Recensione di Wu Ming 1

quadrup3.jpgSerge Quadruppani – “La notte di Babbo Natale” – Il Giallo Mondadori n.2863, 2/12/2004
In Italia i libri di Serge Quadruppani non trovano collocazione stabile in una collana che permetta di trovarli in libreria. Da troppo tempo l’opera dello scrittore d’Oltralpe è confinata nei Gialli Mondadori, tra i libri da edicola, garanzia di grande diffusione sul brevissimo periodo e repentina irreperibilità dopo qualche settimana.
Quadruppani, 52 anni, oltre a essere il traduttore francese di autori italiani come Camilleri, Evangelisti e De Cataldo, è autore che sorprende, scuote, commuove con romanzi perfetti, li divori e li richiudi stordito, lasciano macchie sul cuore. Qui da noi non è ancora molto conosciuto e ha patito scelte editoriali… bizzarre, come quando la Mondadori mandò in libreria L’assassina di Belleville, terzo volume di una trilogia, senza fornire ai lettori alcun “riassunto delle puntate precedenti”. [En passant: la Mondadori ha appena rifatto lo scherzo con Zero Kill dell’algerino Y.B. (al secolo Yassir Benmiloud), anch’esso ultimo episodio di un trittico, incomprensibile senza aver letto i primi due.]

Quadruppani si muove in una terra stilistica tutta sua, piccola république autonoma ai confini con il Manchette di Nada, il Malet de La vita è uno schifo e il Buñuel de Il fantasma della libertà. Il suo metodo? Forzare al massimo le regole e convenzioni del polar (il crime novel francese), fermandosi un millimetro prima di romperle. La poetica? Esplorare (criticandole, ma comprendendone le ragioni) le alternative individualistiche alla lotta di classe: scorciatoie solipsistiche, vendette disperate, uniche vie praticabili da chi non può rifarsi in altro modo delle ingiustizie subite. Lo sfondo è la società del controllo, mondo trasfigurato dai dispositivi di sorveglianza, edificio sociale i cui soffitti sono come i finti specchi della candid camera: tu non vedi chi sta al piano di sopra, ma loro vedono te. Ancor più sullo sfondo: la degenerazione antropologica, il capovolgimento della rivoluzione sessuale, l’integrazione mercantile dei grandi cambiamenti di costume post-Sessantotto. Siamo all’intersezione fra il pensiero radicale francese e le Lettere luterane di Pasolini.
L’anno scorso era uscito La breve estate dei Colchici (Il Giallo Mondadori n.2822, 8/5/2003), ove si narrava del ritorno di fantasmi del passato sulle torri di guardia di un’agiata esistenza borghese, quella di ex-rapinatori ultrasinistri rientrati nei ranghi a spese di un loro amico, spedito in galera da una losca macchinazione.
In questi giorni, invece, è in edicola La notte di Babbo Natale (Il Giallo Mondadori n.2863, 2/12/2004), splendidamente tradotto da Maruzza Loria. Attenzione, è una vera e propria trappola, nel senso che lo apri, ne leggi qualche riga per vedere com’è e, stumf!, ci cadi dentro e lo leggi fino alla fine, senza soste.
Che c’entra l’11 Settembre con il tizio armato vestito da Santa Claus che, alla cena di Natale in casa Boutonnier, fa strani giochi e mette i convitati l’uno contro l’altro? C’entra, c’entra… E c’è un legame tra i professionisti della sicurezza che agitano a scopo di lucro lo spauracchio del terrorismo e il film che l’undicenne Jeanne ha visto da piccola, una notte, durante un attacco d’insonnia? Fidatevi, c’è.
Una delle dichiarazioni di poetica del libro si trova a pag.86, in forma di elencazione di tecniche di controllo. Si va dai “nanotrasmettitori nelle secrezioni corporali” alle “microtelecamere impiantate nella fronte di animali di compagnia” per arrivare ai cannoni d’api geneticamente modificate da usare contro i manifestanti e concludere così: “[…] L’immaginazione al servizio della sicurezza: un’inchiesta dimostrò l’eccellente penetrazione di questo slogan che, secondo i creativi, realizzava ‘la sorprendente alleanza tra un tocco di utopia sessantottina e il nuovo ideale occidentale di sorveglianza generalizzata’”.
Anche spingendo innanzi a sé paradossi come questo, Quadruppani sviluppa le contraddizioni dell’odierno capitalismo, ne approfondisce la dialettica. Il risultato, strano a dirsi, riporta alla mente certi romanzi filosofici dell’Illuminismo. Scriveva Diderot: “Colui che prendesse ciò che scrivo per verità, sarebbe forse meno in errore di colui che lo considerasse come favola”. Precipitatevi in libreria e, per soli €3,60, portatevi a casa un pezzo di verità.