di Saverio Fattorifabbriche_big.jpg

Tutti i capitoli di “Cattedrale”

Stamattina, verso le nove e mezza, hanno inserito in reparto il ragazzo con il giubbotto scuro. Sembra un tipo sveglio. Concede moderata confidenza alle comari più curiose che lo intervistano immediatamente. Ha intuito quanto siano pericolose, sa come tenerle alla larga senza essere troppo scortese.

Sembrerebbe quasi normale, un individuo sopra la media considerando la fauna della Cattedrale. È davvero giovane, non capisco la sua presenza, oggi un diploma di laurea non lo si nega a nessuno. Armeggio con l’mp3. Il tipo ignora le spiegazioni della facilitatrice e mi chiede cosa ascolto.

– Roba che scarico da internet.

– Niente radio?

– A volte. Radio Tre. Solo Rai.

– Prova Radio Virgin, non è male, solo rock, anche roba dei tuoi tempi.

– Le radio private fanno solo merda.

– Prova la Virgin. Sui 106.

– Non si può lavorare con le cuffiette. È una norma dell’antinfortunistica. Se ti isoli dall’ambiente puoi finire sotto un muletto.

– E tu?

– Nessuno può rompermi il cazzo. Sono in ‘sta fogna da vent’anni.

– Si vede.

– Cosa?

– Che hai il cervello bruciato.

Paris-ouvrier.jpgL’ho guardo senza tradire rabbia, ma l’affronto mi accende il volto. Ho fatto quello che non perde la calma per le offese del primo coglioncello. Nessuno mi dice nulla delle cuffiette perché mi compatiscono, faccio pietà e vorrei incutere timore. Tutti sanno di come mi hanno impietosamente silurato. Dell’umiliazione quotidiana. Nessun kapetto al momento mi ha negato l’mp3, per me condizione necessaria alla sopravvivenza. Non potrei ascoltare le idiozie delle operaie. Non sopporto quando raccontano episodi della vita dei figli in età pre-puberale, la più stupida e infelice. La maggior parte dei mocciosi frequenta scuole di calcio. Ti insegnano subito a simulare falli per guadagnare rigori e punizioni. Gli istruttori sono esaltati che pensano di essere dentro Full Metal Jacket. La loro severità, le offese urlate, imbarazzano i genitori che seguono l’allenamento ai bordi del campo. Considerano quell’assurdità una buona palestra di vita. Nessun marmocchio arriverà a livelli professionistici nel calcio, bruciandosi le possibilità per altri sport. Sono cuccioli di abbonati a Sky e al digitale terrestre. Le madri vogliono che il loro figlio incuta rispetto all’interno del branco. Non so come è stato educato il nuovo arrivo, ma non si è scusato, non ha continuato la belligeranza. Ha solo saggiato l’avversario. Ha ripreso l’addestramento al carrello elevatore con un ragazzo del Magazzino che lo chiama Frank. Una spia aziendale si prende la briga di raccontare la sua storia, vantando la conoscenza con i nonni paterni. Pare che il Frank stesse frequentando un istituto professionale con buoni risultati. Una notte era entrato nell’edificio in compagnia di altri due amici carichi di insufficienze, per bruciare i registri e altro materiale didattico. Un evergreen per coglioni di ogni generazione, consumato l’ultima notte dell’anno. Le piccole teste di cazzo avevano pensato di essere originali. Il fumo uscito dai finestroni aveva attirato una pattuglia di carabinieri. Non aspettavano di meglio che stanare tre idioti nascosti nei cessi della palestra a Capodanno. La famiglia aveva ritirato il Frank dalla scuola per ficcarlo nella fabbricazza. Solo qualche mese, come esemplare castigo in attesa di redenzione. A settembre avrebbe ripreso gli studi, condizione necessaria per un futuro radioso. Tolleranza zero per il rampollo di una famiglia che dall’inizio del secolo imperversa con farmacisti, avvocati, assessori, architetti. Nessuno dei tre teppisti si era intimorito davanti al magistrato, né aveva simulato pentimenti. Sogghignavano nervosamente sotto l’effetto di pasticche aventi come logo il viso storpiato di un Joker. Alla Banda del Joker, come si erano autodefiniti, erano stati attribuiti altri episodi di vandalismo.

Il Frank ha l’aria di uno che ha pochi problemi con le donne, nessuna pratica sportiva, una magrezza malata gli consente di indossare qualunque indumento con immeritata eleganza. Non ha bisogno di alcun addestramento. Dopo poche decine di minuti guida il muletto come non avesse mai fatto altro. Il suo angelo custode lo guarda dall’area della macchinetta del caffé, divertito e preoccupato. Divertito per un paio di testa-coda del nuovo pilota. Preoccupato per essersi reso conto di quanto sia facilmente sostituibile nella professionalità. Magazzinieri e mulettisti sono merce deprezzata. Mansioni affidate ad agenzie interinali che gestiscono extracomunitari nonostante si ritengano africani e gente dell’Est cattivi driver. Anche le donne sono state addestrate a questa mansione. Dopo le prime perplessità tutto è filato liscio. In Giappone sono in corso sperimentazioni analoghe con gli scimpanzè. Io sono peggio di scimpanzè, donne, extracomunitari e di questo giovane teppista. Ho sempre rifiutato di guidare carrelli elevatori. Gli scimpanzè hanno raggiunto risultati sbalorditivi con test mnemonici legati alla matematica. Perché dovrebbero avere problemi alla guida di un carrello elevatore.
Con il Frank mi è subito chiaro il problema. Non posso giocare all’operaio che rivendica la propria anzianità aziendale come valore assoluto degno di rispetto. Non inventerò filastrocche su come tutto una volta era meglio, i vecchi tempi eroici di chissà quale cazzo di eroismo. Suonerebbero stonate con gente nata nel mezzo degli anni Ottanta. In queste generazioni non ci sono residui di etica politica a presiedere azioni e pensieri. Sono tutti fascisti naturali, nessuna dottrina ha corretto l’istintività. Sono cresciuti con Studio Aperto, anestetizzati e iperattivi al tempo stesso. I genitori sono miei coetanei. La mia generazione mi fa vomitare. Anche se la tolleranza zero con la quale hanno reagito alle scorribande del figlio depone a loro favore. Imprigionato nelle segrete della Cattedrale, marcirà giugno e luglio in questa fogna mentre i suoi amici se la spassano in riviera.
È solo mercoledì, ma la situazione è già fuori controllo. Oggi anche le operaie più carine sembrano deturpate dall’ora di straordinario. Si inizia alle 6 del mattino e il turno si protrae fino alle 14. Due pause di dieci minuti, alle 8.30 e alle 11. Tra ogni sosta, una pausa individuale per i bisogni fisiologici, durante la quale la facilitatore sostituisce l’operatore. Il rosario di venti operai non può interrompersi a ogni pisciata.
Le ragazze hanno i visi scavati e la testa in disordine, mollette ovunque, cercano di arrivare a venerdì prima di lavare i capelli per non sfibrarli. Fuori dalla Cattedrale hanno figli prede di malanni infettivi a ripetizione, lavori domestici che consumano. Nelle cene aziendali alcune sono irriconoscibili, metamorfosi miracolose, trucco e parrucchiera, vestiti che finalmente esaltano le doti fisiche.
Io invece non ho speranza, nessun restyling può giungere in soccorso. Nella serata dovrò recuperare mezzo pezzo di roba per resistere giovedì e venerdì. Eroina sparata su per il naso, Radiohead sparati nelle orecchie. Mi devo curare. Quelli come il Frank prendono sostanze stimolanti e solo nel fine settimana. Quelli nati dopo l’85.

Le puntate di Cattedrale sono lette regolarmente a Radio Wave, la radio ufficiale di Arezzo Wave, nel corso del programma Fiesta, spazio settimanale dedicato alla letteratura, dal copyleft alle nuove tendenze della narrativa italiana e straniera, attraverso interviste, letture, commenti ed ascolti musicali, in onda la domenica alle 18:40 e il martedì, in replica, allo stesso orario.
Per ascoltare Radio Wawe clicca qui.