di Danilo Arona

Melissa.jpgNon è che navigo così spesso in rete a causa di una vita piuttosto complessa (e pure compressa) e per questo mi sono accorto con immane ritardo che alcuni miei materiali sul fantasma dell’autostrada Bologna- Padova, al secolo “Melissa”, sono finiti nel forum di un notevole sito che si chiama Metavisione.it. Fin qui nulla di particolarmente strano perché le cose che si postano in rete vengono spesso ribattute da altre parti quali, appunto, blog, siti e forum. E’ il destino di questa stessa rubrica che, a ogni suo apparire, viene moltiplicata qui e là spesso con commenti anche piacevoli a leggersi, ma non sempre. Sono le regole del gioco su internet e chi gioca lo sa.
Il fatto è che nel forum di cui sopra i signori Paolo, Marino e Giacomo hanno preso per veri i materiali postati, ponendosi sì qualche dubbio, ma tutto sommato ritenendo autentico il famoso episodio, diciamo così, “di fondazione” che ha dato la stura al fenomeno Melissa. Ovvero (lo riassumo in poche righe), quello di una ragazza bionda, con giubbetto rosso e senza documenti, che viene investita al centro dell’autostrada la mattina, alle 5, 20, del 29 dicembre ’99, e la cui immagine, nel momento stesso dell’impatto e della morte, viene percepita in altre quattro autostrade da altrettanti automobilisti. Se non esistono misteri per chi ha letto le «Cronache di Bassavilla» (prima su Carmilla e poi nel libro omonimo edito da Dario Flaccovio), ricordo ancora una volta di avere tratto tutti i miei voli pindarici sull’evento in oggetto da un sito, poi rimosso dall’utente, che si chiamava www.melissa1999. Non penso di dover aggiungere altro e veniamo all’oggi (in verità trattasi di forum postato tre anni fa…). Ecco le considerazioni fatte dai tre partecipanti al forum a fronte dei vari episodi accaduti in zona San Pelagio, laddove morì Melissa. E’ solo un compendio, ovvio.

Marino (sulle altre “apparizioni” di Melissa avvenute alla stessa ora della morte): Episodio molto interessante. Potremmo trovarci di fronte a un’entità che non trova pace e che ripete gli atteggiamenti che aveva assunto poco prima di morire violentemente.

Giacomo: Non ci sono altre informazioni a riguardo? Immagino che non si sia più avuto un contatto di questo tipo negli anni a venire visto che Paolo non lo ha citato… quindi escludo il fatto che riesegua gli atteggiamenti che aveva in vita prima della morte perché, sempre secondo me, se è così dovrebbe presentarsi ogni tot anni o comunque dopo un preciso periodo a scadenze regolari..come un rewind di quegli attimi. PS: sembrerebbe un caso di bilocazione.

Ancora Giacomo: Può essere che magari non riviva il momento del trapasso, ma solamente sia legata alla strada per qualche motivo a noi sconosciuto..perché non si è fatta vedere solo nel punto dell’incidente ma anche da un’altra parte, immagino contemporaneamente, non ci sono precisazioni a riguardo (bilocazione = riuscire a essere in due posti contemporaneamente).

Marino: Giacomo, la questione della bilocazione (estesa in questo caso alla quadrilocazione) da te contemplata è interessante. Forse l’entità voleva comunicarci qualcosa che fosse relativo a un’azione che trascende lo specifico luogo, estendendosi alle autostrade in generale. Comunque quando si tratta di questioni dell’altro ‘mondo’, trovo difficile stabilire dei postulati.

Paolo (che con evidenza si riferisce a me): Poi sai anche te come me, che su questi casi, poi ci si specula dietro trovando punti d’appiglio inesistenti che non fanno altro che svalutare un probabile fenomeno paranormale come quello di Melissa.

Lo confesso, spesso si colgono spunti formidabili in questi forum. E accogliendo con serenità le critiche sulla “speculazione” a fini narrativi (ma chi mi conosce, sa che considero la narrativa una sponda per indagare anche su “probabili fenomeni paranormali”…), vorrei inserirmi virtualmente nel dibattito partendo proprio dalla quadrilocazione, che nel caso in questione altro non è che un’estensione “virale” della bilocazione.
La bilocazione, va da sé, indica uno sdoppiamento, ovvero il fenomeno per il quale, mentre una persona si trova in un dato luogo, il suo fantasma — quello che in biopsichica è chiamato “somurgo” – viene percepito da un’altra parte, in qualche rarissimo caso addirittura materializzato. Ci si può credere e di certo l’argomento non ha molti appigli scientifici “ufficiali”, però chi vi scrive ha assistito più volte a bilocazioni “pilotate” dove sempre alla fine è stato esibito l’onere della prova, traendone la convinzione che tale sdoppiamento è peculiare soltanto per certi individui che, per capirci e senza approfondire per non scantonare, chiameremmo “sensitivi”. Un dato però sul quale riflettere è che tutti, in particolarissimi e traumatici momenti dell’esistenza, possiamo “bilocarci” se non di più. Uno di tali momenti è quello della fatal quiete che, soprattutto nel caso di incidenti, è caratterizzato da una durata variabile, coerente con il tempo necessario alla proiezione della “visione”. C’è un’aneddotica piuttosto vasta sull’argomento, al di là della quadrilocazione di Melissa, ben consultabile in rete con le opportune parole chiave. Invece io vi riporterò un episodio quasi sconosciuto, accaduto negli anni Settanta dalle parti di casa mia, per la precisione a Casale Monferrato, e che presenta evidente analogia con il caso di Melissa.
Anche qui una ragazza in giovane età, morta in circostanze improvvise quanto sconcertanti. Infatti morì a casa in camera sua per colpa di un improvviso malore che la semiparalizzò, impedendole persino di chiamare aiuto, e i genitori, allarmati da alcuni strani rumori che sentivano giungere dal corridoio (tipo un gatto che graffia a una porta per farsi aprire…), ne trovarono il corpo dietro la porta con le mani tese verso quest’ultima. L’uscio in legno nella parte inferiore presentava delle incisioni e la triste conclusione fu che la poveretta, colpita in modo implacabile dal male, era riuscita a trascinarsi sul pavimento sino alla porta chiusa che aveva graffiato con le poche forze residue per richiamare l’attenzione. Negli stessi istanti l’amica del cuore della vittima si trovava a casa propria stesa sul proprio letto in una situazione di dormiveglia e si svegliò di colpo quando sentì degli strani rumori da dietro la porta della stanza, come se qualcuno stesse grattando. Schizzò dal letto e andò ad aprire. Nel corridoio al buio intravide una sorta di forma umana raggomitolata su se stessa e allora, in preda al terrore, accese la luce. Ma non si vide più nulla, se non la parte inferiore della porta tutta graffiata. Nello stesso modo — lo avrebbe scoperto da lì a poco — della porta nella camera dell’amica che stava morendo.
Il corpo astrale è tutt’uno con quello fisico. Nel momento in cui quest’ultimo “si spezza”, l’astrale forse subisce una sorta di esplosione — e questo nel caso di Melissa potrebbe essere stato determinato dalla violenza dell’impatto — che ne proietta immagini “moltiplicate” a raggiera in uno spazio che anche è uno spazio psichico “condiviso” dell’osservatore a centinaia di chilometri di distanza. Un corpo astrale che, nel secondo caso descritto, arriva in qualche modo, complice l’assenza di luce, a materializzarsi per lasciare una traccia o soltanto chiedere aiuto.
Ovvio che queste sono interpretazioni, quanto mai opinabili. Ma va ricordato che, se il caso di Melissa è solo altamente verosimile, il secondo è realmente accaduto, avendone io ricevuto cronaca diretta da parte di un parente stretto della ragazza testimone.
E si potrebbe andare oltre. Ad esempio, entrare in un altro reame della realtà esoterica che ci circonda, quello delle cosiddette “premonizioni”, giusto per pescarci altre analogie significative. Il seguente è un fatto di cronaca risalente al 9 maggio del 2000.

Tragedia in provincia di Chieti – Messaggio sul cellulare: «Un presagio, state attenti». Fidanzati si schiantano. Lanciano (Chieti) – Il messaggio sul cellulare, frutto di un sogno premonitore, è arrivato troppo tardi. A leggerlo sono stati i carabinieri, dopo il terribile schianto che, nella notte, ha stroncato le giovani vite di due fidanzati, 27 anni lui, 20 lei, morti sul colpo nel violento impatto della loro Fiat Uno contro l’ultima centina di cemento armato che segna l’ uscita della galleria sulla Superstrada Val di Sangro, a 35 chilometri da Lanciano. Sul cellulare di lei, i carabinieri, durante i rilievi, hanno visto lampeggiare l’ icona a forma di lettera che simboleggia un messaggio in attesa di essere letto. Proveniva dai genitori: «Stai attenta, abbiamo fatto un brutto sogno», diceva. Il messaggio è stato letto alle prime luci dell’alba, quando per i due giovani fidanzati non c’ era più nulla da fare. Era stato preceduto, evidentemente, da una serie di telefonate rimaste senza risposta. Al momento dell’incidente c’ era un forte temporale. Probabilmente il giovane, che era alla guida, si è accorto all’ultimo momento di essere giunto con troppa velocità all’uscita della galleria.

Ne possiamo citare un altro, risalente all’ottobre 2001 e riferito al tragico incidente aereo di Linate che provocò la morte di 118 persone. Un giornalista del “Secolo XIX” riferì di un agente di polizia da lui intervistato che aveva raccontato le primissime operazioni di soccorso, tralasciando un aspetto del tutto insignificante ai fini del reportage giornalistico. Il dato in questione era il seguente: il poliziotto aveva ricevuto da un’amica, certa Michela R.D., un SMS proprio pochi minuti prima del terribile schianto. Al termine del lungo orario di servizio, infatti, l’agente accese il cellulare, trovando un messaggio inviato alle ore 7,43, quindi ben prima che l’incidente avvenisse, con il testo: “Sei a Linate? Cosa è successo lì? Stai bene?”. Si seppe in seguito che la mittente, Michela, nella notte precedente il disastro si era svegliata più volte di soprassalto con la sensazione che una qualche tragedia fosse già avvenuta o fosse imminente. Il giornalista la contattò nei giorni successivi e si senti dire: «Quella notte ho sognato un terribile schianto a Milano-Linate e mi sono svegliata più volte di soprassalto. La prima volta d’istinto ho subito preso il telefono per chiamare Nicola che sapevo essere regolarmente in servizio all’aeroporto, ma poi visto che erano le 4 di mattina ho pensato che era meglio lasciare perdere. Mi sono limitata a mandargli un messaggino al mio risveglio, più che altro per tranquillizzare me stessa.»
Premonizioni, avvertimenti, annunciazioni. Esistono teorie, altro non potrebbero essere, che i corpi astrali, al momento della morte, entrano in un reame temporale “scomposto”, dove si aprono passaggi e porte. E dove flussi energetici che non possono ricomporsi in immagini sono in grado di “mandare” messaggi. La scomposizione del flusso temporale, annullando la percezione del “prima” e del “poi” dell’occasionale osservatore, provocherebbe così il rilascio di un’informazione con tutte le caratteristiche della “premonizione”. La tentazione di tracciare un parallelismo tra una realtà per così dire “magica” e una visione quantistica della medesima è forte.
Lo so, non c’è nulla di scientifico. Men che mai in una teoria di incidenti. Ma nel regno dei quanti la realtà del mondo è proprio niente di più che una serie di incidenti di percorso.
Così Piero Scaruffi in Dell’incertezza — Interpretazioni della teoria quantistica:

Che cos’è la “realtà” del mondo per la fisica quantistica? Sfortunatamente quella che noi percepiamo come realtà si scopre essere semplicemente una serie di incidenti di percorso. Se crediamo alla fisica quantistica, il mondo e` nelle mani di queste onde di probabilità. Ogni tanto una di queste onde “collassa”, e allora, e soltanto allora, succede qualcosa (le quantità fisiche assumono dei valori osservabili). La sequenza di quei “qualcosa” costituisce la realtà che percepiamo noi.

Le visioni di Melissa potrebbero essere state allora quattro di quegli incidenti di percorso, una sorta di virus collassatore in grado di replicare tutto quanto è misurabile dall’esperienza e dall’osservazione. Ma nella quantistica la replica implica che tutti i possibili futuri si verificano tutti assieme. In ogni secondo l’universo si divide in miliardi di altri universi, uno corrispondente a ogni possibile valore di ogni possibile quantità che uno potrebbe misurare. Questa è la teoria di un ricercatore che si chiama Hugh Everett: se qualcosa può succedere, allora succede in qualche universo. Una copia di me esiste in ogni universo. Io osservo tutti i possibili risultati di una misurazione, ma lo faccio in universi diversi. Ma il collasso crea una controindicazione: gli universi paralleli si aggregano e comunicano attraverso porte percorribili nei due sensi di marcia. E questo crea un fenomeno di percezione che è stato battezzato ‘coerenza quantistica’, ovvero la realtà è al contempo l’insieme di tutti gli universi paralleli intercomunicanti e la summa di tutti gli ‘incidenti’ di cui sopra. Certo, non è affatto chiaro come faccia un mondo classico, fatto di oggetti e forme e confini e pesi e altezze, a emergere da un mondo quantistico, fatto soltanto di onde e di probabilità… Ma, se ci pensate bene, questa meccanica virale della materia spiega non solo le visioni e le premonizioni, ma pure tutta una serie di enormi misteri, dal Triangolo delle Bermude a quel fenomeno sempre più in espansione dei missing people.
A causa dei collassi e degli incidenti a catena che formano la realtà, le porte tra gli universi rimangono sempre aperte. Imboccarle è un attimo subliminale. Una ragazzina che non torna a casa in questo universo torna a casa in un altro. In quest’universo abbiamo dei genitori che piangono la sua scomparsa, nell’altro non è successo niente però la figlia è cambiata in modo incomprensibile… Incidenti. E allora da che cosa è formata la nostra realtà quotidiana? Da incidenti. Su incidenti. Provate a negare il contrario.
Incidenti a catena. Un’infinita serie di incidenti che si replicano in continuazione. Propagazione. Contagio globale.
Fantascienza?
Sicuro. L’ho scritto più sopra. La letteratura è un’ottima sponda per indagare la realtà. Questa, la nostra, e quelle altre.