di Alessandra Daniele

Tendone.jpg– Non ce li voglio nella mia città – brontola minaccioso il sindaco.
– Stanno già montando il tendone – dice l’assessore.
– Glielo facciamo smontare. Sono un branco di ladri, puttane, e fenomeni da baraccone, si cerchino un’altra piazza.
– Non li vuole più nessuno – commenta l’assessore – e pensare che all’inizio invece li volevano tutti. È per questo che i ministeri sono diventati itineranti. Il decentramento al nord chiesto dalla Lega scontentava centro e sud, e così li hanno trasformati in strutture semoventi perché potessero girare tutta l’Italia.
– Lo so. Ero bambino, ma la storia me la ricordo.
L’assessore sospira.
– Io da bambino sognavo di scappare con un ministero. Erano i primi tempi che giravano, e da queste parti ne arrivò uno di quelli minori, la ministra era una bella bruna che aveva fatto anche cinema, o televisione… come si chiamava? Moira… no, Mara.
– Io mi ricordo i nani – dice il sindaco – e i fenomeni. Ce n’era uno con la lingua così lunga che riusciva a leccarsi il culo da solo.
– Quello mi faceva impressione!
Il sindaco annuisce.
– Anche a me, ma di più l’Uomo Maiale. Gli facevano fare le leggi elettorali.
– Non era solo una fiera degli orrori – ricorda l’assessore – c’erano anche i giocolieri, e i prestigiatori. Erano capaci di far sparire qualsiasi cifra.
– E i contorsionisti, che cercavano di giustificare le leggi ad personam, firmandole con le dita dei piedi.
– Ci vuole abilità.
– Una volta un trapezista cadde mentre cercava di passare al volo da un partito all’altro – dice il sindaco – nonostante fosse un esperto che l’aveva già fatto mille volte.
– Basta un attimo di distrazione. Anche il lanciatore di coltelli, con la erre moscia, ogni volta tagliava qualche dito.
– Quello lo faceva apposta – precisa il sindaco – era un sadico, si divertiva a tagliare. Alla fine però tagliarono lui.
– E il domatore di scarafaggi, col pizzetto e la voce rauca, come finì?
– Divorato.
– Mah – l’assessore scuote lentamente la testa – fanno una vita assurda.
– Sono cialtroni. Parassiti – dice il sindaco – e io li farò cacciare da questa città.