di Alberto Prunetti

durruti_cover_3x4.jpgColonel Durruti, Ammazza un bastardo!, Santa Maria Capua Vetere, Edizioni Spartaco, 2007, pp. 151, euro 14, traduzione di Alessandro Bresolin.

Un filo nero e uno viola: dallo humour noir di Breton e compagni al noir dei francesi Jouanne e Frémion (col nom d’emprunt di Colonel Durruti), un romanzo infarcito di riferimenti post-situazionisti, a cominciare dalla dedica a Mesrine (imponente figura di illegalista degli anni Settanta, di cui Nautilus ha pubblicato la splendida autobiografia) e dalla citazione da Il libro dei piaceri di Raoul Vaneigem, subito dopo il frontespizio.


Ammazza un bastardo: una scritta che si riproduce sui muri di Parigi a marcare una campagna di destabilizzazione e sovversione che si estende anonimamente da un giorno all’altro, da una strada all’altra. Una campagna di un gruppo rivoluzionario che invita a far fuori i bastardi, sulla base di un manifesto che ricopre le strade di ogni arrondissement: “Ovunque siate, chiunque siate, c’è un bastardo che vi rende la vita impossibile. Ammazzatelo”. Iniziano gli attacchi. Quelli veri e quelli in effige. La carne e il simbolo, la politica e l’arte. Fino al minimalismo di un suicida che si bonzifica nell’esalazione della benzina, sostenendo un cartello con la scritta: “Sono un bastardo”.

Sulla scena detective e politici, vedette dello spettacolo e giornalisti, criptorivoluzionari e artisti radicali. Critica alla maniera situazionista — semplificata nel racconto letterario, va detto – che rinfodera un plot nella tradizione del noir radicale d’oltralpe, mescolando abilmente surrealismo e hardboiled, critica radicale e letteratura di genere, nella tradizione di Manchette.

Il risultato — proposto in italiano nella collana Dissensi della casa editrice Spartaco, che sta infilzando una serie eccellente di titoli di narrativa — è un bel romanzo noir, un noir che si volge al viola nel corso della lettura. Perché il viola? Perché lo spazio cromatico della rivolta prende questo colore come proprio vessillo, proprio nelle ultime pagine del libro.