Romanzo di Fabio Ciabatti e Luca Nutarelli
Le foto di Emilio Periglio sono di Tito Kurtz

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Mio dio, che era ‘sto puzzo diabolico? O cazzo fa veramente schifo, è insopportabile, mi gira la testa. Fermate il mondo. Voglio scendere. La mia faccia, è sporca, è un succo viscido. Le mie mani sono sporche di sangue. Sto per cascare. Un appoggio. Il tavolino. Mamma mia. È passato. Piazza San Callisto, Trastevere, Roma, Italia. Sono qui. Le mani? Il viso? Sono puliti. È tutto a posto. Cavolo, le allucinazioni non le avevo mai avute. Sì, per carità un paio di funghetti, sì. Ma solo per espandere la coscienza, che a volte dopo alcuni lavaggi inaccurati s’infeltrisce. Ma che Cristo era quella puzza infernale? Sarà passato il cane zombie putrefatto di qualche barbone. Boh, mi sembra impossibile, ma il tanfo proveniva dalla bibita che stava bevendo la ragazza. Doveva essere una succo di frutta all’albicocca, no alla pesca. Non mi ha mai fatto questo effetto. L’ho sempre bevuto senza badare a controindicazioni. Forse il peroncino di prima mattina, con questo caldo, non è stata una scelta saggia. Un altro po’ e svenivo! Sì, deve essere stata la birra. Basta, andiamo via. Che ci rimango a fare qua?

La ragazza è scomparsa. Non devo averle fatto un’ottima impressione. Magari mi ha preso per un fattone e se l’è svignata. E poi, tra malori, ricordi e tette ammiccanti mi è passato di mente lo strano caso del dottor Hunt e del professor Monti. In fin dei conti non riesco a credere che Cermugnati mi abbia fatto una carognata simile. È così sbilenco che non ce lo vedo nei panni del putrido trafficante di tesi. Certo, l’occasione fa l’accademico ladro. Ma poi che mai avrò scritto di così importante da indurre in tentazione? Forse sono stato un po’ troppo precipitoso nel dargli la colpa. La scoperta che pezzi di Imperium sono copiati dalla mia tesi mi deve aver fatto perdere la lucidità.
Anche se qualche motivo di sospetto rimane. Quando gli ho parlato di Ketteposse mi è sembrato davvero seccato. Ma, in fin dei conti, con i casini del furto, non c’è da sorprendersi che fosse irritabile. E poi, non è per niente inverosimile che in quella cazzo di jam session di studi spinoziani non sia riuscito a parlare con Monti. Cermugnati, in quanto a relazioni pubbliche, è veramente un fallimento. Comunque in questa storia c’è qualcosa di strano che in qualche modo devo chiarire. Ma come? Una ricerchina su Internet per sapere qualcosa di più su questi qui. Sì, mi sembra la prima cosa da fare. No, uffaaa. Non mi va di tornare a casa, è tutto sporco, non ho nemmeno cambiato il terriccio a Venusia. Poverina. Con questo caldo, poi mi deprimo e se mi deprimo non ricerco. Allora? Allora si va da Bibli, lì hanno un collegamento Internet. Sta proprio qui a due passi. Libreria con aria condizionata, è proprio quello che ci vuole. Andiam, andiam, andiamo a ricercar. Andiam, andia…
Dio, merda di cane! Mondo boia, l’ho presa in pieno. Quanto mi dà al cazzo la merda di cane, che poi questo doveva essere una mucca, pure pazza, a forza di cacare queste torte di sterco. Ma non ci giocavate da bambini con il secchiello e la paletta! Merda di cane del cazzo! E allora portatevela appresso ‘sta cazzo di paletta. I cinesi, ecco cosa ci vuole, una bella invasione di cinesi che se le mangiano tutte ‘ste bestiacce. Cane farcito infraculo con padrone di cane, farcito a sua volta di paletta. E tu che c’hai da guardare? Sei della protezione animali? No? Cinese? Non mi pare! E allora che ti guardi? Ma vai a cacare! A casa però, non per strada. Stronzo di un passante!
Cristo! Deve essere il caldo. Ho dato in escandescenze. Mi guardano tutti. Meglio calmarsi e accelerare il passo. Una libreria con aria condizionata. Ecco cosa ci vuole. Eccola là. All’interno c’è anche un piccolo bar, magari mi prendo un altro caffè o forse una camomilla. No, con questo caldo, non mi sembra la cosa migliore. Vabbe’, non è il caso di litigare. Caffè-camomilla: zero a zero e niente palla al centro. Non prendo niente. E facciamola finita con tutte queste storie ché se no mi incazzo di nuovo.

3. Debug filosofico, ovvero le attività analitiche e simboliche

Finalmente. L’aria condizionata. Mi sento già meglio. Ecco i soliti lettori incalliti di quarte di copertina, sparsi tra piano terra e mezzanino. Bibli mi è sempre piaciuta. Il piano rialzato che gira tutto attorno alla sala mi fa pensare a una libreria di ringhiera. E poi bisogna farla finita con i tristi templi della cultura. Un bel bar rende l’atmosfera più allegra. Altro che legarsi alla sedia per costringersi a studiare. Ah Vittorio, non avevi capito proprio un cazzo! Un bicchiere di gin tonic e la cultura scende giù liscia liscia, che manco te ne accorgi. Sì, è proprio così, Bibli è il prototipo della bio-libreria.
– Buongiorno. C’è una postazione Internet libera?
– Sì, prego, si accomodi là in fondo al numero 3.
Mi accomoderei volentieri anche nella tua camera da letto, mia bella signora. Per una conoscenza “Bibli-ca”, s’intende. A occhio e croce una signora di trentacinque anni, portati molto bene. O cavolo, c’è pure il suo pargoletto!
– Ciao bambino, come ti chiami? … non mi vuoi rispondere? È il suo figliolo, signora?
– Sì, si chiama Dario. Oggi non voleva proprio saperne di andare all’asilo e l’ho dovuto portare con me. Spero non le dia fastidio.
– No, anzi, a me piacciono i bambini. Allora Dario, io sono Emilio. Oggi non volevi andare all’asilo? Ti capisco sai. Anch’io non vorrei andarci con una mamma bella come la tua.
– Mamma, mamma, manda via Gargamella!
– Dario, non essere maleducato! Chiedi scusa al signore! Mi perdoni, oggi è un po’ nervoso. Comunque può accomodarsi nella postazione numero 3.
– Sì certo e non si preoccupi, i bambini sono fatti così.
Ma te lo do io Gargamella, puffo nano del cazzo, moccioso di merda, che il vento ti disperda e se non ci pensa il vento ci pensa lo zio Emilio. A me i bambini ricordano un po’ i cani, forse perché anche loro cagano a briglia sciolta. Sarà bene evitare di riprodursi. E sarà bene cominciare le mie ricerche, sennò qui ci facciamo notte. Internet è proprio quello che ci vuole. Nelle autostrade informatiche non ci sono cacche di cane. E neanche bambini frignanti. La rete è ubiquità. È il non luogo dove sono racchiusi tutti i luoghi. Sì, è lo strumento di connessione spontanea della moltitudine. Di più, è la moltitudine che si fa general intellect.
Internet, eccomi in sella, sono un cow boy della consolle, galoppo pensoso attraverso le praterie booleane della rete incalzando mandrie di bovini digitali. Sono un cybervaccaro certificato Microsoft. Mica un triste soldato dell’esercito industriale di riserva. Quegli stronzi dell’Arcobaleno pensavano di farmi fuori. Che credete che basti il mancato rinnovo di un contratto interinale per fermare la potenza produttiva della monade Emilio? Col cazzo! Avete continuato ad assumere anche dopo il mio licenziamento? E bravi coglioni! La moltitudine non può essere mai superflua, siete voi che lo siete. E ve l’ho dimostrato senza stare a piangere sul posto di lavoro versato. È bastato un corso di aggiornamento per rimettermi in pista. Stronzi un’altra volta. Volevate punirmi perché avevo scioperato e invece mi avete fatto un favore. La flessibilità è una mia scelta di vita. Mica una costrizione esterna. Un modulo scaricato dal sito della People Power, e il gioco è fatto. Mi sono pure diverto a rispondere alle domande sulle mie letture, i miei sogni e le mie più intime considerazioni degli ultimi mesi. Non sono avaro di dettagli. Mi piace quando mi si chiede un parere. Un colloquio et voilà. Nulla mi riesce più facile che comunicare.

Ma guarda un po’ dove sono capitato. Più che una società di lavoro interinale sembra la base lunare Alfa. Quella scrivania trasparente starebbe benissimo sul set di Spazio 1999. Anche il tizio ha una faccia simpatica. Certo, sembra tirarsela un po’ con la sua giacchetta in fibra elastica e il maglioncino bianco a dolce vita. E poi il nostro elegante trentenne potrebbe pure smettere di parlare al telefono. Vabbe’, non si può pretendere troppo. In fin dei conti è sempre un funzionario del Regno. Nonostante la foto di Che Guevara in tuta da cosmonauta che ammicca alle sue spalle.
-Buongiorno, scusami per la telefonata, ma era davvero urgente. Io sono Daniel. Piacere di conoscerti, Emilio. Possiamo darci del tu, vero?
– Certamente. Le formalità sono sempre un impiccio.
– Sono perfettamente d’accordo, penso che ci intenderemo bene. Per cui vengo subito al sodo. Voglio farti i miei complimenti per il tuo profilo professionale molto eterodosso, quasi sovversivo, direi. Gli studi umanistici che stai cercando di completare sono la risorsa fondamentale per ricoprire i ruoli manageriali più innovativi. Certo, da quanto ho letto nel tuo profilo, a te non interessa più operare in una grande struttura industriale. Sei più orientato verso la cooperazione, l’autoimprenditorialità, mi pare di capire.
– Se devo essere sincero credo che ormai siamo già in un orizzonte tardo postindustriale. Le potenzialità di noi lavoratori intellettuali non riescono più a esprimersi nel mero rapporto di lavoro dipendente. Siamo già oltre l’oggi, ma sembra che molti si attardino ancora all’altro ieri. Siamo lavoratori post-contemporanei imprigionati nel Mesozoico capitalista.
– Giusto, è quello che dico sempre io, siamo lavoratori capitalisti, e mi fa piacere sentire, qualcuno che è arrivato a queste conclusioni con un percorso come il tuo, cioè studiando filologia.
– Filosofia.
– Sì, certo, filosofia volevo dire. Ora però, alla tua formazione umanistica, a parer mio, dovresti aggiungere anche un versante di competenza tecnica. Anche perché vedo dal tuo curriculum che ti sei occupato d’informatica e programmazione html a livello amatoriale.
– Sono d’accordo, anche se non è facile orientarsi. Sembra che tutti questi corsi di formazione ti offrano la luna e poi ti trovi con un pugno di mosche in mano. Forse perché la conoscenza è oramai un patrimonio della cooperazione produttiva. Staccarla da questo supporto e pretendere di impartirla dall’alto è il modo più sbagliato per…
– Capisco il tuo punto di vista. Il modo migliore per imparare a nuotare è buttarsi in acqua. Per questo alla People Power prediligiamo una formazione che sia strettamente collegata con il lavoro. Praticamente mentre si studia già si collabora con alcune aziende selezionate e particolarmente dinamiche. E il tutto pagando soltanto 7 mila euro ad una società di formazione a noi collegata. La Proteus.

-Soltanto?
– Beh! Considera quali sono i prezzi sul mercato. E poi, puoi sempre chiederci un prestito d’onore che coprirebbe fino alla metà del costo totale. Senza considerare che questo costituirebbe un titolo preferenziale per noi. Sicuramente non sarebbe tempo sprecato. Pensaci e facci sapere. Nel frattempo vedremo cosa possiamo offrirti con il tuo attuale curriculum. Purtroppo al momento non mi pare che ci sia qualcosa di realmente adeguato al tuo livello. Certo, con un corso di formazione…

Programmatori informatici con background filosofico, ecco cosa chiede il mercato! Perché neanche il mercato può oramai disconoscere la potenza produttiva del pensiero moltitudinario che va oltre gli steccati specialistici e si connette reticolarmene in un melting pot globale. E non ci sono cazzi! O meglio, qualche cazzo ancora vola, per quanto a bassa quota. Per lo più girando intorno al mio tardo ano.
Bella suppostina che mi sono dovuto infilare con quella stronza di mia sorella! Una supposta da 3 mila e 500 euro, praticamente un prestito del disonore da aggiungersi a quello un po’ più onorato della People Power. Emanuela in realtà non è cattiva, anzi, mi ha aiutato spesso, quando ero… ma lasciamo perdere, ché se no m’incazzo.
Non ci devo pensare. Ho detto che non ci devo pensare! Troppo tardi: è stata felice quella stronza di avere la possibilità di umiliarmi. Godeva, quando con lentezza lasciva firmava quell’assegno, sillabando come una ritardata mentale il suo nome di merda Ee-maa-nu-eee-la-Pee-rii-glio. Vaffanculo tu, tua madre e tuo padre di cui sei la degna sintesi anfibia, vaffanculo a quella merda di tuo marito e a quel cazzo di cagnetto gonfio merda che porti a spasso. Giuro che un giorno vengo sotto casa con i guanti per lavare le stoviglie, mi apposto dietro una macchina e quando quel gremlin si rilassa per defecare sulla pubblica via, gli immergo un braccio in culo e gli strappo via lo scheletro. Bastardo di un cane! Ti insegno io a cagare a casa mia! “Ma dai Emilio, è solo un cucciolo, deve ancora imparare!” E il corso di addestramento per cani incontinenti doveva venirlo a fare proprio nella mia camera da letto? “E poi non è che questa casa sia proprio uno specchiato esempio di pulizia! Guarda dove dormi, sembra una cuccia, si sarà sentito a suo agio. Non sarebbe ora che mettessi la testa a posto e incominciassi a vivere come tutte le persone civili? Ah certo! Tu studi filosofia. Ma poi che ti mangi per cena, i libri?” No i libri non me li mangio. I libri, in particolare quelli con la copertina rigida, li metterei volentieri in culo a te e al tuo adorato maritino con il sorrisetto accondiscendente. Tornate nella vostra casetta con tanto di nani da giardino e pattine griffate. La cera dovreste passarvela nel cervello, ché avete i neuroni completamente scartavetrati. Tornatevene nel vostro ufficetto da tristi bancari! Giusto là potevate conoscervi! Due cuori e una cassaforte!
Non avete nemmeno la più pallida idea di quello che sta per succedere al vostro mondo. Presto sarete spazzati via come schifose sanguisughe, perché voi in realtà vivete grazie alla potenza produttiva della moltitudine. Siete solo l’ultima ruota del carro del parassitismo capitalistico. “Speriamo che non sia una delle tue solite trovate geniali! Vedi quello che puoi fare. Noi i soldi ce li guadagniamo, mica li andiamo a rubare”. Altro che diventare una persona civile, i nuovi barbari devasteranno presto la vostra decadente cittadella imperiale. Firmatemi questo assegno e toglietevi dai coglioni!

(4-continua)