Romanzo di Fabio Ciabatti e Luca Nutarelli
Le foto di Emilio Periglio sono di Tito Kurtz
Qui tutte le puntate

imperium-05.jpgEcco, adesso sono tutto sudato. Basta con i ricordi. Sono venuto in questa libreria per avere delle risposte. Calma e vediamo un po’ di sbrigarci. Wu-wu-wu-punto-google-punto-it. Ricerca avanzata. E dai, quanto ci metti! Era ora! “Trova i risultati che contengono la seguente frase”: Antonio Monti Ketteposse. Speriamo bene. “Visualizza i risultati quando i termini selezionati appaiono… nel titolo della pagina”. Proviamo ad evitare l’inessenziale. “Cerca con Google”. E soprattutto trova, con chi ti pare, ma trova. Ecco qua. Beccato: www.ketteposse.it. Vediamo un po’. Uffa! Oggi la rete delle reti è la madre di tutte le lumache. Ci siamo. Contatto. “Ketteposse. Rivista di politica e filosofia. Direttore: Antonio Monti. Clic. Antonio Monti ha insegnato Storia delle Dottrine Politiche all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Negli anni settanta…”
Ma chi se ne frega degli anni settanta, io voglio sapere che fa adesso ‘sto tipo.

E come faccio a parlarci. Non c’è una cazzo di e-mail, un telefono, un telefonino, un walky-talky, un talky without walky, un Jonny Walker. Ho bisogno di bere. Ho sete. Non sete di conoscenza. Proprio di liquidi. Però se qui non se ne viene a capo, io vengo liquidato. Mi nebulizzano. Tanto lavoro in silenzio per nulla. E no, mica va bene così. Un cazzo d’indirizzo. Perché nei siti non mettono mai i numeri di telefono? “Contatti”. Vediamo qui. Forse. Cliccare per credere. E vai! Il telefono, la voce delle moltitudini. Magari risponde l’uomo-segreteria-telefonica versione in teleselezione dell’uomo-macchina postmoderno che viene dopo l’uomo-uomo moderno che aveva rotto il culo all’uomo-centauro-precapitalistico che per due soldi un topo di fogna al mercato comprò. Mi sa che mi do al canto popolare metropolitano. Magari faccio successo. Nel frattempo cerchiamo di telefonare.
– Mi scusi, esco qui fuori per una telefonata. Ritorno subito in postazione.
– Faccia pure.
– Mi raccomando non chiudetemi Explorer. E poi …
– Se è tanto importante si segni l’indirizzo. E comunque non si preoccupi le tengo la postazione libera.
– Grazie.
Grazie un par di cazzi. Volevo fare solo un po’ di conversazione. Non c’era bisogno di essere così acida. Sarai pure una bella donna , però te la tiri un po’ troppo! In fin dei conti prima ti avevo fatto solo un complimento. Mica volevo attentare alla tua virtù o schiopparmi il mocciosetto. Ah eccolo là il mostriciattolo. La mamma si è allontanata. Perfetto. Ora ti faccio vedere io quanto è simpatico lo zio Emilio. Te lo do io Gargamella. Come si chiamava? Ah sì, Dario.
– Dario, Dario … io ooodio i puffi e anche i bambini maleducati. Mi piace mangiarmeli per cena!
E no, mo’ non ti metterai mica a piangere. Buono, dai scherzavo. Forse ho esagerato. Ma in fondo se l’è cercata. Comunque, meglio allontanarsi e negare tutto. Che stavo facendo? Ah sì, devo uscire per telefonare. Andiamo, così seminiamo il puffo frignone. La mamma è mia e me la gestisco io. Egoista! Si vede che non hai ancora superato il complesso d’Edipo. Certe cose lasciale fare ai grandi, che è meglio.
Madonna, che caldo maiale qui fuori! E io puzzo come un bufalo mutante. Ma che stamattina non mi sono lavato prima di uscire? Possibile, mica mi ricordo. Dovevo stare in trance. E poi perché sono uscito così presto? Ci deve essere qualche neurone che è caduto nell’adempimento del proprio dovere. Proviamo a resuscitarlo. Allora stamattina … uffa! Di nuovo la testa trapanata da un martello demolitore a pompa nucleare! Mi devo appoggiare al muro. Ma questo non è un muro, sono libri. Sto per strada, tutti ‘sti libri… ahia, mi stanno cadendo addosso. Cazzo, che dolore al naso. Mi hai dato un pugno, bastardo! Ma non finisce qui. Mi alzo e ti faccio vedere io. La statuetta di San Francesco…
– Mi scusi, si sente bene?
– Cosa?
– Si sente, bene?
– Mica tanto.
– Posso fare qualcosa per lei.
– No, non credo. Comunque grazie. Adesso va già meglio. Deve essere stato questo caldo. Grazie ancora. Adesso va bene.
– Sicuro?
– Sì, sì, non si preoccupi e grazie ancora.
Mamma mia che figura di merda! Se mi vedesse Ottavia in questo stato non sarebbe proprio conquistata dalla mia forma smagliante. Per fortuna mi ha visto solo il buon passante samaritano. È stato gentile. Comunque incomincio a preoccuparmi. Giramenti di testa, allucinazioni, voci. Purtroppo non hanno ancora inventato le pillole anti-rincoglionimento. O forse saranno gli antistaminici. Sarò mica allergico agli antiallergici? Vuoi vedere che stamattina ho sbagliato pasticca e invece dell’antistaminico, mi è finito in gola un acidone da paura! Devo stare più attento. Basta cercare di ricordare. Se i miei neuroni non vogliono attivarsi saranno pure cazzi loro! D’altra parte con l’ibridazione e la moltiplicazione identitaria uno non si può ricordare tutto ciò che fa. E che stiamo ancora nella società disciplinare! Allora sì che era facile. Uno per tutta la vita faceva lo stesso lavoro, poi tornava a casa e faceva il marito. Tutt’al più poteva confondere il figlio con il nipote. Magari la moglie con la cognata. L’importante era non sbagliarsi con la nonna. Tutto facile, troppo facile, quasi limitante. Oggi le barriere tra le diverse istituzioni disciplinari sono venute meno, mentre vivo lavoro e tutta la vita è messa a valore. Ogni atto vitale è produttivo: pensare, volere, amare, mangiare, masturbarsi, defecare. Mi sa che oggi non ho cacato. Se provo a scoreggiare scoppia una crisi mondiale da sovrapproduzione con terremoti a Tokyo e morie di farfalle a New York. Che strano, l’unica cosa regolare della mia vita erano le funzioni del mio intestino. Stamattina il potere parassitario del capitale globale deve aver bloccato la mia potenza produttiva. Per forza! Il potere oramai è stitico. Non produce niente da solo, manco la merda! Ma io che ho fatto stamattina? Inutile piangere sulla merda non versata. Telefoniamo: 0645157998. Toc toc, c’è nessuno?
– Ketteposse, sono Valeria, posso esserle utile?
– Spero di sì. Forse. Non saprei di preciso.
– Se vuole può chiarirsi le idee e telefonare più tardi.
– Più tardi? No, non mi pare il caso di rimandare. L’abbiamo fatto anche per troppo tempo. Oggi non c’è più bisogno di aspettare l’accumulo di forze per colpire il nemico. Oggi possiamo trafiggere il non luogo del potere da qualunque punto del …. ehm … scusi sto divagando, deve essere il caldo. Voi ce l’avete l’aria condizionata?
– Sì ce l’abbiamo, ma non credo che abbia telefonato per comprare un condizionatore.
– Non proprio. Però se ce ne aveste uno usato da vendere ci potrei fare un pensierino.
– No, mi dispiace. Se vuole però ho un tostapane che sto per cambiare.
– No per carità, fa troppo caldo per un tostapane. Però visto che lì ci deve essere un bel freschetto magari vengo a trovarla. Cioè, a trovarti. Possiamo darci del tu? Oramai siamo entrati in relazioni di affari, è meglio non formalizzarsi.
– Vada per il tu. Però una visita mi sembra un po’ prematura.
– Vabbè, non insisto. Oggi non è la mia giornata. Tanto vale parlare con il professor Monti. È possibile prendere un appuntamento?
– Temo proprio che sia impossibile un appuntamento con il professor Monti?
– E con te? Non volevo insistere, ma sai, hai proprio una bella voce.
– Grazie per il complimento. Ma credo che tu abbia qualche possibilità in più con Antonio Monti. Almeno di sentirlo per telefono. Sai, anche lui ha una bella voce. Molto profonda.
– Scusami ma io sono interessato ad altri tipi di profondità. Va bene l’ibridazione identitaria e di genere, però non è detto che uno le debba provare proprio tutte. Non credi?
– Credo che faresti bene a provare più tardi.
– Perché fra un po’ ti liberi?
– E per fortuna che non volevi insistere! Più tardi sarò occupata con Monti.
– Dannato mandrillo. Sono un po’ geloso.
– A momenti Monti dovrebbe essere qui. Anzi, doveva già essere qui da un po’. Comunque richiama prima dell’ora di pranzo perché poi deve partire. E se la cosa è urgente lascia pure detto a me. Condizionatori e tostapane a parte, quando lo vedo posso riferirgli.
– Sì, effettivamente è urgente, però la questione è un po’ complicata. Vedi, si tratta di scoperte simultanee che però, viste a posteriori, potrebbero inficiare il mio futuro.
– Che cosa?
– Non fa niente. Lascia perdere. Riprovo più tardi. A proposito: io sono Emilio Periglio. Ciao.
– Ciao.
Un altro buco nell’acqua. Che poi non si capisce perché uno i buchi li debba fare proprio nell’acqua e non nel vino o nella birra. Comunque. Meglio tornare al computer. Vediamo un po’ se si riesce a trovare qualcosa in questo sito di merda. Allora, “Pubblicazioni di Antonio Monti”. Eccole qua. Ammazza quanto scrive ‘sto coso. Guarda qui che c’è! “Il selvaggio Spinoza. Clicca qui per scaricare il libro in formato pdf”. Ma certo. Come ho fatto a dimenticarlo. L’ho consultato per la tesi. Chiosandolo ben bene. Ahia, che fitta alla testa, speriamo che non mi venga l’emicrania. Il caldo fa davvero brutti scherzi. O forse è la birra. Magari le canne. Basta, da oggi inizio una vita più salutare. Beh, proprio oggi no, che sono un po’ sfranto e non posso chiedere troppo alla mia volontà. Facciamo che inizio domani. Sì, domani è il giorno giusto. Tanto è passata. Ora sto meglio.
Certo che non mi posso proprio fidare di me. Così rincoglionito come sono può essere successo di tutto con quella cazzo di tesi. Magari quelle frasi le ho prese io da Antonio Monti. Però avrei riportato la fonte. Mica sono un ladro di citazioni. Aspetta, aspetta. Quel giorno avevo fatto un gran casino con gli appunti. Non mi ricordavo più se le cose che avevo scritto erano mie considerazioni o citazioni prese da altri. Poi mi sono rotto il cazzo e ho schiaffato tutto nella tesi. Ma di che si trattava. Boh, mica mi ricordo. Magari era proprio il libro di Antonio Monti su Spinoza. Magari quella parte lui l’ha poi riutilizzata in Imperium. Così il mistero sarebbe svelato e soprattutto si scoprirebbe definitivamente che sono un gran rincoglionito.
Prima di insultarmi a dovere, però, bisogna verificare. Scarichiamo Il selvaggio Spinoza. “Tempo residuo stimato: non disponibile”. Un po’ come la mia memoria. Il mio cervello è pieno di cose che non ricordo. Bella fregatura. Devo portare il mio mezzo di produzione a fare il tagliando. Ma come ho fatto a dimenticarmi di questo libro? Certo nel post-moderno ogni testo è un ipertesto. Apriamo e chiudiamo finestre di dialogo con altri autori che a loro volta si interfacciano con altri individui scriventi. In fin dei conti non è poi così strano. La produzione dei testi vive nel comune, è come se ci fosse un solo grande libro scritto in continuazione dalla comunità virtuale della rete. Che importanza ha oramai chiedersi chi ha scritto quel capitolo o quell’altro. No copyright. La citazione in fondo è solo un mezzo per permanere nella finzione che il prodotto dell’intelletto generale sia un qualcosa di individuale, privato. Il pensiero è comune o non è. Altro che rincoglionimento. Questa dimenticanza è un fatto di principio. Download completato. Dove sta quel cazzo di cannocchialino per trovare le parole? Sta dove è sempre stato. Ovvio. La talpa e il serpente. “Trova”. Stiamo finalmente per svelare il mistero. Ancora un attimo. “Nessuna ripetizione di la talpa e il serpente è stata trovata nel documento”.
Allora, la buona notizia è che io non sono completamente rincoglionito. Quella cattiva è che in tutta questa storia non ci si capisce ancora un’emerita nerchia. Cerchiamo di ragionare. Se io non ho copiato da Antonio Monti, Antonio Monti e/o Michael Hunt devono aver copiato da me. Sì, va bene, però chi gliel’ha data la mia tesi a questi qui? E poi, posso mettermi a fare questioni di copyright. In fondo oggi c’è l’ipertesto globale. Fanculo il no copyright. Se io non li cito loro rimangono famosi, se loro non mi citano, io rimango un anonimo cretino. Che gli costava? Appurata la natura fallica del soggetto in questione rimane il problema: come hanno fatto ad avere le bozze della mia tesi? In fin dei conti se non lo scopro potranno sempre sostenere che sono stato io a copiare. Loro hanno pubblicato per primi. Carta canta e il brodo della gallina vecchia del vicino è sempre più verde. E sì, qualcuno a loro vicino. Qualcuno che conosco anch’io, qualcuno a cui ho dato la mia tesi. Chiunque sia stato, io a questi qua gli apro il culo, anche se non è politically correct. Comunque prima devo beccare il colpevole.

E io che pensavo di aver scoperto il colpevole. Baco infame della malora puttanaccia. Ha crashato di nuovo! Programma terminato. Cazzo, lo Sherlock Holmes dell’informatica ha fallito ancora. Forse sono solo il dottor Watson dell’era digitale. Ma non se ne parla nemmeno! Io sono il grande investigatore: cerco il baco criminale che manda tutto il programma a puttane attraverso un arguto processo di eliminazioni successive. Uffa, non è possibile. Ci mancava solo l’errore intermittente. Baco infame. Non ti vuoi lasciar prendere, ma ti faccio vedere io. Credi che mi arrenda così facilmente soltanto perché non ti lasci riprodurre in condizioni controllate? Ti beccherò, dovessi cercarti per tutta la settimana. Beh, forse è meglio che ci metta un po’ di meno. “Dobbiamo fare in fretta. Se la versione beta piace e la RTK ci assegna il progetto, abbiamo lavoro per sei mesi” . La fa facile Enrico. Ma questo programma è un casino. Altro che stile di programmazione semplice e lineare. Maledetta fretta. È come se mi avessero dato la brutta copia di un tema. Nessuno si è preoccupato di rivederla. E che gli dico a Enrico? “Guarda, questa roba è tutt’altro che chiara e i commenti al codice sembrano scritti in aramaico”. Lo so già come mi risponderebbe “E che devo fare tutto io? Se non ci sono errori a che servono quelli che fanno il debug?”. E vagli a dire qualcosa! Lui è uno dei soci fondatori della gloriosa Cooperativa Philip K. Dick. Io un oscuro stagista appena uscito da un corso di programmazione. Ma quando diventerò socio anch’io le cose cambieranno, altro se cambieranno. Sì, ma quando? Intanto sto qui senza neanche un misero rimborso spese. Almeno potrebbero cominciare a pagarmi. “Adesso abbiamo alcune spese impreviste da affrontare. Appena avremo superato questo periodo, vedrai, ci saranno soddisfazioni anche per te. Intanto stai svolgendo un’esperienza molto qualificante, non ti pare?” A me pare che devo restituire ogni mese una rata del prestito d’onore contratto con la People Power. Dio, speriamo che non aumentino i tassi d’interesse, se no non finirò più di pagare! E se non finisco di pagare le rate alla People Power non posso restituire i soldi a mia sorella. Mia sorella… no adesso no. Non ci voglio pensare. Tanto che mi frega delle rate, di mia sorella e del suo schifosissimo cagnaccio? Io sono un pianista digitale, il mio leggio è lo schermo a cristalli liquidi. Moltitudini di simboli alfanumerici riempiono il pentagramma informatico e…e, cazzo di un dio cazzo invadono come un esercito di occupazione la mia vita privata. Per forza, con tutte le ore che passo qui! Ma è inutile oramai rimpiangere i diritti fordisti! E che facciamo, torniamo indietro? Col cazzo! Grazie alle tecnologie informatiche noi lavoratori intellettuali siamo diventati “prosumer”. Altro che semplici esecutori: produttori e consumatori in una persona sola. Abbiamo riassorbito all’interno della nostra individualità associata la conoscenza dell’intero prodotto. Ora sono un vero neoartigiano, non come quando lavoravo all’Arcobaleno. Certo, se poi mi pagheranno, sarò un neoartigiano più rilassato. La stessa attività imprenditoriale tende a essere sempre più organizzata dalla cooperazione dei soggetti del general intellect. Sì, quel general intellect che all’Arcobaleno era ancora troppo ingabbiato negli angusti limiti della produzione materiale. Nell’attività simbolico-intellettuale la divisione tra ideazione ed esecuzione rappresenta un che di artificioso, buono solo a spingere nell’angolo ogni desiderio di creatività e di autonomia nel lavoro. Certo se sapessi con precisione a che cazzo serve questo programma forse riuscirei a lavorare meglio. Ma è inutile lamentarsi. La lamentela è un’attitudine da lavoratore fordista che non può esprimere la sua potenza produttiva.
Perciò, ricominciamo da capo. Che palle però, oggi è la quarta volta. Credevo d’aver risolto il problema. L’avevo beccato il baco, ma mai fermarsi ad un baco solo, ce ne sono sempre di più. Non l’hai ancora imparato Emilio? Allora di nuovo. Rileggi il codice per capirlo meglio. Solo se conosci il programma come il tuo pisello lo puoi correggere. Ti sei già dimenticato del corso? No che non l’ho dimenticato, ma certe cose non te le possono insegnare nelle istituzioni disciplinari. Mica ti vengono a dire che grazie alla rivoluzione informatica il lavoro è ormai spontanea cooperazione e può diventare uno strumento di presenza ostile al capitalismo, anche se non direttamente belligerante. Dobbiamo permettere a questa economia ancora adolescente di divenire adulta edificando le sue metropoli, e cioè gli orologi, i cimiteri, gli altari e i riti ad essa ben adeguati. La topografia della società liberata dal lavoro salariato avrà così nuovi luoghi di socialità, senza luridi sfinteri pulsanti attorno ai quali siano incistate gibbosità dalle sembianze di cane.
Cagnaccio maledetto di un baco infame. Ora ti vengo a prendere. Bene, l’esame preliminare di tutti gli elementi è fatto. E adesso controlliamo il tutto con i test case ai valori limite. Pezzetto per pezzetto. Un fattore alla volta, ci vuole pazienza, bisogna variare solo un fattore alla volta. Mi raccomando, non fare come al tuo solito che vuoi tutto e subito. Il segreto sta nella differenza dei risultati di ogni test. Non bisogna avere fretta la soluzione del problema non è puntuale, ma processuale. Non c’è più alcuna palingenesi istantanea. Niente più presa del Palazzo d’Inverno, ma esodo. Le forze del mondo nuovo sono forze dell’amore. Abbiamo a cuore il destino dell’uomo e del paguro, della natura e delle stagioni. Credo che è proprio a questo che stiamo lavorando ultimamente. La RTK è famosa per aver collaborato ai programmi europei di controllo satellitare dell’equilibrio climatico. Speriamo di averla come committente. Ma adesso digitiamo, se no faccio tardi. E poi se qualcosa va storto con la RTK va a finire che il colpevole sono io.