fenomeniparanormaliincontro.jpgdi Danilo Arona

FIRESTARTER

Divampano fiamme, incendi strani a Bassavilla negli ultimi mesi. Per certi versi sembra di stare a Canneto di Caronia (Sicilia) nel febbraio 2004, laddove fuochi di origine misteriosa hanno incendiato inspiegabilmente e per parecchio tempo oggetti e case. Gli emuli di Padre Amorth non hanno dubbi che il fuoco sia un elemento di origine diabolica. Eppure basterebbe spaziare nel mondo con una visione d’assieme di 360° per rendersi conto dell’esistenza di un fenomeno classificato dagli esperti come fire poltergeist, riscontratosi con regolarità in ogni angolo del pianeta da trent’anni almeno a questa parte.


Fu proprio all’inizio degli anni Ottanta che un caso tanto unico quanto clamoroso ebbe il potere di mettere a nudo la natura inquisizionale e sprovveduta degli apparati giudiziari italiani. Nel 1982 una ragazza inglese di neppure vent’anni, Carol Compton, venne in Italia al seguito di un ragazzo con cui aveva un’affettuosa relazione. Quest’ultimo però sparì presto di scena perché chiamato al servizio militare e Carol decise di trovarsi un lavoro come baby sitter per poter stare vicino a lui. Lavorando in tre differenti case per un complessivo periodo di 23 giorni, Carol si trovò al centro di diversi fatti di natura “pirocinetica” occorsi nelle varie abitazioni frequentate, incendi che misero in pericolo di vita i bambini a lei affidati. Arrestata e detenuta per oltre 16 mesi di carcere “preventivo” (tanto accadeva allora), Carol divenne sui media dell’epoca il bizzarro simbolo di un pretestuosissimo dibattito tra presunta scienza e altrettanta superstizione: l’unico argomento reale a suo discapito, ovvero che gli incendi si sviluppavano al di fuori del suo controllo e della sua volontà, le attiravano ironiche accuse di “stregoneria”, mentre il sistema e la cultura ufficiale – che non ammettevano il paranormale soprattutto all’interno di un’aula di tribunale – le addossarono un’accusa di triplice tentato omicidio con una richiesta da parte del pubblico ministero di sette anni di detenzione. Nel dicembre del 1983 iniziò il processo che annoverò fra il pubblico illustri voci inascoltate, tutte a favore di Carol, di esperti come Guy Lyon Playfair, Hugh Pincott e il giornalista investigativo Hans Bender, famoso per le sue inchieste sui poltergeist. Dopo altri mesi di detenzione, Carol fu condannata per incendio e tentato incendio e assolta per insufficienza di prove dall’accusa di tentato omicidio, con la prevista pena che venne sospesa perché praticamente già scontata in quasi due anni di detenzione.
Il magistrato romano Felice Masi poté studiare quegli eventi da un osservatorio privilegiato in quanto componente del team giudicante. Negli atti processuali il Masi constatò che i fatti salienti furono quattro incendi più uno mancato, tre accertate cadute di oggetti e due non accertate. A suo modo di vedere appariva evidentissimo che sarebbe stato impossibile per la Compton provocare materialmente quegli incendi, soprattutto per l’assoluta mancanza di oggetti incendiari, fiammiferi, benzina e cose del genere. Invece si evidenziavano diversi elementi a sostegno della tesi paranormale, e cioè:
1) Lo sguardo e l’espressione della Compton erano come assenti, in evidente stato di trance, durante gli “innesti” pirocinetici.
2) Gli avvenimenti, per quanto pericolosi, non danneggiarono mai nessuno, carattetistica sovrana del fenomeno poltergeist.
3) Diverse persone di cultura popolare, quindi di mentalità più aperta al “magico”, interpretarono gli incidenti come “fatti stregoneschi”.
4) L’incomprensibilità totale degli incendi, soprattutto quello per il quale il Comandante dei Vigili del Fuoco di Ortisei, oltre a indicare come per gli altri la mancanza riscontrata di residui di sostanze incendiarie, testimoniò che l’andamento delle fiamme era incredibilmente dall’alto verso il basso, contro ogni logica fisica e contro tutte le usualità di propagamento del fuoco.
8882744213p.jpgIn altre parole Carol Compton era un’inconsapevole firestarter, più o meno la Charlie Mc Gee del romanzo di Stephen King L’incendiaria, che fu curiosamente scritto nello stesso anno delle disavventure giudiziarie della povera Carol. Otto anni dopo i “fuochi” italiani Carol si sposò e andò a vivere nel West Yorkshire, scrivendo un libro sulla sua incredibile esperienza : Superstition, The True Story of the Nanny they Called a Witch, dove si forniscono pesanti prove circostanziali sull’evidenza che lei, per prima, fosse vittima innocente di “attacchi” di poltergeist. Nel 2003 ne è stato tratto anche un film intitolato Superstition, con Charlotte Rampling e Sienna Guillory, e diretto da Kenneth Hope. Intanto seri studiosi come Hans Bender hanno dimostrato che un po’ dappertutto nel mondo si verificano casi di fire poltergeist, spesso legati all’attività inconscia e non consapevole di soggetti giovani in momenti particolarmente pesanti dal punto di vista emozionale. Nell’agosto del 1993, ancora in Italia, si è registrato il caso di una ragazzina tredicenne di Oleggio Castello, in provincia di Varese. Lei si chiamava Sara e, in una decina di occasioni, al suo passaggio si accendevano improvvisi roghi: stranissimi e impressionanti episodi in cui sia i genitori che i nonni rischiarono la vita e numerosi oggetti, assai distanti gli uni dagli altri (un telone da giardino, una scopa, una canottiera, uno straccio e un asciugamano), presero inspiegabilmente fuoco. E anche in questo caso, come testimoniato dalla madre Marisa, la ragazzina esibiva uno sguardo strano e assente. Non parlava e non agiva, come se fosse stata in trance. A differenza della sfortunata Carol Compton, per Sara non scattarono accuse giudizarie, vuoi per la giovanissima età che le per le testimonianze dei parenti a favore; ma soprattutto, a oltre dieci anni di distanza, si riscontrava un mutato atteggiamento culturale nei confronti di certe particolari “diversità”.
Questa la cronaca. Ma Bassavilla, lo sapete ormai, è ovunque. E allora, spinto soprattutto dai misteriosi incendi ai quali ho accennato nelle prime righe, mi sono spinto a sbirciare nell’infanzia di Carol Compton. E ho scoperto coincidenze allarmanti, a dir poco Lei è nata nel 1963 a Maidstone nella contea inglese del Kent. Già il solo nome di questa cittadina avrebbe di che mettere in allarme il ricercatore di misteri. Perché fra Maidstone e Rochester si erge la famosa Blue Bell Hill, la collina più “infestata” del mondo, una specie di “triangolo delle Bermude” della casistica paranormale. Ben famosa fra i cultori di archeologia misteriosa per le sue costruzioni megalitiche quasi identiche a quelle di Stonehenge e per il sito tombale chiamato Kit’s Coty, la Blue Bell Hill e un po’ tutta la zona circostante hanno conosciuto nel corso degli anni qualsiasi tipologia di evento “ai confini della realtà”, dagli UFO ai cerchi nel grano. Ma sono i fantasmi qui a farla da padroni. Soprattutto uno.
L’avvenimento che innesta la maledizione della Blue Bell Hill risale alle prime ore del 29 dicembre 1965, poco dopo le 5 del mattino.
Tre giovani ragazze stavano tornando a Rochester da Maidstone. Avevano trascorso la nottata in più di un pub e poi ancora a casa di un’amica: era stata una specie di notte brava per l’addio al nubilato di una di loro, Melissa Parker, che avrebbe dovuto sposarsi da lì a qualche giorno. Avevano bevuto parecchio tutte quante, ma non potevano dirsi ubriache. Tutt’al più molto euforiche. Una volta giunta sulla sommità della collina, la loro auto si spense. Un guasto improvviso, di quelli che gettano nello sconforto chi si trova a completo digiuno di valvole e spinterogeni. In piena armonia con la tradizione locale, una spessissima coltre di nebbia gravava sulla zona: pungente, umida, in grado di ovattare i rumori e di azzerare i contorni. Le ragazze uscirono dall’auto e, abbastanza alterate, trovarono quasi normale il tentativo di fare l’autostop a quell’ora e in quelle condizioni climatiche. Ma era soltanto un folle gesto di giovanile imprudenza. Una macchina si avvicinò rombando al gruppetto. Il ragazzo che era alla guida non stava procedendo a velocità elevatissima e per questa ragione riuscì ad evitare un impatto letale con le ragazze. Ma Melissa Parker, proprio lei e soltanto lei, venne travolta dall’auto al centro strada, riportando gravissime ferite. Melissa Parker che avrebbe dovuto sposarsi da lì a due giorni nella chiesa di Gillingham e che invece morì senza avere mai ripreso conoscenza all’Hospital West Kent di Maidstone a dieci ore dall’investimento mortale. Quella mattina, alle 5,20, la piccolissima Carol si svegliò di colpo urlando, vittima del primo di una lunga serie di incubi che avrebbero accompagnato per troppo tempola sua vita.
Ma qui ci dobbiamo lasciare per non debordare con lo spazio che la magnanima Carmilla ci concede. E un po’ di sana suspense non guasta.