di Giuditta Brattini

Gaza 4 aprile 2018

La partecipazione di migliaia di bambini, donne e uomini alla pacifica manifestazione del 30 marzo scorso, ha dato avvio alla campagna della Grande Marcia del Ritorno che durerà sei settimane fino al 15 maggio prossimo.
Il ministro israeliano Lieberman aveva annunciato, nei giorni precedenti il 30 marzo, di mettere in campo 100 tiratori scelti per fermare i manifestanti. Il generale Gadi Eizenkot, aveva annunciato che per ragioni di sicurezza veniva rafforzata la zona del confine, precisando che oltre ai tiratori scelti erano mobilitate anche le forze speciali.

La risposta dell’esercito israeliano, alla pacifica manifestazione, ha causato nella sola giornata del 30 marzo scorso 16 martiri e piu’ di 1500 feriti di cui 750 sono ancora ricoverati. Con il passare dei giorni il bilancio si è aggravato: i morti sono 18 e i feriti aumentati a seguito delle manifestazioni dei giorni successivi, ed alcuni di questi versano in difficili condizioni.
All’ospedale Shifa con il dott. Aiman Al Sahbani incontro alcuni dei ragazzi feriti.

Mohammed di 16 anni colpito da un proiettile alla gamba destra lo scorso venerdì 30 marzo. La ferita ha interessato l’arteria femorale. Mohammed è stato ferito mentre con altri amici camminava al limite della buffer zone;
Azeez di 15 anni è stato ferito da un proiettile alla spalla destra. Operato, ha il braccio paralizzato.
Basel di 16 anni stava soccorrendo un amico ferito ed è stato a sua volta colpito da un proiettile alla gamba destra.

Come riportato dai medici degli ospedali che hanno accolto i feriti, i proiettili entrano nel corpo ed esplodono, causando gravi danni. Tali proiettili sono proibiti dalle leggi internazionali. Diversi studi e ricerche hanno messo in evidenza come la striscia di Gaza risulti contaminata da metalli pesanti, indicando questo dato quale uno degli effetti collaterali della guerra e si inizia soltanto adesso a comprendere e a studiare gli effetti potenzialmente tossici e nocivi, per la popolazione, determinati dalla contaminazione da metalli, per questo la situazione merita tutta l’attenzione. (qui)

La violenta repressione da parte dell’esercito israeliano delle manifestazioni di Gaza richiede un’indagine sulle responsabilità e sulle azioni messe in campo da Israele. Come si evince dalla documentazione fotografica a disposizione, nessuna azione da parte dei Palestinesi ha messo in pericolo la vita dei soldati. Il silenzio da parte della comunità internazionale su quanto accaduto autorizza Israele nel continuare a compiere atti criminali: i paesi dell’Unione Europea devono muoversi subito e condannare l’operato di Israele e chiedere un’inchiesta.

Non va sottovalutata la dichiarazione dell’ufficio stampa del governo di Gaza: “le forze d’occupazione israeliane hanno deliberatamente preso di mira i giornalisti durante le recenti proteste tenutesi a Gaza”. Questa dichiarazione e’ confermata da diversi soggetti presenti in luoghi relativamente lontani dai manifestanti e che sono stati oggetto di lanci di gas lacrimogeni, mentre riprendevano le azioni di attacco dell’esercito israeliano contro la popolazione.
Non è una novità che l’esercito israeliano colpisca e uccida giornalisti o persone che cercano di documentare gli eventi. Fa parte dei tentativi da parte di Israele di occultare il suo operato palesemente in contrasto con il diritto internazionale.