di Alessandra Daniele

Robot_head.jpgNovembre scorso

Seduto immobile al centro del laboratorio, il premier uscente continua a sorridere. Lo sguardo fisso e vuoto, il volto bloccato in un rictus grottesco.
L’addetto entra accompagnato da un uomo in grigio, che indica il premier con aria schifata.
– Rottame di merda, non lo sopporta più nessuno. Stavolta non basterà il solito tagliando, ci toccherà sostituirlo… ma con che cosa?
– Ho avuto un’idea – l’addetto estrae un bisturi, e lo pianta alla base della nuca del premier. Poi comincia a tagliare verso l’alto. Il premier continua a sorridere. Quando il taglio arriva alla volta cranica, l’addetto afferra i due lembi,  e tira con forza verso il basso. La testa del premier si piega in avanti, il rivestimento in similpelle si stacca, e si sfila come una maschera, scoprendo il cranio metallico. L’addetto lo indica.
– Ecco il nuovo premier.
L’uomo in grigio lo guarda perplesso.
– Cambiamo il rivestimento?
– No. Lo mandiamo in onda così.
– Ma che cazzo dici? Così tutti s’accorgeranno subito che è un robot!
– È proprio questa l’idea. Diremo che per uscire dalla crisi il nostro paese ha bisogno d’un premier razionale, lucido, preciso, un premier tecnico. E cosa c’è di più tecnico d’una macchina? Darà a tutti una rassicurante illusione di competenza matematica e fredda imparzialità. Quando i comici ne imiteranno la fissità robotica ci faranno un favore – l’addetto sorride, armeggiando coi pulsanti sul collo del robot –  disinserisco anche il simulatore vocale, così parlerà col tono piatto e meccanico dei vecchi sintetizzatori. Poi gli metterò un paio di occhiali di vetro polarizzato, che accentuino i riflessi metallici degli impianti oculari.
L’uomo in grigio scuote la testa.
– Ma prima o poi si accorgeranno che è sempre lo stesso catorcio! Appena ricomincerà a sbagliare i conti, a truccarli, a dire le sue solite stronzate tipo ”non siamo noi che corriamo verso il baratro, è il baratro che ci insegue”…
– La gente crede a quello che vede. Ogni tanto gli rimetteremo la maschera in similpelle e similcapelli, e gli faremo sparare una cazzata immensa, tipo ”stampiamoci i soldi da soli in garage”, così qualsiasi cosa potrà dire in versione robot al confronto sembrerà ragionevole.
L’uomo in grigio riflette. Poi scuote ancora la testa.
– No, non funzionerà, è irrimediabilmente guasto, manderà di nuovo tutto a puttane, letteralmente.
L’addetto accenna un sogghigno.
– Non c’è pericolo – pigia un altro bottone sulla nuca del robot – basta disattivare l’impianto pelvico. Tanto non gli servirà più. Non deve più fingersi umano.