di Giuseppe Genna

vertigine.jpgNon me ne vogliano i curatori e gli organizzatori dei vari Best Off di minimum fax, ma ciò che mi trovo tra le mani, e cioè il numero unico di VERTIGINE, il parto editoriale di Rossano Astremo pubblicato da Luca Pensa Editore (10 euro), è davvero di molto superiore alle antologie, sempre un poco forzate e non del tutto oggettive, che hanno tentato di raccogliere conati, suggestioni, interventi e – quel che è peggio – polemiche letterarie dalla Rete, per condurli all’edizione cartacea. Astremo compie un’operazione differente: fa una rivista anche con materiali extra-Web e la porta in Rete e in carta, riunendo tre anni di produzione.
Lontano da qualunque centro di potere, inarrestabile nella sua opera di osservatorio su quanto accade nel Web quanto a letteratura, autore in proprio che dovrà presto essere pubblicato e lanciato (dispone di una lingua formidabile e di un immaginario scatenato), Rossano Astremo ci dà, con VERTIGINE, un panorama su cui il minimo che c’è da compiere è una seria meditazione sulla reale consistenza della letteratura e critica contemporanea, che viene qui antologizzata con una sapienza che inquieta: cioè, fa sorgere domande centrali.

296.jpgDetto che gli antologizzati coprono quasi l’intero spettro della narrativa e della poesia che si è affacciata in questi anni al nostro orizzonte italiano (si va dallo scoop dell’anteprima di un brano eccezionale da New Thing di Wu Ming 1 a inediti poetici di Mario Desiati, da un pezzo memorabile di Pincio a una recensione folgorante firmata da Girolamo De Michele), VERTIGINE offre un caleidoscopio contraddittorio (volutamente contraddittorio) di poetiche che cozzano o si appoggiano l’una insieme all’altra, sotto lo sguardo partecipe del curatore, che interviene in prima persona con scoperte d’autore (l’interessantissimo Antonio Leonardo Verri, prematuramente scomparso, a 44 anni, nel ’93), muovendosi attraverso un autentico labirinto critico, che percorre ogni posizione assumibile nel tempo del crollo dei canoni.
Operazione in linea con la poetica di smontaggio dei materiali e, al tempo stesso, di aggregazione dell’eterogeneo che Astremo compie da scrittore, per quanto finora si è potuto leggere di lui, e che l’insieme dei numeri raccolti in questo volume unico (si spera che sia unico per l’anno 2006, e che il progetto prosegua) restituisce con accattivante profondità. Basterebbe contrapporre (o sovrapporre) la lettura che Antonio Moresco compie sul Volponi della Macchina mondiale all’anti-antropologia occidentale di cui è testimone il finto appello Au Lecteur di Nicola Lagioia: analisi estreme, divaricanti eppure accomunate da una carica corrosiva potente, che entra nella critica non solo della letteratura, ma della società tutta. Un unico esempio che potrebbe essere seguito da molti altri, constatata la ricchezza di materiali messaci a disposizione da Astremo, che coglie, a mio strettissimo parere, vertici di narrazione assolutamente sorprendenti, con i pezzi di Andrea Inglese, di Giordano Meacci e col racconto di Flavio Santi.
C’è chi bercia sull’eventuale utilità delle riviste. Continui a berciare. VERTIGINE è un segno di questi anni, come altre riviste (penso a SCARTO MINIMO per la poesia) lo furono negli anni letterariamente più deboli del dopoguerra italiano. Astremo ha il vantaggio di disporre di una landa che è devastata civilmente, ma non letterariamente: l’augurio è che continui la sua imperdibile mietitura.