Oggi è il 5 luglio 2025, compio tredici anni e mio padre mi ha promesso un regalo insolito. Gli avevo chiesto una collana elettronica. L’ultimo modello della MicroShift pesa solo venti grammi ed è un gioiello high tech: microcamere al plasma e nano-computer quantico; comandi vocali e collegamenti immediati via satellite, anche con la stazione spaziale e la Base lunare.

Può prenotarmi per uno scambio di e-mail con gli astronauti in volo verso Marte, può materializzarmi sulla retina immagini tv o dati di archivio e pagine di testo, improvvisare videogiochi ottici casuali, crearmi altre psicoidentità, e così via. Costa un tantino, ma…
La porta si apre, dev’essere lui!
– Giulio, alzati – papà mi abbraccia. – Auguri! Oggi andiamo a prendere un bel regalo. – Mi bacia anche Suzana. Stamattina Suzana si è truccata in un modo che sembra proprio mamma. D’accordo che è un suo clone tardivo, ma di solito si rende molto più personale. A me piace, la considero quasi un’amica. Inutile dire che non sarà mai come mia madre ma pazienza, dopo il divorzio dei miei Suzana è meglio di niente. Mi preparo e usciamo, tutti e tre.
– Vedrai che sorpresa – aggiunge papà. Suzana ride, forse già sa. Io fingo indifferenza. Entriamo nella mini-auto e la vettura parte già decisa, con un leggero scatto. Il tragitto dev’essere stato già impostato, e sono sorpreso: – Come mai usciamo da Bari?
Silenzio. Il termometro segna una temperatura esterna di 45 gradi, al solito. È domenica, Bari sembra disabitata. Fuori brucia come un deserto. Mi piacerebbe che l’auto scivolasse sul binario magnetico oltre i 180, ma papà non è il tipo che supererebbe i limiti di velocità. La temperatura esterna sale ancora, i vetri si auto-opacizzano, è il minischermo a mostrarci la strada.
Arriviamo alle pendici della Murgia e cominciamo a salire. Vedo colline completamente spoglie, qualche albero rinsecchito qua e là, qualcuno dovrebbe decidersi a estirparli. Ai lati della via il terreno è scuro, pietroso, pieno di crepe. Poco dopo in fondo al nastro d’asfalto tremolano le immagini delle cupole e il minareto di Zawilah, il paesino costruito da una delle comunità arabe pugliesi. So che presto si costruiranno altri paesini di comunità arabe pugliesi, me l’ha detto Mehmet nella riunione di telescuola: dice che in Africa la temperatura ormai supera gli 80 centigradi. Parcheggiamo in una piazzetta con palme, scendiamo e ci inoltriamo fra case basse in un labirinto di stradine, poi papà si ferma davanti a un grande ingresso ad arco.
-Vai.
Entro, e riconosco un dromedario.
– È tuo. – Papà parla in arabo con un certo signor Rashif, credo contrattino il prezzo, e il parcheggio del dromedario.
Accidenti… e la collana-computer?
Ma è un attimo, io già mi vedo a cavallo della bestia. Mi lancio sulle sabbie e le dune desertiche della Murgia, verso l’interno ricco di avventure insolite e di mistero.

Racconto di Vittorio Catani