di Fiorenzo Albani

MammaJones.jpgFaccio seguito al pezzo di Valerio Evangelisti Una “sovversiva” che non muore: Mamma Jones per scusarmi pubblicamente con lui per i ritardi di questo progetto editoriale – e i miei ingiustificati silenzi – e per far sapere a tutti che, alla fine, Mamma Jones è arrivata in libreria.
Ripubblicare l’Autobiografia di Mamma Jones in italiano è, dal punto di vista editoriale, una piccola scommessa, perché il libro parla di temi argomenti oggi poco praticati nel dibattico politico e culturale del nostro: lavoro duro, sfruttamento, lotte operaie. Quando il libro venne pubblicato per la prima volta in Italia, nel 1977, il nostro paese viveva ancora la stagione dei grandi scontri sociali iniziati nel 1967.

I temi del lavoro erano argomento di discussione viva e quotidiana, e di conflitti anche profondi, e i lavoratori – “la classe operaia”, come voleva il linguaggio d’allora – erano una realtà concreta, anche fisica, presente nelle piazze, nei mezzi di comunicazione e nella letteratura. Gli scioperi nelle grandi fabbriche italiane ricordavano a tutti che c’era gente, tanta, che viveva sudando per guadagnare stipendi sempre modesti in luoghi come fabbriche, cantieri, fonderie.
Oggi invece, per la grande massa del pubblico, il lavoro non è più argomento di discussione né culturale, né politica. Quando se ne parla negli immancabili talk-show televisivi, è in maniera asettica, quasi astratta, come se il lavoro esistesse senza persone fisiche: “de-fiscalizzare il costo del lavoro”, “rendere il lavoro più flessibile”, e via discorrendo. Il lavoro, ormai, entra nelle nostre case più spesso attraverso la cronaca nera: operai bruciati in una fonderia, muratori caduti da un’impalcatura, agricoltori morti sotto un trattore, immigrati presi a fucilate. E gli scioperi sono più spesso segnalati solo come difficoltà per i viaggiatori o per gli utenti che devono presentarsi a un ufficio.
Il libro, però, mi è sembrato ancora molto attuale, e, penso, utile.
Mamma Jones, dicevo, ci parla per prima cosa di lavoro, e di vita di lavoratori (minatori, soprattutto) e delle loro famiglie. Certo, racconta un periodo lontano nel tempo (ma non così tanto): tra la fine del Novecento e i primi decenni del ventesimo secolo, negli Stati Uniti. I temi che il lettore incontra, però, non sono vecchi: lavoro minorile, immigrazione, razzismo, sfruttamento, controllo economico dei mezzi di comunicazione, intreccio tra finanza e politica, e molti altri ancora. Il tutto visto con gli occhi di una vecchia signora che ha attraversato quella storia, e ce la racconta come la sua storia. Questa, infatti, è l’autobiografia di Mamma Jones, non della sua autrice, Mary Harris Jones. Della sua vita privata Mamma Jones ci dice pochissimo, solo poche pagine all’inizio del primo capitolo, a significare che la sua vita privata non conta in questa storia. Mamma Jones espone qui la sua persona pubblica, e la sua personale versione dei fatti pubblici di quel periodo. E’ un racconto diretto, scritto in maniera semplice, a volte ingenuamente retorico, ma anche divertente (leggete lo scambio nel cap. 22 con il poliziotto che la sta scortando in carcere:
“ – Signora, – aveva detto, – vuole darmi il braccio?
– Non sono una signora, – avevo risposto io. – Sono Mamma Jones. Il governo non può prendersi la mia vita e lei non può prendermi il braccio; in cambio però può portarmi la valigia.”.
Fosse viva oggi, Mamma Jones sarebbe forse a Rosarno, o in qualche cantiere della periferia romana, o in una fonderia del bresciano, perché voleva, per dirla con le sue parole, “essere libera di fare la (sua) parte nella lotta per una società più felice, ovunque questa lotta si combatta”.

Post Scriptum. Alcune note finali: il mio suggerimento è di leggere il libro come un romanzo. Alla fine, spero, vorrete saperne di più, e allora potrete leggere la bella Introduzione di Peppino Ortoleva all’edizione del 1977 — un eccellente quadro della storia operaia e sindacale degli Stati Uniti di quel periodo. Il libro non è di facile reperibilità in libreria, ma, insistendo, si ottiene; è comunque disponibile nei negozi elettronici. Più informazioni su www.elytra.it e www.fiorenzoalbani.it dove, per chi volesse leggere il libro in inglese, trovate i link a versioni online del testo originale. Buona lettura.