di Alessandra Daniele

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IL VINCITORE

L’ elastitan attecchiva subito: bastava iniettarlo, e si fissava nelle ossa, trasformandole in una struttura ultra-elastica quanto super-resistente. Il prodigioso polimero – insieme al doping tradizionale – aveva fatto di Tod Polton, detto “il Giaguaro Bianco”, l’uomo più veloce della terra. Però ancora non bastava.
– Ti ci vuole un champion-chip – gli disse il coach, dandogli una pacca sul collo grosso come una coscia.
– Non la voglio una di quelle caccole elettroniche nella testa — brontolò Polton.
– Ma saresti perfetto! — Rispose il coach — L’elastitan del tuo scheletro è un polimero biosintetico in grado di ricevere impulsi neuroelettrici direttamente dal cervello, bypassando il sistema nervoso attraverso un chip installato fra il cranio e la prima vertebra cervicale.
Tod Polton lo fissò con aria stranita.
Il coach tradusse
– Diventerai veloce come il pensiero!
Tod fece un gran sorriso, e annuì.

Appena pochi secondi dopo la partenza, Polton era già in testa. Sfrecciava come un proiettile, così veloce da spazzare via lo sciame di nano-camere che precedeva gli atleti per riprenderli in diretta.
Verso metà della corsa però Zaquele, detto “il Lampo Nero”, riuscì inaspettatamente ad affiancarlo. Si diceva che il suo DNA fosse stato manipolato dal più esperto genodesigner del ramo. Zaquele restava pur sempre fatto di carne e sangue, pensò Tod, e non avrebbe comunque potuto competere col suo schelastitan biosintetico. Gli bastò desiderare di accelerare ulteriormente la sua corsa già fulminea, che subito le ossa implementate lo fecero scattare oltre l’avversario. Gli sembrava che producessero da sole tutto lo sforzo, trascinandosi dietro pelle e muscoli quasi come un peso morto. Aumentando la velocità, sempre di più, sempre di più, tanto da stordirlo, tendendo la carne che le conteneva, fino a lacerarla.
A pochi metri dalla linea, lo scheletro di Tod Polton schizzò fuori dal suo corpo in un’esplosione di sangue e frattaglie, e tagliò da solo il traguardo.
Il record non venne omologato.

FINE LEGISLATURA

Il presidente del Senato Sotterraneo aprì la seduta.
– Quinto periodo dell’anno 7.590.002.008 d.C. Dibattito sull’interrogazione parlamentare ”Piano d’evacuazione”. Iscritto a parlare l’onorevole Omeghi dei Progressisti Superstiti, ne ha facoltà.
Omeghi attivò l’amplificatore vocale impiantato nella laringe e si alzò.
– Senatore presidente, colleghi senatori, ormai da millenni il vento solare spazza la superficie del nostro pianeta, rendendola inabitabile per qualsiasi forma di vita. Ha strappato la luna dalla sua orbita…
Un brusio diffuso lo portò a interrompersi.
– Scusate, ma ritengo che non sia una perdita di tempo ribadire le premesse…
Il mormorio aumentò. Per sedarlo il presidente del Senato attivò una leggera scarica elettrica diretta all’apposito impianto corticale dei senatori, che subito tornarono alla compostezza iniziale. Omeghi riprese.
– Diciamo allora che la situazione terminale in cui ci troviamo è ben nota a tutti da parecchi millenni, e tuttavia è stata assurdamente ignorata. Non ricorderò in questa sede gli scandali sulla lottizzazione di Marte, e le falsificazioni dei test di abitabilità che hanno causato il drammatico fallimento di ogni progetto di terraforming, perché sarà compito della magistratura…
Stavolta il vocio di protesta fu tale che il presidente del Senato dovette aumentare sensibilmente il voltaggio della scarica sedativa.
– Sarà compito della magistratura fare luce in merito, o meglio, lo sarebbe stato, visto che tutta la faccenda sarà presto risolta dalla totale estinzione del genere umano.
Alcuni senatori azionarono le lunghe zampe metalliche del loro seggio, che consentivano di muoversi senza alzarsi dal sedile, e si agitarono mimando scongiuri scurrili. Omeghi continuò.
– A causa delle pastoie burocratiche, nonché dei ben noti intrallazzi, il piano di evacuazione che avrebbe dovuto essere pronto da millenni è tragicamente in ritardo, mentre l’insabbiamento dei segnali alieni provenienti da Proxima Centauri…
Esplose un boato di protesta, uno dei senatori si impennò sul seggio semovente gridando e sbracciandosi. Omeghi lo additò.
– Senatore Burgizmo! Lei sa benissimo che se fossimo riusciti a stabilire relazioni con quelle civiltà forse avremmo potuto chiedere il loro aiuto, ma le vostre assurde paranoie xenofobe…
Il presidente del Senato Sotterraneo sedò con una scarica il vociante Burgizmo. Poi disse
– Senatore Omeghi, il suo tempo è finito.
– Presidente, il nostro tempo è finito! — Protestò Omeghi. — Il tempo della nostra specie, perché si è dimostrata incapace di evolversi veramente!
La maggioranza dei senatori si sollevò irata sulle propaggini metalliche, strepitando attraverso gli impianti laringei. Alcuni erano un tutt’uno biomeccanico coi loro seggi, e caracollavano minacciosi come ragni metallici verso Omeghi, che continuava.
– Tutti i pasticciati tentativi di implementazione genetica e cibernetica non hanno prodotto che un’élite di cybercariatidi. Ci credevamo il culmine dell’evoluzione, ce ne siamo rivelati solo un ramo secco. Non saremo neanche capaci di scansarci in tempo per non essere inghiottiti dal nostro stesso sole, che sta per diventare una gigante rossa — Alzò al massimo il volume dell’amplificatore vocale — Ammettiamo la verità almeno una volta, prima di sparire!
Il presidente del Senato Sotterraneo attivò al massimo la scarica elettrica diretta all’impianto di Omeghi, bruciandogli il cervello. Poi annunciò
– La seduta è tolta.

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