di Alberto Prunetti

cubapacini.jpgStefano Pacini, Cuba que linda es Cuba, Edizioni Il Foglio, 2008 (pp. 92, con CD, euro 15).

Una bella notizia questa della riproposizione del reportage fotografico di Stefano Pacini su Cuba da parte delle edizioni Il Foglio. Il testo raccoglie le fotografie e un diario di Pacini e a corredo viene allegato un CD con la versione elettronica delle istantanee. L’autore, Stefano Pacini, è un fotografo che dagli anni Settanta si è dedicato alla fotografia sociale, dirigendo il proprio obiettivo sia verso i luoghi delle rivolte e delle feste popolari, sia nella documentazione del disagio sociale e degli effetti distruttivi di un’epoca sempre più vile.


Fedele al bianco e nero analogico e alla pellicola ad alta sensibilità, Stefano Pacini ha fotografato il Portogallo della rivoluzione dei garofani del 1974-75, la Bosnia degli anni della guerra nei Balcani, ma anche le manifestazioni femministe per l’aborto, il Movimento degli anni Settanta, le contestazioni al G8 di Genova, la vita di alcuni gruppi Rom dalla Camargue alla Calabria. E poi i Sassi di Matera, i mulattieri maremmani, le figure dimenticate delle province italiane. Queste ultime foto erano state raccolte nell’opera «Sleeding Doors, frammenti dell’Italia che cambia» del 2002 assieme ad altre istantanee che documentavano i non-luoghi dell’alienazione moderna, l’incubo di plastica di vetrine, manichini, lavaggi automatici aperti 24 ore su 24. Un’opera che non aveva avuto altra distribuzione che quella del passamano informale dell’Associazione culturale Il Fondo e del gruppo Fotografi Contro (un gruppo di fotografi coi quali Pacini tiene corsi di fotografia nei locali della Corte dei miracoli di Siena).

Di taglio diverso il lavoro su Cuba, germinato comunque da Sleeding Doors: Pacini è andato a presentare, grazie a un passaggio via nave da Livorno, la mostra delle foto di Sleeding Doors a La Habana e in quell’occasione ha scattato le istantanee che adesso l’editore de Il Foglio (a cui bisogna riconoscere il merito di pubblicare questo libro pure se la sua opinione su Cuba non coincide con quella dell’autore) dà alle stampe assieme agli appunti di viaggio del fotografo. Un viaggio nella Cuba moderna, dentro e fuori gli stereotipi sull’isola, inseguendo nostalgie tropicali ed echi politici e letterari. Un viaggio da rifare, prima che la cosiddetta democrazia — tanto attesa dagli investitori turistici — non trasformi l’isola nell’ennesimo paradiso di plastica.

[PS: Una curiosità. Per risparmiare il fotografo — all’epoca in ristrettezze economiche e da sempre privo di sponsor — ha soggiornato sull’isola nutrendosi quasi esclusivamente di banane, riso e fagioli.] A.P.