BEDROOM INVADERS

di Danilo Arona

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Bassavilla è presente ovunque. E’ la provincia sporca e negletta che ha creato la mitologia di cui ancora si sta nutrendo il noir italiano post-Scerbanenco. E’ l’Area 51 degli scheletri nell’armadio o dei mostri sotto casa. Storie disturbanti, spesso sconosciute che non conquistano la dignità di notizia nazionale perché, molte volte, c’è chi le vuole confinate nel fortino della reputazione e dell’immagine da salvare.
Bassavilla è pure ancora di salvezza, porto nel quale ci si può barcamenare al riparo del confronto umiliante con il mondo esterno, laddove una ruga nel profondo riesce a provocare insostenibili tsunami. Qui non fai carriera, ma per fortuna non ti capiterà mai, o quasi, di finire nelle sabbie mobili che ti attendono al termine di sentieri sbagliati. La scelta resta tua: i concittadini famosi (Eco, Rivera, la Parodi, Cotroneo, l’elenco in sé è stravagante, ma qui siamo tutti stravaganti…) hanno fatto le valigie al momento opportuno. Ci hanno guadagnato tanto e si sono persi qualcosa, ad esempio “le storie”.


I fatti di Bassavilla sono plot di grande perfezione. In più di un’occasione sono stato accusato di essermeli inventati. Uno degli ultimi racconta di una donna che tutte le notti, più o meno, riceve la visita di un’entità all’apparenza incorporea che, come s’infila sotto le coperte, diventa quanto mai carnale e la costringe all’amplesso. La racconto così e fa un po’ ridere, ma la tipa ormai sembra la versione femminile dell’uomo senza sonno, il protagonista del film The Machinist. Per di più la letteratura, sempre presaga propaggine dell’umanità, questa vicenda l’ha già raccontata molti anni fa con un romanzo che s’intitolava Entity, scritto da Frank De Felitta, dal quale fu tratto un film già oggetto dell’ennesimo remake.
In un luogo come Bassavilla, quando capitano fatti del genere, non è improbabile che qualche protagonista si rivolga a me (a me?), sperando di trovare una panacea. Ovvio, equivocano sulla mia funzione, e non si può pretendere che si capisca il lavoro di uno che fa giornalismo, scrivendo di “quelle cose lì”, come le espongono in provincia. Per educazione ascolti e, ovvio, dai il consiglio più sensato che ti passa per la mente, nel caso in questione: “non dorma da sola, si porti un amico o un’amica a casa”. Esperimenti già fatti con risultati deludenti e contradditori: con l’amico in casa non succedeva nulla, poi qualche volta l’amico (o l’amica) provarono ad imitare l’entità incorporea. L’idiozia, a volte, può essere geniale nella sua assoluta mancanza di originalità.
Così, ragionandoci, mentre scrivevo (a proposito di “Giro di vite”) che la malattia mentale ha preso il potere e che i “giri di vite” si stanno moltiplicando tra le mura domestiche affinché lo scarmigliato Andreoli abbia buoni argomenti per far riaprire i manicomi, mi sono accorto che la storia è antichissima. Roba da albori, sicuramente epifenomeno segnalato da quando esistono le camere da letto. Infatti, eserciti notturni di creature che diconsi fantastiche (fantasmi, demoni, streghe, vampiri, e mille varianti) turbano da millenni i sonni dell’umanità e, guarda caso, si concentrano in quello che è lo spazio più intimo e inviolabile della casa: non il cesso, sciocconi, sto parlando della camera in cui si dorme e, per intenderci, si perpetra l’atto sessuale. Dalla preistoria sumerica alla Roma imperiale è stato tutto un brulicare di demoni e demonesse infoiate (Lamashtu, Lilith, Lamie, Incubi e Succubi, Striges e Lilim) che arroventavano le notti dei nostri antenati, e via procedendo nel tempo — transitando per i Tulpa e la mitica Old Hag teorizzata da David Hufford (una specie di tenda canadese che si forma sotto il lenzuolo e ti stantuffa come un moto perpetuo) — eccoci qui, in piena era tecnologica, alle prese con gli alieni che irrompono in piena notte, fanno quel che farebbe un qualsiasi intruso terrestre a digiuno da tre anni e ti lasciano nel corpo dei souvenirs, appunto impianti di supposta matrice marziana.
Questa roba è così seria, soprattutto in America dove la presenza di Bush è già di per sé sintomo di allucinazione condivisa e collettiva, che la psichiatria l’ha già classificata come “Sindrome di Diana”, laddove l’acronimo recita “Deliro Individuale da Aggressione Notturna Aliena”. Però c’è poco da ridere, perché di fronte ad alcuni casi psichiatri e psicanalisti non possono far altro che arrendersi: in certi corpi “violati” dagli alieni la quantità di micropimpianti, altamente sofisticati, è qualcosa di straordinario, a causa anche della delicatezza di certe zone (genitali) in cui gli oggetti sono stati inseriti.
Forse c’entra Bill Gates, come qualcuno ha ipotizzato, ma neppure Bill Gates sarebbe in grado di giustificare un contagio psichico a macchia d’olio, una serie sconcertante di “attivazioni” di facoltà nascoste in seguito alle visite aliene e la quasi totalità delle conferme diagnostiche ottenute dalle regressioni post-ipnotiche. Okay, ma l’America è grandiosa in tutto, mentre i bedroom invaders in Italia bisogna andarseli a cercare in posti di frontiera come Bassavilla, nelle storie un po’ ridicole e un po’ inquietanti come quella della tipa di cui parlavo poc’anzi. Tipa che proprio l’altro ieri mi ha frettolosamente comunicato che andava a stare per qualche tempo da sua madre, abitante nella cintura torinese: “Devo dormire, accidenti, non posso fare quelle cose lì tutte le notti”. Come in un dialogo di X Files, le ho risposto: “Ma l’entità potrebbe seguirla”, e lei: “Cavolo, là ci sono i miei!”, e io di nuovo: “Eh, ho capito, ma potrebbero arrivare in tre, ho letto che queste creature praticano l’esogamia!”. Mi ha buttato giù il telefono.
Io non sono tanto bravo a tirarci fuori dei romanzi come fanno gli americani, però a Bassavilla capita questo e altro. E a tutti dico, come in un vecchio film di fantascienza: scrutate i dormitori, Bassavilla è dappertutto. Nel frattempo ho scoperto dove e quando si è verificato il primo, accreditato, caso di abduction dalla camera da letto, preceduto da coito canonico: Iran, 1954. Iran, avete letto bene. A me dice molto.