di Nico Gallo (da Liberazione)
Scocciate Jack Barron, così si intitola un’ipotetica trasmissione televisiva statunitense in cui il pubblico può intervenire in diretta e pretendere risposte alle proprie domande. Una trasmissione a cui assistono cento milioni di spettatori dove la grande abilità del presentatore, Jack Barron, in grado di influenzare l’opinione di una grande così grande massa di persone, si scontra con i grandi poteri tradizionali della nazione: i politici e i capitalisti. Niente di straordinario se si pensa allo scontro in atto tra il governo italiano, la direzione della RAI e Michele Santoro, e alla straordinaria campagna mediatica messa in campo durante l’ultima campagna elettorale italiana. Ma se parliamo del ruolo che i media hanno all’interno del meccanismo del potere è per parlare di un libro profetico pubblicato negli Stati Uniti nel 1969, un libro che ancora oggi è in grado di delineare la complessità dello scontro tra le elite nelle società chiamate avanzate.
Jack Barron Show di Norman Spinrad è da poco tornato in libreria (Fanucci editore, pp. 366, 8,50 euro), dopo una prima edizione del 1973, e si tratta di uno dei libri fondamentali della storia della fantascienza, un romanzo dove è possibile comprendere le potenzialità critiche di un genere letterario che, a torto, è stato relegato ai margini del discorso politico, opposto a oltranza l’egemonia di una letteratura realista progressivamente sempre più dipendente e funzionale alla conservazione dello status quo. Se la fantascienza ha dei valori letterari e politici allora sono quelli dell’insubordinazione, della multiformità, della trasgressione. Quando Jack Barron Show venne pubblicato, la fantascienza aveva assunto negli Stati Uniti la piena maturità della critica sociale, aveva denunciato e attaccato il consumismo, la religione, il totalitarismo, lo stato di polizia, la pubblicità, il razzismo, aveva affrontato il problema della politica ambientale, della guerra planetaria, della labilità dei confini nazionali, dell’inefficacia di organismi internazionali come la Società delle Nazioni e l’ONU. Gli anni Sessanta sono, assieme ad altre forme legate alla cultura giovanile, il momento in cui la cultura popolare assume definitivamente un ruolo guida nella critica al disegno di civiltà occidentale. Da un lato sembrava già gridare che “un altro mondo è possibile”, dall’altro, attraverso le sue storie più radicali, smantellava gli aspetti esteriori del potere per rivelarne i meccanismi reali.
Leggere trent’anni dopo questo romanzo di Norman Spinrad è ancora un’esperienza indimenticabile, anzi si arricchisce e s’incupisce di un atroce aspetto quotidiano che, nel 1969, era ben lungi dall’essere sperimentato. Chi leggerà Jack Barron Show non potrà esimersi dal riconoscere nei personaggi del romanzo i tratti contraddistintivi dei protagonisti della nostra politica italiana più degradata, ne ritroverà le menzogne e il cinismo, i sotterfugi e le amnesie, ma il valore del libro non sta nell’aver previsto certe situazioni, quanto nell’aver preannunciato un paradigma che oggi, e in particolar modo in Italia, si è tristemente avverato. Jack Barron Show descrive lo scontro tra tre componenti del potere che, forse per la prima volta negli anni Sessanta, si stavano contendendo il predominio, stavano provando alleanze nuove per perfezionare la gestione oligarchica del mondo. Media, capitalismo e politica sono i protagonisti di questo libro, il loro scontro avviene attraverso Jack Barron, Benedict Howards (il capitalista che cerca di accaparrarsi il monopolio dell’ibernazione a discapito del servizio pubblico) e un insieme di politici provenienti dai tre partiti che, nel romanzo, sono rappresentativi della società statunitense. Oggi, a partire dallo scandalo Watergate fino alle truffe di Enron e Worldcon, queste tre componenti hanno manifestatamente giocato la loro guerra al massacro, proprio come nel romanzo di Norman Spinrad.
Davanti alla lotta per il potere, Jack Barron Show antepone una tragica storia sulla vita e sulla morte, un vero e proprio apologo morale sui limiti della politica. Chi leggerà questo romanzo dovrà chiedersi se siamo diventati più Jack Barron o più Sara Westerfeld, la donna di Barron, ovvero chiedersi che fine hanno fatto i sogni giovanili di rivoluzione, quella rivoluzione ingenua e pura fatta di sogni e di estremizzazioni. In un mondo che fa della corruzione la prassi di vita quotidiana, la difficoltà ad adattarsi alla vita di Sara, e la sua tragedia, non possono che far comprendere la dimensione drammatica della società descritta nel romanzo, la sua assoluta mancanza di un confine etico.
Norman Spinrad, oltre a questo Jack Barron Show, è autore de Il signore della svastica, una storia ambientata in una realtà parallela dove Adolf Hitler non è stato il capo del movimento nazionalsocialista ma uno strano scrittore di fantascienza, di Pianeta Sangre, complessa e ambigua storia sul potere, e di due romanzi il cui focus è ancora sui media, Tra due fuochi e Ore 11: sequestro in diretta, poi altri romanzi meno significativi. Nonostante la sua oscillante bibliografia, Spinrad ci offre uno sguardo ai problemi dell’immortalità, una diretta metafora di un problema quanto mai quotidiano: “solo i ricchi hanno la possibilità di vivere a lungo?”
Un romanzo squisitamente politico che non esita a rappresentare la crisi della sinistra, una crisi attuale e dolorosa, evidente negli Stati Uniti quanto in Europa. Una crisi su cui si gongola la destra, tanto è vero che Il Giornale dedica ben due interventi a Jack Barron Show. Il primo, a firma di Luca Telese, molto attento ad analizzare i temi del romanzo, il secondo, di Gianfranco De Turris, uno dei curatori della prima edizione del romanzo, superficiale e autocelebrativo. Tesi salienti di quest’ultimo intervento sono che si tratta di un romanzo di destra e che l’attuale editore di Jack Barron Show, Sergio Fanucci, all’epoca della prima edizione indossava ancora i calzoni corti. Noi, che almeno d’estate i calzoni corti li indossiamo anche a quarant’anni, pensiamo che siano importanti i libri contraddittori e coraggiosi, che parlano delle rivoluzioni fallite e dei rivoluzionari stanchi, che non fanno propaganda e che inquietano e fanno riflettere.
Indubbiamente molti militanti di destra, con i calzoni rigorosamente lunghi, leggeranno nelle pagine di Jack Barron Show anche l’amara parabola di coloro che hanno vissuto stagioni d’impegno politico e di ideali, e che ora si trovano a essere una delle tante voci nel coro che osanna il miliardario di turno, dimentichi di tante lotte antiplutocratiche e nazionaliste.
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