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Traduzione di Roberto Rossi Testa, postfazione di Ernesto Livorni — alla chiara fonte, Lugano 2012, pagine 43, € 8,00

Fa’ entrare il vento
Fa’ entrare la pioggia
Fa’ entrare la brughiera questa notte.

Il temporale batte alla mia finestra,
La notte sta ai piedi del mio letto,
Fa’ entrare lo spavento
Lascia entrare la pena
Lascia entrare le piante che si scuotono e gemono,
Entri il nord questa notte.


Lascia entrare il potere senza nome e forma
Che batte alla mia porta,
Fa’ entrare il ghiaccio, fa’ entrare la neve,
La fata della morte che ulula nella brughiera,
Il cespuglio di felci sul versante brullo,
Fa’ entrar le cose morte questa notte.

Lo spettro che fischia dietro l’argine,
Il morto che marcisce nel pantano,
Lascia entrare la calca d’antenati
I desideri frustrati
Fa’ entrare l’ombra del defunto conte,
Fa’ entrare le cose non nate questa notte.

Fa’ entrare il freddo,
Fa’ entrare l’umido,
Fa’ entrare la solitudine,
Fa’ entrare l’immediato,
Fa’ entrare ciò che è morto,
Lascia entrare i cieli spopolati.

Oh come possono vergini dita intessere
Una coperta al vuoto,
Come il mio cuore impaurito può concepire
L’immane solitudine?
Come può contenere sì piccola casa
Sì grande compagnia?
Fa’ entrare l’oscuro,
Fa’ entrar ciò che è morto,
Lascia entrare il tuo amore stanotte.

Fa’ entrare la neve
Che intorpidisce la tomba,
Lascia entrare la pianta delle ghiande,
Il torrente e la pietra del monte.
Fa’ entrare il mare amaro.

Pauroso è il mio vergine cuore
E fragile la mia vergine forma,
E allora devo io avere pietà
Della rabbia della tempesta
Che sorse dal grande abisso
Prima che la terra fosse fatta,
Che riversa le stelle in cataratte
E scuote questo mondo violento?

Fa’ entrare il fuoco,
Fa’ entrare il potere
Fa entrare l’invasiva potenza.

Gentili le mie dita devon essere
E pietoso il mio cuore
Se devo contenere in forma umana
Un vivente potere tanto grande,
Un impulso vivente grande e selvaggio
Che urla intorno alla mia casa
Con tutta la violenza del desiderio
Desiderando — questo — la mia pace.

Con pietà il mio cuore ha da tenere
Le stelle derelitte in requie,
Esser pietoso del grido del corvo,
Del torrente e dell’ala dell’aquila,
Dell’acqua fredda del laghetto in quota,
Della folata sferzante.

Fa’ entrar la ferita,
Fa’ entrare la pena,
Fa’ entrare tuo figlio stanotte.

[Kathleen Raine, Londra 1908-2003, è stata una poetessa e insegnante di letteratura inglese a Cambridge, studiosa dell’opera di W.B. Yeats, Shelley, Coleridge, ma soprattutto di William Blake, al quale ha dedicato cinque volumi di saggi. La poesia qui riprodotta è la quarta di una sequenza di sei, tratta dalla raccolta “The Year One”, 1952. “La Sequenza Northumbra” è dedicata agli anni passati nella Contea di Northumberland, ai confini con la Scozia, dove soggiornò durante la Prima Guerra Mondiale. In Italia l’opera di Kathleen Raine è quasi del tutto inedita.
Immagine di apertura di William Blake. mb
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