Uno sguardo alla US Coalition of Services Industries (USCSI: Unione USA delle industrie dei servizi)
di Darren Puscas

halliburton.jpgLa U.S. Coalition of Services Industries (CSI o USCSI: www.uscsi.org) è la più grande lobby dei servizi degli USA. Con accesso privilegiato all’elites di governo e ai circuiti delle grandi imprese, le grandi imprese, che ne sono membri, traggono splendidi vantaggi dagli accordi sul commercio internazionale, dai contributi del FMI (Fondo Monetario Internazionale) e della BM (Banca Mondiale) e dai programmi di privatizzazione. Inoltre, molte grandi imprese, membri dell’USCSI, sono state coinvolte negli scandali finanziari che, negli ultimi due anni, hanno scosso gli USA e il mondo.


Scegliendo a caso fra gli aderenti all’USCSI, si trova comunque una grande impresa che privatizza i servizi pubblici, o è implicata in una controversia finanziaria, o trae vantaggio dalla miseria imposta da un prestito del FMI.

La percentuale dei membri dell’USCSI, fra il complesso delle grandi imprese maggiormente coinvolte nella recente ondata di scandali finanziari, è particolarmente elevata. Per esempio, nel momento in cui sono state colpite dagli scandali Enron, Andersen e WorldCom erano tutte membri dell’USCSI (Enron ed Andersen hanno abbandonato l’unione dopo). L’Enron è stata la grande impresa che ha nascosto il debito nei suoi libri contabili al fine di gonfiare artificialmente il suo valore di fronte agli azionisti e che è stata anche pesantemente coinvolta nel traffico illegale che, nel 2001, ha provocato la crisi energetica in California. L’Andersen era il contabile dell’Enron, che ha permesso che questo accadesse. WorldCom è stata la grande impresa che,utilizzando falsa contabilità, ha gonfiato i suoi profitti di quasi 4 miliardi di dollari e che, poi, ha fatto bancarotta (salvo poi risorgere come MCI). Vedremo che questa è solo la cima dell’iceberg, perché molte altre grandi imprese dell’USCSI sono state pesantemente coinvolte in varie forme di attività illegale e disonesta.

Inoltre, l’USCSI è uno dei migliori esempi di come le grandi imprese si sono posizionate per influenzare pesantemente la struttura degli accordi commerciali attraverso la formazione di coalizioni fra lobby di imprese, che sono strettamente legate al governo. Le imprese iscritte all’USCSI utilizzano la loro forza collettiva per esercitare pressioni in direzione di norme più vantaggiose per il commercio internazionale dei servizi, quali il GATS del WTO e i capitoli sui servizi della Free Trade Area of the Americas (FTAA: Area per il Libero Commercio delle Americhe). A questo punto, è chiara la connessione diretta fra le grandi imprese, coinvolte nella pressione in direzione della privatizzazione dei servizi (compresi molti servizi pubblici), e quelle, coinvolte nella pressione in direzione di accordi commerciali, che prevedono la clausola legalmente impegnativa di servizi privatizzati (attraverso il GATS e la FTAA). In breve, l’USCSI agisce come tramite della politica commerciale delle grandi imprese di servizi degli USA.

Guardando attraverso le lenti del coinvolgimento dell’USCSI negli scandali finanziari e nella pressione in direzione di un mercato sempre più libero, questo articolo è una descrizione dell’attività dell’USCSI, che chiarisce le connessioni, che vi sono, fra i suoi membri e molti dei più grossi problemi e scandali finanziari del nostro tempo. Dopo un breve panorama dell’USCSI e delle sue connessioni col processo dei negoziati sul commercio (Parte I), saranno abbozzate tre descrizioni di tipo socio-politico sulle questioni, in cui i membri dell’USCSI sono pesantemente coinvolti.

Scandali finanziari. Uno sguardo sui membri dell’USCSI, che sono stati implicati nei recenti scandali finanziari (Parte II).

Privatizzazione del servizio pubblico. Una descrizione dei membri dell’USCSI, che sono stati in prima linea nell’attuale rapida espansione internazionale della privatizzazione dei servizi pubblici e che hanno una lunga storia nel causare problemi sociali e ambientali nel perseguimento del loro obiettivo (Parte III). Finanziamento pubblico. Uno sguardo sui molti membri dell’USCSI che hanno approfittato in modo enorme del finanziamento del Fondo Monetario Internazionale e/o della Banca Mondiale alla spesa della gente nei paesi coinvolti (Parte IV).

Parte I. Il potere delle grandi imprese e l’USCSI, una panoramica.

L’USCSI.

L’USCSI è un gruppo relativamente sconosciuto, con un ufficio anonimo nella torre di Vermont Avenue a Washington, D.C. L’USCSI è il principale gruppo dell’industria dei servizi, che esercita attività lobbistica nei confronti del governo USA per garantirsi che le forniture dei servizi siano la questione fondamentale e centrale dei negoziati dei nuovi rounds del WTO e della FTAA. L’USCSI (insieme con il Forum Europeo dei Servizi, FSE) è una delle due più potenti lobby del mondo dell’industria dei servizi, attualmente impegnato nel WTO nei negoziati del GATS. Il GATS è un accordo unico multilaterale, che regola il commercio e gli investimenti internazionali nei servizi. È stato descritto come uno strumento destinato prima di tutto a portare vantaggi al capitalismo e alla grande finanza.

L’USCSI è attualmente composta da circa 60 grandi imprese e associazioni di imprese di servizi, fra le quali molte delle maggiori e delle più conosciute degli USA, che usano collettivamente l’USCSI per esercitare pressioni sul governo degli USA e su altri organismi politici fondamentali (per la lista completa dei componenti, andare a; www.uscsi.org/members/current.htm). Secondo il sito web dell’USCSI essa è “soprattutto un’organizzazione di sostegno, che rappresenta in maniera aggressiva gli interessi dei suoi membri in tutti i forums USA e internazionali, dove l’USCSI può portare avanti gli obiettivi d’espansione del commercio dei nostri membri”. L’USCSI si vanta con fierezza di “aver giocato un importante ruolo nell’elaborazione del GATS del WTO”, un ruolo che continua a giocare ancora oggi.

Non è un vanto esagerato: David Hartridge, direttore della divisione servizi del WTO dal 1993 al 2001, ha dichiarato che “senza l’enorme pressione, messa in atto dal settore dei servizi finanziari americano, in maniera particolare da compagnie come l’American Express e la Citicorp (membri dell’USCSI), non ci sarebbe stato nessun accordo sui servizi (GATS)”.

Come porta avanti l’USCSI i suoi “obiettivi di espansione del mercato”?

Oltre all’influenza derivante dagli enormi contributi alle campagne politiche (vai a: www.opensecrets.org e verifica il comportamento di quasi tutti i membri dell’USCSI), i membri dell’USCSI ottengono entrature nel governo USA e nelle principali agenzie internazionali, grazie all’enorme capacità hobbistica, che hanno nei confronti del governo. Esercitano attività lobbistica nei confronti del Congresso USA come nei confronti dei Dipartimenti del Commercio e del Tesoro, dell’Incaricato del commercio USA e dei massimi funzionari del WTO. Rappresentanti di venti grandi imprese membro dell’USCSI fanno parte della commissione dei consiglieri del governo USA per la politica del commercio dei servizi, quella sui servizi (ISAC 13 www.ita.doc.gov/td/icp/isac.html). Di fatto, questi rappresentanti costituiscono il 67% dei membri della commissione. Nello stesso tempo forniscono all’America delle grandi compagnie l’accesso alle opportunità di privatizzazione all’estero e influenzano i “decision makers” della politica commerciale USA.

E l’influenza dell’USCSI non è passata inosservata. In una conferenza tenuta presso il Dipartimento del Commercio USA nel febbraio 2002, il nuovo direttore generale del WTO, il dottor Supachai Panitchpakdi, ha affermato che l’USCSI, “con la sua rete estesa a livello globale e la sua influenza nel mondo, … è servita a far progredire e a garantire gli interessi dei suoi membri, soprattutto, elaborando le politiche USA e promovendo gli interessi USA nelle assise internazionali, assicurando in tal modo la progressiva liberalizzazione del mercato globale”. Naturalmente, l’USCSI stessa comprende bene l’incredibile valore di questi incontri, quando afferma che “lavorando in stretto contatto [coll’Incaricato USA per il Commercio] e col WTO, il gruppo avrà un profondo impatto sulla struttura, il contenuto e i risultati dei negoziati in corso, dal momento che continuiamo a ricercare accesso al mercato… per le grandi compagnie di servizi USA”.

È in conferenze come questa, che è chiarissima la convergenza del WTO, con le lobby dei servizi, come l’USCSI, e il governo. L conferenza è stata caratterizzata dalla presenza di tre persone particolarmente influenti: il dottor Supachai Panitchpakdi, direttore generale del WTO, Dean O’Hare, presidente e direttore capo della Chubb Corporation, oltre che presidente dell’USCSI, e Peter F. Allgeler, vice rappresentante al Commercio USA. Inoltre, molti gruppi di discussione della conferenza erano composti da moderatori e partecipanti di compagnie iscritte all’USCSI, con “relatori” dei dipartimenti del governo USA come quelli del Commercio, del Tesoro, dei Trasporti e dell’Ufficio del rappresentante USA del Commercio. In incontri ad alto livello di questo tipo, diventa chiara la stretta concatenazione fra le imprese iscritte all’USCSI, il governo USA e il WTO. Attraverso questi incontri l’USCSI ha l’accesso al potere, che gli altri come noi si possono solamente sognare.

II. I membri dell’USCSI e gli scandali finanziari del 2002.

Molti di noi conoscono gli scandali che hanno coinvolto Enron, Andersen e WorldCom (ora MCI): dalle transazioni fraudolente, alla frode contabile, alla distruzione di documenti. Ma questa, per i membri dell’USCSI, un gruppo pieno di loschi affari, è solo la cima dell’iceberg. A quanto pare, almeno altri tre membri dell’USCSI (Citigroup, Halliburton e il gruppo sanitario Cigna) sono stati anch’essi coinvolti negli scandali finanziari.

Citigroup: il più grande gruppo bancario è proprio dentro l’occhio del ciclone degli scandali:

Citigroup ha un ruolo molto rilevante nello scandalo Enron. Al momento sono in corso inchieste da parte dei procuratori federali e dello Stato di New York, un’indagine da parte della Commissione sulla Sicurezza e Scambio e un gran numero di cause sugli investimenti. Secondo un articolo del New York Times del 23 luglio 2002, documenti interni della banca hanno rivelato che Citigroup ha intenzionalmente manipolato la registrazione scritta di una transazione del 1999 con la Enron, in modo che la Enron potesse non rendere conto dei requisiti contabili e nascondere la sua condizione finanziaria. Questo ha tenuto fuori dei libri contabili un debito di 125 milioni di dollari, aiutando la Enron a sembrare pubblicamente migliore di quanto non fosse e a mantenere su il prezzo delle sue azioni. Citigroup, insieme con JP Morgan ed altre banche, è indagata da commissioni di inchiesta del Congresso, per il suo ruolo a sostegno di complessi affari nel settore energetico, che hanno permesso alla Enron di incrementare il suo flusso di cassa. La Citigroup e la JP Morgan hanno tratto da questi affari 200 milioni in diritti.

Robert Roach, agente investigativo per il Senato, ha detto: “La prova dimostra che la Enron non avrebbe potuto impegnarsi in frodi contabili di grande portata per miliardi di dollari, come ha fatto, se non vi fosse stata l’attiva partecipazione delle principali istituzioni finanziarie, che volevano andare avanti e, addirittura, espandersi con le attività della Enron”. Nel dicembre del 2002, un comitato d’indagine della Commissione senatoriale USA per gli Affari di Governo ha accusato la Citigroup e la JP Morgan Chase di aver consapevolmente aiutato la Enron a ingannare gli investitori, per un complesso di transazioni multimilionarie, che hanno coinvolto le industrie di carta e cellulosa della Enron, che —a detta dell’inchiesta- avrebbero aiutato la Enron a nascondere la sua reale condizione finanziaria nel 2000 e nel 2001. La Citigroup (e la JP Morgan) negano ogni malversazione e l’indagine continua.

Il Procuratore di Stato di Manhattan, i garanti di stato e federali e l’Associazione Nazionale per la garanzia degli Operatori di borsa hanno anche indagato il gruppo Salomon Smith Barney della Citigroup e uno dei suoi analisti. Jack Grubman, accusandoli di aver violato le regole di garanzia, fornendo agli investitori dichiarazioni gravemente ingannevoli. In agosto l’inchiesta si è allargata per esaminare come Salomon abbia ottenuto un grosso contratto di finanziamento dalla AT&T (un altro membro dell’USCSI), comprendendo anche un’indagine sulla sopravvalutazione del valore azionario della AT&T e il ruolo giocato nell’affare da Sanford Weill, funzionario della Citigroup, dal momento che quest’ultimo è anche nel consiglio di amministrazione della AT&T. Alla fine la Citigroup ha patteggiato pagando 300 milioni di dollari, Weill è uscito indenne dal procedimento e Grubman è stato multato di 15 milioni di dollari e interdetto a vita dal business dell’analisi di investimenti. Dal commentatore di Citizen Work (www.citizenworks.org), Lee Drutman sul Providence Journal-Bulletin, l’accomodamento di 300 milioni di dollari è stato definito una “manata sul polso”: infatti rappresenta meno dell’1% dei profitti annuali della Citigroup che ammontano a 100 miliardi di dollari.

In un altro caso di discutibili pratiche d’affari, la Citigroup ha pagato 215 milioni di dollari per patteggiare con la Commissione Federale per il Commercio (FTC), a proposito di accuse a una sussidiaria della Citigroup del Texas coinvolta in “prestiti usurai ai consumatori”, comprendenti politiche illegali di raccolta del debito e pratiche di mercato ingannevoli. La Citigroup non ha ammesso alcuna violazione alla legge, ma il fatto che questo sia il più grosso patteggiamento a proposito di tutela del consumatore nella storia della FTC, la dice lunga su quanto volesse andare avanti la Citigroup per chiudere la questione.

Oltre che per gli scandali finanziari, la Citigroup gode di pessima fama per i suoi diversi progetti, distruttivi sul piano sociale e su quello ambientale. Sebbene la Citigroup —sotto enormi pressioni- abbia recentemente annunciato che prevede di adottare politiche sociali e ambientali più responsabili per decidere i progetti da finanziare, essa è oggi il massimo sostenitore finanziario del mondo per la ricerca del carbon fossile. Questo fa della Citigroup il finanziatore n. 1 del riscaldamento mondiale.

Halliburton

Oltre ai processi —ereditati quando l’Halliburton ha acquistato le Dresser Industries- recentemente conclusi con oltre 4 miliardi di dollari per l’uso di amianto cancerogeno, attorno all’Halliburton, la compagnia che prima di diventare vicepresidente dirigeva Dick Cheney, ruotano molte altre questioni. Una questione che ha cacciato l’Halliburton in guai giudiziari è se l’Halliburton, per accrescere entrate e profitti, abbia registrato regolarmente o meno le entrate per le eccedenze di prezzo su diversi grossi affari di costruzione, durante e dopo il periodo in cui Cheney ha condotto la compagnia. Ciò ha causato un’indagine formale della Commissione di Salvaguardia e di Scambio (SEC) sulla possibile trasgressione e ha provocato anche numerosi procedimenti per frode, compreso un procedimento per frode contro lo stesso Cheney da parte del gruppo Judicial Watch, cane da guardia governativo di destra. Il 30 maggio 2003, Halliburton ha annunciato che si è accordata per il patteggiamento di circa 20 procedimenti intentati dagli azionisti, unificati in un’unica azione giudiziaria. Halliburton non ha dichiarato l’ammontare complessivo dei patteggiamenti, ma ha dichiarato che il pagamento “è irrilevante e non avrà conseguenze sui risultati del secondo trimestre”. Com’è usuale in tali patteggiamenti per poter rintuzzare altri procedimenti giudiziari, Halliburton ha rifiutato di ammettere ogni ipotesi di reato, come una condizione del patteggiamento. È significativo che l’attuale amministratore delegato dell’Halliburton, David Lesar, pur difendendo le pratiche contabili dell’Halliburton, abbia riconosciuto pubblicamente che Cheney era al corrente delle pratiche contabili dell’azienda, dichiarando che “il vicepresidente era a conoscenza di chi ci doveva del denaro e ci ha aiutato a riscuoterlo”.

Nel corso degli anni, Halliburton ha lasciato il segno anche a livello internazionale. Il gruppo per i diritti ambientali EarthRights International ha messo insieme un severo resoconto delle attività dell’Halliburton a Burma, intitolato “L’impegno distruttivo dell’Halliburton: come Dick Cheney e gli USA sono impegati a sovvertire la democrazia in patria e all’estero” (http://www.earthrights.org/pubs/halliburton.shtml). Secondo il resoconto, la sussidiaria europea dell’Halliburton, European Marine Contractors (EMC) ha sostenuto la partecipazione alla quota straniera del gasdotto Padana e, sebbene il coinvolgimento dell’Halliburton nel gasdotto non sia stato così profondo come quello dell’Unocal, esso ha certamente aiutato a sostenere, col suo lavoro nel progetto, il governo di Burma. Questo di Burma era un governo, che violava ripetutamente i diritti umani con la violenza, la tortura, la schiavitù e l’omicidio come mezzi per assicurarsi il pieno dominio, compreso l’uso della schiavitù per garantirsi il completamento del gasdotto Yadana. Come, nel 1998 ha detto Dick Cheney all’assemblea annuale della Texas Panhandle Producers and Royalty Ownwers Association: “Si deve andare dove c’è il petrolio [o, nel caso di Burma, dove c’è il gas naturale]. Su questo, non penso molto ai capricci politici”.

L’Halliburton è anche conosciuta per ricevere enormi vantaggi finanziari e privilegi dal governo USA, soprattutto negli anni di Cheney. Nei cinque anni che hanno preceduto l’assunzione della direzione da parte di Cheney nel 1995, l’Halliburton ha ottenuto 100 milioni di dollari di prestiti e sussidi sostenuti dal governo. Tuttavia, durante gli anni di Cheney questa cifra è salita vertiginosamente a 1,5 miliardi di dollari in prestiti e sussidi per progetti di servizi petroliferi in Algeria, Angola, Bangladesh e Russia, e hanno ottenuto 2,3 miliardi di dollari di contratti con il governo USA, prevalentemente per il mantenimento di basi militari. Halliburton ha anche ricevuto 896 milioni di dollari dalla Banca Mondiale per progetti di estrazione di carbon fossile e di altro tipo. Negli ultimi due anni —sebbene l’attuale vicepresidente Cheney neghi di avere una qualche influenza- l’Halliburton è stata la beneficiaria di contratti col Pentagono per basi militari “contro il terrorismo” in tutto il mondo.

Malgrado la sua inesperienza nella conduzione di una compagnia, evidentemente Cheney è servito a trar profitto dai legami che si è costruito nei più di 25 anni di lavoro nei corridoi del potere politico a Washington. Certamente Halliburton si è resa conto di fare un affare, quando ha ricompensato Cheney con 30 milioni di stipendio e di opzioni azionarie per i suoi due ultimi anni con la compagnia. E continua ad essere pagato dalla Halliburton come vicepresidente —sotto forma di “compenso differito” superiore al milione di dollari annui-, anche perché l’Halliburton ottiene contratti per la “ripulitura” di pozzi petroliferi (e altro ancora) dopo la guerra contro l’Iraq, che Cheney ha sostenuto con tanta forza.

Halliburton è legata da lunga data al petrolio irakeno. Nel giugno 2001 il Washington Post ha riferito che, attraverso sue sussidiarie, l’Halliburton di Cheney ha fatto nel 1998-’99 73 milioni di dollari di affari con l’Iraq, aiutando a ricostruire i pozzi petroliferi di Saddam danneggiati dopo la Guerra del Golfo, nonostante Cheney dicesse pubblicamente che l’Halliburton aveva una “ferma politica” contraria ad accordi con l’Iraq. Secondo una rubrica di Molly Ivins, su una Boulder Daily Camera del settembre 2002, questo è stato possibile sulla base di una risoluzione dell’ONU del 1998 che permetteva all’Iraq di aggirare le sanzioni per comprare pezzi di ricambio per i pozzi petroliferi: una cosa tragica, se si considerano le centinaia di migliaia di Irakeni cui erano ancora negati i medicinali e aiuti simili a causa delle sanzioni, sulla base della motivazione che i medicinali si sarebbero potuti utilizzare per fabbricare armi. Per questa politica sono morti molti bambini irakeni. Perciò è chiarissima l’ipocrisia di Dick Cheney, che è stato un acceso sostenitore della guerra USA contro l’Iraq, dopo che, qualche anno prima, aveva fatto un sacco di soldi per l’Halliburton ai danni del popolo irakeno.

Cigna

Mentre i governi e i dirigenti del WTO respingono le preoccupazioni relative alla minaccia costituita dagli accordi GATS nei confronti della sanità pubblica, la Cigna, una gigantesca azienda profit per la tutela della salute, gioca un ruolo di primo piano nell’USCSI, che esercita forti pressioni per un’ampia “apertura” all’accesso dei privati nei servizi pubblici, comprese in quelle parti del settore sanitario che sono ancora pubbliche. Come rappresentante di punta dell’industria sanitaria nell’USCSI, la Cigna è in una posizione strategica per elaborare le norme per il commercio internazionale dei servizi sanitari del GATS, attualmente in discussione al WTO. Ultimamente la Cigna ha avuto alcuni significativi problemi finanziari, quando lo scorso anno la sua quotazione è crollata e ha perso più di 800 milioni di dollari. In aggiunta a questi problemi finanziari annaspa anche in qualche questione d’ordine legale e di etica commerciale.

Medici e associazioni di medici in diversi stati degli USA hanno depositato citazioni collettive in giudizio contro la Cigna e altre organizzazioni per la tutela della salute per mancato pagamento di prestazioni e trattamenti medici prescritti ai pazienti. Nel Texas la Cigna è stata accusata di essere venuta meno al corretto pagamento dei dottori, ivi compresa la mancata fornitura di una tabella di onorari per i medici e il cambiamento arbitrario della procedura, che i dottori devono seguire per essere pagati. In poche parole, un oncologo ha riferito che, dopo aver firmato un contratto con la Cigna, gli è stato detto che gli onorari contrattati non erano più validi e che doveva accettare un nuovo rimborso più basso. Nel novembre 2002 in Illinois la Cigna ha tentato di ottenere un’obbligazione di accomodamento per un ammontare di 50 milioni di dollari, per por termine in maniera favorevole alla Cigna a un procedimento legale, ma il Giudice federale di Miami, Federico Moreno l’ha impugnata, per bloccare il piano di patteggiamenti per l’Illinois, dicendo che la Cigna cerca di impedire un’azione giudiziaria più ampia a Miami. I medici, impegnati nei procedimenti giudiziari contro la Cigna, hanno applaudito all’ingiunzione di Moreno, dicendo che la Cigna paga troppo poco per sistemare le vertenze giudiziarie e che, innanzitutto, non era d’accordo a por fine alle pratiche contrattuali che avevano dato luogo al contenzioso. Jack Lewin, capo dell’Associazione dei Medici della California, che è impegnata in questo caso giudiziario, ha dichiarato che “le azioni della Cigna [nel tentativo di giungere a un accordo patteggiato in Illinois] mostrano che non ha alcuna intenzione di por termine alle proprie prevalenti pratiche illegali. [Questo è il modo] in cui hanno fatto affari con noi per anni: dissoluto e sregolato”. La Cigna respinge l’accusa e si oppone all’impugnazione del patteggiamento dell’Illinois da parte di Moreno. Il procedimento giudiziario continua.

In una vasta citazione collettiva in giudizio attualmente in corso davanti ai tribunali USA, la Cigna, insieme con altre imprese per la tutela della salute, è imputata di violazione delle leggi federali contro l’estorsione, attraverso l’uso di incentivi finanziari ai medici al fine di negare il trattamento di cura e tagliare i costi. La Cigna è anche imputata di aver sovrafatturato in maniera fraudolenta i contribuenti USA. Un dipendente della Cigna ha fatto una soffiata sulla Connecticut General Life Insurance, una sussidiaria della Cigna, accusandola di aver sovrafatturato per quasi 10 anni l’Amministrazione USA per il Finanziamento dell’Assistenza Sanitaria. La Cigna ha patteggiato, accordandosi sul pagamento di quasi 9 milioni di dollari al Governo Federale degli USA.

Considerate, infine, il caso di Thomas Concannon, assicurato con la Cigna, cui era stato diagnosticato un tumore raro, il mielosa multiplo, che richiede per sopravvivere il trapianto del midollo osseo. La Cigna si è rifiutata di pagare l’operazione di trapianto, di fatto condannano a morte Concannon. Solo a seguito di un’enorme pressione e di una campagna stampa, la Cigna alla fine ha acconsentito a pagare il trapianto di Concannon.

Altri casi di membri dell’USCSI, collegati a scandali finanziari.

Merril Lynch

Il gigante del mondo degli investimenti e dell’intermedizione è un’altra delle imprese che è stata collegata agli scandali della Enron. Il New York Times ha riportato che nel dicembre 1999 la Merril Lynch ha concluso con la Enron un affare fasullo sull’energia per un valore di 60 milioni di dollari che, secondo gli ex dirigenti dell’Enron coinvolti nelle transazioni, era “destinato a gonfiare i profitti dell’Enron e spingere in alto il valore delle azioni”. L’affare era predestinato ad essere cancellato dopo la registrazione dei profitti da parte della Enron e alla fine così avvenne, Per il suo ruolo la Merrill Lynch ha riscosso 8 milioni di dollari. La Merrill Lynch è stata anche indagata per aver confezionato un’indagine di borsa per fare affari con le banche di investimento. Alla fine si è accordata per un patteggiamento di 100 milioni di dollari con il Procuratore Generale dello Stato di New York.

AOL Time Warner

La Commissione USA dei titoli (SEC) sta indagando pure su come la gigantesca azienda internet e mediatica, AOL Time Warner, abbia ottenuto guadagni attraverso un certo numero di insolite transazioni, comprese lo scambio di entrate fra le sue divisioni e la vendita di pubblicità per la eBay, contabilizzandoli, poi, come una propria entrata. È venuto anche alla luce che la parte più consistente delle entrate della AOL Time Warner, sotto inchiesta, proveniva dai contratti con WorldCom, che noi tutti ricordiamo come la superstar della frode finanziaria della scorsa estate.

III. Le locomotive della privatizzazione: i membri dell’USCSI e la privatizzazione dei servizi pubblici.

Con la privatizzazione dei servizi pubblici come obiettivo chiave delle imprese per gli accordi commerciali e di investimento, quali il FTAA e il WTO, non è sorprendente che un certo numero di membri traggano un grosso guadagno da tale privatizzazione e che molti di loro sono entrati nell’USCSI per questo motivo, per promuovere ulteriormente a livello mondiale l’accesso dei privati ai servizi pubblici attraverso i meccanismi giuridici dei vari accordi commerciali. Al di là delle critiche alla mercificazione e alla privatizzazione dei servizi essenziali, ci sono stati non pochi casi problematici derivanti da questa privatizzazione, che —a dispetto della retorica dei grandi affari- mostrano i reali costi e le reali perdite derivanti dalla privatizzazione dei servizi. Le due compagnie dell’USCSI, maggiormente impegnate in questa privatizzazione, sono Accenture e Vivendi Universal.

Accenture

Questa impresa di consulenza finanziaria, che si è staccata dall’Andersen nel 1999, è attualmente la consulente e la beneficiaria fondamentale dei contratti di gestione delle esternalizzazioni, che sono spesso il primo passo nel processo di totale privatizzazione del servizio pubblico. Accenture è la maggiore protagonista nella fornitura di contratti a lungo termine di esternalizzazione del welfare e dei servizi sociali; recentemente si è sempre più impegnata nella privatizzazione dei servizi elettrici pubblici, essendole stato recentemente offerto un contratto —esaminato con molta attenzione- per la privatizzazione delle funzioni fondamentali della BC Hydro, la compagnia pubblica per l’elettricità della Columbia Britannica. Al di là delle questioni fondamentali legate alla perdita del controllo pubblico sui servizi essenziali, la realizzazione della gestione delle esternalizzazioni da parte di Accenture è stata molto costosa e/o di bassa qualità. Ci sono buone ragioni per dubitare dei percorsi, seguiti da Accenture, per esternalizzare la gestione dei servizi.

L’Ohio ne è proprio un esempio. Accenture ha ricevuto in appalto l’avvio del programma di riforma del welfare dello stato, il programma del servizio informatico per l’avviamento al lavoro, Ohio Works, e il sito web (chiamato Service Link). Ma i contratti hanno incontrato dei problemi, quali il fatto che il sito web cancellava gli utenti poco dopo che si sono iscritti, richiedeva eccessive informazioni personali e il sito non permetteva a chi cercava lavoro di sfogliare i listings con le offerte di lavoro. Come riportato dal Dayton Daily News del 12 marzo 2001, questi problemi hanno portato al ripristino di Ohio JobNet, il vecchio sistema telematico di avviamento al lavoro.

Per quanto riguarda costo e responsabilità, i contratti erano pieni di problemi, come la fatturazione allo stato da parte di accenture di 450 dollari orari per manager. Secondo un severo rapporto dell’ispettore generale dell’Ohio, il lavoro fatto dalla Cochran Public Relations per convincere il pubblico della necessità dei servizi di Accenture è stato aumentato del 63%, costando ai contribuenti 67.000 dollari. I contribuenti hanno pagato anche “93.000 dollari al mese per caffè colazioni, camere d’hotel in California, forniture d’ufficio, affitti per uffici, tappezzerie e per piccole manutenzioni”.

Alla fine degli anni ’90, Arnold Tompkins, al tempo direttore del welfare dell’Ohio, aggiudicò senza gara ad Accenture quasi 26 milioni di dollari di contratti. Poco dopo questa aggiudicazione, Tompkins ha lasciato l’amministrazione pubblica e da Accenture ha ricevuto un contratto di 10.000 dollari al mese. La maggior parte dei contratti, che ha firmato con Accenture, (per un ammontare di 16,1 milioni di dollari) è stata approvata meno di un mese prima che lasciasse l’incarico e sono stati fatti passando sopra le obiezioni di tutto il suo comitato di controllo sui contratti, che obiettava che il contratto era troppo costoso e non era stato messo a gara. L’Ispettore Generale dell’Ohio consigliò che Tompkins e Donna Givens, una consulente che era “’strumentale’ alla facilitazione di contratti senza gara”, fossero entrambi accusati per aver pilotato i contratti a vantaggio della Accenture. Alla fine l’Ispettore Generale dello stato dell’Ohio, Thomas Charles, imputò Thompkins per impropria conduzione di contratti, per procurarsi lavoro una volta lasciato l’incarico, e per conflitto di interesse.

Nel novembre 2001, per Tompkins tutto è finito con “una bacchettata sulle mani”, perché —sebbene sia stato giudicato colpevole- è stato condannato semplicemente a 300 ore di servizio per sviluppare un piano per “integrare i sistemi informatici giudiziari della contea”. [Tompkins sarebbe potuto essere condannato a 25 anni di carcere e a una multa di 50.000 dollari, oltre che alla restituzione allo stato]. Tutto questo ha ricevuto come condanna per aver manifestamente cercato, grazie ai legami con Accenture, di trarre dal pubblico servizio un guadagno privato. Ma, mentre questi veri legami sembra che per certo abbiano aiutato Accenture a assicurarsi i contratti, alla fine Accenture non è stata in grado di rispettare questo contratto di esternalizzazione, facendo del popolo dell’Ohio la grande vittima di questo gigantesco processo di esternalizzazione privata.

Vivendi Universal

Attraverso le sue divisioni Génerale des Eaux e US Filter, Vivendi Universal è uno dei più grandi privatizzattori al mondo di acqua e di servizi idrici, spesso col sostegno della Banca Mondiale e di diverse altre banche per lo sviluppo. Ha diversi contratti di gestione del sistema dell’acqua in città e regioni in tutto il mondo, in posti diversi, come Indianapolis, Tangeri, Praga, Nairobi, Bucarest e Moncton, nel New Brunswick (Canada). Dopo l’acquisto della US Filter nel maggio 1999. la Vivendi Universal è diventata la più grande compagnia di acqua e di servizi idrici del mercato USA, con contratti con le amministrazioni comunali in diversi stati. Vivendi, come molte altre industrie dell’acqua, ha una storia poco chiara in molti dei suoi processi di privatizzazione, con costi —in molti casi- crescenti e molti esempi di servizio scadente.

Avendo esagerato molto negli acquisti nel corso della passata gestione di Jean Marie Messier, la Vivendi Universal si trova ora in gravi problemi finanziari e probabilmente legali, dal momento che le sue quotazioni azionarie sono recentemente crollate, ha dato il via a una febbrile vendita di proprietà, e controllori francesi e USA hanno dato il via ad inchieste per indagare se la compagnia, durante la gestione Messier, abbia reso dichiarazioni ingannevoli sulla sua condizione finanziaria. Nel corso dell’indagine, nel dicembre 2002 furono perquisiti gli uffici della Vivendi in Francia, come le case di Messier e dell’ex membro del consiglio d’amministrazione, Marc Vienot. Come ha fatto prima d’essa la Enron, Vivendi Universal ha recentemente posto fine alla sua iscrizione di lunga data alla USCSI. Non si sa se questa sia stata una scelta della Vivendi o se l’USCSI voglia prendere le distanze dai recenti guai finanziari e legali della Vivendi.

Considerando nello specifico i discutibili contratti di privatizzazione, due esempi sono costituiti dai contratti di Vivendi Universal a Nairobi e nell’isola di Porto Rico: la joint venture di Vivendi Universal per gestire la fatturazione dell’acqua e il sistema di riscossione per Nairobi è diventato oggetto di una grossa controversia pubblica. Nell’agosto 2000 sull’East African è stato riportato che inizialmente la Sereuca Space (composta dalla Général des Eaux, sussidiaria di Vivendi, e dall’israeliano Tandiran Information Systems) non voleva investire il suo denaro in una costosa infrastruttura per il servizio idrico, sostenendo che “non avrebbe investito un solo centesimo in nuovi sistemi di raccolta e di distribuzione dell’acqua nel corso dei dieci anni di durata del contratto”. Al contrario la compagnia decise che avrebbe indirizzato i suoi investimenti per l’installazione di di un nuovo sistema di fatturazione nel Municipio di Nairobi, decurtando così del 14,9% i 169 milioni di dollari di profitti, previsti per il periodo.

In risposta all’ampia critica pubblica rivolta al progetto proposto, Vivendi in seguito ha detto che avrebbe investito altro 150 milioni di dollari per l’espansione, la riparazione e la manutenzione per minimizzare lo spreco dell’acqua. Tuttavia, nell’agosto 2001 il governo keniota ha annunciato la sospensione del progetto di fatturazione dell’acqua, fino a quando la Banca Mondiale non abbia completato uno “studio sull’opzione di privatizzazione”.

La direzione di Vivendi dell’autorità dell’acqua di Porto Rico, PRASA, attraverso la sua sussidiaria Compania de Agua, nell’agosto 1999 è stata duramente criticata da un rapporto del governo portoricano per essere venuta meno ad manutenzione e riparazione adeguate degli acquedotti e delle fognature dello stato. Secondo l’agenzia stampa Interpress, “l’Ufficio del Controllore di Porto Rico ha pubblicato un rapporto molto critico sul contratto PRASA-Compania de Aguas. Il documento elenca numerosi difetti, comprese le inadempienze nella manutenzione, la riparazione, l’amministrazione e la gestione degli acquedotti e delle fognature, oltre ai richiesti resoconti finanziari che sono stati presentati in ritardo o non sono mai stati presentati.” Il resoconto, fatto da Interpress, del rapporto del controllore proseguiva: “i cittadini che chiedono aiuto non hanno risposte e alcuni clienti sostengono di non ricevere acqua, ma di ricevere sempre per tempo le bollette, che addebitano loro l’acqua che non hanno mai ricevuto. Un settimanale locale ha pubblicato rapporti di gruppi di lavoro di PRASa, che non sapevano dove cercare gli acquedotti e le fognature che si suppone gli fossero affidati”. Per di più, il rapporto del controllore del 1999 ha mostrato che sotto l’amministrazione privata il deficit operativo di PRASA ha preso a crescere e ha raggiunto ora 241 milioni di dollari. Conseguentemente la Banca Governativa per lo Sviluppo

A più riprese ha dovuto prendere l’iniziativa per provvedere a finanziamenti d’emergenza.

Nel maggio 2001, l’Ufficio del Controllore di Porto Rico ha pubblicato un altro rapporto sul rendimento di PRASA, individuando 3.181difetti nell’amministrazione, nella gestione e nella manutenzione delle infrastrutture idriche. Fra queste, il Controllore riferisce che le perdite di gestione di PRASA sono cresciute dai 241 milioni di dollari dell’agosto 1999 ai 695 milioni di dollari del maggio 2001 e che l’agenzia non ha riscosso 165 milioni di dollari di bollette. Secondo il controllore, Manuel Diaz Saldana, la privatizzazione “è stato un cattivo affare per il popolo portoricano”. “Non possiamo lasciare che l’autorità (cioè la Prasa) amministri come ha fatto fino ad ora”, ha detto. Alla fine Porto Rico ha interrotto la sua relazione con Vivendi, rescindendo il contratto.

Dobbiamo riconoscerlo, Vivendi Universal e Accenture sono solo due imprese iscritte all’USCSI coinvolte nella privatizzazione dei servizi pubblici. Per fare solamente il nome di altre, l’EDS è attiva nella privatizzazione degli uffici governativi, l’UPS utilizza le regole del mercato internazionale per mettere in discussione i servizi pubblici postali in molti paesi (Canada e Germania comprese), General Electric è attiva nei progetti di privatizzazione dell’energia e i membri del Comitato Nazionale per il Commercio Internazionale dell’Educazione (NCITE: www.ncite.org) cercano di entrare nei settori educativi nazionali dei paesi di tutto il mondo. Queste imprese, come molte altre ancora dell’USCSI, attraverso il GATS e gli altri accordi internazionali sul commercio e gli investimenti, cercano ardentemente di aprire opportunità per poter provvedere loro privatamente a quelli che tradizionalmente sono stati servizi pubblici. Per fare questo si servono dei legami e dell’influenza collettiva dell’USCSI.

IV. Il finanziamento pubblico: i membri dell’USCSI, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario internazionale.

I prestiti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale hanno sempre un prezzo. I prestiti del FMI per “stabilizzare” i mercati finanziari mettono in conto l’alto prezzo della privatizzazione dei servizi essenziali e della massiccia riduzione delle spese per i programmi sociali. I prestiti della Banca Mondiale sono anch’essi di solito fatti per grossi progetti di privatizzazione. Le grandi imprese di solito raccolgono gli utili, ottenendo nuovi contratti privatizzati e, spesso, ottenendo investimenti finanziari dalla Banca Mondiale. E questi, che le grandi imprese ottengono dal FMI e dalla BM, non sono proprio vantaggi casuali: in realtà, sia la privatizzazione forzata, che il finanziamento delle imprese che ne acquisiscono il controllo, sono —in questi paesi- la missione fondamentale del FMI e della Banca Mondiale. Ne è un tipico esempio il sistema nazionale delle acque del Cameroon. Una missione congiunta del FMI e della Banca Mondiale ha fatto pressione sul governo del Cameroon per accelerare la privatizzazione della compagnia statale, Société nazionale des eaux du Cameroun (SNEC) come condizione di una politica di prestiti del FMI al Cameroon. La compagnia idrica Suez, un membro del corrispettivo lobbistico europeo dell’USCI denominato Forum Europeo dei Servizi, ha acquisito il 51% della quota governativa e ha ottenuto una concessione per svolgere le funzioni di approvvigionamento idrico per un periodo di 20 anni, Altri esempi comprendono:

Vivendi Universal e Banca Mondiale

La Vivendi ha ottenuto numerosi contratti di privatizzazione, messi su inizialmente dalla Banca Mondiale. Alla Vivendi è stato concesso un contratto d’affitto rinnovabile di 150 milioni di euro per provvedere ai servizi idrici dell’intero Niger, a seguito di una procedura di offerta internazionale sponsorizzata dalla Banca Mondiale. Questo era un contratto decennale rinnovabile e la Banca Mondiale ha provveduto a un pacchetto di finanziamento di investimento superiore a 35 milioni di Euro. Vivendi ha ottenuto un contratto quinquennale di sostegno e di servizi anche in Burkina Faso, ancora una volta sostenuto dalla Banca Mondiale. Il contratto prevede la gestione del servizio clienti e le attività finanziarie e prevede il sostegno di un programma che porterà all’inaugurazione della diga sullo Ziga. L’offerta a saldo per il contratto di Nairobi, di cui abbiamo parlato sopra, è stata presentata dalla Banca Mondiale. La lista di simili aiuti della Banca Mondiale ai contratti di Vivendi è molto lunga.

Citigroup, JPMorgan, il FMI e il Brasile

Il prestito del FMI al Brasile dell’agosto 2002 fornisce un eccellente esempio dei guadagni che fanno le multinazionali, soprattutto le banche, quando sono annunciati i prestiti del FMI. In questo caso Citigroup e JP Morgan (come pure Fleet Boston), iscritte all’USCSI e con enormi investimenti in Brasile (ad esempio Citigroup ha là 9,7 miliardi di dollari in risorse finanziarie), erano interessate a come l’economia brasiliana avrebbe fatto fronte a una possibile crisi e a una insolvibilità del debito, gran parte del quale era proprio con Citigroup e JP Morgan. Conseguentemente il FMI è accorso in soccorso e ha offerto al Brasile 30 miliardi di dollari di prestito. Non è certo una coincidenza che, subito dopo questo annuncio, le quotazioni di Citigroup e di JP Morgan siano volate in alto, perché gli investitori sapevano che la possibile insolvibilità era stata prevenuta e che il denaro del FMI sarebbe confluito essenzialmente verso Citigroup e JP Morgan come pagamento dei loro investimenti. Naturalmente, come sempre, il Brasile è costretto a seguire un programma di austerità, che richiede la privatizzazione e il taglio dei programmi sociali, al fine di tagliare i costi e risparmiare soldi per restituire il prestito al FMI. Questo essenzialmente equivaleva a un “aggiustamento strutturale” dell’economia brasiliana al fine di restituire i prestiti a Citigroup e JP Morgan: i poveri pagano coll’erosione dei loro servizi pubblici e dei già deboli programmi sociali al fine di assicurare che gli investimenti di compagnie miliardarie non siano messi in pericolo. Pertanto il popolo brasiliano si trova di fronte a una massiccia erosione dei servizi pubblici per pagare il debito a finanziarie, quali Citigroup e JP Morgan, sulla base di termini e condizioni che non ha scelto.

Qualcuno (un po’ scherzosamente) ha detto che il denaro del FMI dovrebbe passare da Washington a New York direttamente, piuttosto che passando per un paese come il Brasile, perché la maggior parte di questo denaro fa comunque capo a New York o a qualche altro centro finanziario internazionale. Si tradurrebbe probabilmente in un risparmio sui costi di trasferimento e sarebbe una rappresentazione più onesta delle condizioni di lavoro del FMI! Questo caso di Citigroup e di JP Morgan non fa che corroborare questa tesi.

Conclusione

Come abbiamo scritto nell’introduzione, basta pescare a caso fra gli iscritti all’USCSI, per trovare una compagnia che privatizza servizi pubblici, o è invischiata in faccende giudiziarie, o trae guadagni dalla miseria imposta dal FMI. Non c’è nessun altro gruppo dove la convergenza di questi fattori sia così pronunciata così come lo è fra i membri dell’USCSI e ciò è quanto fa dell’USCSI l’organizzazione fondamentale nella lotta per capire chi c’è dietro le ripetute ondate di privatizzazioni e di scandali, che sono stati il marchio di fabbrica di un certo numero degli anni passati. Se cercate di capire cosa c’è dietro la spinta verso amichevoli accordi commerciali, verso la privatizzazione dei servizi pubblici, e quale sia realmente il percorso di questi gruppi, pensate agli scandali finanziari del 2002, poi pensate al tentativo di privatizzare il vostro servizio energetico o idrico locale, poi pensate agli iscritti dell’USCSI.

Darren Puscas è un ricercatore del Polaris Institute di Ottawa, Ontario, Canada. Presso il Polaris, attualmente sta lavorando con altri a una campagna internazionale finalizzata a fornire ai sindacati del settore pubblico e ai gruppi di base di sei paesi materiali di ricerca e di educazione popolare, da usarsi per fermare il GATS e i negoziati FTAA (Free Trade Agreement of the Americas: Accordo sul Libero Commercio delle Americhe) sui servizi. Puscas può essere contattato al seguente indirizzo: darren_puscas@on.aibn.com

[da ZMag.org]