Emergenza educativa tra gli amministratori della cosa pubblica?

di Girolamo De Michelelucignolo_gif.jpg

Immancabili come le zanzare e le manovre finanziarie correttive, ecco gli esiti dei quiz dell’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di formazione (INVALSI) che, costruiti per comprovare l’esistenza di un’emergenza educativa, riescono a compiere la missione loro assegnata: uno studente (parliamo dei ragazzi che sono appena usciti dalla scuola media) su tre è insufficiente, e solo la metà si eleva al disopra della semplice sufficienza. A portare giù gli esiti sono soprattutto la grammatica e la geometria. L’unica nota positiva, a quanto sembra, è nel comportamento degli studenti meridionali, che quest’anno si sono disciplinatamente comportati peggio dei loro colleghi settentrionali, risparmiando ai valutatori dell’INVALSI la fatica di dover ricalibrare più volte i criteri di correzione per far risultare gli studenti nordici migliori dei loro colleghi “sudici”.

E dire che le prove erano particolarmente facili, come chiunque può verificare scaricandosi il fascicolo delle prove [qui] e simulando la tenzone culturale: in ben 60 minuti gli studenti dovevano leggere un testo di Francesco Piccolo di due pagine, un testo sulla deforestazione di altre due pagine, e rispondere ad appena 47 domande. Ipotizzando 12 minuti per la lettura e la memorizzazione dei due testi, ne restava uno per ogni quesito. Pausa di un quarto d’ora, e poi in altri abbondanti 60 minuti appena 25 domande su numeri, geometria, relazioni e funzioni, misure, dati e previsioni: ben 4 minuti per ogni quesito di matematica.
Qualche polemica ha suscitato la somministrazione del testo di Francesco Piccolo, peraltro collaboratore di Nanni Moretti: un monologo nel quale un genitore affetto da acribia valutativa ha voluto individuare 22 errori di grammatica, lessico e sintassi. Ma volete che uno studente tredicenne, nella serenità della situazione d’esame, non sia in grado di cogliere al volo la differenza tra sgrammaticatura e violazione intenzionale delle regole grammaticali?

luca zaia con cavallo.jpgMa se Atene piange, di certo Sparta non ride. Risultati ancora più preoccupanti emergono da una differente prova di valutazione su ex-studenti elaborata dall’Istituto Nazionale di valutazione del Nuovo sistema Educativo (INANE), i cui esiti denunciano una grave diffusione dell’analfabetismo di ritorno. Ad un selezionato campione di professionisti che ricoprono importanti ruoli pubblici è stato chiesto di comporre testi che rispondessero a determinati requisiti contenutistici e formali. I risultati hanno gettato nello sconforto i responsabili della valutazione: «Ho qui», denuncia con un filo di imbarazzo il dottor Cipollino, «il testo di un ex studente dell’Istituto Enologico di Conegliano, certo Zaia Luca, che ritiene che Memorie di Adriano non sia un romanzo di Marguerite Yourcenar, ma l’autobiografia di un imperatore romano. E la cosa più grave è che la stessa affermazione viene ripetuta in un diverso testo: evidentemente non può trattarsi di una svista, ma di un caso di patente asineria!».
Non va meglio per le competenze sintattico-grammaticali: la dirigente INANE Ghirardesca Ugolina, sventolando un testo (si tratta di una composizione epistolare) pieno di correzioni rosse e blu redatto da tale Gelmini Mariastella, parla con le lacrime agli occhi di ex-studenti che non sanno distinguere un “per chi” da un “perché”, che si dimostrano incapaci di operazioni elementari quali concordanze, uso dei pronomi, la differenza tra maschile e femminile, e via dicendo. Secondo il noto giornalista Vittorio Zucconi, che ha preso visione del testo in questione, «alcuni strafalcioni possono essere refusi di stampa. Altri sono proprio segnali di carenze formative serie».
«E dire», conclude la dottoressa Ugolina, «che questa Gelmini ha studiato nelle scuole private, che ritenevamo essere il nostro fiore all’occhiello: ma evidentemente non è così».

Appendice

Ecco il testo redatto dalla dott.ssa Gelmini Mariastella (clicca qui per verificare la fonte):

gelmini_asino.jpgGentile Direttore, ho letto attentamente quanto affermato dal Ministro Zaia. Tengo a ribadire che i dialetti sono le base della nostra cultura e che il mio pensiero è stato volutamente travisato. Pensare che il Ministro dell’Istruzione non sia sensibile ad una parte così rilevante della nostra tradizione è un’accusa che respingo e che non si comprende se non ritenendola dettata da motivi di visibilità elettorale. Da subito ho attuato provvedimenti per legare la scuola al proprio territorio. I professori ad esempio devono sempre di più provenire dalla stessa regione nella quale insegna. Le classi inoltre non possono essere composte da più del 30% di stranieri per favorire una migliore integrazione. Ogni regione devo poter strutturare un sistema educativa in linea con le richieste del mondo del lavoro della zona. Allo stesso modo la spinta verso il futuro e la modernizzazione non può non essere accompagnato dalla valorizzazione della cultura ivi compresa la lingua e il dialetto. Per questo la polemica è distituita di qualsiasi fondamento soprattutto per chi è rivolta ad una persona che abita al confine con il Veneto e che conosce bene l’eccellenza, il valore e la cultura delle persone che lo popolano.
Mariastella Gelmini, Ministro dell’Istruzione