di Danilo Arona e Mister Tony

Ultracorpo.jpgEcco le ultime cronache che mi giungono da Mister Tony.

Nel suo ultimo romanzo, The Lovers, l’inquietante autore di thriller John Connolly scrive qualcosa di molto interessante, che si inquadra in una storia molto simile all’argomento di cui andiamo dibattendo da mesi. Un enigmatico personaggio della novel, un rabbino che lotta contro le forze del Male, racconta di una mosca, la Plesiometa Argyra, vivente in Costarica, che, al pari di molte altre, utilizza ragni come ospiti per le proprie larve. Ma a differenza delle altre, che si limitano a paralizzare l’ospite, iniettargli le uova e poi lasciare le larve a nutrirsi dell’ospite ancora vivo ma impotente fino a ridurlo un puro involucro, questo insetto fa qualche altra cosa di straordinario.

Dunque, paralizza il ragno, inietta le uova, ma dopo poco il ragno riprende tutte le sue funzioni motorie, come se niente fosse, pur avendo le larve che gli succhiano i fluidi vitali all’interno. Poi, gradualmente, il ragno cambia modo di agire: comincia a comportarsi da mosca. Anziché tessete la tela, costruisce un nido, il quale servirà ad accogliere le larve della mosca quando, alla fine, lui morirà ed esse usciranno da lui. In pratica la “possessione” influisce sul suo modo di agire, con uno scopo ben preciso. Sconvolgente. Ma ancora più sconvolgente è l’applicazione fatta di tale esempio: in alcuni, le presenze spirituali maligne modificano il comportamento, allo scopo di creare un “ambiente” accogliente per il Male…
Ovviamente questo discorso è nel contesto di una fiction, ben scritta, appassionante, ma pur sempre una fiction. Però la forza dell’analogia rimane. Ed è proprio tenendo in mente la mosca e le sue orride larve, che puoi ascoltare le storie che ti racconto.
E sicuramente qualcuno penserà che proprio di “storie” si tratti, cioè balle, fanfaluche, invenzioni narrative. Bene per loro. Dormiranno sonni tranquilli. Se veramente l’inconsapevolezza significa tranquillità…

Prima storia: Elle sta uscendo dalla palestra per fare una doccia. É una ragazza non bella, timida, con uno sguardo incerto. Siamo nel Dicembre 1977. La “rivoluzione sessuale” è arrivata anche in Sardegna, ma i concetti tradizionali sulle donne resistono tenacemente. Elle ha 17 anni. C’è qualcosa che la tormenta. Qualcosa di torbido. Nello spogliatoio incrocia una donna più matura, che sta entrando a sua volta in palestra. Questa donna è mia madre. Saluta Elle cordialmente Elle. alza gli occhi da terra, e risponde con un sorriso timido e dice: “Buon Natale, signora.”. Mia madre, in un momento oggettivamente poco opportuno, si mette a spiegare a Elle il motivo per cui, per convinzione e conoscenza, non festeggia il Natale, festa che di cristiano ha solo la parvenza (Gesù storicamente non nato il 25 Dicembre, celebrazione erede dei Saturnali dell’antica Roma e delle celebrazioni del Sole Invictus…). Elle si anima a tale discorso, e chiede alla donna più matura di poterle parlare in privato. Le due si vedono il giorno dopo, e Elle racconta la sua storia: due anni prima con una amica, per scherzo, hanno cominciato a fare il gioco del bicchiere. Quasi subito si è presentata una entità simpatica e brillante, di nome “Luigi” che ha cominciato a “discorrere” amabilmente con le due ragazze. Ma in poche settimane entrambe si erano ritrovate sotto il potere di questo “Luigi”, il quale avrebbe cominciato a controllarle e a spingerle ad atti di perversione sessuale tra loro e con altre persone. Elle è disperata. Ha pensato al suicidio. Adesso si apre e chiede aiuto, per la prima volta. alla donna che la sta ascoltando. Mia madre, con pazienza, comincia con Elle. un percorso di rafforzamento “spirituale” che la porta nel giro di poche settimane al liberarsi dell’influenza nefasta dell’entità maligna e a interrompere il corso di azioni degradanti e umilianti di cui si dichiara schiava. Riacquistate libertà e serenità, Elle si pone il problema di aiutare la sua amica. La va a trovare, ma sulla porta quella con uno sguardo gelido le dice: “Luigi mi ha detto che stavi arrivando. Sparisci, lasciami in pace. Lui non mi permette di parlarti.” E a nulla valgono suppliche e lacrime. Elle se ne va, solo per venire a sapere dopo pochi giorni che la sua amica si è tolta la vita.
CLASSIFICAZIONE: demone sex-obsessed / POTERE: medio-alto.

Seconda storia: conosco Esse a Rozzano, ragazzo un po’ sbandato, sposato con un figlio piccolo. Siamo all’inizio degli anni ’90. Rozzano è un ricettacolo di pregiudicati, spacciatori e malavitosi. Esse e sua moglie abitano sopra un locale gestito dal padre di lei, con un nome che è tutto un programma, “Il luogo oscuro”, posto di ritrovo di personaggi, come si diceva un tempo, poco raccomandabili. Col tempo ci frequentiamo, acquistiamo confidenza, finché un giorno arriviamo e troviamo la moglie con occhio nero e varie ecchimosi. Penso alla solita lite degenerata. Ma poi lei mi fa vedere lo stipite della porta divelto, e mi dice: “Credo sia il momento di parlarne con voi… Esse ha un grosso problema: a volte perde conoscenza, e si comporta in modo violento, con una forza tal che non lo tengono neanche in quattro. A questo punto spacca tutto, e un paio di volte ho temuto che mi uccidesse. Poi tona in sé, e non si ricorda nulla”. Alle mie domande su come e perché questo fenomeno accada, mi raccontano di come Esse abbia in passato partecipato a un rito Voodoo a Santo Domingo, e da allora periodicamente cade preda di tale “possessione”.Allora decido di affrontare il problema con l’aiuto del Libro che ha potere: la Bibbia. Così una sera siamo seduti insieme ragionando sui principi ivi contenuti che possono aiutare a combattere le entità malvagie. Durante tale analisi leggiamo Proverbi 18:10. “…il nome di JEHOVA è una forte torre, il giusto vi corre e gli è data protezione.” Mentre Esse sta leggendo ad alta voce tale passo, si interrompe, mi guarda con occhi sbarrati e comincia a tremare, mentre dalla gola gli sale un gorgoglio, che gradualmente si trasforma in un ringhio, con bava schiumosa che gli fuoriesce dalla bocca. Io penso: “Ci siamo!” , e subito comincio a fare l’unica cosa che può dare protezione in tale frangente: pregare specificamente per protezione dagli spiriti malvagi (hai presente: “…e liberaci dal Malvagio…”). Vedo Esse. che ha le convulsioni, ed è come se cercasse di alzarsi, ma con qualcosa che lo tiene fermo sulla sedia. Il ringhio cavernoso continua, sua moglie e mia moglie sono paralizzate dal terrore, il bambino strilla come un ossesso, io continuo a invocare protezione ad alta voce. La cosa va avanti per cinque minuti buoni. Quindi si percepisce come una perdita di tensione generale, ed Esse si accascia svenuto, cadendo dalla sedia. Mi precipito subito in suo soccorso, e lui si riprende gradualmente. Non ricorda nulla dei minuti precedenti, dice solo che ha avuto la sensazione che qualcosa uscisse da lui con uno strappo furioso. Immediatamente dopo chiede da mangiare, e comincia a farlo con foga, osservato da tutti noi in silenzio. Sta di fatto che da quel momento Esse non fuma e non beve più, e diventa un bravo marito. E non ha più episodi di perdita di coscienza.
CLASSIFICAZIONE: demone picchiatore, violento /POTERE: medio-basso.

Terza storia. Gi è un malato cronico. Sposato con figli adolescenti, è confinato sul divano con una serie di malanni sui quali la medicina fa fatica a pronunciarsi. E’ cadaverico, pochi capelli unti, con enormi occhiali che gli scivolano costantemente sul naso. La sua parlata è interrotta da una tosse canina che lo squassa. Ci vediamo regolarmente per discutere di argomenti su base spirituale da cui Gi è molto attratto. Durante questi incontri, tocchiamo il punto delle entità spirituali, così gli chiedo: “Ti è mai capitato di avere contatti con entità spiritiche o problemi correlati alle stesse?”. Gi mi osserva per qualche secondo. Poi, guardandomi negli occhi, mi dice con decisione : “No”. Però vedo qualche cosa in quegli occhi, tuttavia, che emtte del gelo. Ma è un attimo. Poi Gi torna a essere il poveretto sofferente, con un genuino interesse per l’argomento che stiamo trattando. La settimana successiva sono lì con lui, e, contrariamente al solito, è presente anche la moglie di Gi, la quale, mentre noi parliamo, sfoglia distrattamente il testo che stiamo usando come riferimento per le nostre chiacchierate. A un certo punto si ferma al capitolo che parla delle influenze demoniache, ridacchia e dice al marito: “Toh, questo è proprio quello che ti capita!” . Io mi fermo, e la guardo in modo interrogativo. Lei, ignorando il marito che le fa dei cenni di diniego, mi confida sempre ridacchiando: “Eh sì, caro signore, deve sapere che mio marito è stato maledetto fin da piccolo, ed era visitato regolarmente dagli spiriti. Sapesse cosa vedeva… frati nudi che pisciavano, donne con un coltello piantato nella schiena che cullavano bambini, e così via. Una volta tornati dalle ferie abbiamo trovato la casa completamente ricoperta dai vermi, abbiamo dovuto buttare tutti i mobili e i tappeti, sa come in quei film di Dario Argento?” Io guardo Gi, che abbassa lo sguardo. Allora lascio cadere il discorso. Ma quando la moglie se ne va, gli chiedo se ne vuole parlare. Lui con un sospiro dice: “Sì è vero, mi perseguitano. Non so chi siano, ma con me si divertono, mi tengono in uno stato di malessere continuo, so che sono loro”. “Ma perché non me ne volevi parlare?” “Loro mi hanno detto di non farlo”. A questo punto cominciamo ad affrontare il problema in modo più specifico, come si fa di solito. E lui ce la mette tutta. Ma dopo ogni volta che viene in contatto con noi, i suoi malanni peggiorano. Lo portiamo a una riunione di Studio Biblico, ma a metà lo dobbiamo riaccompagnare a casa perché vomita sangue. Finché un giorno ci dice: “Basta, non ce la faccio più: Interrompiamo. Loro mi hanno detto che se continuo mi ammazzano!”. Così, rispettando il suo desiderio, ci perdiamo di vista. Passa un po’ di tempo, poi veniamo a sapere che Gi è ricoverato in ospedale. E’ grave, Il figlio ci chiama e ci dice: “Papà vuole vedervi con urgenza”. Ci precipitiamo, ma è troppo tardi. Quando arriviamo Gi è già morto.
CLASSIFICAZIONE: demone che causa malattie /POTERE: alto.

Storie, storie. Soggetti per pellicole dozzinali di stampo horror. Peccato che siano accadute realmente.

Quindi: “E liberaci dal Malvagio…” . Ma come?

Già, storie. Peraltro non così dozzinali come credi, Tony. Storie he pongono dubbi e domande. All’ultima domanda non so proprio che rispondere. Io non ho alle spalle né al presente un percorso che comprende l’uso di Bibbie, del nome di Jehova o la frequentazione di Studi Biblici. Sono felicemente agnostico e, come tale, rispetto ogni parere diverso dal mio. Però, al pari della maggior parte delle persone estremamente religiose, ho constatato che quelle che possiamo definire, per capirci, “influenze” o “possessioni” esistono sul serio. Come esistono dei “portatori” che potrebbero definirsi “demoni”. Il tema sfiora quasi sempre la Luce Oscura.
Oggi però intendo dibattere con Tony in modo trasversale, e con una sola parola: Ultracorpo.
Già, che c’entra?
Un po’ di storia linguistica. E subito una prima verifica che la dice lunga. “Ultracorpo” è un vocabolo assente dal vocabolario. Non esiste. Non esistendo il vocabolo, non dovrebbe esistere la Cosa di riferimento. Però esiste: si tratta di un’invenzione “neologistica” degli anni ’50 per andare a tradurre il termine Body Snatchers, con riferimento al romanzo omonimo di di Jack Finney del ’55 e al film che ne trasse Don Siegel l’anno seguente. Alla lettera si tradurrebbe come “ladri di corpi”, ma negli anni ’50 in ambito cinematografico la traduzione letterale poneva limiti semantici ben precisi soprattutto per la presenza nella storia del cinema di un Body Snatcher diretto da Robert Wise nel 1945, uscito in Italia nel ’46 come La jena e dedicato per l’appunto a un trafugatore di salme interpretato da Boris Karloff. Risolve benissimo la questione in tal modo Teo Mora (1): “Body Snatcher, estensione semantica che indica i dissotteratori di cadaveri, è l’entità che, annullando la personalità individuale del corpo in cui si è introdotta, lo rende partecipe di un organismo stereotipato più ampio”. Plauso quindi alla genialità di chi inventò “Ultracorpi” (su “Urania” si saltò a piè pari il problema, traducendo con “Invasati”, che non c’entra nulla ed è pure il titolo italiano di un altro film di Wise, The Haunting), perché è un vocabolo inesistente, e mai riconosciuto, che “significa” coerentemente quel che vuole comunicare, ovvero la capacità ultra-fisica dell’entità invasiva.
Questo non è solo un pistolotto pretestuosamente semiotico, ma è già storia reale dell’Ultracorpo nel suo cinquantennale viaggio nella cultura di massa italiana. Perché, se devo render conto della mia laicità nell’affrontare il problema dello spodestamento della personalità individuale da parte di presunte entità invasive (quel che, generalizzando, in psichiatra chiamasi “dissociazione”), sarebbe
per me più logico abiurare il termine “Demone” a favore della traduzione infedele di Body Snatcher. E’ ovvio che, pur agnostico, non ho problemi a usare il termine, anche perché all’origine Daimon è termine spesso svincolato da pertinenze religiose. Portatore per questa ragione di una clamorosa ambiguità.
Il più recente parto cinematografico del geniale regista Michele Pastrello — un corto cupo e meraviglioso che abbiamo visto in pochi in quanto non è ancora stato sottoposto ad alcun festival, risultando inedito al pubblico — ci viene in aiuto. S’intitola, appunto, Ultracorpo e il suo messaggio (quasi) virale è chiarissimo e suona così:
“Io li ho visti. Sono nascosti ovunque: nelle strade, nelle città, nelle campagne. Loro si nascondono nelle fabbriche. Si nascondono persino nelle nostre case. Ma io ho visto i loro occhi. Cercavano di impadronirsi del mio corpo e della mia mente. A quel punto ho sentito che dovevo difendermi, che dovevo fare qualcosa. Io dovevo difendere la legge naturale dell’ordine. Ma lui mi sussurrava: NOI SIAMO DOVUNQUE.”
Così recita l’ottimo Diego Pagotto, il protagonista di Ultracorpo già incontrato ne L’uomo che verrà di Giorgio Diritti. Già, ma Loro chi?
Nel film di Pastrello, Loro sono i gay. E’ ovvio che questa non è un’opera omofoba. Ultracorpo è un film che va “oltre”, un ultra-film. Dichiaratamente ispirata al lontano (ma non così lontano) Cruising di William Friedkin, la vicenda si focalizza su uno spezzone di vita di un uomo qualunque della bassa veneta che trascina la sua vita precaria tra squallidi incontri con prostitute, lavoretti saltuari e masturbazioni solitarie davanti a un porno televisivo. Il tutto che potrebbe proseguire all’infinito sino a quando, per un puro caso, il tipo non viene a stretto contatto con un Diverso — che va scritto maiuscolo dato il soffocante contesto d’ambientazione — e, a questo punto, scatta dentro di lui il paranoico orrore per il Diverso che ognuno di noi si porta dentro. Ecco perché consiglio a Tony la visione — magari più di una volta — di Ultracorpo. Perché in questa nazione, nel 2010, abbiamo tutti “un demone sotto la pelle” – dal diavolo a un politico a caso, dall’Uomo Nero a un’infanzia non risolta —, un fantasma a forma di baccello siegeliano con cui fare i conti in nome dell’assunto primitivo messo in campo da Finney, ovvero le spore aliene giungono sul nostro pianeta per azzerarci in nome del più bieco dei conformismi.
Pastrello, autore non comune tanto per bravura che per coraggio, non tentenna di fronte all’Oscuro Avversario che giace accucciato nella profondità di tutti. E la sua metafora attorno all’alterità riesce a gettar luce (oscura?) anche attorno alle sindromi di possessione che paiono interessare l’Italia da quando sono scesi in campo Ultracorpi e Demoni, quelli viventi in una dimensione tutta loro sospesa tra l’immaginario collettivo e l’Insfosfera mediatica. Un autentico cinema di denuncia che usa i linguaggi dell’horror per fotografare l’attuale, e francamente poco digeribile periodo storico, in cui il dissenso ragionato e “resistente” è sovente condannato alla gogna.
Li avete presenti sì, quando puntavano il dito e producevano quell’urlo stridente e schifoso? Che facevano, in realtà? Smascheravano il Diverso, l’Altro da loro.
Ma, se le cose non sono poi così cambiate dagli anni ’50, allora chi è il Malvagio da cui liberarsi?