di Uno spettatore

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Caldo, caldo maledetto. L’aria condizionata della macchina oramai era un pallido ricordo di quando le cose nella mia vita andavano bene.Finestrino abbassato, aria mista a smog in faccia e uno stereo che sputava da casse rotte un po’ di northern soul. Era abbastanza per farmi
capire che dovevo cambiare macchina, cambiare stereo e magari vita. Odio il traffico, lo odio così tanto che mi invento le scorciatoie più assurde per evitare di rimanere imbottigliato nel ritorno a casa degli psycopendolari. Decido di passare per piazza Ottocalli, una piazza del
cazzo di una periferia del cazzo di una città del cazzo. Kaos&Panico, una versione ostmoderna delle Quattro giornate di Napoli di Nanni Loy, la mia smania di scorciatoie mi aveva fatto piombare in una situazione che non avrei mai immaginato.

Certo, se vivi a Napoli ti puoi aspettare di tutto, ma una riedizione /napulegna/ dell’intifada con tanto di matrone sovrappeso che lanciano bottiglie in faccia alla polizia non me la sarei mai potuta immaginare. Fanculo! Farò un po’ di ritardo, i fighetti di Santa Maria la Nova per questa sera godranno della mia presenza meno delle altre volte.
Parcheggio in terza fila e mi metto a correre verso l’epicentro della rivolta. Non è un comportamento normale, lo so. Ma quando hai un’anima profondamente anarchica come la mia se vedi qualcosa che sembra lontanamente una sommossa ti ci butti dentro a capofitto, non importa chi ha ragione, non importa il perché di tanto casino, basta respirare un po’ di sana aria di sommossa. Sapete mi aiuta a sentirmi vivo. Da molto tempo ho smesso di credere che la ragione dimori fra le fila di qualche schieramento, ho sempre creduto che chi ragionasse così fosse un prete e credetemi odio i preti come nessuno, le suore no. Nelle suore trovo qualcosa che mi arrapa, ma questo è un altro discorso…

Non si riesce a capire niente, sbirri incazzati che rispondono con manganellate a una moltidutidine plebea che li riempie di parolacce&insulti. Vola qualche bottiglia, ma la cosa nel contesto mi sembra marginale, anzi direi che da alla scena almeno quel giusto tocco di pathos, che perdonate il mio distacco, altrimenti chiamerei comica.
Si proprio così comica. Nessuno che capisca un cazzo di quanto sta succedendo ma nel suo piccolo fa di tutto per aumentare il kaos generale. Voci allucinate mi entrano con violenza in testa, mi gridano versioni contrastanti di quello che i miei occhi stupiti stanno vedendo.
Come dicevo il mio atteggiamento distaccato verso le cose della vita, mi ha fatto rinunciare da un tot a voler capire ostinatamente la realtà. Una sola cosa vorrei comprendere, perché quel poliziotto sta manganellando con così tanta foga quel ragazzo ammanettato. Mi avvicino
e sfoderando il mio sorriso più gentile chiedo il perché di un tale trattamento. Lo sbirro mi risponde con un dialetto che non saprei identificare ma che suppergiù suona così: “fatti li cazzi tua che st’g fatcand”. Cazzo che bel lavoro! Vengo spinto via da un bestione che poteva essere un falco o un camorrista, la differenza non l’ho mai saputa trovare, e decido di tornare alla macchina. Riaccendo lo stereo faccio una retromarcia di 200 metri, cosa che da queste parti non è proprio inusuale, e mi metto a riflettere su quanto ho visto e in parte vissuto. Napoli è una polveriera, in cui riuscire a distinguere il bene dal male è orami un’impresa impossibile. Solo la sindachessa con la sua voce da maestrina zitella può credere che una vaga idea di legalità sia la risposta a un’emergenza sociale di tale portata. Napoli si nutre della sua anarchia e oramai si trova in uno stato pre-insurrezionale. Non ho alcuna ricetta per una tale situazione, vorrei però che la Pimentel Fonseca di turno non mi rompesse le palle con le sue chiacchiere sui sanfedisti ecc…vorrei solo capire perché quel ragazzo era picchiato in quel modo, non voglio sapere altro. Se vivi a Napoli impari a saperti accontentare.