di As Chianese

Intervista a Jim Fante, figlio del celebre John, sul cinema e la letteratura di suo padre: uno dei più grandi scrittori e sceneggiatori americani di sempre

Come promesso ai fedeli lettori di Carmilla on Line nel mio articolo A Dreadfull Imbroglio, ecco in esclusiva l’intervista da poco rilasciatami da Jim Fante, figlio del celebre scrittore e sceneggiatore John. Sono una quindicina di domande sui suoi rapporti col padre e sui libri e i film che questi ha scritto. Soprattutto è un testo pervaso da una forte tristezza di fondo che mi ha fatto rivalutare non poco Jim Fante e mi ha permesso dia avvicinarmi, anche se per interposta persona, all’immensa figura del padre, come uomo di lettere libero e indipendente in una grande nazione.

Come erano i rapporti con tuo padre? Quale è la cosa che più ricordi di lui?

Avevamo una stupenda relazione. Lo consideravo un mio amico intimo e mi manca ancora. Lui era molto divertente e accattivante, un grande raccontatore di storie. Ma sapeva essere davvero competitivo. Amava molto lo sport, anche da semplice spettatore. Giocava spesso a scacchi e a biliardo. Lui era piuttosto malandato, ma si preoccupava sempre della sua carriera e della sua salute.

Cosa pensava dei suoi genitori? Te ne parlava?

No, non parlava molto dei miei nonni. Molte cose le ho sapute solo attraverso le domande che gli facevo. Raramente diceva qualcosa di negativo su suo padre e mai nessuna su sua madre.

Erano simili ai protagonisti de La Confraternita dell’Uva?

Si esatto, erano proprio così!

In questo romanzo tuo padre si identificava più in Henry o Nick Molise?

Lui doveva identificarsi con Henry, ma in realtà a lui piaceva di più Nick. Un personaggio dotato di una fortissima personalità.

Come erano i suoi rapporti con Hollywood? Simili a quelli raccontati nella saga di Arturo Bandini?

Lui conosceva moltissimi personaggi della Hollywood di quel periodo, ma parlava poco di loro. Io credo che lui sentiva di avere una sorta di intesa con loro ma non sentiva la necessità di parlarne. Per lo più lui non amava la gente di Hollywood.

Ti parlava dei problemi degli immigrati italiani?

Non ne ha mai parlato. Ma io ho dedotto che ebbe dei problemi perché senza dubbi aveva una grande stima per gli italiani, molta pena per gli immigrati.

Hai visto il film tratto da Aspetta Primavera, Bandini?

Certamente. Lo considero abbastanza riuscito, solo che a volte è davvero troppo lento. E’ fedele al romanzo, ma ha una sola particolarità: mia nonna che era una donna molto comune, di media estrazione, nel film è presentata come una persona quieta e dal grande fascino.

Quale è il tuo film preferito tra quelli scritti da tuo padre?

Full of Life, che è il migliore. Ma penso che Chiedi alla Polvere sarà ancora meglio. Ricordo che andavo alle proiezioni private di Full of Life che ero ancora un ragazzino e mio padre era veramente soddisfatto e fiero della sua sceneggiatura.

Lo sceneggiatore Robert Towne ha appena finito di girare il film tratto da Chiedi alla Polvere, che ne pensi?

Robert iniziò a pianificare la realizzazione di questo film già negli anni ’70, quando per la prima volta lesse il romanzo. In quel periodo la carriera di mio padre era ferma da molti anni, e si eccitò parecchio per le convinte intenzioni di Robert. Purtroppo rimase molto deluso quando vide che le cose non andavano avanti, addirittura oltre il 1983, anno della sua morte.

Towne e Francis Ford Coppola volevano portare sul grande schermo addirittura La Confraternita del Chianti

Si, lo ricordo benissimo. Come spesso accade a Hollywood mio padre iniziò con grande entusiasmo e terminò con molta delusione. Lui credeva di riuscire a fare un grandissimo film. Passò molto tempo assieme a Coppola per discutere sulla realizzazione della pellicola. Piacevano molto, a Francis, le idee di mio padre.

Quale è il romanzo di tuo padre che più ti piace?

Indubbiamente Chiedi alla Polvere. Credo che sia il suo lavoro più impeccabile. Lui riuscì a non soccombere a Hollywood, trovò la sua strada diventando un grande scrittore. La prosa, in questo libro, per me a volte diviene vera e propria poesia. Io spesso mi domando se avrebbe potuto scrivere una storia migliore conservando questa vicenda. Sfortunatamente, Hollywood e la possibilità di guadagnare molti soldi arrivarono dopo nella sua vita. Quando iniziò a scrivere il romanzo lui si interrogava spesso sulle sue capacità.

Come era il rapporto tra tua madre e tuo padre?

Il loro era un amore davvero profondo, anche se il loro rapporto era altamente polemico. Mia madre vedeva come la carriera e i libri di mio padre lo tenessero lontano da lei. Ma mio padre nei mesi che aveva di vacanza aveva anche altri interessi come il golf e il gioco d’azzardo. Era anche molto geloso dell’educazione che lei aveva ricevuto a Stanford. Si sopportavano a vicenda abbastanza bene.

Come sono i rapporti con gli altri membri della famiglia? Conservate qualche tradizione italiana?

Io credo che ciascuno ami l’altro, ma non voglio parlare molto di questa cosa. Mio padre è stato un collante per la nostra famiglia fino al giorno della sua morte. Mio fratello maggiore Nick è morto nel 1997 dopo aver avuto una vita durissima. Lui era un ragazzo forte. L’altro mio fratello, Dan, ebbe dei problemi simili. Ma adesso è diventato un bravo scrittore e prova a emulare mio padre, però loro non avevano dei buoni rapporti. Mia sorella gestisce il patrimonio e io sono probabilmente l’ultimo dopo di lei. Noi siamo cresciuti assieme, abbiamo un solo anno di differenza. Ti ho raccontato questo per farti capire che tra di noi siamo persone molto diverse, con vite diverse e diversi modi di vedere il mondo. Sono stato marito e padre per molti anni e credo che mio fratello Dan trovi molto pratico il mio genere di sopportazione. La sua vita ha avuto molti alti e bassi ed è sempre inaffermabile. Un giorno scriverò una novella e farò le scarpe a tutti. Avevo originariamente aspirato a scrivere, ma vita e le responsabilità me lo hanno finora impedito. Quanto alle tradizioni italiane, non ne conserviamo nessuna di cui so. Ma abbiamo sempre uno spirito italiano e l’amore per la vita che viene dalla nostra eredità orgogliosa.

Cosa pensi dell’attuale politica degli Stati Uniti, dell’attacco all’Iraq?

Non c’era alcuna ragione giustificabile, nella mia mente, per attaccare quel paese. Penso che il nostro presidente abbia fatto un danno principalmente all’immagine dell’ America nel mondo. Credo anche che mio padre avrebbe provato le stesse cose, benché avesse un suo particolare modo di vedere i fatti, molto differente da quello che il resto di noi vede. Potrei solo tentare di indovinare quello che avrebbe potuto dire.

E infine

Hai mai parlato con Charles Bukowski? Cosa ne pensi della sua passione per i libri di tuo padre?

Ho conosciuto Hank un poco e l’ho molto apprezzato. Lui era molto diretto in quello che diceva e faceva. Parlava molto di mio padre in ogni occasione ed era un suo grande ammiratore. Forse i lavori di babbo non sarebbero stati ripubblicati senza Bukowski, ma devi capire che il babbo sapeva di essere un grande scrittore, riconosciuto dai media o no. Egli non ha mai dubitato delle sue capacità. Ma oramai è passato molto tempo, parecchio maledicendo il suo fato e la sua sfortuna.
Ancora sento la mancanza di mio padre quasi ogni giorno e l’ho nei miei pensieri. Non che egli fosse un uomo particolarmente simpatico, no. Però la sua forza di spirito e la sua personalità sono state sempre un’ispirazione. Il babbo si è fondamentalmente alzato ogni giorno e ha fatto quello che ha voluto fare. Egli non ha voluto seguire, e non ha fatto seguire ad altri, le idee di nessuno su come vivere la sua vita. Ha preso da solo tutte le proprie decisioni. Sempre lo ammirerò per quello, forse più ancora che per la sua scrittura.