di Sandro Moiso

Con la pala ed il piccon
Del lavoro siam gli eroi…

Quella cazzo di worksong stakanovista risuonava nelle orecchie di Di Gennaro da ore.
Il caldo, la fatica, il sudore e lo stridio e il picchiettare dei picconi e delle pale sulle rocce e nel terriccio pieno di pietre facevano del loro meglio per contribuire a sfinirlo.
Senza tener conto del fatto che il coro era decisamente stonato e qualcuno, ma era riconoscibilissima la voce di quello stronzo di Larussa, modificava le parole.
Tipo “buoi” al posto di “eroi”. Anche se, forse, non lo faceva nemmeno apposta.

Tutto era iniziato qualche giorno prima, subito dopo la fine del G7 di Venaria.
Il capo lo aveva convocato nel suo ufficio nel cantiere.
Vi siete divertiti a Torino e a Venaria eh? Aveva chiesto con tono quasi mellifluo.
Per una volta avete menato fuori dalla Clarea. Spero proprio vi siate divertiti.
E poi il Questore si è complimentato per il vostro eroico comportamento e per la vostra assoluta dedizione al dovere…

Di Gennaro taceva, sospettoso.
In fin dei conti a Torino lui e la sua squadra avevano fatto un po’ di cazzate.
Tipo non caricare di sera in via Po, mentre i Digos si incazzavano con loro.
Già, begli elementi anche quelli: tutti vestiti sportivi. Leggeri senza cinturone, para stinchi, scarponi, casco, pettorina di plastica, scudo. Tutte cose necessarie secondo il regolamento, ma che dopo dodici ore di servizio pesavano come piombo. Altro che caricare, correre e inseguire i manifestanti. Tutti avevano soltanto voglia di andare a dormire.

Ma al momento il Capo sembrava non voler fare cenno a quella specie di sordo e momentaneo ammutinamento che era stato illuminato da razzi e petardi. Anzi.
Caro Di Gennaro, siamo ormai una nazione moderna, all’avanguardia. Sia nella formazione dei Dirigenti delle nostre forze, sia nell’organizzazione delle sinergie interne ai nostri reparti.
Dove voleva andare a parare il Capo con quel discorso?

Caro mio – continuò- se non lo sapesse sinergia deriva dal greco”lavorare insieme” e può essere definita come la reazione di due o più agenti che lavorano insieme per produrre un risultato non ottenibile singolarmente.
Quello sfoggio di cultura e linguistica stupì l’agente scelto, che dalla bocca del dirigente era solito sentire uscire soltanto ordini, insulti, bestemmie e urla inarticolate.

Oggi i nostri dirigenti studiano molto: diritto, sociologia, economia. Ultimamente soprattutto quella e il nostro Questore ne ha dato prova, proprio in questi giorni.
Scusi
– chiese a quel punto Di Gennaro – ma che c’entra l’economia con i compiti di un alto dirigente dell’ordine pubblico?
C’entra, c’entra caro mio.

I corsi di economia sono ormai ispirati dalla Scuola di Chicago, che ha già avuto un gran successo nelle sue applicazioni in altre parti del mondo e la gestione delle risorse umane è importantissima all’interno di un attento taglio della spesa pubblica.
Di Gennaro continuava a non capire. Scuola di Chicago? Risorse umane? Taglio della spese pubblica? Cosa avevano a che fare col tirare quattro manganellate e un po’ di lacrimogeni sui giovani dei centri sociali?

Capisco dal suo sguardo che non comprende il mio discorso e quindi verrò al dunque – continuò il superiore.
Il Questore, nel complimentarsi con voi, ha affermato che gli agenti di polizia sono la vera risorsa del paese. Ora visto che la Francia ha , per il momento, bloccato gli stanziamenti per la realizzazione del tunnel e che mantenere a questo punto in attività la talpa e gli operai che l’accompagnano sembra attualmente una spesa inutile, si è deciso “in alto” di usare diversamente le risorse a disposizione.

Nella testa dell’agente si accese un tenue, al momento, campanello d’allarme.
Poiché gli operai del cantiere che saranno licenziati avevano proposto di essere assunti in qualità di guardie, noi abbiamo deciso di rovesciare la proposta. Loro saranno comunque licenziati e la società costruttrice potrà utilizzare diversamente l’altra forza lavoro già presente sul posto.
L’allarme nella testa si trasformò in una luce rossa lampeggiante.

Scusi, quale sarebbe l’altra forza lavoro disponibile nel cantiere, una volta licenziati gli operai? Chiese Di Gennaro, temendo già la risposta.
Ma voi, mio caro. Tutti voi agenti nelle pause di riposo che, effettivamente, sono un po’ troppo lunghe e dispendiose per l’amministrazione pubblica. In fin dei conti passate più tempo in branda o in hotel che a lavorare, E questo è uno spreco di risorse umane.

Faremo così: otto ore di sorveglianza, otto ore di lavoro nel tunnel e otto ore di riposo. Penso che sia proprio un modo equilibrato per utilizzare le risorse umane disponibili.
Ma noi non siamo in grado di usare la talpa…
– provò ad obiettare Di Gennaro.
Non si preoccupi, la talpa è troppo costosa. Basteranno pale e picconi. Come ai bei tempi di una volta. Un bel lavoro sano, che rinforzi i muscoli e lo spirito di corpo. La sinergia, già, proprio quella…

L’allarme nella testa di Di Gennaro diventò una sirena assordante.
Provò reagire: Ma noi non siamo pagati per picconare la roccia…
Come no
– rispose l’altro- in fin dei conti manganellare e picconare richiedono lo stesso gesto. Dall’alto verso il basso e poi di nuovo. All’infinito. Siete già belli che allenati. Pronti.
Ma riceveremo almeno un aumento della diaria?
– chiese come ultima, disperata reazione l’agente.
No, pensavo che l’avesse capito: qui si tratta di tagliare la spesa e il tutto sostituirà il vostro normale addestramento. Rafforzandolo. Pensi a che bei muscoli avrete per le prossime manifestazioni, contro quegli stronzi di black block.

Poi era iniziata la preparazione: pochi giorni per ricevere il materiale (pale e picconi) e per imparare le canzoni a chiamata e risposta (worksong) che avrebbero dovuto accompagnare e ritmare il lavoro degli uomini. I dirigenti ci tennero molto a spiegare che erano state scritte da Zucchero, esperto di blues, gospel e quant’altro in salsa emiliana. Probabilmente, se le cose fossero andate bene, gli agenti della squadra di Di Gennaro avrebbero potuto cantare come coro in uno dei suoi prossimi dischi, avevano in fine aggiunto.

Gli altri agenti non la presero bene, ma piegarono il capo, abituati ad obbedir tacendo e tacendo obbedir.
Soltanto al primo turno di lavoro di scavo, entrando nel tunnel, Larussa chiese: Ma che minchia vuol dire quella scritta in tedesco che hanno messo sopra l’ingresso?
Di Gennaro non lo sapeva e disse soltanto: Dai, lascia perdere…andiamo a lavorare.

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