di As Chianese

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La presente è stata inviata il giorno 12/09/2004 all’indirizzo e — mail del settimanale FilmTV (filmtv@hditalia.it) che, nei numeri precedenti alla rassegna cinematografica veneziana, aveva pubblicato un duro articolo a firma di Goffredo Fofi e due lettere: una di Tatti Sanguinetti e l’altra del direttore della cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli, dove veniva evidenziata la scarsa attenzione con cui si è organizzata a Venezia 61 la retrospettiva sul cinema italiano di genere chiamata Italin Kings of B.
C’è da dire che tale lettera non ha MAI ricevuto risposta alcuna e che solo dopo un mio sollecito, vista che sul numero di questa settimana c’è la lettera di un tale che difende a spada tratta la retrospettiva (peraltro con motivazioni da circo: del calibro “Venghino, venghino signore e signori”), il gentilissimo Mauro Gervasini della redazione mi ha scritto privatamente per dirmi che aveva letto e che anche secondo lui almeno i film di Lucio Fulci non erano così “invisibili” come si è tentato di farli passare.


Chiunque condivida con me, con Tatti Sangunetti, Goffredo Fofi e Gian Luca Farinelli anche uno solo dei quesiti o delle incongruenze di questa retrospettiva è pregato di scrivere a FilmTV per sollecitare una gradita risposta alla presente, che eventualmente sarà pubblicata anche su Carmilla on Line. Tra l’altro in redazione loro hanno il privilegio di avere uno dei selezionatori dei film andati in concorso a Venezia quest’anno.

Gentile Redazione di FilmTv
Gentile Emanuela Martini

Indirizzo questa mia al vostro preziosissimo giornale perché ho avuto modo di seguire accanitamente, da vostro buon lettore quale sono, le vicende legate alla discutibile retrospettiva dei film italiani di genere perduti o dimenticati, durante quest’edizione della mostra di Venezia. Non si può fare altro che approvare in toto l’articolo a firma di Goffredo Fofi apparso sulle pagine di FilmTv, le sue idee e i suoi dubbi legittimi su Italian Kings of B; non si può far altro che scuotere la testa davanti alle lettere di Tatti Sanguneti e del direttore della cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli, provare un senso incredibile di repulsione nei confronti degli uomini di partito o dei signori del piccolo schermo (presenti come non mai quest’anno in laguna) che alla fine si sono pure lamentati del risultato finale, del verdetto della giuria. Mi permetto mestamente, qui, di dire anche la mia e di aggiungere qualche mio personale quesito che magari possa trovare in voi qualche risposta o solo scuotere ancora di più e far riflettere quegli spettatori, quelle “anime semplici”: persone fuori da certi giochi di potere, da certe farse e da certe alchimie tipicamente nostrane, che hanno vissuto le vicende veneziane solo attraverso i media.

→ Perché Italian Kings of B, che doveva essere patrocinato e supervisionato da Quentin Tarantino e Joe Dante, ha visto un così asfissiante e perentorio impegno da parte dei due organizzatori? Le loro irremovibili scelte politico/stilistiche e i soldini di Miuccia Prada sono stati capaci di spegnere la verve dei due registi americani, di relegarli all’imbarazzante ruolo di conferenzieri e di attoniti spettatori. Sembravano quasi due clown, mandati davanti al tendone veneziano col megafono in mano per gridare, con le loro facce conosciute, “Venghino, Venghino signore e signori” per mostrare a quante più persone questa retrospettiva che pareva essere il baraccone dei freaks. L’eclettico Tarantino si è praticamente eclissato dopo le prime interviste, aggirandosi tra le sale come uno spettatore al suo primo spettacolo da Grand Guignol, alle prese con una Barbara Bouchet rifatta e vogliosa (di fare un film). Avrebbero dovuto dare un premio speciale “alla pazienza” a Joe Dante per essersi sforzato di restare lucido anche sul palco/patibolo dell’ultima serata quando, senza Tarantino che lo sorreggesse, ha cercato parole di conforto per tutti. Avrebbero potuto dargli una borsa, un paio di scarpe, una cinta o magari un modellino in scala di Luna Rossa.

→ Perché l’intera retrospettiva è stata praticamente organizzata come fosse una puntata di Stracult? Cavolo siamo a Venezia! Non c’era nessun comune denominatore, tranne la nazionalità, a tenere insieme il fritto misto proposto durante le proiezioni. Non è stata la retrospettiva del pulp, non è stata la retrospettiva dell’omaggio postumo a Di Leo, della commedia scollacciata, del thriller estetizzante o dell’horror estremo. E’ stata una puntata di Stracult con la solita scelta estetica del cocktail spacciato per panoramica: 30% di comicità, 20% di donnine nude, 20% di polizziottesco, 10% di finto glamour, 10% di thriller/horror e 10% di banalità varie. Un cocktail di genere davvero strano, con tanti di quegli in gradienti e di sapori mischiati malamente tra loro da risultare solamente una sonora bufala, come i filtri e le pozioni fumanti degli alchimisti: ghiaccio secco in acqua colorata… inodore e insapore.

→ Erano tanto sconosciuti e dimenticati i film proposti nella retrospettiva? Forse si doveva tener conto di due fenomeni di grosso rilievo: i DVD che hanno recuperato e restaurato per il mercato del home video parecchi titoli spacciati per introvabili (è il caso di Cannibal Holocaust di Deodato che a Venezia è stato dato per introvabile quando è stato uno dei DVD più venduti nel 2003) e quello delle Tv private regionali che ogni anno passano decine di titoli di genere più “invisibili” di quelli dati a Venezia.

→ Scendendo nei particolari: perché non sono stati inseriti alcuni film nella lista che dovevano essere dei capisaldi del genere? E’ il caso de La Polizia Ringrazia di Steno, del maltrattato Stelvio Massi, del fatto che di Umberto Lenzi non abbiano dato qualche suo cruento polizziottesco, del fatto che degli stupendi western di Enzo G. Castellari non si è avuta traccia. W la Foca ha annebbiato la vista a molti, non c’è dubbio.

→ Perché tanto ostracismo nei confronti del documentario Le Ombre della Paura di Paolo Fazzini & Co.? Dopo uno strano battibecco tra gli autori, Muller e i due organizzatori si è riusciti a proiettarlo quasi clandestinamente.

→ Altri particolari: perché del mai troppo ricordato Lucio Fulci è stato proiettato lo straconosciuto L’Aldilà? In vena di pulp, non si poteva rispolverare una rara copia di Luca il Contrabbandiere, proiettare il tanto fortunato Sette Note in Nero, o finalmente una edizione uncut de Lo Squartatore di New York che tanto piace a Tarantino? Forse si poteva opinare sull’indiscussa violenza di queste pellicole ma da una retrospettiva che presenta Cannibal Holocaust sembra una battuta amara. Al posto di W la Foca si poteva dare spazio a All’Onorevole Piacciono le Donne? Ma no, troppo politico.

→ Perché non si poteva trovare una traduttrice dall’inglese migliore di quell’incartapecorita signora che, sul palco dell’ultima serata, ha ingaggiato una sorta di lotta con Claudia Gerini: facendo e facendole fare decine di gaffe? Tutti si sono resi conto che la Gerini masticava un buon inglese, tutti si sono resi conto che la cariatide in questione era da pensionamento quando, traducendo un pensiero/sanatoria di Joe Dante ha confuso Castellari con Castellitto (???!!!)

Ed infine

→ Perché i due organizzatori per il recupero di certe pellicole si sono rivolti ai distributori con tempi incredibilmente lunghi? Non voglio fare nomi ma se alcuni film sono arrivati a Venezia restaurati e visibili è merito più del savoir faire di certe persone che del tempismo degli organizzatori o dei soldi della Prada.

Detto ciò, spero vivamente che pubblichiate questa mia lettera o che un “uomo di buona volontà” possa finalmente chiarirmi qualcosa, rispondere a qualche domanda… perché è davvero duro da digerire il fatto che la rivalutazione di certi nostri film di genere passi per W la Foca. Perché mi sorge il dubbio, ennesimo e legittimo, che i due organizzatori abbiano ridotto (confuso?) ancora una volta, come è di comune uso nel bel paese, la serie B del cinema con la serie B calcistica. Gianni Amelio, neanche a farlo apposta, nel suo ultimo libro sul cinema ci ricorda che quella “B” sta per Bread and Butter, il pane e il burro: la pagnotta che un cinematografaro riesce a comperare soltanto con gli incassi del pubblico pagante, senza pensare a promozioni o retrocessioni di natura calcistica.
La serie B non è una vergogna per la storia del nostro cinema, era l’ossatura dell’apparato produttivo che ha sfornato grandi capolavori. La vera vergogna per certa critica italiana con la puzza sotto il naso è il fatto che, quando nella serata conclusiva Marco Muller e la produttrice cinese sono soliti sul palco, si è sentita per alcuni secondi la musica di Sette Note in Nero e qualcuno, dal vivo o a casa, ha detto “Senti? Questa è la musica di Kill Bill!”. Il non aver creato un concetto serio dei film in questione, una cultura, da contrapporre alla banalità e al qualunquismo che non hanno fatto altro che penalizzare dei bellissimi film, mischiati ingiustamente con delle porcherie “scollacciate”: ma non avrebbero potuto dare Vieni Avanti Cretino con Lino Banfi invece che W la Foca?

Avrei voluto porre questi miei perché agli organizzatori della retrospettiva ma rischierei, voi mi capite, di danneggiare il loro lavoro per Stracult, li avrei distratti. E poi sono rimasto sinceramente stupito quando, dopo aver pubblicato una mia chiacchierata con Sergio Donati sulle pagine elettroniche di Sentieri Selvaggi, uno di questi esimi signori ha prontamente scritto in redazione per dire che qualcosa, di questo sceneggiatore, l’avrebbero pur sempre proiettata… non so che film era, forse uno di Brass molto vecchio, ma io ricordo che Donati ha scritto C’era una Volta il West e Giù la Testa di Sergio Leone, sbaglio o si sono dimenticati anche di questo?
So che questa è una lettera con molti, troppi, punti interrogativi e me ne scuso, ma credo che il vero evento negativo sia stato il fatto che mentre si applaudiva Italian Kings of B, il sindacato nazionale dei critici cinematografici italiani (al quale umilmente sono iscritto) non ha pensato a nessun film italiano da aggiungere alla lista della settimana della critica. La cosa è sconcertante e infatti è stata quasi taciuta.

Ai posteri (e al mercato dei DVD) l’ardua sentenza.

Con stima e affetto vostro

As Chianese
Critico Cinematografico
Tesserato SNCCI.

12/09/2004