[Tom Engelhardt, scrittore, storico e giornalista, e’ l’autore di The End of
Victory Culturex, a history of the collapse of American triumphalism in the
Cold War era
; gestisce il sito TomDispatch.com, che definisce: “un regolare
antidoto ai media dominanti”.]

sheenan.jpgCindy Sheehan [nella foto, il suo arresto alla manifestazione di Washington; l’1 febbraio è stata nuovamente arrestata, al Campidoglio, prima che Bush pronunciasse il discorso sullo stato dell’Unione] e’ la madre di Casey, un soldato ucciso a Sadr City il 4
aprile 2004, pochi giorni dopo il suo arrivo in Iraq. Il movimento che
sostiene Cindy ha preso forma nelle ombre, su internet, ha cominciato a
mostrarsi in forze nei campi a Crawford, ed attualmente sembra in grado di
mutare la mappa politica degli Usa. Quando arrivo alla dimostrazione Cindy
e’ una figura distante, che cammina con una troupe di “Good Morning America”
fra le croci bianche che sono state piantate qui. Jodie, una delle attiviste
antiguerra di “Code Pink” che indossa uno stravagante cappello ornato di
piume rosa, mi dice di restare nei paraggi con Joan Baez, i genitori dei
soldati, i veterani, i giornalisti e tutta quest’altra gente: Cindy non
manchera’ all’appuntamento che ha con me.

Ad ogni passo che fa, viene
circondata dalla folla. Abbraccia qualche persona, si fa fotografare con chi
glielo chiede, ascolta brevemente ma con attenzione chi le dice che e’
venuto dalla California o dal Colorado solo per incontrarla. E’
incrollabilmente paziente. Ha una parola per ciascuno e per tutti. Piu’
tardi mi dira’: “La maggior parte delle persone, se mi seguisse per
un’intera giornata, andrebbe in coma gia’ alle undici del mattino”. La sua
figura mi sorprende. E’ imponente, alta, certamente mi sovrasta. Forse sono
sorpreso perche’ generalmente si pensa che una madre ferita debba essere, in
qualche modo, una creatura piccola e “diminuita”. Infine, pochi minuti dopo
le cinque del pomeriggio, Jodie mi fa un fischio e mi conduce al sedile
posteriore di un’auto, dove Cindy siede fra me e Joan Baez. La sorella di
Cindy, Dede, che indossa una maglietta con su scritto “Tutto cio’ che la
guerra puo’ fare, la pace sa farlo meglio”, sale al posto di guida. Mentre
l’auto si muove, Cindy si volta verso di me: “Cominciamo?”.

– Tom Engelhardt: Tu hai detto che gli errori fatali della presidenza di
George Bush sono l’Iraq e l’uragano Katrina. A che punto credi stiamo, oggi?
– Cindy Sheehan: L’invasione dell’Iraq e’ stata un grosso errore, una guerra
politica. I soldi che dovevano servire per le truppe sono finiti nelle
tasche dei profittatori. Non solo non dovremmo essere la’, ma l’esserci
rende il nostro paese molto vulnerabile. La guerra sta creando nemici per i
nostri figli e i figli dei nostri figli. Uccidere arabi musulmani innocenti,
che non avevano alcuna animosita’ verso gli Usa ci sta solo creando
problemi. Katrina e’ stato un disastro naturale, ma il disastro creato dagli
uomini subito dopo e’ stato orribile. Voglio dire, in primo luogo tutte le
nostre risorse sono in Iraq, in secondo luogo le scarse risorse che avevamo
sono state usate troppo tardi. George Bush giocava a golf e mangiava la
torta di compleanno con John McCain mentre la gente se ne stava appesa alle
proprie case pregando di essere soccorsa. Il presidente e” del tutto
“disconnesso” da questo paese, e dalla realta’. Ho sentito un commento,
ieri, che mi smebra perfetto. Un uomo mi ha detto che Katrina sara’ per Bush
quello che Monica e’ stata per Clinton. E’ vero, solo che e’ assai peggio.

– Tom Engelhardt: Che le famiglie di soldati uccisi guidino un movimento
contro la guerra suona logico, ma storicamente parlando e’ insolito. Mi
domando cosa pensi tu, voglio dire, del perche’ e’ accaduto qui, ed e’
accaduto ora.
– Cindy Sheehan: Questa domanda e’ un po’ come quella che mi fanno certe
persone: “Perche’ nessuno aveva mai pensato prima di andare a protestare al
ranch di Bush?”.

– Tom Engelhardt: Vero, intendevo chiederti anche questo.
– Cindy Sheehan: (ride) Non lo so. So che l’ho pensato e l’ho fatto. Degli
impegni che avevo sono stati cancellati e cosi’ mi sono trovata con l’intero
mese di agosto libero. Sono andata a Dallas, al convegno dei Veterani per la
Pace. L’ultimo colpo era arrivato il 3 agosto, con i 14 marines uccisi e
George Bush che diceva che tutti i nostri soldati erano morti “per una
nobile causa”, e che noi dovevamo onorare il loro sacrificio continuando la
missione. In quel momento non ne ho potuto piu’. Quel che e’ troppo e’
troppo, e cosi’ mi e’ venuta l’idea di andare a Crawford. Il primo giorno
eravamo in sei, seduti nelle sdraio sotto le stelle. Poi e’ cominciata ad
arrivare moltissima gente e abbiamo pianificato l’azione man mano che le
condizioni cambiavano, spontaneamente. Per essere una cosa cosi’ spontanea
e’ risultata efficace, ha funzionato.

– Tom Engelhardt: Tu hai scritto che il rifiuto di incontrarti da parte di
George Bush e’ stata la scintilla che ha incendiato la prateria. E che il
fatto di rifiutarsi riflette la sua vigliaccheria. Hai anche detto che se ti
avesse incontrato quel giorno…
– Joan Baez: Quel giorno fatale…
– Tom Engelhardt: Si’, hai scritto che se ti avesse incontrata in quel
giorno fatale le cose potevano andare assai diversamente.
– Cindy Sheehan: Se mi avesse ricevuta, so che mi avrebbe mentito. Gli avrei
chiesto ragione delle sue menzogne e non sarebbe stato un bell’incontro, ma
avrei lasciato Crawford, e probabilmente avrei rilasciato qualche intervista
e scritto qualcosa su quello che era accaduto. La cosa non avrebbe acceso la
scintilla di questo grande e variegato movimento per la pace. Percio’, credo
che abbia fatto un favore al movimento per la pace rifiutandosi di
incontrarmi.

– Tom Engelhardt: Penso che l’errore peggiore l’abbia fatto mandando a
parlarti il consigliere per la sicurezza nazionale Stephen Hadley e il capo
dello staff della Casa Bianca Joe Hagin, come se tu fossi stata il primo
ministro della Polonia. (Cindy ride) E allora, cosa ti hanno detto questi
due?
– Cindy Sheehan: Mi hanno chiesto: “Cosa vuoi dire al presidente?”. E io ho
risposto: “Voglio chiedergli qual e’ la nobile causa per cui mio figlio e’
morto”. E loro sono andati avanti un bel po’ con “rendere l’America sicura
dal terrorismo, e la liberta’ e la democrazia, bla bla bla”. Tutte scuse che
non intendevo accettare e se dovevo sentirle, volevo sentirle dal
presidente. Poi hanno parlato delle armi di distruzione di massa come se ci
credessero davvero. E io facevo: “Ma no, non mi dica, signor Hadley,
davvero?”. Alla fine ho detto: “Questa e’ una perdita di tempo. Posso anche
essere una madre addolorata, ma non sono una stupida. Sono ben informata, e
voglio incontrare il presidente”. Mi risposero che gli avrebbero riportato
le mie parole. Ad un certo punto avevano detto: “Non siamo venuti qui
credendo di cambiare il suo punto di vista politico”. E io ho replicato:
“Invece si’, siete venuti per questo”. Credevano di intimidirmi, di
impressionarmi con quegli alti funzionari. Credevano che dopo averli sentiti
io avrei detto: “Oh, non avevo considerato questa cosa. Va bene ragazzi,
lasciamo stare”. E’ stata una mossa che gli si e’ ritorta contro,
mandarmeli, perche’ di colpo ho acquisito credibilita’ e i media hanno
pensato che la storia valesse la pena di essere raccontata.

– Tom Engelhardt: Si’, com’e’ stato? Da un anno leggevo i tuoi interventi in
internet, pero’…
– Cindy Sheehan: Nei circoli progressisti ero gia’ abbastanza nota. Ma di
colpo sono diventata nota in tutto il mondo. Le mie figlie erano in vacanza
in Europa quando mia madre ebbe il collasso. Mio marito ed io decidemmo di
non dirlo alle ragazze, per non rovinare la loro vacanza, ma loro ebbero la
notizia dalla tv. Questa cosa e’ divampata portando attenzione, anche non
voluta come quella che mi riservano i media di destra, ma non mi turbano per
niente. Io stavo lavorando gia’ da un bel po’, avevo fatto conferenze
stampa, interviste. E’ solo l’intensita’ che e’ cambiata, il mio messaggio
e’ rimasto lo stesso. Non e’ stato un colpo di testa il 6 agosto, per dire.
I media non riuscivano a credere che qualcuno potesse mandare un messaggio
come il mio facendolo in modo articolato ed intelligente. In primo luogo
sono una donna, in secondo luogo sono una madre addolorata, e allora bisogna
marginalizzarmi, e dire che qualcuno mi muove come una marionetta. In fondo
il nostro presidente articolato ed intelligente non lo e’ mai, percio’
qualcuno gli tira i fili e allora qualcuno deve tirare i fili anche a Cindy
Sheehan. Questo mi ha offesa. Riesci a pensare a qualcuno che mi mette le
parole in bocca? (ride) Prova a chiedere in giro!

– Tom Engelhardt: Vorrei che mi parlassi della tua schiettezza, del modo
diretto in cui ti esprimi, perche’ le parole che usi, come “crimini di
guerra”, non sono parole che gli americani sentono spesso.
– Cindy Sheehan: Tutto quel che devi fare e’ considerare il Tribunale di
Norimberga o la Convenzione di Ginevra. Chiaramente si commettono crimini di
guerra. Chiaramente questi li hanno commessi, e’ nero su bianco, non sono io
che me ne vengo fuori con un’idea astratta. Hanno rotto ogni trattato. Hanno
disatteso la nostra Costituzione, la Convenzione di Ginevra, tutto. Se
qualcuno questo non lo dice, significa forse che non e’ successo? Ma
qualcuno doveva dirlo, e l’ho fatto io. Ho definito Bush un terrorista. Lui
dice che un terrorista e’ qualcuno che uccide gente innocente, la
definizione e’ sua. Percio’, per sua stessa definizione, George Bush e’ un
terrorista, visto che ci sono almeno 100.000 iracheni innocenti che sono
stati uccisi. E afgani innocenti che sono stati uccisi. E penso che
l’opposizione tradizionale sia contenta che sia io a dirlo, cosi’ non devono
farlo loro. Non sono abbastanza forti o coraggiosi, oppure pensano di
giocarsi qualche posizione politica.

– Tom Engelhardt: Ho letto un sacco di articoli in cui tuo figlio Casey
viene dipinto come un ragazzo “casa e chiesa”, come il perfetto boy scout.
Ti andrebbe di dirmi qualcosa su di lui?
– Cindy Sheehan: Era molto calmo. Non l’ho mai visto furioso, o sfrenato. Ho
un altro figlio, e due figlie. Lui era il maggiore, e gli altri lo
adoravano. Non ha mai dato nessun problema, ma era uno che procrastinava, il
tipo di persona che se doveva presentare un lavoro importante a scuola
aspettava l’ultimo giorno utile per farlo. Ma quando ebbe un lavoro, perche’
lavorava a tempo pieno prima di entrare nell’esercito, non e’ mai arrivato
in ritardo, ne’ ha perso una giornata in due anni. La ragione per cui
parlano di lui come “casa e chiesa” e’ perche’ la chiesa era il suo
principale interesse, persino quando ci lascio’ per entrare nell’esercito.
Dava una mano in chiesa, non mancava mai alla messa. Era diventato quello
che chiamano “ministro eucaristico”.

– Tom Engelhardt: Perche’ decise di entrare nell’esercito?
– Cindy Sheehan: Fu un reclutatore ad agganciarlo, probabilmente in un
momento in cui lui era vulnerabile. Gli promise un mare di cose, e non
mantenne neppure una delle sue promesse. Era il maggio del 2000. Non c’era
stato l’11 settembre, George Bush era di la’ da venire. Quando Bush divenne
il “comandante in capo” di mio figlio, il suo destino fu segnato. George
Bush era intenzionato ad invadere l’Iraq ancora prima di essere eletto
presidente. Lo disse quando era ancora governatore del Texas: “Se fossi io
il comandante in capo, ecco cosa farei”. Per tornare a mio figlio, il
reclutatore gli promise 20.000 dollari. Ne ebbe solo 4.000 alla fine
dell’addestramento avanzato. Gli era stato promesso un computer portatile,
cosi’ avrebbe potuto seguire le lezioni dovunque fosse stato mandato. Non
l’ha mai avuto. Gli promisero che avrebbe potuto terminare il college,
perche’ aveva frequentato un solo anno prima di entrare nell’esercito. Non
glielo hanno mai lasciato fare. La cosa piu’ terribile che il reclutatore
gli promise e’ che non sarebbe mai andato in guerra, neppure se ne fosse
scoppiata una, perche’ aveva ottenuto risultati cosi’ alti nel test Asvab
(detto anche “valutazione delle possibilita’ di carriera”) che non sarebbe
stato mandato a combattere, ma avrebbe avuto un ruolo di sostegno. Era in
Iraq da cinque giorni quando fu ucciso.

– Tom Engelhardt: Qual e’ il tuo background politico?
– Cindy Sheehan: Sono sempre stata una liberale democratica, ma non credo
che quello che faccio sia di parte. Riguarda la vita e la morte. Nessuno ha
chiesto a Casey di che partito politico era, prima di mandarlo a morire in
una guerra ingiusta e immorale.

– Tom Engelhardt: So che hai incontrato Hillary Clinton ieri. Cosa pensi in
generale dei democratici?
– Cindy Sheehan: Che sono stati deboli. Penso che Kerry abbia perso perche’
non ha contrastato con sufficiente forza Bush a proposito della guerra. Si
e’ presentato come un incubo peggiore di Bush: “Mandero’ piu’ truppe, daro’
la caccia ai terroristi e li faro’ fuori!”. Queste non erano le cose giuste
da dire. Le cose giuste da dire erano: “Questa guerra e’ sbagliata, George
Bush ci ha mentito e delle persone sono morte a causa delle sue bugie:
queste persone non avrebbero dovuto morire. Se sara’ eletto, faro’ di tutto
per portare a casa i nostri soldati al piu’ presto possibile”. Purtroppo,
invece di accorgersi che il fallimento di Kerry stava proprio nel non aver
preso posizione, i democratici hanno continuato a dire le stesse cose.
Howard Dean se ne e’ venuto fuori con una dichiarazione in cui augura al
presidente di aver successo in Iraq. Cosa significa? Come puo’ aver successo
qualcuno che non ha obiettivi, la cui missione non e’ definita, i cui scopi
non sono chiari? Quello che abbiamo fatto a Camp Casey dovrebbe aver dato ai
democratici una scossa. Comunque le porte sono aperte, ai democratici ed ai
repubblicani. Come ha detto l’ex deputato al Congresso Tom Andrews: se non
vogliono vedere la luce, allora sentiranno il calore. E io credo lo stiano
sentendo. Le cose cominciano ad accadere: alcuni repubblicani come Chuck
Hagel e Walter Jones non sono piu’ in linea con il partito. Abbiamo
incontrato un politico repubblicano ieri, per il momento non voglio fare il
suo nome per non bruciarlo, ma sembra qualcuno con cui si puo’ lavorare.
Naturalmente, quando ci saranno le elezioni per il Congresso, diremo
pubblicamente ai suoi elettori che sulla guerra si puo’ lavorare con lui.

– Tom Engelhardt: Il movimento contro la guerra pensa di influenzare le
elezioni come forza politica?
– Cindy Sheehan: E’ la guerra la questione, la posizione che si ha rispetto
alla guerra. Se alle persone interessa questa cosa, allora devono lavorarci
sopra. Stiamo per dare inizio alla campagna “Incontra le madri”. Andremo a
disturbare ogni singolo deputato e ogni singolo senatore, affinche’ attesti
con esattezza da che parte sta rispetto alla guerra. La gente dello stato di
New York, per esempio, potra’ dire ai propri senatori: se non dici con
chiarezza che le truppe vanno portate a casa al piu’ presto possibile, non
ti rieleggeremo.

– Tom Engelhardt: Il colloquio con Hillary Clinton e’ stato soddisfacente?
– Cindy Sheehan: La sua posizione e’ ancora quella di mandare piu’ soldati e
di onorare il sacrificio dei caduti, suona come la posizione di Bush. Ma il
dialogo e’ stato aperto.

– Tom Engelhardt: Non ti sembrano strani questi politici, come il senatore
Joe Binden, che chiedono di mandare altre truppe in Iraq, quando tutti
sappiamo che non ci sono altre truppe?
– Cindy Sheehan: Si’, e’ una cosa folle. Dove pensano di prenderle? Mandiamo
altri soldati in Iraq e lasciamo il nostro paese ancora piu’ vulnerabile ai
disastri di qualunque tipo?

– Tom Engelhardt: Tu vuoi che le truppe siano ritirate subito. Bush non
intende farlo, ma hai pensato a come procederesti tu se potessi farlo tu
stessa?
– Cindy Sheehan: Quando diciamo “subito”, non intendiamo che tutti possano
essere a casa domani. Spero che questo si capisca. Bisogna iniziare il
ritiro dalle citta’, portando i soldati ai margini e poi fuori. L’esercito
va rimpiazzato con forze irachene, per ricostruire il paese. Tu lo sai,
hanno la tecnologia e le capacita’ per farlo, ma non hanno lavoro. Quanto
disperato deve essere un uomo per mettersi in fila allo scopo di ottenere un
posto nella Guardia Nazionale irachena? Vengono uccisi solo stando li’ ad
aspettare lavoro! Bisogna dar loro il sostegno di cui hanno bisogno per
ricostruire un paese che e’ nel caos. Quando il nostro esercito andra’ via,
un bel po’ di violenze cesseranno. Ci saranno magari lotte a livello
regionale fra le differenti comunita’, ma questo accade gia’ ora. Gli
Inglesi crearono questo paese mettendo insieme pezzi che insieme non
volevano stare: forse avrebbero dovuto essere tre nazioni, non una, ma
questa e’ una decisione che compete a loro, non a noi.

– Tom Engelhardt: E che ti aspetti per il futuro? Abbiamo ancora piu’ di tre
anni e mezzo di amministrazione Bush.
– Cindy Sheehan: No, non li abbiamo! (sorride) Ricordati che Katrina sara’
la Monica di Bush. Non e’ piu’ una questione di “se”, e’ una questione di
“quando” perche’ chiaramente questi sono criminali. Voglio dire, guarda chi
ha avuto i contratti per ripulire e ricostruire New Orleans. E’ ancora la
Halliburton. E’ pazzesco. Ma e’ cosi’ che accadra’. So che le indagini sono
state richieste. George Bush e’ giusto pronto ad implodere. Gli hai dato
un’occhiata, ultimamente? E’ un uomo che ha perso totalmente il controllo
della situazione.

Traduzione di Maria G. Di Rienzo per la newsletter LA NONVIOLENZA E’ IN CAMMINO. Per iscriversi, In alternativa e’ possibile andare sulla pagina web
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Coloro che volessero leggere di Cindy Sheehan nelle sue stesse parole
possono consultare il suo archivio nel sito www.LewRockwell.com, oppure dare
un’occhiata al sito www.Afterdowningstreet.com che presenta puntualmente le
sue attivita’.