di Mauro Presini (feat. Gianni Rodari)

GRodari.jpgGiovannino Perdigiorno era un grande viaggiatore.
Viaggia e viaggia, capitò nel paese con l’esse davanti.
– Ma che razza di paese è? – domandò a un cittadino che prendeva il fresco sotto un albero.
Il cittadino, per tutta risposta, cavò di tasca un temperino e lo mostrò bene aperto sul palmo della mano.
– Vede questo?
– E’ un temperino.
– Tutto sbagliato. Invece è uno “stemperino”, cioè un temperino con l’esse davanti. Serve a far ricrescere le matite, quando sono consumate, ed è molto utile nelle scuole.
– Magnifico, – disse Giovannino. – E poi?

– Poi abbiamo lo “staccapanni”.
– Vorrà dire l’attaccapanni.
– L’attaccapanni serve a ben poco, se non avete il cappotto da attaccarci.
Col nostro “staccapanni” è tutto diverso. Lì non bisogna attaccarci niente, c’è già tutto attaccato. Se avete bisogno di un cappotto andate lì e lo staccate. Chi ha bisogno di una giacca, non deve mica andare a comprarla: passa dallo staccapanni e la stacca. C’è lo staccapanni d’estate e quello d’inverno, quello per uomo e quello per signora. Così si risparmiano tanti soldi.
– Una vera bellezza. E poi?
– Poi abbiamo la macchina “sfotografica”, che invece di fare le fotografie fa le caricature, così si ride. Poi abbiamo lo “scannone”.
– Brrr, che paura.
– Tutt’altro. Lo “scannone” è il contrario del cannone e serve per disfare la guerra.
– E come funziona?
– E’ facilissimo, può adoperarlo anche un bambino. Se c’è la guerra, suoniamo la stromba, spariamo lo scannone e la guerra è subito disfatta.
Che meraviglia il paese con l’esse davanti.

da Favole al Telefono di Gianni Rodari

Ci vuole un fiore.1.jpgMa un brutto giorno nel paese con l’esse davanti arrivò un omino buffo che, cantando canzoni, sviolinando e battendo… cassa, diventò subito simpatico a tutti.
Visto che la gente si fidava, lui cominciò a chiedere soldi a destra e a manca, di sopra e di sotto, alla luce e al buio.
Ne raccolse così tanti che decise di cominciare a costruire.
Per prima cosa costruì le case poi capì che, per fare più soldi, era meglio costruire qualcosa di nuovo e allora, dopo aver inventato il Rabbuio, la lampada che emana fasci di buio e lo Smentisco, una bevanda alcolica al sapor di menta che non ti fa ricordare più quello che hai detto due minuti prima, finalmente inventò: TELE.
Tele era una specie di condizionatore da salotto, facile da installare e comodo da usare in tutte le stagioni.
Funzionava così: se prima, ad esempio, nel paese con la esse davanti, le persone avevano le visioni ed immaginavano quello che desideravano che avvenisse, adesso invece comprando TELE, le visioni diventavano TELEvisioni e loro immaginavano quello che voleva l’omino buffo.
La gente era contenta lo stesso perché, con pochi soldi, poteva avere TELEfilm, TELEvideo, TELEpass, TELEfonini e anche TELEsogni e poi TELEscordi.
Qualche mese dopo l’omino buffo fece uscire la versione aggiornata di TELE e tutti sembravano ipnotizzati dalla novità: il TELEprometto, una sorta di Vangelo secondo l’Omino che funzionava con questa (TELE)regola: alla TELEvisione, TELEdico, TELEracconto, TELEgiuro, TELEprometto e tu TELEtieni, TELEcredi, TELEdigerisci altrimenti TELEcanto e TELEsuono finché non TELEcacciointesta.
L’omino buffo allora capì che in quel paese di TELEcondizionati si potevano fare cose interessanti… nel senso che si potevano fare molti interessi.
Continuò il suo progetto geniale con il TELEscambio: uno scambiatore automatico di parole; in tal modo la parola ladro diventò EVASORE FISCALE; evasore fiscale diventò LIBERISTA; liberista diventò LIBERALE; liberale diventò LIBERO; libero diventò GIORNALE; repubblica diventò GIORNALE DI SINISTRA e la repubblica diventò… SINISTRA. Ecco perché: suini in poltrona (porci comodi) diventò LIBERTÀ.
Ma, nel tempo, a forza di cambiare parole non ne rimasero più da stravolgere e allora, in maniera ingegnosa come al solito, cominciò a sottrarre lettere alle parole. Fu così che si spacciò per un liberatore di consonanti e di vocali ed inventò l’Alfabeto della Libertà.
La sua liberazione più famosa fu quella delle 3 vocali e delle 3 consonanti che compongono la parola: S-C-U-O-L-A.
Dove prima c’era la scuola primaria che si STAGLIAVA nel panorama europeo ed internazionale, per la sottrazione della S davanti, ora nella scuola primaria si TAGLIAVA.
Quella che era una buona SCUOLA, a causa di una C in meno, diventò una SUOLA che tutti pestavano.
Prima UDIRE significava ascoltare per capire e poi fare, poi per la U tolta, si trasformò nella scuola del DIRE in cui parlavano solo i professori.
Se prima l’ODIO non c’era nella scuola perché si insegnava ad accettare le diversità adesso, senza la O, rimase solo DIO, uno solo per un solo maestro per una sola scuola per un solo alunno tipo.
Se prima con il tempo giusto si potevano riconoscere i VOLTI degli alunni, mancando la L, rimanevano i VOTI con cui incasellare bambini anonimi.
Infine se prima la scuola era un luogo dove ALLEVARE speranze, sogni, interessi, curiosità, talenti, senza la A, nella scuola si potevano solo LEVARE speranze, sogni ed interessi.
Il paese non era più quello della esse davanti e la scuola stessa dopo che era rimasta SUOLA si accorse che in una sera d’autunno le rubarono pure la U di unità: rimase SOLA. E quando arrivò l’inverno, per il freddo si congelò e poi si frantumò anche la A finale.
Rimase SOL.
Quando tutto sembrava proprio grigio, un giorno successe una cosa bella: gli studenti senza la scuola si accorsero che loro ce l’avevano ancora la esse davanti e forse potevano far tornare tutte le altre lettere.
Cominciarono a parlare e a discutere per capire come fare e mentre lo facevano sembrava cantassero una bella canzone. Era proprio una bella musica.
Continuarono a cantare e a ballare la loro canzone e a farsi sentire: affiancarono al SOL, il FA di fare e nacque la prima SOLFA che faceva così: “Noi le vocali non le paghiamo”.
Dopo poco, inventarono la seconda: “La scuola del bambino non fa rima con l’omino”.
Arrivò anche la terza: “Siamo in tanti, rivogliam le consonanti!
A forza di cantare e ballare si unirono anche altre persone e tutti insieme si accorsero che si udivano forte e si sentivano forti e la loro forza diede energia anche agli altri abitanti del paese.
Finalmente un poco alla volta gli Studenti, che già lo avevano capito perché avevano una esse davanti, spiegarono agli abitanti che dovevano essere proprio loro stessi a capire come cambiare la VITA del paese…. spiegarono che volendo bastava poco, molto poco.
Ad esempio potevano cominciare mettendo una esse davanti alla loro VITA ed avrebbero ottenuto un motto: SVITA cioè comincia a guardarci dentro, sistemala e poi riavVITA o meglio riavrai la tua propria vita.
Per spiegarsi ancora meglio gli Studenti, con la esse davanti, raccontarono una Storia, una di quelle con la esse maiuscola, con il giusto Significato, sempre con la esse di Sorriso davanti.
[Il video del reading di Mauro Presini della Storia Straordinaria qui, dal minuto 1:45 al minuto 2:55]

Favolealtelefono.jpgStoria straordinaria: sabato sera, sei Settembre: Santa Suellen, Silvio sposerà Stella Scolastica.
Studenti sollecitano sollevazioni.
Signorina Stella, svampita, sorride sospirando seduta sul sofà: si sposerà sul serio?
Subito Stella sospetta: “Se Silvio sogna soltanto Santanchè… sarò soddisfatta?”
Silvio, sposo spensierato, sogna sempre SandroBondi scordando sposalizio.
Sandro, soffrendo solitudine, spoglia sensualmente sette salumieri siciliani.
Stomachevole!
Se sindacalisti scoperchiano stranezze sessuali saranno scioperi sicuri; se studenti… saranno slogan.
Sindacalista sente Stella seminuda sussurrare: “Silvio, sbattimi sulla scuola; sbaciucchiami!”
Studenti sequestrano Stella.
Studenti scoprono Sandro: stava scrivendosi “Silvio sentimento selvaggio” sul sedere.
Studenti sequestrano Sandro.
Stessi studenti sequestrano Silvio: stava stuprando Samantha, settantasettenne sfiorita, Simonetta seienne sarda, Sigmund setter supponente, Sax strumento sensuale.
Studenti spediscono sul Senato simili soggetti.
Studenti strillano sogghignando: “Silvio, Stella, Sandro saltate se siete sinceri!”
Signorina Stella, svelta, scappa singhiozzando: “Senza Silvio sono solo stagione senza senso!”
Sandro scapestrato scivola sul serio. Sbam! Siamo senza Sandro.
Super Silvio, smargiasso, supponendo suolo sorregga sua santa sostanza, si slancia svolazzando.
Sob, superficie suolo socialcomunista.
Silvio sbatacchia, sbotta, sbatte…
S.O.S.
Silvio sopravvive…
Sopravvive? Senza sesso? Senza soldi? Senza Senato?
Solo, sovrappeso, Silvio si suicida succhiando seicento salsicce suine.
Scoppio sbalorditivo!
Studenti, salutando sua scomparsa, sorseggiano spumante smodatamente.

Fu così che gli abitanti capirono la lezione e da quel giorno quel paese tornò ad essere un paese meraviglioso.

Salute, saluti, sorrisi!