di Peter Freeman NO-TAV_NO-MAFIA

(Il 10 maggio, mentre a Torino decine di migliaia di persone manifestavano a favore della liberazione dei quattro militanti No Tav attualmente in carcere con accuse gravissime, per aver danneggiato una pala meccanica, e per fermare l’opera che si rivelerà essere la madre di tutti gli sprechi e di tutte le mafie, a Roma e a Milano Renzi e Napolitano si arrabattavano mediaticamente per allontanare ogni sospetto di corruzione politica ed economica dal cantiere dell’Expo 2015 che, se portato a termine, potrebbe rivelarsi il padre di tutte le corruttele e di tutti gli sprechi. S.M.).

Di Antonio Rognoni, il dg di Infrastrutture Lombarde, uomo di rito ciellino arrestato nel marzo scorso per l’inchiesta su Expo 2015 sappiamo ormai abbastanza. Di Angelo Paris, il direttore di Pianificazione e Acquisti di Expo 2015 spa, arrestato qualche giorno or sono, leggeremo tutto sui giornali. Per la cronaca Paris si occupava, tra l’altro del settore Costruzioni (e smantellamenti: dove si costruisce si smantella, prima e a volte anche dopo) per il mega-progetto milanese. Poi ci sono tutti gli altri finiti nell’inchiesta e anche di loro avremo modo di leggere nei giorni a venire.
Penso però valga la pena dare un’occhiata anche al resto, a ciò che nelle indagini non è (ancora?) finito ma di cui sentiremo molto parlare da qui a un anno e mezzo. Expo 2015, l’esposizione universale, era ed è uno di quegli affari da cogliere al volo, un treno che passa una sola volta nella vita di un manager, un costruttore, un affarista.

Intanto il titolo scelto per tematizzare il grande Evento: “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Insomma, cibo. Siamo pur sempre in Italia, patria del buon mangiare, e l’argomento tira, sia esso declinato in maniera social-umanitaria o invece edonistica. Sul pianeta c’è gente che non ha abbastanza risorse per nutrirsi ma il “food” è anche un buon business – buon parte dei grandi chef, italiani e internazionali, che vedete passare sui canali tematici o di cui avete letto in questi anni, incroceranno l’Expo e da qualche parte ho letto di una grande firma dei fornelli impegnato a disquisire di “cucina solidale”.

Ma veniamo al business. L’azionariato di EXPO 2015 spa è così composto: 40% Ministero dell’Economia, 20 % Regione Lombardia, 20% Comune Milano, 10% Provincia di Milano e 10% Camera di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato. Parliamo dunque di una Spa interamente partecipata dal enti pubblici: roba nostra. Tra i compiti che deve assolvere Expo 2015 ricordiamoci l’ultima voce: redigere, a evento concluso, “un rendiconto finanziario dettagliato da sottoporre all’approvazione del Ministero dell’Economia”. A chi ha memoria di altri Grandi Eventi e di come andò a finire, viene da ridere.

I partner ufficiali, diciamo i grandi sponsor che sganceranno un po’ di soldi sono Accenture, Enel, Telecom, Fiat-Chrysler, Intesa-San Paolo, Samsung, Selex. Per la cronaca, Selex fa parte del gruppo Finmeccanica (un nome, una garanzia) mentre Accenture, che è una società di consulting, è da poco finita dentro un’inchiesta romana su fondi illeciti: in pratica, secondo gli inquirenti, per vincere appalti di consulenza con Regione Lazio e Campidoglio, Accenture avrebbe pagato mazzette e fatto girare consulenze e sondaggi farlocchi (una sulla qualità dei servizi scolastici).

Poi c’è il consiglio di amministrazione. Lo presiede Diana Bracco, vicepresidente di Confindustria, che è a capo del Gruppo Bracco (settore chimico farmaceutico). Se si parla di cibo e alimentazione eco-sostenibile e solidale, mettere a capo di Expo 2015 la leader di un importante gruppo farmaceutico è come mettere Lockeed a presiedere un organismo che si occupa di disarmo. La signora Bracco, però, ha ricoperto e ricopre tali e tante cariche da poterne giustificare la nomina. Transeat.

Giuseppe Sala è il Commissario Unico delegato del governo: dovrebbe garantire che tutto funzioni entro i limiti della legalità e della decenza. Da quel che si legge trascorre le sue notti su un letto di spine. Dopo l’arresto di Rognoni aveva detto: “Non c’è un coinvolgimento diretto di Expo ma di un nostro fornitore di servizi. La storia di quattro anni di lavoro dice che Expo è in mano a persone pulite. Se ci fossero coinvolgimenti diretti di Expo, anche la mia posizione personale sarebbe a disposizione“. Adesso che l’inchiesta ha portato in carcere un suo top manager, Sala non sa bene cosa fare ma Renzie gli darà tutto l’appoggio possibile.

Gli altri tre consiglieri di amministrazione sono Alessandra Dal Verme, della Ragioneria generale dello Stato, nominata dal Tesoro, Fabio Marazzi, esperto nelle relazioni internazionali ma soprattutto uomo di fiducia di Formigoni, e infine Michele Saponara, avvocato, già presidente dell’Unione camere penali di Milano, ma soprattutto parlamentare di Forza Italia e del PDL dal 1996 al 2006 e sottosegretario agli Interni. Nel curriculum di Saponara riportato sul sito web di Expo si riferisce inoltre che il suddetto è stato membro della Commissione Mitrocking (sic!).

Da non sottovalutare la voce Management Team dove troviamo, oltre a Paris, che occupa la prima posizione, anche Roberto Arditti, già autore di Porta a porta, poi portavoce di Claudio Scajola quando questi era al Ministero degli Interni (ai bei tempi del G8 a Genova), in seguito promosso alla direzione de Il Tempo e adesso Direttore degli Affari Istituzionali per Expo 2015. Infine ci sarebbe un Organismo di Vigilanza (3 membri) sulla cui utilità, stanti i fatti di cronaca, vige il diritto di libero pensiero, ma sui cui emolumenti sarà bello un giorno sapere qualcosa di più.

Insomma, la squadra che ha in mano le sorti di Expo 2015 è più o meno questa. Ciò che accadrà da qui al 1° maggio 2015, quando l’Esposizione Universale prenderà il via, non è dato sapere.
Lo stato dei lavori desta però qualche preoccupazione. I costi sono già lievitati e per le coperture finanziarie necessarie si stanno valutando soluzione che ricadranno sui cittadini [ qui]. Poi ci sono i ritardi. Per arrivare in tempo bisognerà lavorare giorno e notte, incrociando le dita, e si era anche affacciata la proposta di allentare i controlli anti-mafia [ qui], ipotesi che dopo i recenti fatti rischia di diventare improponibile1.

Dulcis in fundo, c’è poi tutto il discorso di cosa ne sarà di quest’area di 100 ettari, parte della quale era stata destinata a uso agricolo, una volta conclusa la grande kermesse. La proprietà dei terreni è ora di Arexpo Spa (quote suddivise tra Regione, Comune di Milano, Comune di Rho, Provincia e Fondazione Fiera) che ha ceduto i diritti di superficie a Expo 2015. I diritti di superficie scadranno il 30 giugno 2016, dopo di che Arexpo Spa potrà avviare “un processo di sviluppo del piano urbanistico dell’area […]” . In altre parole potrà, grazie a una variante urbanistica del 2011, “realizzare una più elevata qualità del contesto sociale, economico e territoriale […] anche attraverso la possibile alienazione del compendio immobiliare”. Che cosa questo significhi, ci potete arrivare da soli.

N.B.
Per altre informazioni sull’Expo 2015 si veda anche Expopolis


  1. Anche se la nomina definitiva di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione, a capo della task force destinata a vigilare sulla trasparenza delle operazioni riguardanti l’Expo è, per ora, avvenuta ancora soltanto mediaticamente