di Laura Malucelli

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Oggi è festa, il giorno della “liberazione”, della “libertà”, della “democrazia”. I pacifisti hanno ricevuto la loro bella lezione dalla folla di iracheni festanti. Ebbene sì, la pace la si conquista a bombe e cannonate che quando servono servono.
Felice Lilli Gruber nel narrare l’entusiasmo del popolo liberato esultante, nessuna parola lesinata alla descrizione. Beh, forse non ha parlato della ricostruzione, del fatto che non spetterà agli iracheni ma quelli non hanno soldi, mica ora glieli ridanno i soldi del petrolio rubato. E nessuna parola del fatto che non andrà nemmeno all’ONU ma con quello che hanno speso in bombe, ora che vogliono le Nazioni Unite? Lilli Gruber non ne ha parlato perché tutto questo è relativo e venale quando si parla di libertà.

Accennare al fatto che i falchi che questa guerra l’hanno voluta siano tutti immischiati nell’industria petrolifera compreso il presidente e la fedele Condoleeza e non solo, accennare al fatto che il vice presidente abbia diretto la Halliburton che ha venduto all’Iraq a dispetto di tutte le risoluzioni ONU e che aveva già un appalto per la ricostruzione prima della guerra, al fatto che anche Richard Armitage ne sia socio, al fatto che Powell abbia fatto strada nella diplomazia, la colomba, grazie all’oscuramento che riuscì ad ottenere sulla strage di My Lay… no, non poteva accennare a tutto questo la Gruber, troppe cose, giusto.
Però poteva accennare al fatto che i liberati sono persone meravigliose, questo era da dire, perché il fatto di prendersela con la statua di un crudele dittatore che ha ucciso migliaia di persone, che ha represso gli sciiti, con elicotteri Apache comprati dall’America, dimenticando quasi un milione di morti a causa dell’embargo voluto dai liberatori è da popolo magnanimo. O disperato? Chissà perché mi viene in mente che i nazisti furono accolti da folle festanti quando erano disperate.
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E mi sono anche chiesta perché Lilli Gruber non ha accennato alle armi di distruzione di massa. La guerra serviva a cercarle, che gli ispettori ONU non risolvevano nulla di buono. Ancora non le hanno trovate, ma le troveranno, non c’è dubbio che le troveranno. Gli iracheni le avevano ma non le hanno usate, ecco la logica spiegazione, perché non le avevano prodotte per usarle ma per tenerle nascoste, quindi mica potevano tirarle fuori adesso che poi le scoprivano. Questa è furbizia, tattica, altroché. Ora gli americani però vinceranno il gioco della nasconderella e le troveranno, solo il tempo di mettercele e anche questa è risolta.
Nel giorno della felicità non era poi il caso di parlare dei giornalisti uccisi, quello poi è successo ieri e rovinerebbe la festa. E nemmeno dell’Uranio Impoverito che distruggerà vite e territorio in Iraq per migliaia di anni. E nemmeno si potevano nominare quelli che erano negli ospedali, operati senza anestesia perché l’America ha tenuto fermi i medicinali regolarmente pagati dall’Iraq così che non potessero giungere. Ma quelli non andavano nominati, non erano in piazza, senza mani non potevano fare la V sennò ci sarebbero stati. Nemmeno erano da nominare quelli che saranno in ospedale perché le bombe a grappolo, denunciate da Amnesty, falciano le gambe agli innocenti per decenni. Per allora gli inviati saranno tornati a casa loro, quindi perché preoccuparsi di servizi che non faranno.
Ma Lili Gruber ha ragione, ora arriva la libertà. Gli americani hanno promesso la democrazia. Ma la democrazia non significa che la maggioranza elegge i suoi rappresentanti? La maggioranza degli iracheni é sciita. Il 60% degli iracheni sono dunque molto vicini agli iraniani che non sono simpatici agli USA. Non possono farli votare. Allora come sarà la democrazia irachena? Forse di un nuovo tipo, gli iracheni potranno votare un governatore americano o un governatore appoggiato dagli americani, così non hanno solo Saddam ma possono scegliere su due, forte.
Ma c’è il faro dell’Afghanistan. Una liberazione dietro l’altra. Quanta pace dalle bombe! Là è cambiato tutto dopo la guerra. Prima c’erano i talebani che appendevano i cadaveri delle proprie vittime 4 giorni, il nuovo ministro della giustizia ha cambiato tutto e ha dichiarato: “noi no, dopo un’esecuzione pubblica appenderemo il corpo per un periodo molto più breve, diciamo un quarto d’ora” (Independent, 9.12.2001). E questo a Kabul, nel resto del paese il regime è scomparso e i Signori della Guerra possono regolarsi i conti in modo molto più democratico. Poi che i Burka si tolgano davvero o no quello è un altro problema. Come per le bombe a grappolo, gli inviati tornano a casa e quello che succede ora, beh quello è un altro servizio.

Da www.nuovimondimedia.it