindacati, hanno sparato e lanciato molotov;
– 42 (solo 42?) sarebbero morti, ma per 32 di questi non ne viene specificata la causa, facendo semplicemente cenno a un incendio che sarebbe scoppiato dentro l’edificio.
Il rapporto è un insulto alla verità. Un insulto al sacrificio e martirio di inermi cittadini. Come è stato invece ampiamente dimostrato, quasi tutti i cadaveri ritrovati sono stati uccisi uno ad uno, con arma da fuoco e/o bruciati individualmente. Il che basta ad aprire uno scenario estremamente diverso da quello accennato dai compilatori dell’agenzia ONU. È la differenza che passa tra incidente e pogrom, tra derby di ultras e strage.”

Non c’è dubbio che ancora una volta gli USA abbiano inciso e non poco sulla direzione delle scelte fatte dall’ONU. Questa inchiesta non fa eccezione. Con la conseguenza che la comunità internazionale non ha colto la portata criminosa della vicenda e più in generale ha sottovalutato le ricadute sui diritti umani e le libertà civili in un paese totalmente nazistizzato. Dall’ONU ai media veri censori di guerra, sull’Ucraina è scesa una cappa di silenzio, di distrazione delle pubbliche opinioni, di indifferenza che ha consentito non solo l’impunità ai criminali di Stato (con Milosevich era stato usato ben altro peso), ma di proseguire in un vero e proprio laboratorio di guerra e terrorismo sulle popolazioni. In 44 giorni d’inchiesta l’ONU, invece di raccogliere prove che erano evidenti a carico dei golpisti ucraini e delle loro bande naziste, ha spianato la strada a quella che sarebbe poi diventata l’aggressione militare di Kiev alle neonate Repubbliche di Donetsk e Lugansk. Stavolta con migliaia di morti.

 

Una testimonianza.
Pubblico qui di seguito un intervista dal titolo: “Ucraina: parla un sopravvissuto della strage di Odessa.” di Patrizia Buffa e Giorgio Lonardi, poiché nulla è più eloquente di chi ha vissuto in prima persona la repressione nazista dei golpisti di Kiev.

Di cosa si occupa e in quale parte dell’Ucraina vive?


“Sono Serghey Markhel, attivista del movimento popolare antifascista, nato il 25 febbraio a seguito delle proteste. Il movimento prende il nome da Kulikovo Pole, la piazza di Odessa nella quale si riunivano gli attivisti con il permesso del governatore della regione, deposto il successivo 3 marzo. Vivo e lavoro come ingegnere edile in Odessa.”

Qual è la sua relazione con la strage di Odessa?

“Essendo attivista del movimento, mi trovavo in piazza Kulikovo pole dove ci riunivamo tutti i giorni, specie il fine settimana. La casa dei Sindacati si trova in questa piazza”.

Perché si trova in Italia?

“Da circa un mese sono in viaggio per l’Europa, con una mostra fotografica, per raccontare la verità. Ho fatto tappa a Vienna, Madrid, Budapest e in Italia sono stato a Terracina, ospite di Giulietto Chiesa.”

Chi ha ideato e realizzato la strage di Odessa?

“L’hanno ideata i nuovi governanti di Kiev, con la partecipazione del nuovo governatore della regione di Dniepropetrovsk, l’oligarca Kolomoiskiy e con l’ausilio delle forze di Pravy Sektor, i cui membri sono giunti in duemila a Odessa da altre regioni, assieme a cinquecento ultras di Kharkov e a circa seicento persone di Euromaidan di Odessa”.

Qual è il bilancio del pogrom?

“Ufficialmente sono morti dentro la casa dei sindacati in trentasei, tra sparati, accoltellati, fatti a pezzi con ascia, avvelenati con gas tipo cloroformio o bruciati vivi. Dieci persone, per sfuggire al fuoco, si sono gettate dalle finestre. Alcune di loro erano ancora vive e sono state ammazzate con mazze da baseball. Queste sono solo le cifre ufficiali che non contemplano coloro che sono morti successivamente in ospedale, dove erano ricoverate duecentoquarantasei persone. Il rogo era stato preceduto da una sparatoria in strada, nella quale sono state uccise sei persone. Nemmeno un membro di Pravy Sektor è stato ferito o, in seguito, arrestato, mentre sono stati fermati tutti i sopravvissuti alla strage. Portati via in manette, sono stati trattenuti dalla polizia per quasi due giorni, senza alcuna assistenza medica, né acqua né cibo. Tuttora, secondo la commissione ONU, tredici superstiti sono ancora in carcere con l’accusa di aver provocato i disordini di massa”.

A chi poteva giovare una tale carneficina?

“A coloro che volevano insediare un nuovo governatore regionale, amico di Kolomoiskij, al fine di prendere il controllo dei cinque porti di Odessa, eliminando il movimento di protesta antigovernativa e terrorizzando la popolazione”.

Come si sono comportate le autorità ucraine durante e dopo l’attacco alla casa dei sindacati?


“Le autorità hanno dichiarato che i progressisti di Odessa avevano solo ucciso dei terroristi venuti dalla Russia e che avevano agito correttamente perché questi erano armati. Secondo Kiev le vittime si sono date fuoco da sole, per discreditare il nuovo governo ucraino. Una volta dimostrato che le vittime abitavano tutte a Odessa, donne e uomini di età compresa tra i diciassette e i settant’anni, pacifici e disarmati, le autorità hanno creato quattro commissioni investigative statali e una di cittadini. Quest’ultima è guidata da Zinaida Kazangi, una giornalista di Odessa, leader del movimento di Euromaidan, tra i più attivi organizzatori della carneficina. Il giorno dopo è stata nominata vicegovernatore della regione: una colpevole che si dovrebbe autocondannare! Fino a questo momento l’investigazione non ha prodotto risultati”.

Perché l’Unione Europea tace su questi eventi?


“Perché gli Stati Uniti che hanno organizzato il colpo di stato in Ucraina non lo permettono”.

Che cosa vorrebbe far sapere agli italiani?


“Se voi non ci ascoltate e non appoggiate il popolo ucraino nella sua lotta contro il regime nazista, molto presto verranno a bruciare vivi anche voi, solo perché la pensate diversamente”.

Che cosa possono fare per voi i cittadini italiani?


“I cittadini italiani devono uscire nelle piazze per protestare contro i media che oscurano la vera situazione in Ucraina, chiedendo al governo italiano di dichiarare CRIMINALE l’attuale governo di Kiev. Il silenzio della stampa occidentale si fa complice dei crimini compiuti in Ucraina. Solo una protesta dei cittadini europei può fermare i golpisti ucraini, assassini del proprio popolo. La televisione russa è proibita in Ucraina e la verità fatica a emergere. Gli ucraini dicono che i russi sono bugiardi quando riferiscono dei massacri di civili nel Donbass e per questo hanno ucciso cinque giornalisti russi e un fotografo italiano”.

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In conclusione, su Odessa e su tutta la guerra ucraina, le cancellerie dell’Occidente, USA-UE-NATO e i media occidentali hanno le mani sporche di sangue. Forti dell’omertà dell’ONU, hanno creato e sostenuto un blocco militare e paramilitare golpista di ultranazionalisti e nazisti, ne hanno dato deliberatamente supporto mediatico, ben conoscendo che la verità di quel contesto è ben altra cosa da una “rivoluzione democratica”.
Ma quel che è peggio i governi dei paesi NATO, USA in testa, le loro intelligence che hanno orchestrato tutto questo, hanno riportato il nazismo in Europa, con le sue peggiori e criminali pratiche sulla popolazione civile. Ne hanno fatto il loro docile strumento per affermare il proprio dominio su corpi sociali irriducibili.
Dunque, non è irreale pensare che, nello sviluppo dei conflitti sociali in questo continente, certe pratiche terroristiche di regime, commensurate al livello di scontro e di posta in palio, possano essere adottate contro le opposizioni popolari, i sindacati, i comunisti, i movimenti sociali e di classe, i lavoratori in generale. Il fascismo storicamente è sempre servito a questo. Per chi pensa di poter riformare ciò che è nato insano, liberticida e antidemocratico, questi fatti devono essere spunto di riflessione per comprendere cosa siano in realtà l’Unione Europea e la NATO.

Il 2 maggio di quest’anno, in tante città italiane si sono svolte iniziative in memoria dei martiri della Casa dei Sindacati di Odessa: Torino, Milano, Massa, Parma, Bologna, Firenze, Livorno, Roma, Napoli, Udine. Comitati antifascisti di appoggio alla Resistenza ucraina hanno fatto dei presidi per informare i cittadini e raccogliere generi di prima necessità: medicine, vestiario, kit di igiene personale da inviare alle popolazioni della Novorossiya colpite dalla furia nazista. Un’attività importante non solo per la solidarietà antifascista a queste popolazioni, ma anche e soprattutto per comprendere che la guerra e il fascismo che oggi sono a qualche migliaio di chilometri da noi, in realtà sono molto più vicine di quanto possiamo pensare.

 

(1) E’ il caso della versione di Enrico Vigna, Ucraina e Donbass i crimini di guerra della Giunta di Kiev, Zambon Editore.

(2) Qui il rapporto intero dei 44 giorni di inchiesta dell’ONU sui fatti di Odessa.