tc.gifTre passi in un Paese che non è più sull’orlo del baratro, ma è definitivamente nell’abisso. Lo scandalo delle intercettazioni Telecom si configura come una violazione talmente vasta e sconcertante da fare impallidire le schedature dello Hoover de noantri, Federico Umberto D’Amato, gran capo dei Servizi italiani più compromessi della storia repubblicana. Tre passi: cosa si disse nel 2004, come si smentì nel 2005, cosa emerge nel 2006. Memento Mori: il prefetto di ferro mussoliniano…

Nel 2004

SuperAmanda, ovvero Echelon all’italiana
Telecom Italia è pronta a creare un centro di ascolto nazionale per telefonate, Sms ed e-mail; è solo la mancata approvazione della legge di riforma sui servizi segreti che la blocca.
[ZEUS News – 28-12-2004]

Telecom Italia ha messo a punto uno dei sistemi più sofisticati di intercettazione telefonica ed elettronica, e lo ha recentemente messo a disposizione di tutte le Procure della Repubblica con un’offerta commerciale ad hoc.
Si chiamerebbe “SuperAmanda” il centro di ascolto realizzato da Telecom Italia in Calabria che potrebbe diventare l’unico centro di ascolto nazionale per tutte le indagini che richiedano l’intercettazione di telefonate da fisso, mobile, Sms, e-mail e fax, insomma tutte le comunicazioni elettroniche.

E’ una sorta di Echelon italiano a cui il Ministero di Grazia e Giustizia appalterebbe il servizio, comprese le intercettazioni ambientali che comunque poi passano su linea telefonica e a cui Telecom Italia è molto interessata, da qualche tempo, come occasione di business.
SuperAmanda potrebbe essere ulteriormente potenziata in presenza di un contratto con il Governo che fornisca adeguate garanzie economiche a Telecom Italia; il motivo della sua nascita probabilmente è il disegno di legge di riforma dei servizi segreti italiani, nato all’indomani dell’11 settembre 2001, su proposta di Franco Frattini che, successivamente, sarebbe diventato Ministro degli Esteri e poi Commissario dell’Unione Europea.
La proposta di riforma dei servizi segreti voleva dare ai servizi dei poteri di intercettazione delle comunicazioni superiori a quelli delle stesse forze dell’ordine: mentre queste hanno bisogno di un’autorizzazione precisa da parte della magistratura per ascoltare le comunicazioni, in presenza di indagini su reati precisi, gli agenti dei servizi segreti lo avrebbero potuto fare indiscriminatamente su qualunque cittadino, per ragioni legate alla sicurezza dello Stato.
Il disegno di legge di riforma dei servizi segreti si era poi arenato proprio su questi poteri molto forti, anche di perquisizione e di immunità nel compimento di tutti i reati (tranne i più gravi come l’omicidio), sulla mancanza di adeguati controlli da parte dello stesso Parlamento, che avevano suscitato perplessità anche in componenti della stessa magioranza parlamentare di centrodestra che rappresentava Frattini.
Un’altra questione si cui si era bloccato l’iter parlamentare è stata una divergenza di opinioni anche all’interno dello stesso Governo tra chi vorrebbe un unico servizio segreto che incorporasse gli attuali Sismi (militare) e Sisde (civile) e chi è contrario per non concentrare troppo potere in un unico organismo.
Questo dibattito si è sviluppato in uno scenario che vede i servizi segreti italiani da una parte svolgere un ruolo di primo piano, anche se non molto chiaro, in vicende come l’Irak, i dossier sulle presunte armi di distruzione irachene mai trovate, la liberazione degli ostaggi italiani; dall’altra un grave conflitto tra servizi segreti e magistratura, come quello che ha recentemente visto bloccare la perquisizione da parte delle forze dell’ordine della sede calabrese dei servizi segreti, che era stata ordinata dai giudici che indagavano sui rapporti mafia-politica, in nome del segreto di stato.
Finché non ci sarà la legge Frattini sui servizi segreti (che, fortunatamente per tutti noi, non sembra figurare tra le priorità del Governo Berlusconi), SuperAmanda-Echelon tricolore rimane solo un progetto, anche se inquietante e terribile.

Nel 2005

La notizia era uscita a margine delle polemiche sul controllo delle utenze
«Super Amanda? Non è mai esistita»
Giallo sulla «grande sorella» informatica in grado di intercettare milioni di comunicazioni telefoniche. La smentita di Telecom Italia
[dal Corriere della sera – 02 agosto 2005]

MILANO – L’idea in fondo era intrigante: un grande orecchio elettronico capace di intercettare milioni di comunicazioni telefoniche e telematiche. Un nuovo grande fratello. Anzi, una grande sorella visto che per il super software sarebbe stato scelto un suadente nome femminile, «Amanda». Peccato solo che Amanda non esista. La misteriosa centrale operativa per le intercettazioni attribuita a Telecom Italia non rientra nei programmi presenti e futuri del gruppo.
LE INDISCREZIONI – A precisarlo è la stessa Telecom in una nota diramata dopo le indiscrezioni apparse su alcuni organi di informazione. La notizia di un sofisticato apparato di intercettazione denominato «Amanda» o «Super Amanda» e messo a punto dall’ex azienda di Stato era trapelata a margine delle polemiche per l’eccessivo utilizzo del monitoraggio delle utenze telefoniche nell’ambito delle inchieste giudiziarie. Ma dalla società arriva ora la smentita.
TELECOM E LA GIUSTIZIA – Telecom ribadisce che non è mai esistita «una megacentrale di ascolto e di intercettazione telefonica», nè un apparato di tal genere è mai stato per entrare o, addirittura, è entrato in funzione. «Il cosiddetto progetto Amanda – sottolinea la nota – non è mai stato sviluppato dal gruppo Telecom Italia. Non può dunque, neanche indirettamente, essere adombrato che Telecom abbia effettuato, al di là da quanto stabilito dalle norme vigenti (e quindi su diretto input dell’Autorità giudiziaria), attività di intercettazione telefonica o di ascolto». Il gruppo sottolinea quindi di aver «sempre fornito la massima collaborazione all’Autorità giudiziaria, consegnando tutto quanto dalla medesima richiesto e operando, attraverso apposite strutture tecniche, nel rispetto della legge e degli ordini dell’Autorità», e dunque improntando il proprio comportamento «alla massima trasparenza e rispetto istituzionale».
IL BUSINESS DELLE INTERCETTAZIONI – Telecom Italia fa poi presente che il fatturato del gruppo, per quanto riguarda il settore delle intercettazioni richieste dall’autorità giudiziaria, è di poco superiore a 15 milioni di euro su base annua, circa il 5% dell’intero mercato delle intercettazioni, il cui valore, secondo stime di alcuni organi di stampa, si aggira presumibilmente intorno ai 300 milioni l’anno. Lo stesso ministro della Giustizia, Roberto Castelli, aveva parlato della questione all’inaugurazione dell’anno giudiziario, ricordando come nel 2003 siano state 77mila le intercettazioni disposte nell’ambito di inchieste di polizia, con un trend in continua crescita visto che nel 2001 erano meno della metà.
GLI ULTIMI CASI – Il tema è di particolare attualità anche perché il decreto Pisanu con le nuove norme antiterrorismo prevede norme specifiche sulle intercettazioni, in particolare l’obbligo per chi fornisce i servizi di telefonia di conservare fino al 2007 i dati sul traffico telefonico o telematico. E proprio alcune intercettazioni telefoniche hanno scatenato la querelle attorno alle vicende Fazio-Antonveneta, Bnl e Unipol.

Oggi

Dall’Inter a Telecom, i 100mila file degli spioni
di GIUSEPPE D’AVANZO
[da Repubblica, 23 maggio 2006]

Ricordate lo spionaggio contro Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini? Era soltanto un capitolo della spy story che coinvolge la Telecom e che ora si arricchisce anche di un capitolo calcistico. Ma la vera notizia è che l’intero archivio illegale è stato finalmente trovato e quel che si immagina da tempo diventa purtroppo una realtà che inquieta. Gli spioni privati, ingaggiati e pagati da Pirelli e dalla sua controllata Telecom Italia, hanno raccolto migliaia di “fascicoli” sul conto di politici, uomini di finanza, banchieri e finanche su arbitri e manager di calcio.
I più prudenti e discreti, tra gli interlocutori, sono disposti a dire che “i file raccolti illegalmente sono decine e decine di migliaia”. Altre fonti offrono un numero tondo: “I file sono centomila”.
Gli uni e le altre concordano che una “schedatura” così ramificata non s’è mai vista dai tempi del Sifar del generale Giovanni De Lorenzo. Ora l'”archivio” è all’esame della procura di Milano. Che, dopo molti tentativi infruttuosi, è riuscita a entrare nella memoria di un computer difeso con dieci livelli di protezione e scovato quasi per caso.
I tecnici dei pubblici ministeri sarebbero forse ancora al lavoro se l’ultima, decisiva password non fosse stata fornita proprio dallo “spione” capo, Emanuele Cipriani, 45 anni, boss di un’importante agenzia d’investigazione, la Polis d’Istinto, da tre lustri al centro di un network d’intelligence messo su da Giuliano Tavaroli, 46 anni, già responsabile della sicurezza di Telecom.
Entrambi sono accusati di “associazione per delinquere finalizzata alla rivelazione del segreto istruttorio” (da una costola di quest’inchiesta sono già saltate fuori le manovre storte contro Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini).
Il pasticcio spionistico incrocia anche lo scandalo del calcio. Per quanto racconta Emanuele Cipriani ai magistrati, nei file illegali della Polis d’Istinto ci sono alcuni dossier raccolti, su input dell’Inter di Massimo Moratti e ordine di Marco Tronchetti Provera, contro l’arbitro Massimo De Santis, il direttore sportivo di Messina e Genoa Mariano Fabiani, il direttore sportivo del Catanzaro Luigi Pavarese. La scoperta ha amareggiato (e irritato) molto la Procura di Milano.
Ai pubblici ministeri, tre anni fa, è stata segnalata la confessione che l’arbitro Danilo Nucini affida “in privato” al presidente dell’Inter, Giacinto Facchetti. La “giacca nera” racconta “il metodo Moggi”; le pratiche occulte utilizzate per aggiustare i risultati prima della partita; le modalità e i luoghi degli incontri clandestini del direttore della Juve con gli arbitri “addomesticati”. Addirittura indica i numeri di telefono “coperti” utilizzati dalla “banda” per comunicare in sicurezza. Facchetti invita Nucini a incontrare i magistrati. L’arbitro non ne vuole sapere, non se la sente di strappare il velo. Il presidente dell’Inter insiste. Pena un po’. Alla fine, la spunta. Nucini va in procura, ma è un buco nell’acqua. L’arbitro non conferma le sue accuse. Tocca ora a Facchetti. Se la sente di diventare attore della denuncia riferendo ai magistrati le rivelazioni di Nucini, peraltro registrate dal presidente dell’Inter? Facchetti affida la decisione al patron della squadra, Massimo Moratti. Che esclude la testimonianza per non “compromettere” il presidente del club. La storia sembra morta lì. Invece continua per vie oblique (da qui l’irritazione della procura che si sente oggi utilizzata e gabbata dall’Inter).
Il club neroazzurro si rivolge alla rete spionistica di Telecom, alla Polis d’Istinto di Emanuele Cipriani, per venire a capo della presunta corruzione di Massimo De Santis, indicato da Nucini come uno dei protagonisti dei trucchi. Il Corriere della Sera ha già svelato la nota di accompagnamento dell’indagine spionistica: “Con il presente report siamo a riportare quanto emerso dall’attività di intelligence attualmente in corso a carico di Massimo De Santis e della di lui coniuge, sviluppata al fine di individuare eventuali “incongruità” in particolare dal punto di vista finanziario e patrimoniale a carico del soggetto di interesse”.
L’incrocio della storia con lo scandalo del calcio finisce qui e appare tutto sommato marginale nell’imponente schedatura illegale che i magistrati scoprono nel computer “aperto” da Cipriani. “Decine e decine di migliaia di fascicoli” (“centomila”?) svelano un lavoro accuratissimo portato avanti con la collaborazione di pubblici funzionari infedeli capaci di violare le banche dati del Viminale, della Banca d’Italia, degli uffici della pubblica amministrazione.
Le schede hanno un loro preciso canone. Si interrogano le conservatorie dei registri immobiliari, gli archivi notarili, il pubblico registro automobilistico, il registro navale, l’anagrafe tributaria. Si scava negli istituti di credito, nei fondi di investimento, nelle società finanziarie. Si annotano i soggiorni all’estero, la presenza abituale in luoghi di villeggiatura. Quasi sempre, gli accertamenti sono estesi al coniuge o ai figli, alle persone fisiche o giuridiche, società, consorzi, associazioni del cui patrimonio il poveretto “schedato” risulta poter disporre “in tutto o in parte, direttamente o indirettamente”. I file si arricchiscono dei tabulati telefonici del maggiore gestore italiano di telefonia – sono documenti che permettono di ricostruire l’intera mappa dei contatti del “soggetto di interesse” – in qualche caso, delle intercettazioni della magistratura perché Giuliano Tavaroli ha controllato, fino a qualche tempo fa, il Centro nazionale autorità giudiziaria (Cnag) dove transitano tutte le richieste d’intercettazione dell’autorità giudiziaria.
In teoria, dunque, le schede degli spioni possono raccogliere anche intercettazioni abusive perché è possibile attivare una “linea di ascolto” senza decreto giudiziario in quanto a priori non c’è alcun controllo (soltanto a posteriori è possibile risalire alla traccia che lascia l’attivazione della linea di intercettazione: sono le tracce che i magistrati ora stanno cercando).
Lo schema d’investigazione appare molto simile, se non identico, alle indagini per mafia o riciclaggio. Anche nel caso delle schedature illegali, infatti, l’obiettivo degli “spioni” è l’accertamento di una sproporzione tra i redditi dichiarati e i beni posseduti.
Con un vantaggio rispetto alle polizie: la Polis d’Istinto appare in grado misteriosamente di compiere senza difficoltà anche accertamenti patrimoniali all’estero.
Ora bisogna chiedersi chi è stato spiato, per conto di chi, che uso è stato fatto dei dossier o se ne voleva fare? Sono domande che spingono su un sentiero molto scivoloso. Tutte le fonti vicine all’inchiesta sono restìe ad azzardare una qualche conclusione, anche se approssimata. L’indagine, dicono, è ancora in corso.
Si sa però che l’archivio illegale raccoglie più o meno i nomi dell’intera classe dirigente – politico, economica, finanziaria – del Paese. Ci sono tutti i protagonisti della scalata di Bpi ad Antonveneta e di Unipol a Bnl, per dire. Gli industriali e i finanzieri che scalarono nel 1999 la Telecom. I politici e gli uomini di governo che guardarono con interesse a quell’operazione.
Emanuele Cipriani sostiene che il suo lavoro è stato regolarmente commissionato, attraverso Giuliano Tavaroli, dal presidente Marco Tronchetti Provera. Ma è vero? O è vero che, confidando nel loro incarico ufficiale, Cipriani e Tavaroli si sono messi, con il tempo, in proprio schedando obiettivi (“soggetti di interesse”) selezionati di volta in volta da altri misteriosi “clienti” o così fragili da poter essere ricattati e “condizionati”?
Emanuele Cipriani rintuzza i dubbi mostrando le fatture regolarmente emesse da Pirelli-Telecom, anche se per prestazioni definite negli archivi delle società in modo molto generico. Più o meno quattordici milioni di euro, anche se Cipriani preferisce farsi pagare in sterline e a Londra. Da dove curiosamente il denaro comincia a muoversi come in un vortice. Montecarlo. Svizzera. Infine, l’approdo in un conto della Deutsche Bank del Lussemburgo, intestato alla Plus venture management, società off shore con base nel paradiso fiscale delle Isole Vergini britanniche. Che necessità c’è di far fare a quel denaro, compenso di regolare contratto di consulenza/collaborazione, il giro del mondo? Per quel che se ne sa, non è la sola domanda che non trova ancora una risposta. Ce n’è un’altra, forse più importante. Se è Marco Tronchetti Provera a commissionare quei dossier, perché alcuni fascicoli riguardano lo stesso Tronchetti e gli affari di sua moglie Afef? Anche loro, i “padroni” della Telecom, potevano essere sottoposti a pressioni? In questo caso, chi davvero muoveva la mano degli spioni. Soltanto l’avidità personale o altri “clienti” desiderosi di indirizzare le mosse del presidente di Pirelli/Telecom? La storia del grande archivio spionistico e illegale della Seconda Repubblica è ancora tutta da scrivere.