di Valerio Evangelisti

Senécal.jpgPatrick Senécal, Una mente pericolosa, Editrice Nord, 2008, pp. 399, € 18,60

La casa editrice Nord, che si è coperta di gloria nel campo della fantascienza quando era proprietà di Gianfranco Viviani (grande gentiluomo e grande editore), oggi, passata al gruppo Longanesi, è piuttosto specializzata in thriller. Spesso imitazioni de Il codice Da Vinci, come l’orrendo La cospirazione Fulcanelli di Scott Mariani, in cui l’autore dimostra, fin dai primi capitoli, di non sapere nulla dell’alchimia che pretende affrontare. Tuttavia nella produzione attuale della Nord non mancano sorprese felici, tipo la scoperta di un grande del genere horror: Patrick Senécal.

Questi, secondo me, godrebbe una fama pari a quella di Stephen King se non fosse nato in Québec (dove è venerato e fatto oggetto di tesi di laurea) e non scrivesse nella lingua di quell’angolo di Canada. Lo stesso Senécal è un tipo singolare. Di aspetto contadino, parla un franco-canadese che più corrotto non potrebbe essere, rispetto al francese dell’Europa. Eppure è persona sensibile e colta (di mestiere fa l’insegnante), e narratore eccezionale.
Ho provato, senza successo, a proporre a editori italiani due romanzi di Senécal, pubblicati dalle edizioni Alire: 5150, Rue des Ormes, 2001 (storia di una famiglia di psicopatici, che cattura passanti per obbligarli a fungere da pezzi in un’atroce partita a scacchi), e soprattutto il suo capolavoro, Aliss. Riscrittura terrificante di Alice nel paese delle meraviglie, con una ragazzina che si perde in un quartiere periferico di Montréal, da cui scopre di non potere uscire; e si trova alle prese con un crescendo di orrori, tutti ispirati al racconto di Lewis Carroll.
Quasi un capolavoro, però di un sadismo estremo, non facile da sopportare. E per di più infarcito di espressioni gergali del Québec, capaci di sfidare i migliori traduttori.
Ci viene incontro la Nord, proponendo il primo romanzo di Senécal: Sur le seuil, 1998. Come il titolo originale sia stato convertito in Una mente pericolosa resta un mistero. Spiegazione più probabile: l’editore ha voluto spacciare un horror per un thriller. E in effetti, per due terzi, il romanzo ha l’andamento di un thriller, finché, nel terzo conclusivo, l’orrore non esplode e Senécal si scatena.
La storia, narrata da uno psichiatra di Montréal, è quella di uno scrittore che, prima di tentare il suicidio, si è tagliato tutte e dieci le dita. Malgrado ciò, ha continuato a battere sulla tastiera del computer con una matita stretta fra i denti.
Di più è bene non dire, per non rovinare la sorpresa. La suspense è elevatissima, e la trama può indurre a riflessioni sul mestiere stesso dello scrivere (di qui il collegamento a certi romanzi di Stephen King). La vicenda avrà il suo scioglimento quando, da Montréal, ci si sposterà nella chiesa di un piccolo villaggio coperto di neve.
Da notare che Senécal ha proiettato parte della sua personalità e, in certa misura, delle sue speranze sullo scrittore senza dita: questi è infatti un autore horror del Québec assurto a fama internazionale.
Mi auguro che lo stesso accada a Patrick Senécal, perché lo merita abbondantemente. Lo dimostra questo esordio che toglie il fiato. I romanzi successivi sono anche migliori. Spero che vengano finalmente tradotti in italiano, e che sia data a tutti l’opportunità di fruire di brividi dal Québec non dovuti al freddo.