di Massimiliano Di Giorgio
santiniinganno.jpg[Di Massimiliano Di Giorgio, giornalista Reuters, Carmilla ha già pubblicato altri articoli; questa recensione è uscita sul sito Reuters il 15 luglio 2003]

A due anni di distanza dalla morte di Carlo Giuliani e dalle violenze di Genova, il G8 sembra definitivamente diventato un ingrediente del giallo all’italiana e dopo Andrea Camilleri, Sandrone Dazieri e Massimo Carlotto, adesso è un giornalista con una passione per le spy story a scrivere una storia di intrighi politico-criminali che prende le mosse proprio dai giorni della protesta noglobal dell’estate 2001. L’inganno, di Andrea Santini (Marco Tropea editore), racconta la storia di Aldo Palmieri, grigio – “ma proprio grigio, non solo negli abiti” – funzionario del ministero dell’Interno che in realtà è un analista di intelligence, dotato di una capacità intuitiva di cogliere e associare eventi, circostanze e particolari.

Non una spia bella e affascinante in stile 007, Palmieri, ma un tipo a prima vista ben poco interessante, una specie di “autistico affettivo”, che passa il suo tempo a servire la causa dello Stato. Solo per scoprire a sue spese che lo “Stato” non è quel che lui pensava, ma è una sorta di Spectre, di regime parallelo che sembra uscire da un collage di
documenti dell’estrema sinistra degli anni 70.

“ROMANZO DI FANTASIA”, MA SPUNTANO I “MISTERI D’ITALIA”
Santini – 61 anni, caporedattore della catena dei giornali locali del Gruppo Espresso – spiega nelle prime pagine del volume che “questo romanzo scaturisce dalla fantasia, anche se corrotta dai fantasmi del mondo in cui tutti, nessuno escluso, siamo costretti a vivere”.
Ma è difficile, leggendo il libro, non scorgere gli accenni ad alcuni dei più noti “misteri d’Italia”, come il caso di Emanuela Orlandi, la figlia quindicenne di un dipendente del Vaticano scomparsa 20 anni fa, in quel che secondo alcuni fu un rapimento da parte di estremisti turchi che intendevano lanciare un messaggio alla Chiesa. O, più velatamente, all’omicidio di Marco Biagi, il consulente del ministero del Lavoro ucciso a Bologna nel marzo 2002 dalle cosiddette “nuove Brigate Rosse”.
“L’inganno” è la storia di un complotto in cui si intrecciano e si confondono servizi segreti, alte gerarchie ecclesiastiche, criminali di guerra dell’ex Jugoslavia, hacker informatici, in un racconto scritto con puntigliosità da inchiesta giornalistica, talvolta didascalico.
Parallelamente, corre la storia personale di Palmieri, la sua vita segreta di collezionista di fumetti, i suoi ricordi di infanzia, le sue tentazioni, il rapporto – mancato – col figlio, la giovane amante che riemerge dal passato. Excursus destinati ad approfondire la conoscenza del personaggio, ma che in qualche caso suonano prevedibili.

DAL G8 AL P3
Già autore negli anni 80 di una serie di romanzi con protagonista una insolita “spia di sinistra” – il fiammingo-napoletano Falco Rubens – e vincitore al festival di Cattolica per il miglior giallo, Santini dice che l’idea del libro gli è venuta in quei giorni del luglio 2001, quando nelle strade di Genova i manifestanti contestavano il vertice dei sette paesi più industrializzati del mondo insieme alla Russia.
Nelle violenze che ne seguirono centinaia di persone rimasero ferite, un giovane dimostrante fu ucciso da un carabiniere in servizio di leva e le forze dell’ordine finirono sotto inchiesta per presunti maltrattamenti e torture contro gli arrestati.
Non è un caso dunque che Palmieri lavori per il Settore G (“G come Genova, G come Globalizzazione”), e che suo figlio e gli altri ragazzi che incontrerà alla fine del romanzo di 250 pagine facciano proprio parte della “G8 Generation”.
Ma “L’inganno” è solo il primo volume di una trilogia che Santini intende dedicare alla “P3”, sorta di occulto guardiano della democrazia italiana, evoluzione della famigerata Loggia Propaganda Due (P2), la cui scoperta provocò un terremoto politico-giudiziario negli anni 80. Anche se il protagonista del prossimo libro non sarà l’irreprensibile Aldo Palmieri, che la scoperta della verità non ha reso libero, come dice il Vangelo, ma un capro espiatorio.