di Alessandro Morera

poe.jpg“Esiste allora una diabolica provvidenza che prepara l’infelicità dalla culla,
che getta premeditatamente esseri angelici, ricchi d’intelligenza, in ambienti ostili, come martiri nel circo?
Vi sono dunque delle anime sacre votate all’altare, condannate a camminare verso la gloria e la morte, calpestando le proprie macerie?
L’incubo delle tenebre stringerà in una morsa eterna queste anime elette? Inutilmente si dibattono, inutilmente si addentrano al mondo,
ai suoi fini ultimi, agli stratagemmi; perfezioneranno la loro prudenza, sprangheranno tutte le uscite, barricheranno le finestre contro i proiettili del caso;
ma il diavolo entrerà dalla serratura; una perfetta virtù sarà il loro tallone d’Achille, una qualità superiore il germe della loro dannazione.”
(Charles Baudelaire, “Introduzione a Edgar Allan Poe” 1856)


Come autore letterario Edgar Allan Poe, di cui ricorre in questi giorni il bicentenario della nascita, ha spaziato in ogni genere e in ogni campo sempre con lucidità e genialità. Tutte le sue poesie sono di un livello notevole, e con Il Corvo (“The Raven” 1845) ha raggiunto il nirvana della composizione poetica. Eureka, un saggio apparentemente filosofico-scentifico, in realtà esprime al meglio il pensiero del poeta, senza mai perdere di vista la composizione letteraria, che risulta anche in questo saggio predominante rispetto agli altri fattori. A Poe non è mai mancata, altresì, la giusta dose di ironia, come si può notare nella raccolta dei Racconti stravaganti i racconti meno noti dell’autore di Boston, dove il capriccio, la beffa, e la satira, vengono filtrati attraverso una precisa struttura letteraria che fa da impalcatura alla loro forma di divertissement.
L’influenza di Poe, da Baudelaire in poi, è stata vastissima e su di lui hanno condotto ricerche studiosi del calibro di Walter Benjamin, di Roland Barthes, di Jacques Lacan, di Romain Rolland tanto per citarne alcuni tra i più famosi. Inoltre Edgar Allan Poe è da considerarsi anche il “papà” della letteratura gialla: I delitti della via Morgue (“The murders in the rue Morgue” 1841), Il Mistero di Marie Roget (“The Mystery of Marie Rogêt” 1842) e La lettera rubata (“The purloined letter” 1845) sono gli archetipi costitutivi del giallo deduttivo, ove la derivazione logica di un fatto discende da un altro, laddove l’assassino risulta un personaggio sconosciuto al lettore, poiché fin verso la fine del racconto il suo personaggio non appare nelle pagine del romanzo. Per intenderci meglio, parliamo del gallo alla Sherlock Holmes: infatti è al personaggio di Auguste Dupin, l’investigatore protagonista dei tre racconti sopracitati, che Sir Arthur Conan Doyle si è ispirato per creare quello che è diventato il detective più famoso del mondo, come sottolineato anche dal bellissimo saggio su Poe fatto da Tommaso Pincio sulle pagine di Repubblica
Edgar Allan Poe è autore anche un romanzo lungo, Le avventure di Arthur Gordon Pym (“The adventures of Arthur Gordon Pym” 1837) un saggio sulla composizione narrativa, Philosophy of composition, dove teorizza (e applica) la supremazia del racconto breve al romanzo lungo, a causa dell’impossibilità, in quest’ultimo, di mantenere elevata la tensione nei confronti del lettore (e in parte il suo romanzo sembra essere scritto per confermare la sua teoria). Ovviamente l’apice di questa sua fervente attività letteraria, come una grande cupola che tutto racchiude e sovrasta, sono i Racconti dell’orrore: brevi, intensi, angoscianti.
E’ da essi che ha preso spunto, per esempio, Villers de l’Isle-Adam per comporre i suoi Racconti crudeli, come gli sono debitrici anche alcune atmosfere presenti in Oscar Wilde, oltre ovviamente tutta la narrativa horror moderna e contemporanea. I Racconti di Poe hanno la capacità di trasmettere al lettore uno stato di frenesia, creata dall’alternanza tra il delirio e l’angoscia. Tale stato viene prodotto nella mente del lettore attraverso un violento quanto elegante gioco psicologico, dove le ossessioni dei personaggi narrati vengono riversate nell’animo del lettore, rimuovendo cosi le sue paure e i suoi istinti inconsci celati dalla ragione. E’ il processo onirico che produce sogni e incubi e, come esso, i racconti di Poe producono (rappresentandoli) degli incubi (in rari casi dei sogni) a occhi aperti, lo stesso autore nel suo racconto Eleonora (1841) scrive: “Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte”.
S’intende cosi meglio quanto gli siano debitori dai simbolisti agli espressionisti passando per i surrealisti e tutte quelle correnti moderne le quali si siano prefisse di rappresentare l’inconscio dell’uomo e della natura, celato sotto le spoglie della ragione e della realtà osservata solamente da un punto di vista esteriore.
Ma l’ecletticità di Edgar Allan Poe lo pone decisamente al di sopra di tutti gli autori che abbiano preso spunto dalla sua opera, poiché tale ecletticità costituisce in realtà un corpus unico: l’interpretazione spirituale della cultura classica, con la consapevolezza di non poter rivivere quella bellezza perduta, se non attraverso l’immaginazione, costituisce l’elemento unificante di tutta la sua opera. Il senso del bello inteso classicamente è riscontrabile nel rapporto tra la purezza delle sculture di Canova con la tipologia di donne amate in vita dal poeta, della cui moglie Virginia Clemm, un contemporaneo scrive: “il suo volto sfiderebbe il genio di un Canova a imitarlo”. Come altresì esplicativi sono i versi della sua poesia To Helen (1831):“La tua chioma di giacinto, il tuo classico volto/ le tue arie di Naiade mi hanno ricondotto/ alla luce che fu la Grecia/ alla grandezza che fu Roma”. E la purezza, la perfezione del suo stile e la lucidità del suo pensiero non risultano alterati dal tremendo vizio dell’alcolismo che ha afflitto il poeta, portandolo alla morte ad appena 40 anni.
Edgar Allan Poe è vissuto nella povertà economica e materiale, ma con un’immensa ricchezza umana e una formidabile genialità letteraria, cosi immensa che, dopo aver creato materia letteraria per un’innumerevole serie di movimenti, generi e autori, ancora viene ampiamente saccheggiato, come dimostrato anche da uno degli autori più conosciuti del thriller contemporaneo, quel Michael Connelly che nel suo romanzo Il Poeta (a cui ha fatto seguito il meno efficace Il Poeta è tornato) presenta un serial killer che fa scrivere alle sue vittime proprio alcuni versi di Poe, prima di ucciderle.