di Nico Macce.

settantasetteboFa specie che alla Festa del PD a Reggio, tra gli eventi in programma, spicchi il Radio Alice Night.
Che sia un mea culpa dei nipotini di chi, allora dirigente nel PCI, criminalizzò la radio e la fece chiudere manu militari dalla polizia? Condusse la caccia alle streghe contro il Movimento di cui Radio Alice era espressione? Invitò alla delazione e applaudì ai carri armati in centro a Bologna? Mise in campo i suoi magistrati Catalanotti, Calogero per arresti di massa in tutta Italia, con teoremi come il 7 aprile, vere mostruosità giuridiche?

Macché, nulla di tutto questo. Tutto fa brodo, se è folklore giovanile vintage, condito con immagini prese dal sito radioalice.org, con qualche capellone edulcorato di valenze eversive, che voleva cambiare il mondo, ma non si sa contro chi e per cosa. Un po’ come nella canzone dei quattro amici al bar di Paoli. Per cui, ecco una seratona (qui), ma pubblicizzata solo su Facebok. Infatti, nei programmi ufficiali del Radio Alice Night non c’è traccia (chissà perché…), in cartellone ci sono solo un paio di complessi che si esibiranno per l’occasione, tra cui i Confusional Quartet. E di confusione ce ne è tanta, se pensiamo a Radio Alice, espressione di un percorso collettivo di liberazione dal lavoro, di riappopriazione collettiva di spazi e di ricchezza sociale, di scontro con il PCI e la politica dei sacrifici di Lama e Berlinguer e la sua solidarietà nazionale, di critica a un comando d’impresa “rosso” e al suo decentramento produttivo. Una Radio Alice che è storicamente e politicamente tutto questo, dentro a una festa che esprime esattamente l’opposto (e ancor peggio rispetto a 35 anni fa!) dove arrivano da padroni di casa i principali esponenti del coop-liberismo imperante, gli ideatori del jobs act e delle politiche di precarizzazione del lavoro e della vita: i Poletti, i Del Rio, i Bonaccini, burocrati di regime, di un PD forza principale del “partito della nazione” al servizio della finanza globale e dei tecnocrati di Bruxelles. Un partito con una lunga tradizione nella repressione dei movimenti antagonisti. Perché il filo tutt’altro che rosso PCI-PDS-DS-PD significa art. 90, 41bis, carceri speciali, silenzio e complicità sulle torture di Stato, campagne forcaiole per far arrestare profughi all’estero, emergenza permanente. Solo poco più di tre mesi fa, alla Festa de l’Unità in Montagnola a Bologna, chi voleva contestare pacificamente Renzi si è ritrovato caricato da una polizia che si è messa a spaccare teste. Un partito che non ammette dissensi. Ci rendiamo conto che fare un happening su Radio Alice a una festa del PD è come fare il 25 Aprile alla festa del Tricolore insieme alla Meloni?

Le bastonate della polizia contro la sinistra antagonista il 3 maggio scorso a Bologna, che protestava pacificamente contro Renzi alla Festa de l'Unità. Partito tollerante il PD!

Le bastonate della polizia contro la sinistra antagonista il 3 maggio scorso a Bologna, che protestava pacificamente contro Renzi alla Festa de l’Unità. Partito tollerante il PD!

Spesso uno dei modi che ha il potere e i suoi vari personaggi del mondo della cultura per relegare nell’oblio un avvenimento eversivo e antagonista, soprattutto quando ormai è remoto nel tempo, è celebrarlo.
Sembra un paradosso, ma è così.
Ma chi compie questo tipo di operazioni spesso agisce senza rendersi conto dell’opera demolitoria, senza la consapevolezza di essere dentro gli automatismi di una grande narrazione mainstream. Magari crede di fare pure un’opera trasgressiva. Prende automaticamente gli aspetti di costume, le note di colore di un fenomeno di cui spesso non conosce neppure le dinamiche, la storia, li qualifica genericamente come momenti culturali che “hanno segnato un’epoca”. E buona notte a tutto il resto.

Ho provato a postare sullo spazio fb dell’evento la foto con la scritta sul muro: ZANGHERON DE ZANGHERONI SEI UN SERVO DEI PADRONI. Ma è inutile: perché il valore simbolico di questa scritta datata trascende il suo significato politico, in quel contesto diventa icona pop come il Mao Tse Tung di Andy Warhol.

La Radio Alice degli organizzatori del radio Alice Night è un viaggione tutto loro. È l’Alice nel paese delle meraviglie nel frammento del film Lavorare con lentezza di Guido Chiesa postato da questi sul loro spazio fb di promozione dell’evento. È un’Alice senza Movimento, senza nemici, senza scontri, senza arresti, senza criminalizzazione. E soprattutto senza Francesco, assassinato dai carabinieri a Bologna, l’11 marzo del 1977 con la complicità del PCI.(*)

Come disse Duchamp:  uno scolabottiglie, fuori dal suo contesto e messo in una galleria d’arte diventa un’opera d’arte, perdendo il significato e la funzione originari. È la polisemia dell’opera d’arte al servizio della monosemia del profitto, l’unico significato che conta. Un vero capolavoro questa Radio Alice priva di cuore e anima, svuotata di senso, narrata come vuole il regime di ieri e di oggi. Buona per vendere qualche birra in più.

Il mostro tritura e metabolizza il senso della rivolta sociale dentro il suo ventre fatto di ingranaggi falsificanti e mercificanti. Talvolta vomita frattaglie.

 

NOTA.

(*) Per comprendere la situazione creata in città dalle forze repressive e dallo stesso PCI, più eloquente di un saggio è l’intervento di un compagno di Lotta Continua all’assemblea di Lettere l’11 marzo 1977, trasmesso da Radio Alice e di cui ho tratto un paio di frasi:

«Il compagno Francesco è stato ammazzato a 40 metri dall’incrocio di Via Irnerio e Via Mascarella, si è accasciato al suolo dicendo “Mi hanno colpito” e si è accasciato alla sinistra. È stato sparato chiaramente, è stato sparato dall’altra parte, dove non c’erano poliziotti – a quello che è la testimonianza dei compagni fino ad oggi – è stato sparato da un carabiniere o tenente dei carabinieri che è uscito da una macchina bleu che non era targata né CC, né EI, né un cazzo né un altro, era targata Roma e basta, è uscito fuori e ha sparato freddamente contro i compagni che stavano fuggendo.»
(…)
«Io parlo non solo come militante di Lotta Continua. Parlo anche come operaio, come delegato di un Consiglio di Fabbrica e dico che gli operai sono stanchi di queste cose, siamo stanchi di queste cose, siamo stanchi dei compagni ammazzati nelle piazze, siamo stanchi di un Partito Comunista che oggi la prima reazione che ha, all’una del pomeriggio, è quella di telefonare alle cooperative, è quella di telefonare ai suoi fidi e di dire:”Andiamo a presidiare la nostra Federazione di Via Barberia”, perché il nemico non era più la polizia, non è più il governo, con il quale si va a pasteggiare tutti i giorni, come ci vanno i Lama, come ci vanno i Carniti, come ci va questa gente. Il nemico sono i proletari, il nemico sono i giovani, il nemico è chi si oppone a questo regime.»
(…)
«Ha detto Zangheri che qui in questa città va ristabilito in modo deciso l’ordine democratico e l’ordine democratico quando Zangheri lo dice, e quando il PCI lo dice, è l’ordine dei poliziotti, è l’ordine dei carabinieri.»

(da “bologna marzo 1977… fatti nostri…” autori molti compagni, Bertani Editore)