di Goffredo Fofi (da Avvenire)

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Angeles Mastretta è una delle molte signore che scrivono romanzi di grande successo – e ce ne sono migliaia che ne scrivono di medio o di scarso. È messicana, si è affermata vent’anni fa con Strappami la vita (1985) e si è diffusa in storie di ostinazione e di magia, esotiche come d’obbligo per vendere, e sempre rivendicando un punto di vista femminile. Borghese, con agente newyorchese, dice di vivere del suo lavoro ma fa parte di una grande famiglia intellettual-politica di cui nel suo ultimo libro Il cielo dei leoni (Giunti-Astrea, pp. 174, € 10,00) narra solo gli aspetti privati, tacendo del marito che, se non erro, è noto in Messico quanto lei. Ci sono il ricordo dei genitori e parenti morti, i figli adolescenti, le amiche all’ora del tè, i viaggi, l’andirivieni tra l’avita e splendida Puebla e la caotica Città del Messico, e le sue riflessioni sull’esistenza, di un edonismo elegante da benissimo-stanti.


Insomma, questo libro è un libro per il quale riesce molto difficile provare simpatia, come per i tanti libri vuoi di “fiction” vuoi di “verità” delle tante signore di cui si diceva, esotiche ma anche indigene. Il femminismo, così benemerito, sarà servito anche a questo, a diffondere nuovi commerci di sogni sognati da signore ricche per lettrici che lo sono di meno o non lo sono, tal quale ai tempi di Liala?
Sul Messico, e anche sulle sue donne, alla fine da qui si apprende ben poco, poiché la vita della Mastretta somiglia troppo, mutati gli scenari e i colori, a quella di tante signore d’ogni dove. Ma perfino la simpatia per i poveri (venditori e venditrici di strada e qualche cameriera, un tassista: non altri, qui, mai) è da signore di tempi che furono. Tra un elogio di Julio Cortazar e di Edith Wharton, la confessione di uno sviscerato amore per La mia Africa (il film, non il libro), l’ascolto di Mozart e di Eros Ramazzotti (sic!), le citazioni di Borges o Salines, gli scambi di idee con i grandi maschi della scrittura alla Garcia Marquez del terzo mondo, la Mastretta filosofeggia.
Ecco, per esempio, a pagina 80, il promemoria di un giorno qualsiasi: «1. Dalle dieci di mattina alle due di pomeriggio, tutti i giorni e fino alla fine del lavoro, redigere il piano per il mio prossimo romanzo. 2. Procurarmi una pianola. 3. Andare in palestra. 4. Farmi l’analisi del colesterolo. 5. Leggere Kant, Dante, Brecht, Jane Austen in inglese e il Don Chisciotte senza saltare le pagine. 6. Dormire sette ore per notte. 7 Comprare piante per il terrazzo. 8. Scrivere la conferenza per Gijon. 9. Non accettare conferenze neanche se sono a Gijon. 10. Lasciar da parte pane e cioccolata. 11. Non dire ai miei figli che la disciplina è indispensabile. 12. Avere questa certezza: ogni sogno entra in una lista di progetti compreso quello che ci predispone a sognare, scrivere, tornare dalle vacanze, continuare a cercare modi di vivere, o meglio ancora, fare in modo che la vita, con quello che abbiamo scelto di fare quando non siamo in vacanza, sia ancora più piacevole della vacanza stessa».