di Alessandra Daniele

the_shining.jpgSveglione per il Caponano: il suo impero frana come un cumulo di rifiuti carbonizzati. Benché con le liste bloccate abbia fatto eleggere anche i funghi della sua doccia, per sventare in extremis il papicidio ordito dalle muffe ribelli gli è toccato raschiare il fondo del barile altrui, e comprare il fondo di Scilipoti. Gli servirebbe un’altra riforma elettorale suina. Al prossimo giro, liste segrete: nessuno saprà chi è stato eletto, finché non glielo dirà lui.
Eppure, nonostante la sua crisi, quasi ogni cosa intorno a noi porta ancora il suo codice a barre stampato sopra. Persino i suoi acerrimi nemici di Repubblica, i temibili Repu Men, continuano a giocare a Guardie e Ladri secondo le sue regole.
Perché Berlusconi è quel tipo di leader talmente identificabile con lo Zeitgeist da diventarne indistinguibile.
Per diventarlo, bisogna ottenere ed esercitare con ogni media necessario ciò che Gramsci definiva egemonia culturale, ma anche qualcosa di più profondo, una forma di persuasione legata agli impulsi primari. Si conquista così la possibilità di formulare regole che non si limitino a stabilire cos’è legale, e cos’è giusto, ma arrivino a definire cos’è reale, cos’è possibile, e cosa dev’essere di conseguenza considerato impossibile e illusorio. Agendo anche in modo retroattivo, riscrivendo la memoria condivisa, in modo che tutti credano che le regole appena stabilite regolino il mondo da sempre, e per sempre, le credano Leggi dell’Universo, inviolabili e immutabili come quelle della termodinamica.

Se, più che sovversivo, opporsi al Capitalismo è oggi considerato irrealistico, è perché il Capitale controlla il nostro principio di realtà.
Tutti siamo, in diversa misura, soggetti a questo tipo di egemonia, anche senza rendercene conto. Tutti crediamo o abbiamo creduto legge dell’universo qualcuna delle regole arbitrarie inventate da un sovrano – laico o religioso – per controllarci dall’interno delle nostre stesse menti.

Quella del più forte è generalmente considerata una legge di Natura. E non lo è affatto. Come milioni di anni di evoluzione hanno dimostrato, non è il più forte a sopravvivere, ma il più adatto all’ambiente.
Un esempio classico appropriato per gennaio: i dinosauri erano di gran lunga i più forti, ma come rettili a sangue freddo, inadatti alle ere glaciali, e soprattutto non abbastanza intelligenti da scavarsi tane adeguate ai loro enormi culi squamosi. La loro Protezione Civile faceva persino più schifo di quella italiana.
Quando al disgelo i nostri piccoli antenati pelosi sbucarono dalle loro tane, scoprirono con indubbio sollievo che l’intera genia dei giganteschi predatori che li aveva perseguitati era sparita, annientata dalla sua stessa stupidità. I mammiferi erano liberi, e il futuro gli apparteneva. Non avevano imparato la lezione però. Non è la forza l’elemento chiave per sopravvivere ed evolversi, ma la capacità di adattarsi all’ambiente, e/o di adattare l’ambiente a se stessi.
L’intelligenza.
Non è un caso che intelligenza e cultura siano tanto scoraggiate nelle masse, che siano osteggiate, se non addirittura perseguitate, da tutti i sistemi di potere predatorio. Che i tagli finanziari colpiscano sempre l’istruzione.
Quella incolta è la messe più facile da mietere. Da falciare all’ingrosso e macinare al dettaglio.
Il Capitalismo è considerato un’inviolabile legge di Natura. Se ne sopportano gli abusi più infami con un triste, rassegnato fatalismo persino superiore a quello suscitato dall’inevitabilità della morte. Le nuove generazioni ritengono più facile diventare un vampiro, che trovare un posto fisso e uno stipendio equo.
Invece il Capitalismo è un dinosauro. Troppo freddo e troppo stupido per sopravvivere al disastro planetario che ha causato.
L’era del Gigante Nano è al tramonto. E’ il momento di riscrivere le regole.