china_mieville.jpg di China Miéville
(tr. di Paolo Chiocchetti)

Chiamatemi infantile, ma amo tutte quelle sciocchezze – la neve, gli alberi, i fili argentati, il tacchino. Amo i regali. Amo i canti e le allegre filastrocche. Semplicemente, amo il Natale.

Ed è per questo che ero così eccitato. Non solo per me, soprattutto per Annie. Aylsa, sua madre, diceva che non ci trovava niente di speciale e che ero un sentimentale, ma io sapevo che Annie non stava nella pelle. Aveva quattordici anni ma ero sicuro che per queste cose era ancora una bambina che sognava le calze accanto al camino. Ogni volta che è il mio turno di tenere Annie il 25 – dopo il divorzio io e Aylsa ci alterniamo – io faccio del mio meglio.

Ammetto che Aylsa mi metteva di cattivo umore. Temevo di deludere Annie. Quindi non c’è bisogno che vi dica quanto fossi felice nello scoprire che per la prima volta in vita mia sarei stato in grado di festeggiarlo come si deve.

Non fraintendetemi. Non possiedo azioni della YuleCo e non posso permettermi una licenza da un giorno per utente finale, quindi non posso dare una festa legale. Avevo brevemente considerato l’opzione di acquistarla da uno dei concorrenti economici come XmasTym oppure di prendere un prodotto secondario da un non-specialista come Coca-Crissmas, ma l’idea di farlo a prezzi stracciati era semplicemente deprimente. Non avrei potuto utilizzare molte delle cose tradizionali, e se non puoi averle tutte, a che pro averne qualcuna? (XmasTym aveva i diritti sul cotechino. Ma il cotechino è disgustoso). Le altre aziende provavano continuamente a creare le proprie alternative ai prodotti classici con marchio depositato, come le renne e i pupazzi di neve, ma non decollavano mai. Non dimenticherò mai la reazione sconsolata di Annie di fronte al Geco Festivo della JingleMas.

No, come la maggior parte delle persone avrei organizzato un piccolo Evento di Mezzo Inverno, solo io e Annie. Finché stavo attento a stare alla larga da prodotti registrati saremmo stati bene.

Con le decorazioni d’edera potevi ancora passarla liscia; l’agrifoglio è assolutamente da evitare ma io avevo fatto incetta di pomodorini ciliegia che stavo progettando di appoggiare su qualche cactus. Non avrei rischiato i fili argentati, ma avevo un paio di cinture variopinte che avrei avvolto sopra la mia aspidistra. Avete presente il genere di cose. Gli ispettori non sono troppo cattivi: a volte per un ninnolo o due chiudono un occhio (ed è una fortuna, perché le multe per feste di Natale senza licenza sono astronomiche).

Così stavo finendo i preparativi, quando è successa la cosa più straordinaria. Ho vinto alla lotteria!

Beh, in realtà non ho vinto alla lotteria, ma sono arrivato nel gruppo dei premi di consolazione, ed era un gran bel premio… L’invito ad una speciale festa di Natale registrata nel centro di Londra, organizzata dalla stessa YuleCo.

Finito di leggere la lettera tremavo. Era la YuleCo, quindi sarebbe stato tutto originale! Ci sarebbero stati Babbo Natale e Rodolfo la Renna, e il Vischio, e il Panettone, e un Albero di Natale con sotto i regali.

Era quest’ultima cosa quello a cui non riuscivo a credere. Mettere i miei regali avvolti con fogli di giornale vicino all’aspidistra era così terribilmente deprimente, ma da quando la YuleCo aveva acquistato i diritti sulla carta colorata e sul deposito di regali sotto l’albero gli ispettori avevano dato un giro di vite contro la Donazione Subarborea Aggravata. Non potevo smettere di pensare a come ad Annie sarebbe stato permesso di allungare la mano e di pescare il proprio regalo da sotto veri rami di pino pieni d’aghi…

Forse non avrei dovuto dirlo ad Annie, avrei dovuto farle una sorpresa il giorno stesso, ma ero troppo eccitato. E, ad essere onesto, in parte le ho fatto questa rivelazione perché volevo ingelosire Aylsa. Lei faceva sempre un sacco di storie sul fatto di non sentire la mancanza del Natale.

— Pensa, — ho detto, — potremmo cantare i canti natalizi legalmente… oh, scusa, tu li detesti, non è vero? — Sono stato tremendo.

Annie era quasi pazza di eccitazione. Ha cambiato il suo nick virtuale in ‘tistheseason e, per quanto ho potuto capire, ha passato tutto il tempo a vantarsi con i suoi poveri amici rosi dall’invidia. Ho sbirciato lo schermo quando le ho portato il tè: la chat era piena di nomi come tinkerbell12 e handfulofflowers, e tutto quello che sono riuscito a vedere prima che bloccasse lo schermo pretendendo un po’ di privacy sono state esclamazioni come “noooo!?!?!? nataalee?!?! che grande!!!!!”

— Abbi un cuore — le ho detto. — Non rivoltare il coltello nella piaga coi tuoi amici. — Ma lei si è messa a ridere e mi ha detto che si stavano mettendo d’accordo comunque per incontrarsi il gran giorno, e che non sapevo quello che stavo dicendo.

Quando Annie si è svegliata il 25 c’era una calza che la aspettava ai piedi del letto, per la prima volta nella sua vita, e lei è entrata in cucina tenendola in mano raggiante. E’ stato con enorme soddisfazione che ho sventolato il mio lasciapassare YuleCo e ho detto, in modo perfettamente legale, — Buon Natale, tesoro. — Ero contento che il fosse muto.

Avevo già inviato il suo regalo alla YuleCo, come stabilito. L’avrebbe aspettata sotto l’albero. Era l’ultima console. Più di quanto potevo permettermi, ma sapevo che ne sarebbe andata pazza. E’ una vera bomba coi videogiochi.

Siamo usciti presto. C’era un bel po’ di gente per le strade e tutti facevano quella cosa che tutti noi facciamo il 25, quando non dici niente di illegale ma alzi le sopracciglia ed invii col sorriso un silenzioso augurio festivo.

Tecnicamente l’orario degli autobus era un normale feriale, ma ovviamente metà dei guidatori si erano messi ‘in malattia’.

— Non aspettiamo — ha detto Annie. — Abbiamo un sacco di tempo. Perché non camminiamo?

— Cosa mi hai preso? — continuavo a domandarle. — Cos’è il mio regalo? — Ho accennato al gesto di sbirciare all’interno della sua borsa ma lei ha scosso il dito in segno di rimprovero.

— Lo vedrai. Sono molto soddisfatta del tuo regalo, Papà. E’ qualcosa che, penso, apprezzerai moltissimo.

Non avremmo dovuto metterci tanto ma per qualche ragione procedevamo lentamente, tra chiacchiere e diversivi, finché tutto d’un tratto mi sono reso conto che saremmo arrivati tardi. E’ stato uno shock. Ho cercato di affrettare il passo, ma Annie ha messo su il broncio e ha cominciato a lamentarsi. Mi sono astenuto dal farle notare a chi fosse venuta in mente la geniale idea di farsela a piedi. Stavamo correndo, già abbastanza in ritardo, quando siamo arrivati nel centro di Londra.

— Allora — Annie diceva continuamente. — Siamo quasi arrivati?

In Oxford Street c’era un numero sorprendentemente alto di persone. Diciamo pure una folla, tutti con quella segreta espressione di gioia. Non potevo fare a meno di sorridere anch’io. Improvvisamente Annie ha cominciato a correre davanti a me, tornando regolarmente indietro per strattonarmi. Ora voleva aumentare il ritmo della corsa. Dovevo continuamente chiedere scusa per aver urtato contro qualcuno.

Per la maggior parte si trattava di ragazzi sulla ventina, in coppie o piccoli gruppi. Si separavano gentilmente mentre Annie mi trascinava, forzava il passo, mi trascinava di nuovo.

Era veramente un numero incredibile di persone.

Davanti a me ho sentito della musica e un paio di grida. Mi sono guardato attorno nervosamente, ma non sembravano arrabbiati. — Annie! — ho chiamato. — Torna qui, amore! — L’ho vista sgusciare attraverso la ressa.

E che ressa! Era forse il suono di un fischietto quello? Da dove venivano tutti? Venivo sballottato e strattonato come se tutta questa gente fosse una marea. Con la coda dell’occhio ho scorto un giovanotto e con un sussulto allarmato ho visto che aveva addosso un grosso maglione con l’immagine di una renna dal naso purpureo. Guardandolo si capiva benissimo che non aveva una licenza. — Annie, torna qui — ho gridato, ma la mia voce è stata sopraffatta dal rumore. Una giovane donna accanto a me stava alzando la voce intonando una nota, molto forte.

— Weeeeee…

Il ragazzo al suo fianco si è unito a lei, poi l’amico di lui, poi un gruppo di persone accanto a loro, e in pochi secondi tutti stavano facendo lo stesso, in un crogiolo di voci belle e voci stonatissime che si fondevano in uno strillo dannatamente forte.

— Weeeeee…— e poi, con tempismo impeccabile, le centinaia di persone in qualche modo si sono scambiate un cenno d’intesa ed hanno proseguito il canto.

— …wish you a merry Christmas, We wish you a merry Christmas…

— Siete pazzi? — ho urlato, ma nessuno poteva sentirmi sopra quel dannato tumulto illegale. O mio dio. Mi sono reso conto di quello che stava succedendo.

Eravamo circondati da dei radicali Rivoluzionari Natalizi.

Mi sono messo a correre tutt’intorno chiamando Annie a gran voce, inseguendola, cercando con lo sguardo se stesse arrivando la polizia. Era impossibile che le telecamere agli angoli delle strade non notassero questo. Avrebbero mandato la Yule Squad.

Ho visto Annie in mezzo alla calca – dannazione, continuava ad aggiungersi nuova gente! – e mi sono gettato verso di lei. Mi faceva cenno di avvicinarmi, guardandosi attorno ansiosamente, e io avanzavo spazzando le persone dal mio cammino, ma quando stavo ormai per raggiungerla l’ho vista alzare lo sguardo verso qualcuno accanto a lei.

— Papà! — ha urlato. Ho visto i suoi occhi illuminarsi in segno di riconoscimento e poi – non ho visto una mano afferrarla e trascinarla via?

— Annie! — mi sono messo a gridare mentre arrivavo nel punto dove l’avevo vista. Ma era sparita.

Mi stavo facendo prendere dal panico: è una ragazza intelligente ed era pieno giorno, ma di chi era quella maledetta mano? Ho fatto il numero del suo cellulare.

— Papà — ha risposto. La linea era terribilmente disturbata in mezzo a tutta quella gente. Le ho ruggito contro chiedendole dov’era. Sembrava tesa ma non spaventata. — … Ok… arrivo… vedere… un amico… alla festa.

— Cosa? — urlavo. — Cosa?

— Alla festa — ha detto, ed è caduta la linea.

D’accordo. La festa. Si sarebbe fatta strada fino a lì. Ho cercato di controllarmi e mi sono fatto largo in mezzo alla folla.

La situazione si stava facendo sempre più comunisteggiante. Stava diventando una vera e propria rivolta del filo argentato.

Oxford Street era stracolma ed ormai mi trovavo in mezzo a migliaia di contestatori. C’è voluta un’angosciata eternità per riuscire farsi un po’ di strada attraverso la manifestazione. Quella che inizialmente sembrava una folla anonima era esplosa all’improvviso in una miriade di forme e colori. Tutti stavano marciando e mentre avanzavo passavo accanto a gruppi di ogni genere.

Da dove diavolo erano spuntati fuori tutti quegli striscioni? Slogan si innalzavano e si spegnevano come relitti sballottati dalle onde. PER LA PACE, IL COMUNISMO E IL NATALE; GIU’ LE MANI DAL PERIODO FESTIVO!; PRIVATIZZATE QUESTO. Un cartello era onnipresente. Era semplice e stilizzato: le lettere TM racchiuse da un cerchio rosso sbarrato.

Sta bene, pensavo con insistenza. L’ha detto lei. Mi guardavo attorno spaesato dirigendomi verso la festa, distante ormai solo un paio di strade. Stavo incrociando il corteo.

Questa gente era pazza! Non che non pensassi che la loro causa fosse giusta, ma non era questo il modo di fare le cose. L’unico risultato che avrebbero raggiunto sarebbe stato mettere tutti nei casini. Gli sbirri sarebbero arrivati a momenti.

E tuttavia dovevo ammirare la loro creatività. Il corteo era meraviglioso, così pieno di costumi e colori. Non avevo idea di come fossero riusciti a portare tutta questa roba nelle strade di nascosto, come fossero riusciti ad organizzarsi. Evidentemente avevano utilizzato Internet, il che significa programmi di codificazione abbastanza sofisticati da fregare la polizia elettronica. Ogni differente sezione della marcia lanciava slogan diversi o cantava canzoni che non sentivo da anni. Mi trovavo a camminare attraverso ad un paese delle meraviglie invernale.

Sono passato in mezzo ad un gruppo di cristiani che esibivano croci e intonavano canti natalizi. Proprio di fronte a loro c’era un gruppo di persone malvestite che vendevano copie di un giornaletto comunista e inalberavano cartelli con una foto di Marx. Gli avevano sovrapposto un cappello da Babbo Natale. — I’m dreaming of a red Christmas — cantavano stonati.

Ormai eravamo vicini a Selfridges, e davanti alle sue vetrine piene dell’usuale assortimento di profumi e scarpe si era formato un capannello. I dimostranti si guardavano a vicenda e fissavano la vetrina. Da una stradina laterale qualche passante osservava lo straordinario spettacolo. Di colpo mi sono sporto cercando con lo sguardo clienti ‘normali’ – sembrava che in strada non ci fossero altro che manifestanti.

Sapevo quello che la gente davanti a Selfridges stava pensando: ricordavano un’antica tradizione (o ne ricordavano i racconti – alcuni di loro sembravano troppo giovani per avere ricordi personali della vita prima del Christmas Act).

— Se non ci danno le nostre vetrine di Natale — ha ruggito una donna — provvederemo da noi.— E a questo segnale sono saltate fuori delle mazze. — No! — ho sentito urlare un uomo in un elegante giubbotto di lana. Uno spezzone del corteo le stava fissando con orrore, abbassando i propri striscioni firmati LABOUR FRIENDS OF CHRISTMAS. — Vogliamo tutti la stessa cosa qui dentro — ha gridato l’uomo — ma non possiamo appoggiare la violenza!

Ma nessuno gli prestava la minima attenzione. Mi attendevo che la gente cominciasse a rubare la merce, invece la spingevano semplicemente da parte con i vetri rotti. Stavano riempiendo la vetrina di oggetti. Prendevano da borse e tasche delle piccole statuine del presepe, Babbi Natale di cartapesta, Regali dalle vistose confezioni, Agrifoglio e Vischio e li sparpagliavano in rudimentali allestimenti.

Ho proseguito. Un uomo mi si è messo di traverso. Faceva parte di un gruppo di tizi ben vestiti che si teneva ai margini della calca. Ha sogghignato e mi ha offerto un volantino.

“ISTITUTE OF LIVING MARXIST IDEAS.

Perché noi non marciamo.

Guardiamo con sdegno ai patetici tentativi della vecchia Sinistra di riesumare questa cerimonia Cristiana. La nozione che il governo ha ‘rubato’ il ‘nostro’ Natale fa esattamente parte della Cultura della Paura imperante che noi rigettiamo. E’ tempo per un ripensamento che vada al di là della destra e della sinistra, e per l’emergere di forze dinamiche che operino per il rinnovamento della nostra società. Solo la settimana scorsa noi dell’ILMI abbiamo organizzato una conferenza all’ICA sul perché gli scioperi sono noiosi e sul perché la caccia è il nuovo oscuro…”

Non riuscivo proprio a trovarci né capo né coda. L’ho gettato via.

E’ comparso il rombo di un elicottero. O merda, ho pensato. Sono arrivati.

— Attenzione — è calata dal cielo una voce amplificata. — State violando la sezione 4 del Codice Natalizio. Disperdetevi immediatamente o verrete arrestati.

Con mia sorpresa la risposta è stata una pioggia di fischi gracchianti. E’ partito uno slogan. Inizialmente non riuscivo a distinguere le parole ma presto erano diventate inequivocabili.

— Il Natale di chi? Il nostro Natale! Il Natale di chi? Il nostro Natale!

La situazione non aveva un aspetto molto rassicurante.

Ho oltrepassato un gruppo che ho riconosciuto dal telegiornale, Rivoluzionarie Natalizie femministe radicali vestite di bianco con delle carote legate al naso: le sNOwMEN. Un piccoletto mi è passato di fianco, lanciando delle occhiate tutt’intorno e mormorando — Troppo alto, troppo alto. — Poi ha cominciato a gridare: — Tutti quelli alti 156 cm o meno vengano a fare un po’ di casino coi Piccoli Aiutanti di Babbo Natale! — Un altro uomo più basso si è messo a discutere furiosamente con lui. Ho sentito le parole ‘scherzo’ e ‘paternalista’.

Della gente stava mangiando pudding Natalizi e fette di tacchino. Stavano perfino mandando giù cavoletti di Bruxelles, per principio. Qualcuno mi ha dato una fetta di panettone. — Tu sia benedetto — mi ha urlato nelle orecchie un pagano radicale, e mi ha passato un volantino che sosteneva la necessità di rinominare la festa, una volta riconquistata, Festa del Solstizio. E’ stato sballottato via da un gruppo di muscolosi ballerini classici vestiti da fatine color prugna e schiaccianoci.

Mi stavo avvicinando al punto d’incontro dove avrebbe dovuto svolgersi la festa, ma ora in strada c’era se possibile ancora più gente di prima. Il luogo sarebbe stato completamente circondato. Come avrei fatto ad entrare?

Delle sagome si stavano dirigendo contro alla folla. O merda, ho pensato, la polizia. Ma non era la polizia, era un drappello dal fare aggressivo e dall’aspetto torvo che distruggeva tutti i finestrini delle macchine sul suo cammino. Erano travestiti da Babbi Natale.

— Merda — mormorò qualcuno. — E’ il Blocco Rosso-Bianco.

Era lampante che gli RB stavano cercando grane. I manifestanti si sforzavano di tenersi ben a distanza. — Andate a cagare! — ho sentito urlare qualcuno, senza che quelli se ne curassero minimamente.

Ora potevo vedere gli sbirri concentrarsi nelle stradine laterali. Il Blocco Rosso-Bianco li stava provocando ad uscire lanciando bottiglie e urlando — Venite fuori! — alla maniera di ultras di Calcio strippati.

Ho cominciato ad allontanarmi. Mi sono voltato ed eccolo là, il luogo della festa. Hamleys, il negozio di giocattoli. Le guardie armate che normalmente lo proteggevano dovevano essere fuggite da secoli, spiazzate da quel caos. Ho guardato verso l’alto e dietro alle vetrine ho potuto scorgere volti pieni d’orrore.

Dovrei essere lassù, ho pensato. Con voi. Gli invitati alla festa. Bambini coi propri genitori, assediati dalla manifestazione, ad osservare l’avanzata della polizia.

Ed ecco, c’era anche Annie, in piedi sotto la grondaia di Hamley, che gridava nella mia direzione. Mi sono lasciato sfuggire un gemito di sollievo e sono corso verso di lei.

— Cosa sta succedendo? — ha strillato. Sembrava terrorizzata. Le Yule Squads stavano venendo avanti contro i provocatori del Blocco Rosso-Bianco, percuotendo con i manganelli gli scudi inghirlandati di filo d’argento.

— Cazzo — ho sussurrato. L’ho stretta tra le mie braccia con fare protettivo. — Tira aria di guai — ho detto. — Preparati a correre.

Ma mentre stavamo là, la tensione palpabile intorno a noi, è successo qualcosa di straordinario. In un battito di palpebre un ragazzo dalla lunga veste bianca è apparso dal nulla. Prima che qualcuno potesse fermarlo, si è portato tra i ranghi del Blocco Rosso-Bianco e quelli della polizia.

— E’ pazzo! — ha gridato qualcuno, ma tra le centinaia di persone è cominciato a calare il silenzio.

L’uomo stava cantando.

La polizia si è slanciata per piombargli addosso, gli RB hanno fatto per spingerlo via, ma la sua voce si è levata ed entrambe le parti hanno esitato. Non avevo mai visto niente di tanto bello.

Ha intonato una singola nota, di purezza ultraterrena. L’ha fatta durare per lunghi secondi e poi ha continuato.

— Oh little town of Bethlehem, how still we see thee lie.

Ha indugiato, alzando la tensione.

— Above thy deep and dreamless sleep, the silent stars go by.

Il Blocco RB era paralizzato. Tutti stavano immobili.

— Yet in thy dark streets shineth the everlasting light…

Ed ora anche la polizia si stava fermando. Gli sbirri hanno iniziato a posare a terra i manganelli. Uno alla volta hanno lasciato cadere gli scudi.

— The hopes and fears of all the years are met in thee tonight.

Stavano comparendo altre figure vestite di bianco. Camminavano lentamente in direzione del loro amico. Con un sussulto mi sono reso conto che mi stavo schermando gli occhi con la mano. C’era un’autorevolezza implacabile in queste figure meravigliose spuntate dal nulla, questi ragazzi alti, sconcertanti e sbalorditivi. Il bianco delle loro vesti era di una luminosità irreale. Ero senza fiato.

Ora stavano cantando tutti assieme. — How silently, how silently the wondrous gift is giv’n. So God imparts to human hearts the blessing of His Heav’n.

Ad uno ad uno i poliziotti si toglievano gli elmetti e restavano in ascolto. Riuscivo a sentire lo strillare frenetico dei loro superiori fuoriuscire dagli auricolari che si toglievano dalle orecchie.

— No ear may hear His coming, but in this world of sin… — I cantanti hanno lasciato la nota in sospeso, finché la tensione non si è tramutata in una sofferenza quasi fisica che attendeva solo la conclusione della melodia. — Where meek souls will receive Him still, the dear Christ enters in.

I poliziotti sorridevano con gli occhi lucidi in mezzo a mucchietti disordinati di bastoni e protezioni corporee. Il solista ha alzato la mano. Ha abbassato lo sguardo verso le armi abbandonate. Poi ha declamato in direzione del Blocco Rosso-Bianco.

— Non avreste dovuto cercare lo scontro — ha detto, e quelli sono sembrati pieni di vergogna. Ha atteso.

— Vi avrebbero massacrato. Mentre ora — ha continuato — questi idioti si sono disarmati. E’ questo il momento di attaccare… — Si è voltato di scatto e si è lanciato contro la polizia assieme a tutti i suoi compagni, in massa, in mezzo ad un turbinare di vesti bianche.

Gli sbirri, impotenti, sono rimasti a bocca aperta, hanno fatto dietro-front e si sono dati gambe all’aria, mentre la folla lanciava un boato di entusiasmo e si gettava all’inseguimento.

— Siamo il Gay Men’s Radical Singing Caucus! — ha strillato il solista con impeccabile voce tenorile. — Orgogliosi di partecipare alla lotta per un Natale del Popolo!

Lui e i suoi compagni hanno cominciato a scandire: — Non ce ne andiamo! Ve le cantiamo! Adattatevi o fottetevi!

— E’ un miracolo di Natale! — ha detto Annie. Io l’ho stretta forte fino a quando non ha sussurrato — Va bene, papà, vacci piano…

Dietro di me la folla stava urlando, prendendo possesso delle strade.

— E’ questo il problema con il Blocco Rosso-Bianco — ha mormorato Annie. — Dannata ‘strategia della tensione’ del cavolo. Sono solo un branco di anarchici avventuristi.

— Già — ha detto un ragazzo al suo fianco. — Comunque, metà di loro sono poliziotti infiltrati. E’ la prima regola, no? Il più tenace sostenitore della violenza è sempre lo sbirro.

Ero sbalordito, la mia testa si spostava da uno all’altro come gli idioti che guardano una partita di tennis.

— Cosa…? — ho detto alla fine.

— Vieni papà — ha risposto Annie. Mi ha baciato sulla guancia. — Non mi avresti mai lasciata venire in un altro modo. Ho dovuto costringerti a venire a piedi o saremmo arrivati troppo presto. Intrappolati come quelli. — Ha indicato i vincitori della lotteria, ancora bloccati ai piani alti di Hamleys ad osservare sconvolti dalle vetrate. — E poi ho dovuto scappare via o non mi avresti mai permesso di unirmi al corteo. Vieni. — Mi ha afferrato la mano. — Adesso che abbiamo rotto le linee della polizia, possiamo ri-orientare la marcia verso Downing Street.

— Bene, è l’opportunità perfetta per tirarci fuori di qui…

— Papà — ha detto. Mi ha guardato severamente. — Non riuscivo a crederci quando hai vinto quel premio. Non avevo mai pensato di avere davvero la possibilità di essere quaggiù oggi.

— Qualcuno ti ha trascinato via — ho detto.

— Quello era Marwan. — Ha indicato il ragazzo che aveva appena parlato. — Papà, questo è Marwan. Marwan, questo è mio padre.

Marwan ha sorriso e mi ha educatamente stretto la mano, passando il suo cartello nella sinistra. Diceva MUSLIMS FOR CHRISTMAS. Ha visto che lo stavo leggendo.

— In realtà per me non è una questione così importante — ha detto — ma tutti noi ricordiamo come questa gente ci ha appoggiato quando l’Umma S.r.l. ha tentato di privatizzare la festa dell’Eid. Sapete, questo voleva dire molto. E comunque… — ha distolto lo sguardo timidamente. — So che per Annie è importante. — Lei lo ha fissato rapita. Ah, ho pensato.

— Marwan è handfulofflowers, papà — mi stava dicendo. — Fuori dalla rete.

— Guarda, devo confessarti che sono alquanto seccato per tutto questo — ho detto. Adesso eravamo prossimi a Downing Street. Marwan ci aveva salutati a Trafalgar Square e quindi eravamo rimasti soltanto noi due, assieme ad altre 100.000 persone. — Ti ho comperato, io, ho speso un sacco di, a quella festa c’è un gran regalo…

— Ad essere sincera, papà, non ho veramente bisogno di una nuova console.

— Come fai a sapere…? — ho detto, ma lei non ci ha badato.

— Quella che ho adesso va bene. E comunque la uso fondamentalmente per i giochi di strategia, che non richiedono poi tutta questa potenza. Inoltre, nella mia macchina ho tutte le pinkopatch. Sarebbe un fatica boia trasferirle tutte, e scaricarle di nuovo è troppo rischioso.

— Che patch?

— Roba come Red3.6. Trasforma un sacco di giochi. Converte SimuCityState in RedOctober. Cose del genere. Sono già arrivata al quarto livello. Il cattivone di fine livello è uno Zar. Appena riesco ad escogitare il modo per superarlo sarò arrivata al Dualismo del Potere.

Ho smesso di tentare di seguire il filo del discorso.

Davanti all’ingresso della residenza del primo ministro era posizionato un enorme Albero di Natale bianco e argento. Mentre ci stavamo avvicinando tutti hanno cominciato a fischiare. A proteggerlo c’era l’esercito e di conseguenza la gente faceva in modo che il boato risultasse piuttosto bonario e scherzoso. Qualcuno ha lanciato un budino di Natale e si è preso una brusca lavata di capo generale.

— Quello non è il vero Natale! — gridavamo tutti passandogli davanti. — QUESTO è il vero Natale!

Cominciava a farsi scuro e la folla aveva iniziato ad assottigliarsi, per essere a casa prima che la polizia si riorganizzasse. Siamo passati attraverso un gruppo rigorosamente vestito con bandane rosse e ci siamo uniti al loro canto. — Deck the halls with boughs of holly, tra la la la laaa, la la la la. ‘Tis the Season for the Internationale, tra la la la laaaa…

— Però — ho detto — mi dispiace lo stesso un po’ che tu non sia potuta essere alla festa.

— Papà — ha risposto Annie, abbracciandomi. — Questo è stato il Natale più bello della mia vita. Davvero. Capito? Ed è stato stupendo passarlo con te.

Mi ha guardato con la coda dell’occhio.

— Hai già indovinato? — ha detto. — Cos’è il tuo regalo?

Mi stava fissando, molto seriamente e intensamente. Mi stava rendendo molto sentimentale.

Ho pensato a tutto quello che era successo quel giorno e alle mie reazioni. Tutte quello che avevo passato, che avevo visto, a cui avevo preso parte. Mi sono reso conto di quanto mi sentivo diverso rispetto a quel mattino. Era una rivelazione eccezionale.

— Si…— ho detto, esitante. — Si, penso di avere indovinato. Grazie, amore mio.

— Cosa? — ha risposto. — Hai indovinato? Merda.

Ha tirato fuori un pacchettino incartato. Era una cravatta.

‘Tis the season è apparso sul numero di dicembre 2004 della Socialist Review (www.socialistreview.org.uk). Ringraziamo l’autore e la rivista per la loro autorizzazione a tradurre e pubblicare il racconto sul nostro sito.

China Miéville è un giovane e brillante scrittore di romanzi fantasy (in Italia proprio nel 2004 ne sono apparsi due per i tipi di Fanucci: Perdido Street Station e La città delle navi). Militante attivo della sinistra britannica, ha appena pubblicato con l’editore Brill il fondamentale studio Between Equal Rights. A Marxist Theory of International Law.