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Probabilmente i più giovani conoscono solo Lupin III, popolare eroe dei cartoni animati giapponesi, e non si sono nemmeno chiesti chi sia quel “nonno” a cui allude ogni tanto. Per ovviare a questa lacuna, dedichiamo un breve dossier in due puntate a uno degli eroi meno dimenticabili della letteratura popolare, Arsenio Lupin. Del resto, uscirà il 14 ottobre in Francia un film costosissimo intitolato, per l’appunto, Arsène Lupin (il fatto che sia firmato dal regista dell’orrendo remake di Belphégor fa temere il peggio). In preparazione dell’evento, il canale satellitare Rai Sat Premium sta ritrasmettendo i telefilm degli anni ’70 interpretati da Georges Decrières, un po’ troppo snob ed effeminato rispetto al modello letterario.


La prima parte del dossier comprende un articolo di Mauro Gervasini apparso su Film TV e la prefazione di Oreste Del Buono alla raccolta Le mirabolanti imprese di Arsène Lupin (Sonzogno, 1974). La seconda parte sarà invece dedicata ad Alexandre Marius Jacob, l’anarchico ladro (mica tanto gentiluomo) cui il creatore di Lupin, Maurice Leblanc, si sarebbe ispirato. (VE)

ARSENIO E VECCHI MERLETTI
di Mauro Gervasini

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Colpo di scena: l’eroe è un ladro. La storia della letteratura di genere è piena zeppa di lestofanti simpatici e dinamici, tombeurs de femmes che rubano ai ricchi per dare ai poveri e alla fine, sotto sotto, sono meglio delle guardie. Un ribaltamento di ruoli eccentrico e vagamente sovversivo, se è vero che agli inizi del ‘900 l’Assemblea Nazionale francese individuò nella popolarità del diabolico Fantômas la causa di tutti i mali, dal gangsterismo anarchico (la banda Bonnot) all’aumento della cosiddetta microcriminalità.
Il più celebre ladro gentiluomo della storia resta Arsenio Lupin, il Robin Hood della Belle Epoque creato nel 1905 dall’irruente penna di Maurice Leblanc e più volte raccontato dal cinema (Le avventure di Arsenio Lupin di Jacques Becker, con l’ottimo Robert Lamoureaux, è il film più celebre). Anche se i due Lupin più famosi in assoluto sono televisivi: quello in carne e ossa interpretato dall’attore della Comédie Française, George Descrières, e il discendente “giapponese” dei cartoni animati. La casa di produzione Gaumont ha però messo in cantiere il film “definitivo” sull’elegante truffatore, un kolossal da ventitre milioni di euro intitolato semplicemente Arsène Lupin, diretto da Jean-Paul Salomé con Romain Duris nei panni del protagonista, Kristin Scott Thomas in quelli della contessa di Cagliostro e Eva “The Dreamers” Green giovane duchessina di Dreux-Soubise follemente innamorata del ladro.
Il film, girato in varie location francesi nelle settimane più torride della scorsa estate, è l’occasione per riscoprire e rilanciare un vero e proprio “eroe nazionale” nato agli inizi del secolo scorso per fare concorrenza al britannico Sherlock Holmes. Una versione moderna nel “taglio” cinematografico, quella di Salomé, ma con una strizzatina d’occhio al contesto esotico e frivolo della Parigi d’inizio ‘900, tutta bistrot, fiacre, pizzi, merletti e nobildonne ingioiellate. La sceneggiatura è liberamente tratta dal romanzo di Leblanc intitolato La contessa di Cagliostro, che racconta l’apprendistato del ladro gentiluomo, la sua educazione al furto, al sesso e ai sentimenti ad opera di un’amabile e maliziosa amante, la contessa del titolo. Una relazione pericolosa e scandalosa (specie per l’epoca).
Il piccolo Arsenio, figlio di un campione di savate (la boxe francese), a sei anni ruba il primo collier di diamanti e a venti comincia la sua inarrestabile carriera criminale. Le vittime sono spesso i nemici del popolo o della nazione (prussiani, per lo più), ma anche i cospiratori dell’Ancien Régime (tra i quali uno zio) che vorrebbero tornasse la monarchia. Ladro dai solidi valori repubblicani, quindi, ma non “proletario”, anzi. Lupin è un avventuriero in cilindro e frac, elegante, donnaiolo, amante del lusso, apparentemente sfaccendato e indolente… Il prototipo di tanti furfanti “aristocratici” e in fondo positivi che lo seguiranno nei decenni, da Simon Templar a Charles Lytton. Arsène Lupin di Salomé (regista di una precedente rivisitazione di un altro mito letterario e televisivo dell’Esagono, Belfagor) sarà sugli schermi italiani nell’autunno 2004.

NASCITA DI ARSÈNE
di Oreste Del Buono (1974)

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Arsène Lupin ha settantanni, anche se non li dimostra. Nacque, infatti, il nostro ladro-gentiluomo esattamente nel 1904. Suo padre, Maurice Leblanc, è chiaro e oscuro al proposito: “Ho sempre amato narrare storie, per me è un lavoro che non esige la coscienza. Viene Laffitte mi aveva commissionato un racconto per Je sais tout, il giornale che aveva appena fondato. Ho preso la penna, e Arsène Lupin mi si è imposto. Ho deformato il cognome di un vecchio consigliere municipale di Parigi — Arsène Lopin — e ho scritto, senza troppo sapere dove andassi a parare, L’Arrestation d’Arsène Lupin…”
Perché chiaro e perché oscuro? Chiaro, perché Maurice Leblanc, confessando la casualità della nascita di Arsène Lupin, rinuncia deliberatamente a gravare il suo eroe di qualsiasi significato e rilevanza d’altro genere, il genere malinconicamente diventato noto ai nostri giorni come sociologia. Oscuro, perché Maurice Leblanc, proprio confessando la casualità della nascita di Arsène Lupin, allontana deliberatamente dal suo eroe qualsiasi parentela e collegamento d’altro genere, il genere allora trionfalmente in voga delle cause celebri, dei resoconti giudiziari dette cronache nere. Insomma Maurice Leblanc preferisce incorrere nel rischio di risultare frivolo al rischio di risultare poco originale. Eppure i fatti tenderebbero a smentirlo. Esaminiamo, dunque, brevemente, ma attentamente, i fatti in questione.
Alain Sergent nel suo Un anarchiste de la Belle Epoque, Alexandre Jacob ci espone, a esempio, una vicenda reale con cui sono riscontrabili alcune curiose analogie nella vicenda immaginaria di Arsène Lupin. Alexandre Jacob si pone in evidenza per la prima volta nel 1897, derubando del maltolto uno strozzino. Seguono negli anni seguenti colpi a ripetizione. L’audacia di Alexandre Jacob va aumentando. Arrestato e riarrestato, Alexandre Jacob sfugge tra le maglie della giustizia ed evade puntualmente. Verso il 1900 organizza una sua banda, Les Travailleurs de la Nuit; molto prima che Stalin svaligiasse la banca di Tiflis per finanziare il bolscevismo, ha deciso di assicurare la sopravvivenza del movimento anarchico con il disconoscimento della proprietà privata. Tanto irresistibile come organizzatore almeno quanto come uomo d’azione, miete un successo dopo l’altro. Appena gli se ne offre l’occasione, mescola un poco d’ironia, se non addirittura d’allegria, alla tensione delle imprese. Non è incline a far scorrere il sangue. Se ammazza, è solo perché vi è costretto, per l’immediata, improrogabile necessità di impadronirsi di un dato bottino o di aprirsi una via di scampo. È catturato definitivamente nel 1903. Il processo avrà inizio nel 1905 e accerterà centocinquantasei colpi a suo carico, procurandogli la condanna al bagno penale. Tornerà in libertà nel 1928.
Quando nel 1904 Arsène Lupin nasce sotto la penna di Maurice Leblanc, Alexandre Jacob è già in prigione in attesa di giudizio dal 1903. È vero che i dettagli sulle sue imprese, sulle sue finalità e sui suoi modi per conseguire il risultato emergeranno totalmente solo dal processo, ma resta almeno un dubbio che qualche colpo dei centocinquantasei messi a segno ufficialmente sia già stato in grado di interessare e ispirare la vena narrativa di Maurice Leblanc.
Del resto, per sovrapporre dubbio a dubbio, basta considerare i racconti e i romanzi scrìtti da Maurice Leblanc prima di L’arrestation d’Arsène Lupin. Des Couples, a esempio, il suo libro d’esordio del 1892 è una raccolta di testi psicologici abbastanza imparentati con certi testi del conterraneo Guy de Maupassant. Tra le varie coppie borghesi prese di mira spicca quella di Les époux Dumouchel, atroce racconto di una perfetta unione coniugale sconvolta d’improvviso nel meccanismo della mediocrità da una figlioletta che alla fine verrà lasciata morire soffocata dal gatto perché si riaffermi la felicità dell’abitudine, della mancanza di sorprese. E così via. A proposito del romanzo Une Femme, forse piuttosto che di Guy de Maupassant è il caso di parlare addirittura del maestro di costui, il grande Gustave Flaubert; Lucie, l’eroina di Une Femme, infatti, è una Bovary esasperata, instancabile e intrepida macinatrice di uomini sotto una maschera di rigorosa rispettabilità sociale, un trionfo assoluto di modestia e di virtù.
Persino in L’Enthousiasme, il suo romanzo più mosso e vivace di questo periodo, Maurice Leblanc è ancora fedele a una scuola che si preoccupa di rimestare l’essenza e di riprodurre l’apparenza della vita. L’educazione sentimentale è anche e soprattutto un’educazione sessuale per il protagonista Pascal, il traguardo è il conseguimento di uno scetticismo e di una tolleranza aurei, della capacità di sconfiggere ogni minaccia di delusione futura con quella somma di delusioni passate che viene volgarmente chiamata esperienza. È, invece, con L’Arrestation d’Arsène Lupin che il tono di Maurice Leblanc cambia, conosce un fervore e uno slancio sino ad allora assaporati esclusivamente in Voici des Ailes, strano poemetto in prosa filosofico e galante composto per Paris-Velo a glorificazione della folleggiante moda della bicicletta. Il fervore e lo slancio di una specie di rivelazione. Alexandre Jacob è come la bicicletta per Maurice Leblanc?
Alain Sergent sostiene in Un anarchiste de la Belle Epoque, Alexandre Jacob: “Alexandre Jacob ispirò al romanziere Maurice Leblanc le caratteristiche del suo eroe Arsène Lupin, scrisse il comandante Michel. Non ho potuto trovare le fonti di quest’affermazione che non manca di verosimiglianza, dato che la pubblicazione del primo volume di Lupin seguì di poco il processo di Amiens…”
Non tutti gli estimatori di Maurice Leblanc sono dello stesso parere circa la presunta verosimiglianza dell’ipotesi. Antoinette Peské e Pierre Marty sostengono, a esempio, nel capitolo Lupin le Magnifique in Les Terribles: “Cosa se ne deve pensare? Un accostamento delle due date permetterà una messa a punto: il processo di Alexandre Jacob, che sospinge alla ribalta questa enigmatica figura, si apre il 5 marzo 1905. Ora la prima immagine che noi abbiamo dell’eroe di Maurice Leblanc appare con L’Arrestation d’Arsène Lupin in Je sais tout, nel 1904. Non deve dunque nulla a Alexandre Jacob. Per accertarsene, basta, al massimo, porre di fronte le due figure: quella del ladro gentiluomo e quella del ladro apostolo. Infine, se Maurice Leblanc avesse preso, a modello di Lupin, Jacob, perché lo avrebbe tenuto nascosto? E, invece, non ne ha detto nulla…”
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Che non è affatto un ragionamento probatorio, e si scontra proprio con la sostanza della prima avventura di Arsène Lupin: L’Arrestation d’Arsène Lupin è il titolo, e, appunto, di un arresto vi si tratta, un arresto in cui al ladro gentiluomo è riservata, con rispetto parlando, la parte del pollo. Insomma, Maurice Leblanc fa paradossalmente esordire il suo eroe con uno scacco, anzi con lo scacco degli scacchi con cui di solito una carriera ladresca viene interrotta., se non addirittura conclusa per sempre. Quale dato ulteriore occorrerebbe per sottolineare che l’arresto immaginario di Arsène Lupin deriva discretamente dall’arresto reale di Alexandre Jacob?
Un racconto buttato giù sulla traccia di un’emozione di lettore di giornali, di borghese pronto, se non altro, alle evasioni dell’immaginazione. Quando Maurice Leblanc scrisse L’Arrestation d’Arsène Lupin, non pensava minimamente a dare un seguito a quel suo racconto di un furfante che, per amore, si comporta, ripetiamo, da pollo e perde bottino e libertà. Ma il racconto piacque, e Pierre Laffitte nell’interesse del suo giornale prese a esercitare pressioni su Maurice Leblanc perché facesse uscir di prigione Arsène Lupin e gli facesse vivere nuove avventure. Dopo qualche esitazione, forse il presentimento di quel poco o di quel molto di fastidio che il ladro gentiluomo gli avrebbe procurato, Maurice Leblanc cominciò a pensare a come fare uscire di prigione Arsène Lupin e come fargli vivere nuove avventure, ovviamente in esclusiva per Pierre Laffitte. Più tardi si sarebbe lamentato di quell’acquiescenza, accusando Arsène Lupin addirittura di persecuzione e prevaricazione: “È dura. Mi segue dappertutto. Non è la mia ombra, sono io la sua ombra…”
Un lamento compiaciuto e orgoglioso di cui possono concedersi l’ipocrita e meritato lusso solo i creatori di veri eroi popolari, di veri interpreti e di veri vendicatori delle insoddisfazioni e dei sogni delle masse.

Piccola chiosa. Non è dimostrabile che Maurice Leblanc si sia ispirato ad Alexandre Marius Jacob nel suo primo racconto, però è più che probabile, se non certo, che vi si ispirasse in seguito. Infatti nel racconto L’évasion d’Arsène Lupin riprese pari pari alcuni metodi studiati dai compagni di Jacob, in un tentativo sfortunato di farlo evadere dal carcere. (VE)