di Giuseppe Genna

LondonCityHall.jpg“I Lord sono inviolabili”
Victor Hugo, L’uomo che ride

“Mendicare avidamente poteri occulti privi di valore da Dio, che potrebbe dare facilmante tutto se stesso e che è tutto, è come mendicare farina rancida da un generoso filantropo pronto a dare ogni cosa”
Ramana Maharshi, Detti di Ramana Maharshi

Siamo forme aperte.
Katje fece un ultimo giro della camera ologrammatica, togliendo la gravità, sciogliendo il corpo e roteando sospesa e nuda tra le ombre dei suoi Maestri, senza mai sfiorarsi la pelle, lo sguardo perduto tra le sagome liquide che si formavano in aria, le venivano incontro, le sorridevano e penetravano in lei. Katje provava sempre un brivido spinale, lieve e quasi impercettibile, quando l’ologramma di un Maestro fingeva di entrarle in corpo, colpendole lo sterno e mimando un piccolo gorgo di luce che sembrava essere risucchiato dal petto di lei. Sapeva che si trattava di ologrammi, anche se in assenza di gravità l’effetto euforico era maggiore e il corpo si librava con libertà narcotica ed elettrizzante e tutto appariva reale e tremante come in un sogno guidato e vivido.

Sapeva che quelli non erano i suoi Maestri, ma soltanto pallide icone senza peso, giochi di luce sospesa: niente. Però nella forma e nel nome si annida l’agguato dell’esistenza – e la potenza è intatta e conservata come la memoria nell’acqua quando si percepisce la figura e si pensa al nome. Per questo, pur non essendo realmente i suoi Maestri, quegli spettri sorridenti e agglutinati in aria che volteggiavano e la penetravano erano, in un certo senso, i suoi veri Maestri: conservavano un’ombra di verità. Questo la faceva rabbrividire. Cristo la sfiorò nella tunica verdeacqua irradiando aura dai capelli fluenti e biondi, osservandola intensamente con uno sguardo mite e aggressivo e un sorriso ebete che si spense quando dilatò le pupille azzurre, prima di subire il conato e la contrazione e diventare un flusso luminoso, una treccia di luce che la colpì allo sterno mentre lei era a mezz’aria e stava ruotando il corpo dal soffitto alla parete ovest e rattrappiva insieme le ginocchia per fingere una posizione fetale. Cristo le entrò dentro, rilassandola immensamente, proprio mentre Katje raggiungeva la posizione finale del feto, quella che la calmava e le conferiva maggiore energia. Infatti riuscì immediatamente a tendere elastico il corpo e a ruotare, diritta ma obliqua, facendo perno sulla testa, mentre si avvicinava l’ultimo ologramma rimasto, quello del Maestro Krishna. Allora Katje mimò il ritorno della gravità, scese lentamente verso il pavimento, fece fatica a imitare la posizione eretta e l’ologramma la seguì, le stette davanti qualche minuto, sorrise del sempreuguale sorriso ebete che incrinava il volto azzurro, le carezzò la testa, sembrò volerle sussurrare qualche parola, Katje avvicinò l’orecchio chiudendo gli occhi e subito li riaprì e vide il pallore cereo e rigido di Krishna contrarsi in una nuova forma, un piccolo grumo a spirale di luce che le entrava in petto e per un attimo avvertì una pena infinita, sembrò che l’attimo stesso fosse infinito, poi si scosse, si avvicinò al pulsante, ripristinò la gravità, chiuse il programma ologrammatico e uscì dalla stanza quasi bestemmiando, perché sapeva che non doveva finire con Krishna, che era meglio finire con Buddha, che ne sarebbe uscita meno stressata, più soddisfatta. “Vaffanculo” si disse e passò la cortina di luce che separava il resto dell’appartamento dalla camera da bagno.
Entrò nella cabina, sentì fluire l’acqua e la Musica Ripetitiva e si sciolse in un sonno cosciente e passeggero. Tentò di restare sveglia, di sviare la predazione dei lupi onirici. Provò a richiamare a sé l’attenzione della veglia, ripetendo la canonica definizione dell’Uomo di Bentham, lo scopritore delle interazioni col Piano Astrale: “L’uomo è energia spirituale condensata. Egli è composto di quattro corpi: quello Fisico, che corrisponde allo stato in cui l’uomo è sveglio e agisce col corpo nel mondo grossolano, determinato dall’incrocio di spazio e tempo; quello Psichico, in cui si rapprendono le energie — più sottili di quelle fisiche — dei sogni, delle emozioni e del sonno profondo, e nel quale non esistono lo spazio e il tempo, se non in marginali forme dilatate e contratte; quello Astrale, che causa lo spazio psichico e quello fisico, in cui non esiste la mente individuale, ma una sua forma pallida che ancora deve intuirne la geografia e apprenderne le modalità causative di intervento sui mondi inferiori psichico e fisico; infine quello Spirituale, nella cui zona manifesta — detta akashica – è iscritta la storia universale di ogni evento individuale che abbia preso forma nella dimensione in cui esperiamo il nostro stato di veglia, mentre nella zona superna si fuoriesce da ogni tipologia di manifestazione”. Katje ripeté tre volte la definizione di Bentham, resistendo all’aggressione dei filamenti di sogno cosciente che colavano dallo Psichico; ripeté decine di volte, sempre meno freneticamente, il motto ufficiale del Regno Unito, Niente Esiste. Poi, subdolo, la sedusse il profilo del volto di un Insegnante. Katje si lasciò andare, entrò nelle acque psichiche col ritegno di un bambino deposto in un luogo ignoto. Immagini imbevute di emozioni e desideri precedentemente sconfitti nel corso delle lunghe e intense meditazioni si affacciavano benigne e pericolose: il lieve tremore dell’attesa per l’imminente Iniziazione, l’orgoglio di essere ammessa nei Corpi Scelti di Londra Centro, l’inquietudine per il ruolo al quale sarebbe stata destinata (avrebbe fatto parte di uno dei gruppi che lavoravano allo Stallo? Le sarebbe stato riservato un posto al Centro Sperimentale per la condensazione del Piano Astrale? Avrebbe fatto parte del corpo di guardia del Re Unito e della Regina Unita per impedire interventi dall’Astrale sulle loro Regali Persone?) — tutto si annodava in luminose escrescenze mentali, che andavano ripulite, in vista dell’Iniziazione, di lì a qualche ora. Spense il flusso d’acqua polverizzata e subito la Musica Ripetitiva si arrestò. Uscì dalla camera da bagno madida e flessuosa, ancora confusa e non prevedibilmente stanca. Se solo avesse potuto ripulirsi la psiche…
Non si era mai chiesta se fosse felice.
Impiegò più di venti minuti a entrare in samadhi, contaminata com’era dalla paura di essere troppo sporca psichicamente per accedere in maniera penetrante sull’Astrale. Riuscì ad attivare una Porta sull’Astrale, riuscì a vedersi, ripulì lo Psichico dalle escrescenze e dalla fatica di ripulirsi da terrori e loop mentali. Ebbe la tentazione di calare dall’Astrale sul momento dell’Iniziazione, per osservare quanto sarebbe successo, ma come sempre trovò la Porta serrata: ogni volta che provava a calare dall’Astrale su porzioni di tempo futuro proprio o collettivo, le Porte erano sbarrate e Katje si trovava respinta nuovamente nella fascia esterna al Piano Astrale. Significava che Maestri potenti avevano predisposto chiusure in punti chiave. Probabilmente erano Maestri dello stesso Regno Unito. Forse qualcuno degli stessi insegnanti di Katje.
Mentre rientrava verso lo stato di veglia intuì crescere il nodo di un rapido ma potente desiderio sessuale. Soddisfa in parte i desideri, non tentare di ucciderli; uccidere i desideri è opera folle e impossibile; rafforzeresti soltanto il tuo ‘io’ e ti sarebbe precluso l’accesso al Piano Astrale; soddisfa parzialmente i tuoi desideri e osservali: cadranno da sé.
Calò dall’Astrale, si immerse nello Psichico ripulito, tornò allo stato denso della materia. Risvegliatasi completamente, Katje cercò distrattamente il catalogo erotico, lo sfogliò svogliata, rimase incerta sulle foto e i codici delle ragazze, poi attivò le comunicazioni, scelse una Geisha e una Cowgirl.
Furono da lei in pochi minuti. Iniziarono a scopare intensamente. La Geisha scioglieva il cerone in rivoli di sudore pastoso, mentre leccava Katje, e la Cowgirl strillava sillabe sconnesse mentre la penetrava. Katje osservò da fuori del corpo la scena, calcolando gli strappi del suo bacino e scrutando i suoi stessi incisivi mordere flebili il labbro inferiore e il volto contrarsi in una smorfia eccessiva rispetto al piacere che effettivamente provava. Si concentrava su se stessa, ma nel campo di visuale psichica riusciva a percepire l’aura scura e rossastra della Cowgirl e quella violacea della Geisha: erano sporchissime sul piano psichico. Erano carne: nient’altro. Carne percorsa da scosse emotive. Si fece montare per un’ora. Poi, il desiderio decadde. Katje riuscì a restare neutra, in osservazione, sul piano psichico, mentre il suo corpo agiva e lei si sentiva nel suo corpo e anche fuori. Quando il desiderio decadde, tentò un salto sull’Astrale, e ci riuscì, al primo colpo, e vide il campo psichico perfettamente ripulito, senza attese o paure o desideri e allora ritornò a pieno nel corpo, in perfetto stato di veglia. Congedò la Geisha e la Cowgirl senza proferire parola.
Vide che mancavano tre ore all’Iniziazione. Il volo l’avrebbe portata a Londra Centro in un quarto d’ora al massimo. Respinse la folata di noia. Accese nuovamente la Musica Ripetitiva. Rilesse la lettera di convocazione, misurando l’insorgere di eventuali reazioni emotive:

Londra, 24 luglio 6038
Katje Ondaatje
Blocco 128 / alloggio 3
Quartiere ESP
Distretto Francese
Londra

Gentile Signorina Ondaatje,
siamo lieti di comunicarLe che, al termine del suo periodo di permanenza presso il Quartiere ESP, i cicli di insegnamento e gli indici di progresso personale Le hanno ottenuto un punteggio estremamente elevato. Dopo attento controesame della Commissione d’esame, Lei è convocata per ricevere il grado di Iniziazione che Le permetterà di fare parte dei Corpi Scelti.
Si prepari con la necessaria dovizia e con la tranquillità richiesta da una simile occasione. Come Lei sa, non più di centoventi persone fisiche hanno avuto il privilegio di entrare a fare parte dei Corpi Scelti e soltanto settanta circa di costoro sono attualmente operanti sul piano fisico. L’Iniziazione per la quale Lei viene convocata costituisce il massimo obbiettivo della Sua esistenza, il migliore esito raggiungibile dopo la sua ventennale educazione presso il magistero del Quartiere ESP. Il Regno Unito La attende in qualità di uno dei suoi più prestigiosi e indispensabili membri.
La Commissione si raccomanda di meditare attentamente quanto sopra comunicatoLe, e in particolare si premura di interdirLe di rivelare il contenuto di questa missiva a persona alcuna, compresi i Suoi insegnanti.
Si presenti al Quartiere Buckingham di Londra Centro il 31 luglio 6038, alle ore 17.00, presso l’interporto. Un addetto si prenderà cura di Lei. Le sarà gradito sapere che, prima della cerimonia d’Iniziazione, Le verrà concesso accedere alla presenza fisica del Re Unito e della Regina Unita, che indendono congratularsi con Lei.
Cordiali felicitazioni
Simon Praeston Huxley
(Reggente Commissione Controllo)

Katje controllò se l’annuncio dell’Iniziazione stava causando l’insorgere di una qualunque increspatura emotiva sul piano psichico. No: nessuna emozione. Aveva faticato per sciogliere desideri e paure e passioni nell’arco di vent’anni di cui ormai ricordava poco, poiché Le era stato insegnato a disciogliere anche i ricordi. Nessuna emozione: era l’Insegnamento. Bisognava praticarlo, era difficile. Lei ce l’aveva fatta.

Rientrò in samadhi. Ancora non controllava il proprio spazio akashico: il campo sottile di energia spirituale in cui sono da sempre e per sempre iscritti i fatti dell’universo. La porzione akashica che riguardava Katje conservava i ricordi di ciò che era stato di lei in passato, di cos’era di lei al presente e di cosa le riservasse il futuro. Il salto al piano akashico, da quanto si sapeva, non era ancora stato effettuato da persona umana che abitasse il Regno Unito. Soltanto qualche Risvegliato, nascosto e impossibile da riconoscere, aveva da sempre accesso a quel registro universale. Dalla porzione akashica di Katje calavano le irsute orde dei ricordi, infestavano il suo Astrale, scendevano colando e condensandosi in ricordi e intuizioni di ciò che sarebbe stato. Memoria del passato e memoria del futuro. Katje poteva limitarsi per ora soltanto a ripulire, ripulire, ripulire. E tuttavia, contro l’Insegnamento e contro la sua stessa volontà, Katje ricordava.

Katje Ondaatje era una ragazza privilegiata e quello era il giorno memorabile, il giorno del privilegio. Quando Katje Ondaatje era nata, ventitré anni prima di quel giorno, nel distretto olandese di Londra, il Regno Unito era saldo da almeno due millenni e risultava ormai quasi coincidente con l’estensione del pianeta, a parte alcune zone sparse in cui ribelli e autoctoni non riconoscevano l’autorità del governo unico (erano resistenze minime, che furono persuase con accomodanti proposte da parte del Regno Unito prima che Katje perdesse i denti da latte). Le clonazioni e le modificazioni geniche erano state sospese da più di tre secoli, a causa dei costi e degli svantaggi statistici. Soltanto la Fecondazione Artificiale Avanzata rimaneva quale ultimo residuo di un tempo ormai mitologico in cui si era erroneamente creduto che fosse vantaggioso modificare la materia e nemmeno si sospettava che fosse possibile manipolarne direttamente le cause sottili. Quando Katje aveva tre anni, la famiglia Ondaatje ricevette la visita di prammatica della squadra di pendolatori. Katje non ricordava ovviamente i loro volti pallidi, le piccole rughe azzurre che solcavano le palpebre del pendolatore responsabile della squadra. Né aveva potuto ascoltare i racconti (smangiati dal tempo e dalla fallace natura dei ricordi impersistenti) che solitamente i genitori riversavano sui propri figli: poiché i pendolatori, attoniti, verificarono nella piccola una delle più potenti anomalie all’aura e uno dei gradienti di energia sottile più alti dell’intero distretto olandese. Katje, secondo protocollo, fu direttamente trasportata a Londra o, per essere più precisi, nel quartiere periferico che sorgeva laddove in antichi tempi erano erette le storte torri e gli archi acuti in materiale caduco di una città detta Lione. In quel quadrante della periferia londinese, accerchiato dalla fascia abitativa dei commercianti e dei contrattatori, il Regno Unito aveva predisposto da almeno due secoli l’installazione dell’enclave dedicata agli ESP. A partire dalla storica scoperta scientifica dell’esistenza e della possibilità d’interazione con il Piano Astrale, le multinazionali si erano lanciate nella ricerca del piano sottile che guaina dall’interno la materia, e il Regno Unito aveva concesso lo sfruttamento delle potenzialità umane più adatte allo studio e allo sviluppo dei cosiddetti channelling: erano persone di ogni razza ed estrazione, che i rabdomanti pendolatori autorizzati scovavano negli angoli più remoti del pianeta e recludevano nella fantastica cittadella in cui, sotto la guida di Maestri affiliati al Regno Unito, i prescelti potevano ampliare la gamma delle proprie esperienze intra ed extra corporee, a uso del programma scientifico di colonizzazione del Piano Astrale. All’indomani dell’annuncio della scoperta dell’esistenza del Piano Astrale da parte del pool scientifico di Londra Centro, rivolte e guerriglie si erano scatenate ovunque all’interno del Regno Unito, e nemmeno l’intervento diretto del Re Unito e della Regina Unita — veneratissimi da parte del popolo — avevano ricondotto alla calma i gruppi di rivoltosi, guidati da Maestri di ogni tradizione. Era un periodo oscuro, che Katje aveva studiato durante le lunghe sessioni di mnemosi storica: gli ologrammi dei Maestri e dei loro Ashram e Monasteri apparivano sfuocati, ma le immagini dello sterminio erano eloquenti – anche se si hanno sette anni e non si è mai varcata la soglia del Quartiere ESP. All’estrema periferia londinese, intorno alla spianata del Tempio Ricostruito di Salomone, il Rabbino Capo si era dato fuoco all’avanzare delle truppe del Regno Unito, così come ad Arunchala, fuori Londra, i seguaci di Ramana Maharshi avevano incendiato le effigi dello Swami e si erano gettati tra le fiamme. L’unica resistenza da vincere, a detta degli strateghi del Regno Unito, era quella dei Maestri. Nonostante la colossale campagna acquisti, che aveva portato all’interno delle mura del Quartiere ESP migliaia di yogin, di sufi e di esicasti, i migliori Maestri si erano eclissati, o avevano opposto un silenzioso diniego alle offerte degli emissari giunti da Londra Centro. Non si erano mai verificati disturbi da parte di Realizzati: Essi non credevano alla colonizzazione dell’Astrale, non credevano all’acquisizione dei Poteri, non prestavano minima fede a quanto accadeva del Pianeta. Silenziosamente appartati, lavoravano alla Liberazione di miti gruppi di adepti. Il Regno Unito li sopportava come un sovrano tollera il volo di una mosca.
Il fallimento del Progetto di Contatto con entità extraterrestri, i clamori suscitati dal bluff del teletrasporto, i ripetuti tentativi andati a vuoto di superare la velocità della luce avevano quindi trovato risoluzione in un nuovo approccio, che gli i programmi didattici ologrammatici definivano “spirituale”, e che, in effetti, aveva conferito un nuovo volto alla società. Tutto era cambiato. Migrazioni immense erano scaturite dalla libera scelta concessa dal Regno Unito ai suoi abitanti. Chi desiderava lavorare si installò nelle zone più lontane dal Centro di Londra, e il Regno Unito non sprecò mai, per tali aree degenerate presto in flottiglia miserevole di un’umanità detritica e viziosa, forze di polizia o controlli speciali: fu presto evidente che tali sconfinate aree geografiche si andavano organizzando da sé, mentre proprio a quelle latitudini cresceva la popolarità dei Regnanti e la venerazione delle loro Persone. Erano le fasce che congiungevano Brasilia a Kuala Lampur a Bangkok a Islamabad a Beirut al Cairo, con l’eccezione del Distretto Indipendente d’Israele. Più all’interno, alla latitudine di Roma, Atene e Calcutta e New York i medici e i professionisti dell’economia gremivano i quartieri londinesi, indaffarati in pratiche e in tecniche sempre più raffinate, ma esclusi dai progetti ESP che costituivano ormai la frontiera unica del nuovo sapere. Studiosi liberi dalle costrizioni del lavoro (una condizione insopportabile per la maggior parte dell’umanità che, dopo qualche mese di sospensione dal lavoro ne aveva chiesto a gran voce la ripresa) si dedicavano alla conservazione mnemonica e all’elaborazione intellettuale dei vecchi e dei nuovi saperi. A questa latitudine il Quartiere ESP costituiva il centro propulsivo della colonizzazione del Piano Astrale. Poi si spalancava Londra Centro: qui il Potere elaborava le sue strategie di contenimento e di soddisfazione.
Di tutto ciò Katje conosceva soltanto le rappresentazioni didattiche ologrammatiche. Le comunicazioni dirette erano interdette ai prescelti dell’ESP, per ovvi motivi. Concentrazione, meditazione, ritmo, silenzio: niente doveva disturbare la crescita degli aspiranti colonizzatori del Piano Astrale. A parte le rare lezioni in luoghi sacri, il mondo era precluso a costoro, per preservarne la profondità d’immersione nelle guaine energetiche interne. Pochissime le lezioni esterne all’ESP: Katje aveva visitato gli obelischi di W.D.C, nel distretto americano di Londra; le Piramidi londinesi del distretto egizio, un luogo dominato dall’incuria e dalla sporcizia, percorso da un flusso ininterrotto di corpi madidi al lavoro, straziato da urla di neonati, che sembravano escrescenze di carne tra le braccia di menadi ossute; l’enorme centro di accoglienza ospedaliera di San Pietro, nel distretti italiano di Londra, dove il Vicario dei Deboli li aveva accolti tenendo loro una lezione su Cristo, il Re degli Indigenti e dei Malati. Il Vicario era una donna molto bella, dai modi quasi curiali, quasi arcivescovili. Una fitta rete di rughe le segnava il collo, mentre invitava gli studenti dell’ESP ad ammirare il Simbolo, la Ferita del Cristo: una vagina orizzontale, che stillava gocce di sangue. “Confidiamo nel Costato, questo è il simbolo dei nostri dolori, dei dolori di tutti gli uomini, che Noi siamo chiamati a medicare” disse il Vicario. Guidò personalmente il gruppo per i meandri oscuri e sporchi del grande ospedale che occupava l’intera estensione del distretto londinese di Roma. Un uomo ròso da un cancro facciale stava indossando una mandibola in titanio che strideva a contatto con le ossa: Katje incrociò il suo sguardo inebetito mentre sistemava la protesi. Il padiglione del disagio psichico venne attraversato passando per un corridoio sospeso in vetro infrangibile: era una vasta sala circolare, del diametro di duecento metri all’incirca, i corpi dei disagiati psichici erano nudi, stravolti, lividi, mentre docce violente li colpivano dal soffitto, urlavano, ma dietro il vetro infrangibile non si sentiva nulla, si malmenavano a vicenda, dondolavano il tronco seduti e spersi in spazi mentali che Katje faticava a classificare. Il Vicario sorrideva, la mano morbida e fine guantata di raso bianco, indicava nell’aria, le sue parole si confondevano, la sua aura era azzurrina e sfumata, il suo sorriso rovinato dalla pàtina giallastra dei denti. Ovunque il Simbolo della Ferita di Cristo stillava sangue: dalle pareti, dagli ologrammi al centro di chiostri in cui trascorrevano un’ebete convalescenza coloro che presto sarebbero stati dimessi e sarebbero tornati ai distretti d’origine. Nello sterminato lazzaretto circolare di San Pietro, infiorescenze di pesti e metastasi, arti disuniti e non privi di coscienza, tronchi ròsi da patologie oscure, volti rappresi in grumi inespressivi, mani monche tese alla richiesta di carità — un’umanità deflagrata dalla malattia attendeva che giungesse la Carità degli operatori del Vicario, lodava il Costato di Cristo Re degli afflitti, sgranava impotenti rosari sotto il cielo d’ozono del distretto italiano.
Un’altra volta Katje era stata condotta presso la grotta di Pathmos, nel quartiere di Rodi all’interno del distretto greco di Londra ed era caduta in una trance profonda, durante la quale gli Insegnanti avevano registrato le sue comunicazioni automatiche, che narravano di assurdi e improbabili disastri futuri.
Il mondo di Katje era ristretto a Katje e nonostante questo le appariva infinitamente espanso e inesplorabile.
Tutto il resto era il Regno Unito: l’ultimo volto di Dio in terra.

(1-CONTINUA)