di Sandro Moiso
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Erano arrivate al galoppo, muggendo.
Trecento vacche da latte e da macello.
Bianche, bianche e nere, bianche e marroni, rossicce, marroni.
Oltre a qualche vitello, un po’ di manzi e un paio di tori muscolari.
Sembrava di essere a Pamplona il giorno di San Fermin.

Le aveva precedute il rombo.
Il rumore di milleduecento zoccoli appartenenti a circa novanta tonnellate di carne lanciate al galoppo sulla strada dell’Avanà.
Una di via di mezzo tra l’effetto causato dall’arrivo degli Unni e le immagini del “Fiume Rosso” di Hawks. Senza John Wayne e senza Montgomery Clift, però.

L’ispettore, cogli occhi fuori dalle orbite, urlava:”Chi è stato?! Cosa succede?! Com’è possibile?!
Sbavando per la rabbia strattonava gli agenti basiti che assistevano impotenti al rovesciamento dei due cellulari e al calpestamento dell’unica auto di servizio presente, quella dell’ispettore appunto.
La polvere sollevata rendeva difficile capire da dove arrivassero quelle creature cornute e muggenti.
De Gennaro, per non sbagliare, indossò subito il casco ed impugnò il manganello d’ordinanza, anche se era ancora in boxer e canotta.


Che risveglio, ragazzi! Si era addormentato in Val Clarea e si era risvegliato nell’arena di Siviglia nei giorni della Fiesta.
Chi c’era al cancello dell’Avanà?” chiedeva l’ispettore.
Quello nuovo, l’agente Manganelli”rispose sicuro il capo pattuglia compiendo una piroetta per evitare di esser travolto da una svizzera da latte.
Ah, quello trasferito qui per provvedimento disciplinare…PORTATEMELO QUI! SUBITO!

Intanto Muraro, appoggiato allo stipite della porta della baracca, mormorava: “Stampede…
Sta…che?” chiese De Gennaro che non aveva capito bene.
STAM-PE-DE” sillabò lentamente l’altro.
E che minchia vuol dire?! Che è?
Una fuga di bestiame dovuta ad uno spavento improvviso, come si vede nei film western.

E quando mai? L’hai mai visto Bud Spencer tra le vacche? Che cazzo dici Muraro?
In quelli americani, non in quelli nostrani…
Ma il dialogo tra cinefili fu bruscamente interrotto.
Una trentina di vacche impazzite aveva deciso di incornare proprio la baracca in cui si trovavano i due agenti. Che non ebbero altra alternativa che cominciare a correre per allontanarsi prima che fosse calpestata da quelle furie.
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Vaffan…!!” ebbe appena il tempo di gridare De Gennaro “Ci avessero almeno lasciato il vecchio posto di comando per dormire…quello era in muratura!”. Poi, dopo aver piroettato su sé stesso come un torero per evitare di essere incornato da un bolide da diversi quintali, aggiunse: “Quel cazzo di museo dovevano rimetterci…che poi tanto non ci può andare nessuno perché è nella zona recintata!

Senza smettere di correre, Muraro puntualizzò:”Sì, ma Governo e Ministero hanno voluto dare un segnale di riappacificazione con…”, rapido dribbling tra due vitelli”…la popolazione locale..”
La polvere ormai offuscava tutto. Si vedevano ombre di manzi, di vacche e di umani incrociarsi tra di loro caoticamente, mentre la voce dell’ispettore continuava a sovrapporsi alla cacofonia infernale di muggiti, imprecazioni e bestemmie.

Come Lucifero al centro della Caina, l’ispettore continuava ad agitarsi scompostamente, urlando: “Dov’è Manganelli? Portatelo qui! Fermate queste bestie! Fate qualcosa!!
Sì, fate qualcosa…chi agitava la giubba d’ordinanza come se fosse una muleta, chi cercava di aggrapparsi alle corna delle vacche più piccole, chi manganellava la schiena di qualche quadrupede lanciato in corsa…ma, risultati, zero. Rien. Nulla, la mandria non voleva intendere di fermare la propria catastrofica corsa attraverso il cantiere.

Continuando a correre in tondo, intorno alla mandria che ormai galoppava in circolo, Muraro il colto guardò De Gennaro e, ridendo, disse:”Cazzo, sembriamo Paolo e Francesca trascinati dal vento…”. De Gennaro, senza smettere di correre e saltare ostacoli, lo guardò:”Che minchia dici…chi so’ ‘sti Paolo e Francesca?” “Niente, niente, mi è venuto così…
Scatto, salto, dribbling, una manata sulla schiena di una vacca a sinistra, scapicollamento di una betoniera a destra. Avanti, sempre avanti!
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Tra la polvere era, intanto, sbucato anche l’agente Manganelli.
Tutto sudato e trafelato, aveva cercato di coprire il percorso dal cancello automatico al cantiere alla stessa velocità della mandria. Senza riuscirci.
L’ispettore lo aggredì:”Che cazzo hai fatto, Manganelli? Che cazzo è successo? Ti spedisco in Libia ad addestrare i miliziani di Al Qaeda che vogliono diventare agenti di polizia!!

Mi scusi ispettore, ma mentre facevo uscire i camion che portavano via la spazzatura, sono arrivate queste vacche. Alcune si sono infilate nel cancello e io ho cercato di fermarle. Prima con il manganello e poi, quando sono aumentate, sparando per aria…è stato lì che hanno cominciato a correre tutte insieme.
Manganelli, sei un asino, un idiota fatto e rifinito, sei…

Erano comparsi all’improvviso quattro montanari con i loro cani che, rapidamente, cominciarono a radunare il bestiame e a calmarlo.
E voi chi siete?!” sbraitò l’ispettore.
Rispose il più anziano: “Soma marghé e a son scapame le vache”.*

* Siamo pastori e ci sono scappate le mucche (in dialetto piemontese, però, “son scapame le vache” significa anche “ho/abbiamo perso la pazienza, mi son/ci siamo rotto/i i coglioni di qualcosa o qualcuno”)

(3 — continua)